Dubbio su psicoterapia in atto
Buonasera.
E' da circa un anno che seguo una psicoterapia (già precedentemente ho seguito altri percorsi: pnl e affini ma non ho risolto le mie problematiche, anzi, sono -se si può definire in questo modo- peggiorata.
Il mio quesito è legato al fatto che non comprendo il modo di operare della dottoressa che mi segue:mi spiego meglio. Ogni volta che lei propone "un lavoro" per il prossimo appuntamento oppure un approfondimento di un determinato tema per la volta successiva, beh, non se ne fa mai niente all'appuntamento che segue.
E' pur vero che spesso arrivo all'appuntamento molto agitata, causa dinamiche familiari che non mi fanno stare bene, ma non sempre è così, soprattutto agli inizi che ho cominciato le sedute.
Un anno fa, lei mi fece presente che qualora l'ambiente familiare mi avesse condizionata al punto di non fare passi avanti, avremmo potuto valutare la possibilità di trovare una sistemazione, un appoggio altrove. Lei mi disse di rifletterci.
Premetto che al momento non lavoro.
Subito le diedi la mia disponibilità ma il suo comportamento fu del tipo "glisso e sposto su altro".
Dopo circa un anno mi ri propone l'allontanarmi per un tempo determinato dal mio ambiente familiare. Al che, la cosa mi ha dato fastidio inizialmente. Dopo un paio di altre sue riproposte in merito, ho nuovamente acconsentito.
Ora è un mese che non ci vediamo, in quanto lei è in ferie.
La domanda che mi pongo è: sono normali questi modi di condurre una terapia? Dopo un anno avrei dovuto vedere dei miglioramenti nella mia vita ed invece ciò che ne è derivato è solo una tachicardia.
Gentilmente, vorrei capire in effetti come funziona un lavoro psicoterapeutico su di una persona che non ha un particolare problema psichico (a suo dire) ma vive un blocco interiore.
E' da circa un anno che seguo una psicoterapia (già precedentemente ho seguito altri percorsi: pnl e affini ma non ho risolto le mie problematiche, anzi, sono -se si può definire in questo modo- peggiorata.
Il mio quesito è legato al fatto che non comprendo il modo di operare della dottoressa che mi segue:mi spiego meglio. Ogni volta che lei propone "un lavoro" per il prossimo appuntamento oppure un approfondimento di un determinato tema per la volta successiva, beh, non se ne fa mai niente all'appuntamento che segue.
E' pur vero che spesso arrivo all'appuntamento molto agitata, causa dinamiche familiari che non mi fanno stare bene, ma non sempre è così, soprattutto agli inizi che ho cominciato le sedute.
Un anno fa, lei mi fece presente che qualora l'ambiente familiare mi avesse condizionata al punto di non fare passi avanti, avremmo potuto valutare la possibilità di trovare una sistemazione, un appoggio altrove. Lei mi disse di rifletterci.
Premetto che al momento non lavoro.
Subito le diedi la mia disponibilità ma il suo comportamento fu del tipo "glisso e sposto su altro".
Dopo circa un anno mi ri propone l'allontanarmi per un tempo determinato dal mio ambiente familiare. Al che, la cosa mi ha dato fastidio inizialmente. Dopo un paio di altre sue riproposte in merito, ho nuovamente acconsentito.
Ora è un mese che non ci vediamo, in quanto lei è in ferie.
La domanda che mi pongo è: sono normali questi modi di condurre una terapia? Dopo un anno avrei dovuto vedere dei miglioramenti nella mia vita ed invece ciò che ne è derivato è solo una tachicardia.
Gentilmente, vorrei capire in effetti come funziona un lavoro psicoterapeutico su di una persona che non ha un particolare problema psichico (a suo dire) ma vive un blocco interiore.
[#1]
Gentile Utente,
per poter rispondere in maniera più accurata, per prima cosa vorrei chiederLe che tipo di psicoterapia sta facendo.
Quanto alle riprese di un determinato tema nella seduta successiva, ci sono diversi modi di condurre una psicoterapia. Dal momento che Lei ha un problema di tipo esistenziale, se non ho capito male (che cosa intende per "blocco interiore"?), può essere corretto che sia il pz. a portare in seduta il tema della seduta. E' chiaro che deve essere lo psicoterapeuta a guidare il pz. e a portarlo dove è opportuno portarlo.
Detto molto chiaramente: il pz. non parla a ruota libera durante la terapia. E' indispensabile affrontare i temi "giusti", ovvero quelli problematici per il pz.
E' anche vero che a volte, per avere alcune informazioni preziose, il pz. fornisce moltissime informazioni ridondanti.
Saluti,
per poter rispondere in maniera più accurata, per prima cosa vorrei chiederLe che tipo di psicoterapia sta facendo.
Quanto alle riprese di un determinato tema nella seduta successiva, ci sono diversi modi di condurre una psicoterapia. Dal momento che Lei ha un problema di tipo esistenziale, se non ho capito male (che cosa intende per "blocco interiore"?), può essere corretto che sia il pz. a portare in seduta il tema della seduta. E' chiaro che deve essere lo psicoterapeuta a guidare il pz. e a portarlo dove è opportuno portarlo.
Detto molto chiaramente: il pz. non parla a ruota libera durante la terapia. E' indispensabile affrontare i temi "giusti", ovvero quelli problematici per il pz.
E' anche vero che a volte, per avere alcune informazioni preziose, il pz. fornisce moltissime informazioni ridondanti.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
gentile utente, non esiste un unico modo di fare psicoterapia, essa dipende sia dallo stile del terapeuta sia (e soprattutto) da modello teorico che abbraccia. Una terapia di tipo comportamentale, ad esempio, si discosta completamente da una di tipo psicodinamico e non tutte sono adeguate a tutto.
Se dopo un anno ritiene di non aver avuto cambiamenti apprezzabili, qualsiasi cosa stia facendo, forse, non è idonea al suo problema.
per rmeglio compredenrte i vari modelli la invito a leggere questi articoli
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
saluti
Se dopo un anno ritiene di non aver avuto cambiamenti apprezzabili, qualsiasi cosa stia facendo, forse, non è idonea al suo problema.
per rmeglio compredenrte i vari modelli la invito a leggere questi articoli
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Utente
Gentile Dott.ssa Pileci, la ringrazio per il suo intervento.
Circa la sua domanda, cosa intendo per blocco interiore: sì, credo si potesse definire come un problema di natura esistenziale. La terapia è cognitivo-comportamentale.
Non parlo a ruota libera, tutt'altro, senza domande non parlo affatto. Il punto è sempre lo stesso: io dico delle cose, lei non le condivide, poi arriviamo che: è come dicevo io.
Gentile dott. De Vincentiis, la ringrazio per l'attenzione e per i link che provvederò a leggere.
Speravo di ottenere risposte diverse ma evidentemente esiste un codice deontologico che riguarda voi psicologi.
Circa la sua domanda, cosa intendo per blocco interiore: sì, credo si potesse definire come un problema di natura esistenziale. La terapia è cognitivo-comportamentale.
Non parlo a ruota libera, tutt'altro, senza domande non parlo affatto. Il punto è sempre lo stesso: io dico delle cose, lei non le condivide, poi arriviamo che: è come dicevo io.
Gentile dott. De Vincentiis, la ringrazio per l'attenzione e per i link che provvederò a leggere.
Speravo di ottenere risposte diverse ma evidentemente esiste un codice deontologico che riguarda voi psicologi.
[#4]
Gentile Utente,
in merito alla terapia in corso può inoltre leggere questo articolo della Collega dott.ssa Pileci che le ha fornito la prima risposta a questo post, al link
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1384-e-davvero-psicoterapia-cognitivo-comportamentale.html
Se ha letto i link segnalati dal dr. De Vincentiis ha inoltre una panoramica esauriente sui vari orientamenti terapeutici che le può essere di aiuto.
Legga comunque anche qui
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Per quali specifici problemi, oltre a quanto detto, si è rivolta alla sua terapeuta?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#5]
Gentile Utente,
sono un po' perplessa perchè la TCC in verità non funziona così come la sta descrivendo Lei ("io dico delle cose, lei non le condivide, poi arriviamo che: è come dicevo io.").
Ha discusso con la terapeuta tali dubbi?
sono un po' perplessa perchè la TCC in verità non funziona così come la sta descrivendo Lei ("io dico delle cose, lei non le condivide, poi arriviamo che: è come dicevo io.").
Ha discusso con la terapeuta tali dubbi?
[#6]
Gentile utente,
in una terapia se non c'è la cosiddetta "alleanza terapeutica", ovvero se non c'è fiducia nel proprio terapeuta, non si può andare avanti con gli obiettivi prefissati. Ha parlato con la sua terapeuta delle sue perplessità? Lei non deve accettare di buon grado tutto ciò che le viene proposto, ma ha assolutamente diritto di ribattere e dire la sua.
Alla luce di ciò, pensa di aver in qualche modo fatto capire di non essere d'accordo con quanto detto in terapia?
in una terapia se non c'è la cosiddetta "alleanza terapeutica", ovvero se non c'è fiducia nel proprio terapeuta, non si può andare avanti con gli obiettivi prefissati. Ha parlato con la sua terapeuta delle sue perplessità? Lei non deve accettare di buon grado tutto ciò che le viene proposto, ma ha assolutamente diritto di ribattere e dire la sua.
Alla luce di ciò, pensa di aver in qualche modo fatto capire di non essere d'accordo con quanto detto in terapia?
Dr.ssa Laura Mirona
dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it
[#7]
Utente
Gentile Dr. Rinella, ho provveduto a leggere i vari link postatimi e quest'ultimo da lei segnalatomi:
"in merito alla terapia in corso può inoltre leggere questo articolo della Collega dott.ssa Pileci che le ha fornito la prima risposta a questo post, al link
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1384-e-davvero-psicoterapia-cognitivo-comportamentale.html"
Ed in effetti in questo anno non c'è stato nulla che fosse in qualche modo ascrivibile al contenuto del post. In alcuni casi la psicologa mi ha parlato di esercizi a casa ma puntualmente la volta successiva non abbiamo mai intrapreso ciò che veniva segnalato la volta precedente. Mi sono sentita dire: "la prossima volta allora ricordami che faremo questa e quest'altra cosa".
Risultato: io non le ricordo nulla poiché arrivo spesso all'appuntamento molto esagitata; mi aspetterei cmq che da parte sua "si ricordasse" di ciò che lei stessa ha in precedenza proposto.
La collaborazione da parte mia c'è stata, soprattutto inizialmente, cercavo di scriverle anche delle mail per affrontare argomenti che durante la seduta mi erano sfuggiti ma da parte sua c'è sempre stata la più assoluta reticenza.
Obiettivi: almeno inizialmente io me ne sono dati ma nessun piano da parte sua.
Durante una seduta altresì mi specificò che secondo il suo punto di vista io non ero pronta. Quando le ho chiesto spiegazioni, mi rispose che non ricordava e che forse avevo capito male.
Per non parlare del fatto che non mi dà mai un orario preciso, cambia continuamente con motivazioni del tipo che ci sono persone a cui deve dare precedenza per motivi logistici o di lavoro o che so io. Un paio di volte mi ha quasi buttata fuori dallo studio, nonostante non stessi particolarmente bene, causa orario scaduto (5 min.) e che aveva da andare via per suoi impegni improrogabili.
Rispondendo alla dott.Mirona: sì gliene ho parlato e mi ha risposto che se non mi stava bene potevo anche andarmene. Quando le ho specificato che notavo un aumento della mia insicurezza, ha ribadito che lei non la vedeva in questo modo.
Infine, è arrivata a dirmi che forse lei non può aiutarmi. Durante il primo colloquio mi disse esattamente il contrario.
Circa le motivazioni per cui ho cominciato ad andare da questa dottoressa, sono riferibili al fatto che facevo NLP e ne risentivo molto fisicamente. Avvertivo un malessere fisico generale. I sintomi sono scomparsi appena ho interrotto la NLP.
Più o meno queste sono le circostanze. Dico: sono normali determinati atteggiamenti, modi di fare? Personalmente, e ne sono sicura, le sue motivazioni nel seguirmi sono da attribuirsi ad un mero ed esclusivo tornaconto.
Ovviamente, dopo questo non ho alcuna intenzione di ricominciare tutto da capo, perdendo altro ed inutile tempo, ritrovandomi poi con problemi sempre maggiori.
"in merito alla terapia in corso può inoltre leggere questo articolo della Collega dott.ssa Pileci che le ha fornito la prima risposta a questo post, al link
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1384-e-davvero-psicoterapia-cognitivo-comportamentale.html"
Ed in effetti in questo anno non c'è stato nulla che fosse in qualche modo ascrivibile al contenuto del post. In alcuni casi la psicologa mi ha parlato di esercizi a casa ma puntualmente la volta successiva non abbiamo mai intrapreso ciò che veniva segnalato la volta precedente. Mi sono sentita dire: "la prossima volta allora ricordami che faremo questa e quest'altra cosa".
Risultato: io non le ricordo nulla poiché arrivo spesso all'appuntamento molto esagitata; mi aspetterei cmq che da parte sua "si ricordasse" di ciò che lei stessa ha in precedenza proposto.
La collaborazione da parte mia c'è stata, soprattutto inizialmente, cercavo di scriverle anche delle mail per affrontare argomenti che durante la seduta mi erano sfuggiti ma da parte sua c'è sempre stata la più assoluta reticenza.
Obiettivi: almeno inizialmente io me ne sono dati ma nessun piano da parte sua.
Durante una seduta altresì mi specificò che secondo il suo punto di vista io non ero pronta. Quando le ho chiesto spiegazioni, mi rispose che non ricordava e che forse avevo capito male.
Per non parlare del fatto che non mi dà mai un orario preciso, cambia continuamente con motivazioni del tipo che ci sono persone a cui deve dare precedenza per motivi logistici o di lavoro o che so io. Un paio di volte mi ha quasi buttata fuori dallo studio, nonostante non stessi particolarmente bene, causa orario scaduto (5 min.) e che aveva da andare via per suoi impegni improrogabili.
Rispondendo alla dott.Mirona: sì gliene ho parlato e mi ha risposto che se non mi stava bene potevo anche andarmene. Quando le ho specificato che notavo un aumento della mia insicurezza, ha ribadito che lei non la vedeva in questo modo.
Infine, è arrivata a dirmi che forse lei non può aiutarmi. Durante il primo colloquio mi disse esattamente il contrario.
Circa le motivazioni per cui ho cominciato ad andare da questa dottoressa, sono riferibili al fatto che facevo NLP e ne risentivo molto fisicamente. Avvertivo un malessere fisico generale. I sintomi sono scomparsi appena ho interrotto la NLP.
Più o meno queste sono le circostanze. Dico: sono normali determinati atteggiamenti, modi di fare? Personalmente, e ne sono sicura, le sue motivazioni nel seguirmi sono da attribuirsi ad un mero ed esclusivo tornaconto.
Ovviamente, dopo questo non ho alcuna intenzione di ricominciare tutto da capo, perdendo altro ed inutile tempo, ritrovandomi poi con problemi sempre maggiori.
[#8]
Gentile Utente,
quando sorgono problemi fra psicologo e paziente è importante che siano discussi in seduta e che il paziente, con l'aiuto dello psicologo, rifletta sulla dinamica che si è creata per identificare eventuali punti di contatto con quanto gli accade nella vita, nel rapporto con altre persone.
A volte accade infatti che le difficoltà di relazione o i fraintendimenti che si creano con il terapeuta siano i medesimi che si creano abitualmente nella vita del paziente fra lui e le persone più significative della sua esistenza, perchè dipendono dal modo di essere del paziente: quando questo accade è importante parlarne e lavorarci, perchè si è di fronte ad un'importante opportunità di cambiamento che si rifletterà sulla vita del paziente consentendogli di correggere quello che non funziona nel rapporto con gli altri.
Per farle un esempio può succedere che una persona con scarsa autostima, che nella vita si sente poco o per nulla ascoltata e considerata dagli altri, percepisca disinteresse da parte dello psicologo, anche se non è vero, perchè questo è ciò che è abituato a riscontrare attorno a sè.
Un'altro esempio è quello di chi tende a chiudere i rapporti appena l'altro fa qualcosa di sbagliato o a lui sgradito, e tende a realizzare il medesimo esito anche con lo psicologo nel momento in cui questi fa qualcosa che non gli va bene.
Se invece di mollare "resiste" imparerà a superare le divergenze e a non prendere decisioni definitive quando nella vita amici o parenti fanno qualcosa che non gli va bene, evitando di crearsi il vuoto attorno.
Se pensa a quanto successo con la nostra collega le viene in mente qualcosa che le è già accaduto nella vita?
Per quanto a volte certe azioni dello psicologo siano mirate e non casuali, anche se non immediatamente comprensibili, questo ovviamente non significa che non ci siano psicologi che non si comportano sempre al meglio, e in tal caso se il tentativo di chiarimento e ricomposizione fallisce il paziente deve sentirsi libero di cambiare professionista non pensando di ricominciare da capo, ma di ricominciare da dove ha interrotto il lavoro precedente, perchè la realtà è questa.
Se lei si rivolgerà ad un altro psicologo, infatti, lo farà nel modo in cui è oggi, con pensieri e problemi di oggi e non di un anno fa.
Ci può dire se vede la nostra collega privatamente o presso un centro pubblico o una struttura d'altro tipo?
E' una psicologa psicoterapeuta o un medico psichiatra?
Vorrei poi chiederle per quale motivo e con chi ha effettuato delle sedute di PNL, per quanto è andata avanti e che peggioramenti ha riportato di preciso.
quando sorgono problemi fra psicologo e paziente è importante che siano discussi in seduta e che il paziente, con l'aiuto dello psicologo, rifletta sulla dinamica che si è creata per identificare eventuali punti di contatto con quanto gli accade nella vita, nel rapporto con altre persone.
A volte accade infatti che le difficoltà di relazione o i fraintendimenti che si creano con il terapeuta siano i medesimi che si creano abitualmente nella vita del paziente fra lui e le persone più significative della sua esistenza, perchè dipendono dal modo di essere del paziente: quando questo accade è importante parlarne e lavorarci, perchè si è di fronte ad un'importante opportunità di cambiamento che si rifletterà sulla vita del paziente consentendogli di correggere quello che non funziona nel rapporto con gli altri.
Per farle un esempio può succedere che una persona con scarsa autostima, che nella vita si sente poco o per nulla ascoltata e considerata dagli altri, percepisca disinteresse da parte dello psicologo, anche se non è vero, perchè questo è ciò che è abituato a riscontrare attorno a sè.
Un'altro esempio è quello di chi tende a chiudere i rapporti appena l'altro fa qualcosa di sbagliato o a lui sgradito, e tende a realizzare il medesimo esito anche con lo psicologo nel momento in cui questi fa qualcosa che non gli va bene.
Se invece di mollare "resiste" imparerà a superare le divergenze e a non prendere decisioni definitive quando nella vita amici o parenti fanno qualcosa che non gli va bene, evitando di crearsi il vuoto attorno.
Se pensa a quanto successo con la nostra collega le viene in mente qualcosa che le è già accaduto nella vita?
Per quanto a volte certe azioni dello psicologo siano mirate e non casuali, anche se non immediatamente comprensibili, questo ovviamente non significa che non ci siano psicologi che non si comportano sempre al meglio, e in tal caso se il tentativo di chiarimento e ricomposizione fallisce il paziente deve sentirsi libero di cambiare professionista non pensando di ricominciare da capo, ma di ricominciare da dove ha interrotto il lavoro precedente, perchè la realtà è questa.
Se lei si rivolgerà ad un altro psicologo, infatti, lo farà nel modo in cui è oggi, con pensieri e problemi di oggi e non di un anno fa.
Ci può dire se vede la nostra collega privatamente o presso un centro pubblico o una struttura d'altro tipo?
E' una psicologa psicoterapeuta o un medico psichiatra?
Vorrei poi chiederle per quale motivo e con chi ha effettuato delle sedute di PNL, per quanto è andata avanti e che peggioramenti ha riportato di preciso.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#9]
"In alcuni casi la psicologa mi ha parlato di esercizi a casa ma puntualmente la volta successiva non abbiamo mai intrapreso ciò che veniva segnalato la volta precedente"
E potrebbe descriverci meglio che tipo di "esercizi" Le ha prescritto? In cosa consistevano? Lei è riuscita a svolgerli?
[#10]
Gentile signora,
il fidarsi del terapeuta è una condizione imprescindibile affinchè un percorso Psicoterapico abbia un esito positivo.
Ovviamente non entro nel merito dei metodi usati dalla collega e questo al di là del codice deontologico ma semplicemente perchè ogni manovra clinica ha una sua valenza solo se contestualizzata all'interno di un contesto clinico.
Tenga conto inoltre che oltre alle probabili manovre errate del terapeuta, in un contesto di cura, entrano in gioco anche resistenze personali che possono minare il rapporto terapeutico.
Se sente di non andare da nessuna parte ci pensi.
La saluto caramente,
Antonio Raia
329.80.29.784
www.psicologibenevento.it
il fidarsi del terapeuta è una condizione imprescindibile affinchè un percorso Psicoterapico abbia un esito positivo.
Ovviamente non entro nel merito dei metodi usati dalla collega e questo al di là del codice deontologico ma semplicemente perchè ogni manovra clinica ha una sua valenza solo se contestualizzata all'interno di un contesto clinico.
Tenga conto inoltre che oltre alle probabili manovre errate del terapeuta, in un contesto di cura, entrano in gioco anche resistenze personali che possono minare il rapporto terapeutico.
Se sente di non andare da nessuna parte ci pensi.
La saluto caramente,
Antonio Raia
329.80.29.784
www.psicologibenevento.it
Dr. Antonio Raia
329.80.29.784
www.centropsicologicodelsannio.it
[#11]
Utente
X la Dott. Pileci:
"In alcuni casi la psicologa mi ha parlato di esercizi a casa ma puntualmente la volta successiva non abbiamo mai intrapreso ciò che veniva segnalato la volta precedente"
E potrebbe descriverci meglio che tipo di "esercizi" Le ha prescritto? In cosa consistevano? Lei è riuscita a svolgerli?
- Io ne ho soltanto sentito parlare, non ho visto mai niente.
Gentile Dott. Raia, la ringrazio per la sua risposta ed in effetti conosco le resistenze personali al cambiamento, che possono nascere in un rapporto terapeutico, ed è per questo che ho deciso di scrivere qui e chiedere a chi di competenza un maggiore spunto di riflessione per vagliare se trattasi di una "mia resistenza" oppure no.
Gentile Dott.ssa Massaro, la sua risposta mi ha spinta molto alla riflessione, al punto che prima di risponderle ho atteso qualche giorno.
La terapeuta presso la quale vado, più e più volte ha esplicitato il fatto che ho problemi relazionali e la difficoltà ad instaurare un'intimità. Onestamente io non sono molto d'accordo su questi punti, in quanto ritengo che le mie problematiche siano diverse e più gravi di semplici relazioni interpersonali, che francamente non m'interessa intrattenere. Mi viene da pensare che proprio qst mia consapevolezza mi ha generato una certa "ribellione" nei confronti della terapeuta stessa, poiché forse cerco una relazione secondo i miei criteri e non i suoi, dei risultati che vadano verso una direzione diversa da questo "problema" (secondo il punto di vista della terapeuta) di relazione. A me le relazioni non interessano se chi mi sta di fronte è in grado di pensare solo a se stesso. Non soffro di solitudine.
Purtroppo qst è quanto riesco ad elaborare in qst momento.
Sicuramente nel termine "intimità" non sono molto ferrata ma ripeto, perché dovrei spostare la mia attenzione da ciò che ritengo una problematica esistenziale fondamentale, da risolvere nella mia vita e concentrarmi sulle "relazioni"?!
Rispondendo alla sua prima domanda:
"Se pensa a quanto successo con la nostra collega le viene in mente qualcosa che le è già accaduto nella vita?"
Sicuramente rientro nella prima ipotesi, con la differenza che non si tratta di sensazioni percepite di noncuranza e falsi vittimismi, ma di situazioni reali e concrete, accadute, oggettive nei fatti.
Farò un ulteriore tentativo di chiarimento e ricomposizione al prossimo incontro...
Rispondo altresì alle sue domande:
- "Ci può dire se vede la nostra collega privatamente o presso un centro pubblico o una struttura d'altro tipo?
E' una psicologa psicoterapeuta o un medico psichiatra?"
- Rientro nella terza ipotesi, e si tratta di una psicologa psicoterapeuta.
- Vorrei poi chiederle per quale motivo e con chi ha effettuato delle sedute di PNL, per quanto è andata avanti e che peggioramenti ha riportato di preciso.
- Non posso riportare con chi ho fatto NLP. Ho iniziato dietro consiglio di una persona amica ma in effetti credo che la relazione di fiducia in quel caso non si sia mai instaurata, neanche per un momento, poiché il rapporto a prescindere è iniziato male, in quanto non mi è stato subito detto che trattasi di un counseling e non di uno psicologo psicoterapeuta. In ogni caso mi è servito ad aprire gli occhi su molti aspetti che antecedentemente ignoravo.
I problemi riscontrati erano dolori alle articolazioni, tanto da cominciare a credere che fosse artrite reumatoide.
Il percorso è stato di sei mesi, poi ho mollato. Ho ripreso per un altro anno ma fisicamente stavo sempre male. Dopo il primo incontro con la terapeuta attuale, ho riscontrato un miglioramento fisico, così ho lasciato la NLP.
Ad oggi, posso dire che vedevo le soluzioni ma non avevo in me la forza di attuarle.
Non so se sono stata abbastanza chiara su questo punto.
La ringrazio per la sua risposta.
"In alcuni casi la psicologa mi ha parlato di esercizi a casa ma puntualmente la volta successiva non abbiamo mai intrapreso ciò che veniva segnalato la volta precedente"
E potrebbe descriverci meglio che tipo di "esercizi" Le ha prescritto? In cosa consistevano? Lei è riuscita a svolgerli?
- Io ne ho soltanto sentito parlare, non ho visto mai niente.
Gentile Dott. Raia, la ringrazio per la sua risposta ed in effetti conosco le resistenze personali al cambiamento, che possono nascere in un rapporto terapeutico, ed è per questo che ho deciso di scrivere qui e chiedere a chi di competenza un maggiore spunto di riflessione per vagliare se trattasi di una "mia resistenza" oppure no.
Gentile Dott.ssa Massaro, la sua risposta mi ha spinta molto alla riflessione, al punto che prima di risponderle ho atteso qualche giorno.
La terapeuta presso la quale vado, più e più volte ha esplicitato il fatto che ho problemi relazionali e la difficoltà ad instaurare un'intimità. Onestamente io non sono molto d'accordo su questi punti, in quanto ritengo che le mie problematiche siano diverse e più gravi di semplici relazioni interpersonali, che francamente non m'interessa intrattenere. Mi viene da pensare che proprio qst mia consapevolezza mi ha generato una certa "ribellione" nei confronti della terapeuta stessa, poiché forse cerco una relazione secondo i miei criteri e non i suoi, dei risultati che vadano verso una direzione diversa da questo "problema" (secondo il punto di vista della terapeuta) di relazione. A me le relazioni non interessano se chi mi sta di fronte è in grado di pensare solo a se stesso. Non soffro di solitudine.
Purtroppo qst è quanto riesco ad elaborare in qst momento.
Sicuramente nel termine "intimità" non sono molto ferrata ma ripeto, perché dovrei spostare la mia attenzione da ciò che ritengo una problematica esistenziale fondamentale, da risolvere nella mia vita e concentrarmi sulle "relazioni"?!
Rispondendo alla sua prima domanda:
"Se pensa a quanto successo con la nostra collega le viene in mente qualcosa che le è già accaduto nella vita?"
Sicuramente rientro nella prima ipotesi, con la differenza che non si tratta di sensazioni percepite di noncuranza e falsi vittimismi, ma di situazioni reali e concrete, accadute, oggettive nei fatti.
Farò un ulteriore tentativo di chiarimento e ricomposizione al prossimo incontro...
Rispondo altresì alle sue domande:
- "Ci può dire se vede la nostra collega privatamente o presso un centro pubblico o una struttura d'altro tipo?
E' una psicologa psicoterapeuta o un medico psichiatra?"
- Rientro nella terza ipotesi, e si tratta di una psicologa psicoterapeuta.
- Vorrei poi chiederle per quale motivo e con chi ha effettuato delle sedute di PNL, per quanto è andata avanti e che peggioramenti ha riportato di preciso.
- Non posso riportare con chi ho fatto NLP. Ho iniziato dietro consiglio di una persona amica ma in effetti credo che la relazione di fiducia in quel caso non si sia mai instaurata, neanche per un momento, poiché il rapporto a prescindere è iniziato male, in quanto non mi è stato subito detto che trattasi di un counseling e non di uno psicologo psicoterapeuta. In ogni caso mi è servito ad aprire gli occhi su molti aspetti che antecedentemente ignoravo.
I problemi riscontrati erano dolori alle articolazioni, tanto da cominciare a credere che fosse artrite reumatoide.
Il percorso è stato di sei mesi, poi ho mollato. Ho ripreso per un altro anno ma fisicamente stavo sempre male. Dopo il primo incontro con la terapeuta attuale, ho riscontrato un miglioramento fisico, così ho lasciato la NLP.
Ad oggi, posso dire che vedevo le soluzioni ma non avevo in me la forza di attuarle.
Non so se sono stata abbastanza chiara su questo punto.
La ringrazio per la sua risposta.
[#12]
Gentile Utente,
Non metto in dubbio che lei sia andata da una "psicoterapeuta", ma le consiglierei di andare sul sito www.psy.it , inserire il nome e congnome della sua terapeuta nell'albo nazionale degli psicologi e leggere la risposta. Si aprono due finestre. Controlli entrambe, una le darà l'iscrizione all'odine e ci sarà scritto se la dott.ssa ha conseguito l'abilitazione per svolgere la psicoterapia.
Non ci sarà scritto che tipo di specializzazione possiede, se ne è in possesso, ma soltanto se è abilitata per esercitare la psicoterapia. Ritorni con questi dati e ne faccia menzione su queste pagine. Saremo avvisati dal nostro Staff. Intanto lei dovrà chiedere alla sua terapeuta che tipo di scuola di specializzazione ha fatto. Ma quanti anni ha la d.ssa?
Se poi non dovesse avere la specializzazione, le conclusioni le lascerei a lei.
(E' che la sua psicoterapeuta mi lascia un po' perplesso perchè non riesco a capire che tipo di specializzazione ha svolto - le indicazioni della terapeuta sono contraddittorie e lei , gentile utente, mi pare che sia molto più preparata di quanto lei stessa crede - e dice, forse).
A risentirci.
Cordiali saluti.
Non metto in dubbio che lei sia andata da una "psicoterapeuta", ma le consiglierei di andare sul sito www.psy.it , inserire il nome e congnome della sua terapeuta nell'albo nazionale degli psicologi e leggere la risposta. Si aprono due finestre. Controlli entrambe, una le darà l'iscrizione all'odine e ci sarà scritto se la dott.ssa ha conseguito l'abilitazione per svolgere la psicoterapia.
Non ci sarà scritto che tipo di specializzazione possiede, se ne è in possesso, ma soltanto se è abilitata per esercitare la psicoterapia. Ritorni con questi dati e ne faccia menzione su queste pagine. Saremo avvisati dal nostro Staff. Intanto lei dovrà chiedere alla sua terapeuta che tipo di scuola di specializzazione ha fatto. Ma quanti anni ha la d.ssa?
Se poi non dovesse avere la specializzazione, le conclusioni le lascerei a lei.
(E' che la sua psicoterapeuta mi lascia un po' perplesso perchè non riesco a capire che tipo di specializzazione ha svolto - le indicazioni della terapeuta sono contraddittorie e lei , gentile utente, mi pare che sia molto più preparata di quanto lei stessa crede - e dice, forse).
A risentirci.
Cordiali saluti.
[#13]
Se ha svolto ben 18 mesi di sedute di PNL allo scopo di risolvere problemi fisici e/o psicologici con una persona (counselor o altro che sia) che non è nè medico nè psicologo lo può segnalare al nostro Ordine (e/o a quello dei medici) che lo potrà denunciare per abuso della professione, perchè quanto accaduto rientrerebbe in quest'ipotesi.
Fossi in lei se ha ricevuto prestazioni psicologiche/psicoterapeutiche che questa persona non è abilitata ad erogare la denuncerei per farmi restituire come minimo i soldi spesi. Il tempo perso non glielo restituirà nessuno, ma una richiesta di danni potrebbe essere appropriata al caso.
Riguardo alla sua terapeuta penso che la sua irritazione per un apparente spostamento del focus dalle questioni che lei ha portato in seduta ai problemi di relazione possa essere centrale nel determinare il suo disappunto.
Mi sembra di capire che lei sottovaluti la portata e il ruolo delle difficoltà di relazione, ma qualunque sia il suo quadro clinico deve sapere che non di rado i sintomi originano da situazioni in cui sono le relazioni con gli altri (e in primis quelle fondamentali, con i propri genitori) a non funzionare.
Lei stessa riconosce che il malessere che prova ha anche questa causa:
"spesso arrivo all'appuntamento molto agitata, causa dinamiche familiari che non mi fanno stare bene".
Ci può dire in che senso non desidera intraprendere relazioni con gli altri?
Ha delle amicizie o frequenta solo i parenti?
Ci può dire inoltre che diagnosi ha ricevuto?
Fossi in lei se ha ricevuto prestazioni psicologiche/psicoterapeutiche che questa persona non è abilitata ad erogare la denuncerei per farmi restituire come minimo i soldi spesi. Il tempo perso non glielo restituirà nessuno, ma una richiesta di danni potrebbe essere appropriata al caso.
Riguardo alla sua terapeuta penso che la sua irritazione per un apparente spostamento del focus dalle questioni che lei ha portato in seduta ai problemi di relazione possa essere centrale nel determinare il suo disappunto.
Mi sembra di capire che lei sottovaluti la portata e il ruolo delle difficoltà di relazione, ma qualunque sia il suo quadro clinico deve sapere che non di rado i sintomi originano da situazioni in cui sono le relazioni con gli altri (e in primis quelle fondamentali, con i propri genitori) a non funzionare.
Lei stessa riconosce che il malessere che prova ha anche questa causa:
"spesso arrivo all'appuntamento molto agitata, causa dinamiche familiari che non mi fanno stare bene".
Ci può dire in che senso non desidera intraprendere relazioni con gli altri?
Ha delle amicizie o frequenta solo i parenti?
Ci può dire inoltre che diagnosi ha ricevuto?
[#14]
Utente
Mi scuso anticipatamente per il ritardo nella riposta.
Gentile Dott. Vita
Avendo avuto l’esperienza negativa che nel precedente post ho accennato, la seconda volta ho cercato di non commettere lo stesso errore, per cui, prima ancora di incontrare la terapeuta in questione, ho provveduto a fare un controllo presso l’albo psicologi. Ingenua sì, ma scema no. Da questo punto di vista non posso assolutamente porre alcun dubbio.
Gentile Dott.ssa Massaro
In ordine alla NLP non mi è possibile fare alcuna segnalazione, in quanto ho debitamente firmato, non essendo a conoscenza – all’epoca – dei vari ambiti che riveste la psicologia/psicoterapia e quant’altro. Era in assoluto il mio primo approccio e la fiducia riposta era stata avallata dalla persona intermediaria di mia conoscenza, che – tengo a precisare – non abbia fatto nulla in cattiva fede. Riguardo al malessere articolare, non riesco a ricordare se sopraggiunto prima della NLP o durante. Principalmente le motivazioni erano riguardo la mia incapacità di fare delle scelte concrete. All’epoca.
Riguardo alle relazioni: da quando ho iniziato questo percorso di consapevolezza (a questo punto non so più come definirlo, che ormai dura da circa cinque anni) ho tagliato progressivamente fuori tutto ciò che apparteneva alla mia vita sociale. Cerco di spiegarmi meglio: scoprendo che le mie relazioni erano improntate su basi sbagliate, che la continua insoddisfazione era causata da motivazioni che andavano oltre la mia consapevolezza di allora, scavando su vicende che hanno contraddistinto la mia infanzia ed adolescenza, ho tagliato con tutto ciò che potrebbe ricollegarmi alla persona che ero(?!) prima. Pertanto, oggi valuto attentamente le persone che mi sono di fronte e diciamo che laddove incontro una rigidità di pensiero oppure persone che non mi fanno stare bene, non intrattengo rapporti “di salvataggio”. Forse sono caduta nell’eccesso opposto? Non saprei…
La diagnosi è: nessun problema psichico in particolare, introiezioni negative. Se avessi del materiale in merito soddisfacente ed approfondito, lo leggerei volentieri.
Grazie per l’attenzione
Gentile Dott. Vita
Avendo avuto l’esperienza negativa che nel precedente post ho accennato, la seconda volta ho cercato di non commettere lo stesso errore, per cui, prima ancora di incontrare la terapeuta in questione, ho provveduto a fare un controllo presso l’albo psicologi. Ingenua sì, ma scema no. Da questo punto di vista non posso assolutamente porre alcun dubbio.
Gentile Dott.ssa Massaro
In ordine alla NLP non mi è possibile fare alcuna segnalazione, in quanto ho debitamente firmato, non essendo a conoscenza – all’epoca – dei vari ambiti che riveste la psicologia/psicoterapia e quant’altro. Era in assoluto il mio primo approccio e la fiducia riposta era stata avallata dalla persona intermediaria di mia conoscenza, che – tengo a precisare – non abbia fatto nulla in cattiva fede. Riguardo al malessere articolare, non riesco a ricordare se sopraggiunto prima della NLP o durante. Principalmente le motivazioni erano riguardo la mia incapacità di fare delle scelte concrete. All’epoca.
Riguardo alle relazioni: da quando ho iniziato questo percorso di consapevolezza (a questo punto non so più come definirlo, che ormai dura da circa cinque anni) ho tagliato progressivamente fuori tutto ciò che apparteneva alla mia vita sociale. Cerco di spiegarmi meglio: scoprendo che le mie relazioni erano improntate su basi sbagliate, che la continua insoddisfazione era causata da motivazioni che andavano oltre la mia consapevolezza di allora, scavando su vicende che hanno contraddistinto la mia infanzia ed adolescenza, ho tagliato con tutto ciò che potrebbe ricollegarmi alla persona che ero(?!) prima. Pertanto, oggi valuto attentamente le persone che mi sono di fronte e diciamo che laddove incontro una rigidità di pensiero oppure persone che non mi fanno stare bene, non intrattengo rapporti “di salvataggio”. Forse sono caduta nell’eccesso opposto? Non saprei…
La diagnosi è: nessun problema psichico in particolare, introiezioni negative. Se avessi del materiale in merito soddisfacente ed approfondito, lo leggerei volentieri.
Grazie per l’attenzione
[#15]
Gentile Utente,
Non volevo assolutamente darle l'impressione che la considerassi sprovveduta...
Le ho suggerito soltanto di controllare sempre la posizione dello psicologo che ha scelto per una visita o per un percorso terapeutico.
Io invece le stavo dicendo che a parer mio sembra che lei ne sappia molto di più riguardo la psicoterapia. E si vede quando riflette sul suo lavoror in tale sede:
"Mi viene da pensare che proprio qst mia consapevolezza mi ha generato una certa "ribellione" nei confronti della terapeuta stessa, poiché forse cerco una relazione secondo i miei criteri e non i suoi, dei risultati che vadano verso una direzione diversa da questo "problema" (secondo il punto di vista della terapeuta) di relazione".
La considerazione l'avevo fatta rispetto a quanto da lei espresso, qui e altrove, riguardo alla sua terapia e a se stessa, e ai meccanismi che si mettono in moto durante l'attività terapeutica.
Comunque, penso che i suggerimenti dati dalle colleghe siano stati idonei a permetterle di esaminare al meglio sé nel set psicoterapeutico e a trarne conclusioni a lei favorevoli.
Tutto qui. Onlinenon si può fare di più.
Cordiali saluti.
Non volevo assolutamente darle l'impressione che la considerassi sprovveduta...
Le ho suggerito soltanto di controllare sempre la posizione dello psicologo che ha scelto per una visita o per un percorso terapeutico.
Io invece le stavo dicendo che a parer mio sembra che lei ne sappia molto di più riguardo la psicoterapia. E si vede quando riflette sul suo lavoror in tale sede:
"Mi viene da pensare che proprio qst mia consapevolezza mi ha generato una certa "ribellione" nei confronti della terapeuta stessa, poiché forse cerco una relazione secondo i miei criteri e non i suoi, dei risultati che vadano verso una direzione diversa da questo "problema" (secondo il punto di vista della terapeuta) di relazione".
La considerazione l'avevo fatta rispetto a quanto da lei espresso, qui e altrove, riguardo alla sua terapia e a se stessa, e ai meccanismi che si mettono in moto durante l'attività terapeutica.
Comunque, penso che i suggerimenti dati dalle colleghe siano stati idonei a permetterle di esaminare al meglio sé nel set psicoterapeutico e a trarne conclusioni a lei favorevoli.
Tutto qui. Onlinenon si può fare di più.
Cordiali saluti.
[#16]
Utente
Gentile Dott. Vita,
grazie per avermi risposto, e grazie per il complimento(?!) tra le righe.
Credo mi sia stato utile esternare le mie perplessità in qst sito poiché credo che conseguentemente a ciò io sia riuscita anche ad essere più chiara con la terapeuta e quindi a trovare con lei una maggiore comunicazione.
Al momento non saprei dire se io stia andando da qualche parte, così come ha scritto simpaticamente il dott. Raia, onestamente, a qst punto, me lo auguro.
Grazie per le risposte
Saluti
grazie per avermi risposto, e grazie per il complimento(?!) tra le righe.
Credo mi sia stato utile esternare le mie perplessità in qst sito poiché credo che conseguentemente a ciò io sia riuscita anche ad essere più chiara con la terapeuta e quindi a trovare con lei una maggiore comunicazione.
Al momento non saprei dire se io stia andando da qualche parte, così come ha scritto simpaticamente il dott. Raia, onestamente, a qst punto, me lo auguro.
Grazie per le risposte
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 2.5k visite dal 05/01/2013.
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