Stress, batticuore e paura dell'ansia
Buona sera a tutti,
sono un ragazzo di 28 anni.
nella mia vita ho fatto molte diverse attività in contemporanea, e un paio di anni fa un periodo particolarmente denso mi ha portato a vivere una specie di esaurimento nervoso (io l'ho definito così, non pretendo sia una diagnosi: in pratica non riuscivo più ad addormentarmi serenamente per via dell'ansia, avevo un costante batticuore, e ho finito addirittura a mettere in dubbio i miei orientamenti sessuali pur essendo allora come ora felicemente fidanzato con una ragazza straordinaria).
ho affrontato quel periodo di grandissime ansie con l'aiuto di una valida psicologa. ogni tanto però, come una frattura ossea o una cicatrice, quando sottopongo la mia mente a significativi stress emotivi o intellettuali questa poi si ribella, e capita ogni tanto (facciamo ogni 2-3 mesi) che io viva qualche giorno un po' in ansia.
in queste occasioni, di diverso rispetto alla prima volta c'è soprattutto la fiducia che questa ansia, i dubbi ricorsivi che si innestano, non siano destinati a rimanere per sempre dentro di me, e così man a mano lo stato di turbamento si riduce e io mi sento meglio.
penso che dall'esterno non sarebbe nemmeno facile riconoscere in me una persona particolarmente fragile o in qualche modo instabile, anche se nei momenti più difficili io mi sento proprio così: tanto fragile e a grande rischio di instabilità.
così sta succedendo in questi giorni, in una misura leggermente superiore rispetto alle volte recenti. la mia ragazza, che sposerò tra qualche mese, è stata invitata da sua madre per una sproporzionata vacanza natalizia ai caraibi, e non se l'è sentita di dire di no. io anche ho avvallato (direi proprio scioccamente) questa scelta, e così mi sono trovato poi a coltivare una gigantesca rabbia nei confronti della mia ragazza e soprattutto di sua madre.
questa rabbia mi ha logorato (sembra forse un po' sciocco, ma davvero ci ho sofferto), e dopo alcune serate di baldoria alla fine delle vacanze, la mia mente ha come scollinato verso uno stato di disagio abbastanza forte. ora in pratica ho un batticuore quasi costante e temo di tornare a soffrire come un tempo.
così chiedo a voi: è normale che la mente porti dentro di sè delle cicatrici che non scompaiono mai del tutto? io penso di sì, e che sia importante accettare questa fragilità come una componente della vita.
d'altra parte non vorrei invece accontentarmi di uno stato di serenità parziale quando invece varrebbe la pena tornare dalla dottoressa.
ho pensato di affrontare la cosa in questo modo: cerco di non coltivare più di tanto i sentimenti di rabbia. cerco di incrementare magari sport e cose salutari. all'arrivo della mia ragazza cerco di riabbracciarla ma senza nasconderle il mio malessere.
poi, se nel giro di alcune settimane vedo che il disagio non diminuisce ma mi attanaglia e mi impedisce di rilassarmi, allora mi rivolgerei nuovamente dalla dottoressa per un aiuto professionale.
cosa ne pensate?
grazie in anticipo
sono un ragazzo di 28 anni.
nella mia vita ho fatto molte diverse attività in contemporanea, e un paio di anni fa un periodo particolarmente denso mi ha portato a vivere una specie di esaurimento nervoso (io l'ho definito così, non pretendo sia una diagnosi: in pratica non riuscivo più ad addormentarmi serenamente per via dell'ansia, avevo un costante batticuore, e ho finito addirittura a mettere in dubbio i miei orientamenti sessuali pur essendo allora come ora felicemente fidanzato con una ragazza straordinaria).
ho affrontato quel periodo di grandissime ansie con l'aiuto di una valida psicologa. ogni tanto però, come una frattura ossea o una cicatrice, quando sottopongo la mia mente a significativi stress emotivi o intellettuali questa poi si ribella, e capita ogni tanto (facciamo ogni 2-3 mesi) che io viva qualche giorno un po' in ansia.
in queste occasioni, di diverso rispetto alla prima volta c'è soprattutto la fiducia che questa ansia, i dubbi ricorsivi che si innestano, non siano destinati a rimanere per sempre dentro di me, e così man a mano lo stato di turbamento si riduce e io mi sento meglio.
penso che dall'esterno non sarebbe nemmeno facile riconoscere in me una persona particolarmente fragile o in qualche modo instabile, anche se nei momenti più difficili io mi sento proprio così: tanto fragile e a grande rischio di instabilità.
così sta succedendo in questi giorni, in una misura leggermente superiore rispetto alle volte recenti. la mia ragazza, che sposerò tra qualche mese, è stata invitata da sua madre per una sproporzionata vacanza natalizia ai caraibi, e non se l'è sentita di dire di no. io anche ho avvallato (direi proprio scioccamente) questa scelta, e così mi sono trovato poi a coltivare una gigantesca rabbia nei confronti della mia ragazza e soprattutto di sua madre.
questa rabbia mi ha logorato (sembra forse un po' sciocco, ma davvero ci ho sofferto), e dopo alcune serate di baldoria alla fine delle vacanze, la mia mente ha come scollinato verso uno stato di disagio abbastanza forte. ora in pratica ho un batticuore quasi costante e temo di tornare a soffrire come un tempo.
così chiedo a voi: è normale che la mente porti dentro di sè delle cicatrici che non scompaiono mai del tutto? io penso di sì, e che sia importante accettare questa fragilità come una componente della vita.
d'altra parte non vorrei invece accontentarmi di uno stato di serenità parziale quando invece varrebbe la pena tornare dalla dottoressa.
ho pensato di affrontare la cosa in questo modo: cerco di non coltivare più di tanto i sentimenti di rabbia. cerco di incrementare magari sport e cose salutari. all'arrivo della mia ragazza cerco di riabbracciarla ma senza nasconderle il mio malessere.
poi, se nel giro di alcune settimane vedo che il disagio non diminuisce ma mi attanaglia e mi impedisce di rilassarmi, allora mi rivolgerei nuovamente dalla dottoressa per un aiuto professionale.
cosa ne pensate?
grazie in anticipo
[#1]
>>> temo di tornare a soffrire come un tempo.
>>>
Mi sembra che ciò si possa già definire sofferenza. La paura della paura è pur sempre una paura.
>>> se nel giro di alcune settimane vedo che il disagio non diminuisce ma mi attanaglia e mi impedisce di rilassarmi, allora mi rivolgerei nuovamente dalla dottoressa per un aiuto professionale.
cosa ne pensate?
>>>
Ogni domanda di questo tipo implica una richiesta di rassicurazioni, e la richiesta di rassicurazioni è indice di ansia.
Che tipo di terapia ha fatto con la dottoressa? Che tipo di compiti ha ricevuto da mettere in atto fra una seduta e l'altra?
>>>
Mi sembra che ciò si possa già definire sofferenza. La paura della paura è pur sempre una paura.
>>> se nel giro di alcune settimane vedo che il disagio non diminuisce ma mi attanaglia e mi impedisce di rilassarmi, allora mi rivolgerei nuovamente dalla dottoressa per un aiuto professionale.
cosa ne pensate?
>>>
Ogni domanda di questo tipo implica una richiesta di rassicurazioni, e la richiesta di rassicurazioni è indice di ansia.
Che tipo di terapia ha fatto con la dottoressa? Che tipo di compiti ha ricevuto da mettere in atto fra una seduta e l'altra?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Buonasera e grazie mille per la tempestiva risposta.
In effetti non so definire con precisione la terapia seguita: ci vedevamo una volta in settimana. io parlavo dei miei pensieri e in sostanza mi veniva detto che pensare cose un po' fuori dall'ordinario non significa per forza essere persone fuori dall'ordinario.
c'è la possibilità pur sempre di scegliere come agire, e che ognuno di noi pensa cose anche magari assurde, ma ciò non significa che questi pensieri debbano dire di lui tutto e condizionarlo più di tanto.
in pratica venivo rassicurato sul fatto che avere pensieri non è in sè un problema. io invece temevo che un pensiero divergente rispetto a ciò che io desideravo essere o pensare fosse qualcosa in sè di molto preoccupante.
come pratica terapeutica mi veniva chiesto di esprimere pensieri a ruota libera, mentre il mio sguardo veniva distratto da un oggetto messo in movimento (tipo un foglio di carta che veniva spostato da una parte all'altra del mio campo visivo).
compiti non me ne veniva assegnato nessuno.
era come se mi scaricassi, facevo il pieno di tranquillità. poi, a serbatoio finito, andavo a ricaricarmi. poi pian piano il disagio se n'è andato (anzi è stato un po' traumatico: ho lasciato la mia ragazza per un'altra per un periodo, temendo che fosse lei la causa dei miei malesseri. poi ho capito invece che non era così, e siamo tornati insieme un po' maturati)
diciamo che sento dentro di me i germogli di una sofferenza, da un paio di giorni. e sono incerto se si tratti di una forma lieve che sono in grado di gestire autonomamente o di una forma più difficile.
quanto al bisogno di rassicurazione, direi che è una cosa che mi caratterizza abbastanza. mi piace sentire il parere degli altri. d'altra parte sono in genere anche una persona che si fida molto del proprio modo di ragionare. diciamo che mi piace collezionare punti di vista diversi prima di definirne uno mio.
in questo momento, però, i vostri pareri non li chiedo così per curiosità, quanto piuttosto perchè mi sento un po' tirato tra uno stato di benessere e uno di sofferenza (che in pratica è un batticuore frequente e la difficoltà a prendere sonno).
grazie
In effetti non so definire con precisione la terapia seguita: ci vedevamo una volta in settimana. io parlavo dei miei pensieri e in sostanza mi veniva detto che pensare cose un po' fuori dall'ordinario non significa per forza essere persone fuori dall'ordinario.
c'è la possibilità pur sempre di scegliere come agire, e che ognuno di noi pensa cose anche magari assurde, ma ciò non significa che questi pensieri debbano dire di lui tutto e condizionarlo più di tanto.
in pratica venivo rassicurato sul fatto che avere pensieri non è in sè un problema. io invece temevo che un pensiero divergente rispetto a ciò che io desideravo essere o pensare fosse qualcosa in sè di molto preoccupante.
come pratica terapeutica mi veniva chiesto di esprimere pensieri a ruota libera, mentre il mio sguardo veniva distratto da un oggetto messo in movimento (tipo un foglio di carta che veniva spostato da una parte all'altra del mio campo visivo).
compiti non me ne veniva assegnato nessuno.
era come se mi scaricassi, facevo il pieno di tranquillità. poi, a serbatoio finito, andavo a ricaricarmi. poi pian piano il disagio se n'è andato (anzi è stato un po' traumatico: ho lasciato la mia ragazza per un'altra per un periodo, temendo che fosse lei la causa dei miei malesseri. poi ho capito invece che non era così, e siamo tornati insieme un po' maturati)
diciamo che sento dentro di me i germogli di una sofferenza, da un paio di giorni. e sono incerto se si tratti di una forma lieve che sono in grado di gestire autonomamente o di una forma più difficile.
quanto al bisogno di rassicurazione, direi che è una cosa che mi caratterizza abbastanza. mi piace sentire il parere degli altri. d'altra parte sono in genere anche una persona che si fida molto del proprio modo di ragionare. diciamo che mi piace collezionare punti di vista diversi prima di definirne uno mio.
in questo momento, però, i vostri pareri non li chiedo così per curiosità, quanto piuttosto perchè mi sento un po' tirato tra uno stato di benessere e uno di sofferenza (che in pratica è un batticuore frequente e la difficoltà a prendere sonno).
grazie
[#3]
>>> era come se mi scaricassi, facevo il pieno di tranquillità. poi, a serbatoio finito, andavo a ricaricarmi
>>>
Tecnicamente questo somiglia più a un sostegno che a una terapia.
Terapia significa attaccare il problema per risolverlo, mentre l'attività di sostegno parte dall'assunto che non ci siano problemi da risolvere oppure che si tratti di un problema irrisolvibile. E che quindi tutto ciò che si può fare è dare un po' di benessere al paziente quando lo si vede, riempendogli il serbatoio.
>>> in questo momento, però, i vostri pareri non li chiedo così per curiosità
>>>
Questo era evidente, ma ciò su cui volevo richiamare la sua attenzione è che quando ci si preoccupa di poter stare male o di una ricaduta ansiosa, è quasi certo che l'ansia sia sempre lì al suo posto.
Uscire dall'ansia è un po' come chiudere porte; vanno chiuse tutte quante, perché se su 100 ne chiude 99 e ne lascia anche una sola aperta, l'ansia può rientrare da lì.
Ecco perché le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta esperto in disturbi d'ansia, ossia che usi un approccio focalizzato di tipo breve strategico o comportamentale. Legga qui per informarsi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html
>>>
Tecnicamente questo somiglia più a un sostegno che a una terapia.
Terapia significa attaccare il problema per risolverlo, mentre l'attività di sostegno parte dall'assunto che non ci siano problemi da risolvere oppure che si tratti di un problema irrisolvibile. E che quindi tutto ciò che si può fare è dare un po' di benessere al paziente quando lo si vede, riempendogli il serbatoio.
>>> in questo momento, però, i vostri pareri non li chiedo così per curiosità
>>>
Questo era evidente, ma ciò su cui volevo richiamare la sua attenzione è che quando ci si preoccupa di poter stare male o di una ricaduta ansiosa, è quasi certo che l'ansia sia sempre lì al suo posto.
Uscire dall'ansia è un po' come chiudere porte; vanno chiuse tutte quante, perché se su 100 ne chiude 99 e ne lascia anche una sola aperta, l'ansia può rientrare da lì.
Ecco perché le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta esperto in disturbi d'ansia, ossia che usi un approccio focalizzato di tipo breve strategico o comportamentale. Legga qui per informarsi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.6k visite dal 04/01/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.