Coppia, perdono, reset

Salve,
dopo un estenuante gara di accuse e litigi che ha tolto la pace ad entrambi, mi sono preso giorni ed ore per riflettere, ed ho sentito l'impossibilità di staccare la spina ad una storia che, per quanto mi riguarda, è alimentata da un grande amore che ha combattuto un intero anno contro difficoltà e differenze. Come capirete da un consulto richiesto recentemente, vivo una condizione di forte confusione: sono una persona saggia, ordinata, tendenzialmente felice e che si ritiene molto fortunata. Essendo giovane mi aspetto che la vita mi riservi tanto altro, sono quasi sicuro che niente possa fermarsi a questo stato attuale della mia esistenza. Eppure questa storia mi ha molto intristito: ho una fidanzata che adoro e che ritengo speciale in tutto (bellissima, intelligente, stimolante, simpatica, davvero "unica"), ma alcuni suoi stati di grande disagio, quasi una depressione, logorano a scadenze praticamente semestrali la mia sicurezza sul rapporto, la sua su se stessa, le basi della relazione tra due persone moderatamente fragili. Le recenti (forti) mancanze di lei mi hanno ferito quasi irreparabilmente. Eppure, con grande forza, sto continuando a starle vicino, a godere dei momenti in cui stiamo insieme: senza accorgercene ci ritroviamo a ridere, scherzare, coccolarci, dimentichi della crisi, della razionalità: è involontario e piacevolissimo. Azzarderei che quando stiamo insieme stiamo sempre bene, ed alla luce di questo - nonostante i consigli di chiunque mi dica di lasciar stare perché la persona ed il rapporto sono troppo "difficili" per me - ho capito in questi giorni di trovarla splendida, e di amarla davvero. Ricordo le cose splendide di cui era capace nei momenti in cui era serena, e non posso chiudere tutto così, senza aver dato tutto quello che sento. Ad oggi non so come potrebbe essere la mia vita fra dieci anni, se mi vedrei o no accanto a lei (la donna degli ultimi mesi non è di certo la persona splendida che ho conosciuto), ma per il momento, in questo puzzle di giorni dopo giorni, devo tenerla accanto a me, stringerla, farmi stringere, e ridere finché si può. Credo che il resto verrà da sé. Non mi sento stupido, a crederci. Anzi, fortissimo e superiore: sto anteponendo il sentimento alle condizioni, perché non riesco a fare altrimenti. Ovviamente è difficile, tristissimo, come seguire la malattia di qualcuno: la confusione è enorme, la paura del futuro immensa. Ma sono giovane. Da voi vorrei un consiglio, una parola, un pensiero su quanto ho appena raccontato. Ne avrete seguito, di crisi. E quelle giovanili, le crisi d'amore dei vent'anni, come funzionano, come si curano, come finiscono, sono diverse da quelle dei cinquantenni? So di poter superare tutto, e sperare nel meglio senza avere rimpianti. Sono ottimista, insomma! E questa è la mia testimonianza, la mia speranza in diretta dalla crisi. Un abbraccio virtuale, ed un grazie anticipato a chiunque voglia rispondere.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Quello che lei vorrebbe, probabilmente, non è un consiglio ma una conferma a ciò che lei ha deciso di credere: che questo rapporto DEBBA funzionare. Lo dice lei stesso:

>>> devo tenerla accanto a me, stringerla, farmi stringere, e ridere finché si può
>>>

Forse la vostra relazione è già finita da tempo, manca solo che ve ne rendiate conto e lo accettiate. È solo un'ipotesi che sto formulando sulla base di ciò che ha scritto, ovviamente, non conoscendovi la prenda con il beneficio del dubbio.

>>> relazione tra due persone moderatamente fragili
>>>

Questa è un'altra frase rivelatrice. Le persone fragili spesso si mettono con un altra altrettanto fragile nella speranza di riuscire a fare insieme una persona robusta. Ma purtroppo spesso non funziona. L'amore che si crede di sentire in questi casi non è amore libero, ma basato su una mancanza. A volte invece i due bisogni sono talmente complementari e si corrispondono in modo così perfetto che la coppia dura tutta la vita.

Mi perdoni per la franchezza.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
No, anzi. La ringrazio. E suppongo che sul bisogno di conferma abbia ragione, la sto cercando. Ma non credo di avere bisogno di lei: il sentimento che provo è, diciamo, autonomo. E lo stesso vale per la mia ragazza. Non siamo dipendenti in questo senso. Lo spiegavo anche nel messaggio precedente. Dire di questa fragilità mi era necessario a spiegare le difficoltà passate, più che a rivelare un alibi o un "collante", dottor Santonocito...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> il sentimento che provo è, diciamo, autonomo. E lo stesso vale per la mia ragazza. Non siamo dipendenti in questo senso
>>>

Potrei anche dirle che le credo, ma avete mai riflettuto che potrebbe essere il modo in cui state ingannando voi stessi? Non esiste qualcosa come un sentimento "autonomo che riguarda un'altra persona". È una contraddizione in termini. Se uno di voi due all'improvviso domani s'innamorasse perdutamente di una terza persona, capirebbe subito cosa intendo.

La sensazione da lei descritta somiglia molto a quando qualcuno che fuma dice: "Smetto quando voglio".

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2394-la-volpe-e-l-uva-autoinganni-e-dissonanza-cognitiva.html

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Utente
Utente
Non credo che capiterebbe. Al momento la cosa più semplice che riesco a sentire è che mi manca e che penso sempre a lei. Per il resto mi rendo conto di poterle rispondere soltanto "non credo".
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Ecco, questa sua ammissione è molto più congruente con il resto del discorso. Se una persona ci manca e pensiamo sempre a lei, non può trattarsi di un sentimento "autonomo", ma di qualcosa evidentemente riferito a questa persona.

Quanto alla fragilità, purtroppo le devo confermare che per molte persone si tratta proprio di un collante che le tiene unite. Le persone non fragili, quando un rapporto finisce se ne fanno una ragione e vanno avanti. Magari soffrendo, ma riescono ad accettare la sofferenza come una fase transitoria e necessaria, sapendo che tanto prima o poi passerà.

Se questi discorsi le sembrano un po' duri, è perché purtroppo la realtà della vita affettiva e sentimentale non è sempre così semplice e lineare come ognuno di noi vorrebbe.

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Dr. Francesco Dessì Psicologo, Psicoterapeuta 24
parla di stati depressivi quasi a scadenza semestrale
ma la sua ragazza è sempre stata così o dopo il fidanzamento? Che spiegazione da la sua ragazza a questo umore deflesso? e Lei? che idea avete?

Dr. Francesco  Dessì
Psicologo Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Sistemica-Relazionale
Perfezionato in EMDR