Ansia estrema per un'amica

Buongiorno, sono un ragazzo 22'enne che da quando ha 17 anni ha un rapporto di amicizia molto forte con un'amica della stessa età. Quando ci conoscemmo stavo bene e lei aveva tanti problemi ed ero l'unica persona con cui ne parlava. Molto presto è nata un'amicizia molto intensa, io ero il suo angelo custode e senza il mio aiuto stava male. All'epoca soffriva soprattutto di ansia e si sentiva fuori luogo. Era per certi versi depressiva, ma io le donavo il sorriso. Col tempo iniziò a chiedermi sempre di più e diventammo una coppia.

In questo periodo le sue crisi esistenziali diventarono sempre più forti e lei mi chiedeva sempre di aiutarla, ma non aveva il coraggio di andare da uno specialista. Ci ho provato, ma rifiutava. Spesso mi chiamava in mezzo alla notte perché non riusciva a dormire e io inizai a orientare sempre di più la mia vita in funzione di lei, era una sorta di trappola psicologica che mi aveva teso. Passevamo momenti meravigliosi assieme, altre volta aveva attacchi ri rabbia e altre volte ancora si ritirava nella sua sofferenza.

Lei terminò il liceo un anno prima di me e andò subito a studiare in un città abbastanza lontana, tornava solo i weekend. Abitava in una casa studenti gestita da una sorta di setta e vidi come loro l'hanno manipolata con vari seminari, attività, incontri spirituali... Iniziava a mentirmi e costringermi a contatti sessuali. Non era più possibile parlarle in modo limpido, mi disse che mi aveva bisogno per sfogarsi e che non era im momento giusto per le domande. Il suo stato peggiorava vistosamente e io non potevo fare altro che guardare, soffrivo tantissimo in questo stato, ma non sapevo cosa potevo fare.

Un anno fa decise di troncare i rapporti con me, di punto in bianco... Stavamo iniziando un percorso che doveva portarla da uno psicologo, ma lo interruppe dicendo che i problemi non fossero gravi e che avesse una vocazione. Ora per un anno ho sofferto di un'ansia estrema, le scrivevo ogni giorno e la mia vita è stata caratterizzata dalle preoccupazioni che ho per lei, mi sono messo in contatto con gente che aiuta le vittime di sette e loro mi dicevano che lei deve fare il passo e uscire. Io ho in un certo senso preso la sua malattia e ora vivo quest'ansia che aveva lei.

A Natale, quasi per miracolo, siamo riusciti a ritrovarci. A questo incontro è seguito una crisi esistenziale da parte sua, prima mi amava, era decisa a puntare tutto sull'amicizia e perlarci, ma la mia presenza le ha causato attacchi di ansia molto forti e, ammetto, ero diventato anche troppo apprensivo. Ora lei ha preso un po' le distanze da me e io mi sento crollare addosso tutta la vita. Non dormo, ho ansia estrema e penso al suicidio. Non so più che fare in somma. Sono diventato dipendente da questa persona, non ho più alcuno stimolo per andare avanti quando non posso parlarle. So che è malata (dal DSM) e che ha bisogno di aiuto, ma ho perso la mia vita per questa storia.

Cosa posso fare?

Grazie mille per l'aiuto e buon anno
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Trasmette perfettamente lo stato d"animo in cui si trova.
Queste sette sono un grosso problema, riescono a condizionare molto i loro adepti attraverso il plagio.

Lei costituisce un'alternativa per questa ragazza, quindi cerchi di farsi forza e farle sentire la sua vicinanza e il suo affetto.
Ci faccia sapere! Molti auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Utente
Utente
Grazie mille delle sue parole, sono incoraggianti.

So che rappresento un'alternativa, purtroppo questo le fa paura e, così mi ha detto, è stato uno dei motivi per cui si è allontana. Voleva imporre una forma precisa alla sua vita, io ero diventato una fonte di conflitto per lei. Dice che in questo anno lontano da me stava meglio e che io abbia rovinato tutti i suoi piani. Ho studiato abbastanza a fondo l'ambiente in cui viveva e posso capire perché si sentiva meglio. Cercavo e cerco ancora di darle il messaggio: "prima affrontiamo ciò che non va e poi sarai libera di fare quello che ti pare". Lei ha paura che affrontando i problemi perda la vocazione.

Ora pensa che io sia malato, perché ho cercato di spiegarle quanto fosse importante lei per me ed è intenzionata ad andare da uno psicologo con me per aiutarmi. Per vie traverse sto ottenendo quello che sto cercando da anni. In pratica lei vuole che io possa essere indipendente da lei perché possa andare in monastero. Ha un legame molto forte con me, durante quest'anno di separazione diceva di stare bene ma di avermi pensato spesso (e quindi soffriva). Voleva che il destino ci riunisse e cercava sempre dei segni. È tutto tanto vago, in un istante dice una cosa, 10 minuti dopo il suo contrario.

Continua a vedere segni ovunque e gli interpreta. Vive in base a questi. È molto superstiziosa e confusa. Da quando ci conosciamo ha sempre detto che non ha mai sognato. Ha un atteggiamento di superiorità mascherato, è perfezionista, fissata sui dettagli e vuole sempre assumere un ruolo dominante, ma allo stesso momento cerca ordine e conferme nella fede. Mi ha raccontato delle amicizie che ha avuto quest'anno, sono tutte state persone che avevano bisogno di aiuto per varie problematiche psicologiche e mi ha detto che non ha avuto amicizie "normali".

In questo periodo sono scoppiato perché ci sentiamo di nuovo da una settimana e ha passato di tutto in questi giorni. Minacce di suicidio/omicidio/querela, amore, matromonio, amicizia, ricatti, forza, debolezza, ansia... Tutto lo spettro e non ce la facevo più a reggere il silenzio e l'incertezza che ne deriva. Manca un filo conduttore, qualcosa su cui si possa contare e costruire. Poco prima della fine dell'anno ci siamo sentiti al telefono e lei mi ha promesso che mi avrebbe aiutato a uscire da questo stato di malessere. Mi ha confessato che non si sentiva bene e che anche lei avesse bisogno di ricreare stabilità. Piange spesso, ammette di non riuscire a gestire la situazione ed il nostro rapporto.

La buona notizia è che l'esperienza che desidera fare in monastero è esterna alla setta, ma il pensiero e la crisi di vocazione sono maturati nell'ambiente di questa casa studenti. Quella cattiva? Il monastero è di clausura e se non sarà soddisfatta dall'esperienza vuole sposarmi.

Riguardo ai suoi disturbi, lei ammette di soffrire di ansia, ma banalizza. Più volte, anche durante quest'anno, è stata al pronto soccorso per i suoi attacchi di panico. In passato era convinta di soffrire di un disturbo ossessivo compulsivo, ma ora dice di essersi sbagliata. Leggendo il DSM la ritrovo in:
- Disturbo di ansia generalizzato
- Disturbo Ossessivo-Compulsivo di personalità
- Disturbo narcisistico di personalità
- Disturbo borderline di personalità
- Disturbo Schizotipico della Personalità
Da solo non riesco più a gestire la situazione perché ha sviluppato questo pensiero dicotonico e mi fa sentire parte del problema. Insomma, continuo ad aver paura di sbagliare perché continua a farmi sentire in colpa e non troviamo stabilità.

Come mi conviene svolgere la prima seduta? Devo cercare di accennare ai problemi che ho visto o stare al suo gioco e iniziare la terapia puntando il dito sul fatto che ho una forte preoccupazione per lei che interferisce con la mia vita? Lei è irrequieta e ha il forte bisogno di vedere risultati concreti.

Cosa posso fare per riuscire a reggere meglio la tensione dell'incertezza? Mi fa anche tanto male sapere che la sto soffocando con le mie preoccupazioni. Lei continua a dire che la setta in tutta questa storia non c'entra nulla, ma quando mi parla ritrovo spesso le frasi del leader, manipola il passato e diffende queste persone.
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

è vero che Lei ha chiaramente chiesto un consulto per la Sua amica che sta male, ma a me colpiscono decisamente altre note nella Sua richiesta.

Fermo restando che NESSUNO, neppure lo psicoterapeuta ha il potere di cambiare la vita dei propri pazienti e non ha tali aspettative, a me colpisce molto di più il Suo (di Lei che scrive) disagio.

Ci dice infatti:
"...io inizai a orientare sempre di più la mia vita in funzione di lei, era una sorta di trappola psicologica che mi aveva teso..."

e

"...Sono diventato dipendente da questa persona, non ho più alcuno stimolo per andare avanti quando non posso parlarle. So che è malata (dal DSM) e che ha bisogno di aiuto, ma ho perso la mia vita per questa storia..."

Questo non va bene. E ci sarebbero tutta una serie di considerazioni e di approfondimenti da fare su Lei che sta scrivendo. La ragazza ha fatto la propria scelta.

Ma io trovo un po' strano che Lei, DSM alla mano, si metta a cercare la diagnosi per una persona... a parte che il DSM è un manuale descrittivo e potrebbe trovarci dentro di tutto, tant'è vero che Lei fa un bel pasticcio:

" Leggendo il DSM la ritrovo in:
- Disturbo di ansia generalizzato
- Disturbo Ossessivo-Compulsivo di personalità
- Disturbo narcisistico di personalità
- Disturbo borderline di personalità
- Disturbo Schizotipico della Personalità"

Mi pare un po'... fuori luogo... non crede?

Ma a parte questo, che cosa crede di poter fare?
Di poter salvare questa ragazza?
Se così, credo che dovremmo fare molta più attenzione alla Sua sindrome del salvatore. Io concordo con la Collega Esposito sulla vita che si fa in certe sette, ma francamente credo che Lei non abbia alcun potere sulla Sua amica.

E qui "Come mi conviene svolgere la prima seduta? Devo cercare di accennare ai problemi che ho visto o stare al suo gioco e iniziare la terapia puntando il dito sul fatto che ho una forte preoccupazione per lei che interferisce con la mia vita? "

a cosa si riferisce? alla terapia di chi ? condotta da chi?

Può invece, come già indicato dalla Collega, offrire la Sua vicinanza e il Suo sostegno (che non è poco) alla Sua amica.

Se però la situazione La turba particolarmente, forse un aiuto specialistico sarebbe utile per se stesso.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
La situazione della ragazza sembra molto complicata tuttavia la invito a non consultare il DSM perche' le confonderebbe ulteriiormente le idee. Come ha visto lei ha individuato i sintomi in una quantita' di disturbi e cio' non l'ha aiutata.
Mi sembra un'ottima cosa invece il proposito della ragazzza d fare con lei una psicoterapia. E'' probabile che lei sia oggetto di proiezioni da parte della ragazza e che parlando al terapeuta tutto cio' si manifesti. Se il terapeuta riuscira' a mettersi in contatto empatico con entrambi potrebbe risultare un aiuto notevole.
La ragazza ha probabilmente un disturbo abbastanza serio da cui cerca di difendersi/curarsi dapprima proiettando su di lei le dinamiche angoscianti e poi ricorrendo a "strutture" protettive chiuse (la setta/ il convento). Potrebbe essere necessario per lei ricorrere a delle terapie piua' contenitive (farmaci) di competenza psichiatrica. Ma un primo passo e' la valutazione dello psicoterapeuta.
Si faccia forza! La ragazza e' davvero molto fortunata ad avere una persona che le vuole e le sta viucino come sta facendo lei!
I migliori auguri e ci tenga informati!
[#5]
Utente
Utente
Mi spaventa proprio il fatto quanto la mia vita dipenda dal suo stato d'animo. Ho parlato con alcuni suoi conoscenti e con sua sorella, tutti sono stati preoccupati da quello che avevano visto in lei, ma io sono stato l'unico che l'ha capita e poteva farla star meglio.

Non desidero e non mi aspetto di poter cambiare questa persona o di controllarla, quello che desidero è stabilizzare la situazione e poter fare in modo che possa accedere all'aiuto che le serve. Quando la sento sto meglio, è come se vivessi tutto ciò che prova lei.

Ho consultato il DSM perché volevo poter dare un nome alle cose, avere la certezza che le cose abbiano un nome e che quindi si possono affrontare. Quello che mi spaventa è che nella mia amica ci sono come tante persone diverse, che ogni volta dicono un'altra cosa e presentano tratti caratteriali totalmente diversi. Comunque cerco di rimanere in una relazione di amicizia e non voglio fare il ruolo del terapeuta, non ne ho le competenze.

Lei desidare fare una terapia con me, per me, perché sta vedendo quanto il suo stato influenzi la mia esistenza. La distanza, la mancanza di informazione ha su di me un effetto paralizzante. Desidero trovare un equilibrio che possa permetterci di affrontare i problemi in un ambiente più calmo. L'iniziativa di andare da uno psicologo era la sua perché vive con molta confusione il nostro rapporto. La mia speranza è che questo possa essere l'inizio per lei per affrontare i problemi grossi che si porta dietro fin da bambina.

Non sono a priori contro la sua scelta, ma lei stessa ammette che fosse una forzatura e ora la considera sbagliata. Lei mi chiede aiuto, ma allo stesso tempo le fa paura sapere che potrebbe essere malata. Continua a dire che il problema sia lei e che non sia io.

Io continuo ad esserci per lei, ma vorrei riuscire a stabilizzare un po' la situazione e tornare allo stato amicizia che c'era prima che venisse in contatto con la setta. Quando sta male si chiude e qui nascono i pasticci. Al momento sto iniziando a preoccuparmi per la mia salute mentale. Dobbiamo poter ritrovare la fiducia reciproca e quindi un terapeuta che riesce ad entrare in contatto empatico sarebbe ottimo. Nella sua famiglia i problemi psichici sono molto diffusi e so che ha preso ansiolitici e sonniferi e ha provato svariate volte la medicina alternativa... senza successo.

Grazie mille
[#6]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Vorrei rivolgerle una domanda su cui vorrei che si prendesse del tempo per rispondere:

Secondo Lei perche' accade questo?

"Mi spaventa proprio il fatto quanto la mia vita dipenda dal suo stato d'animo. Ho parlato con alcuni suoi conoscenti e con sua sorella, tutti sono stati preoccupati da quello che avevano visto in lei, ma io sono stato l'unico che l'ha capita e poteva farla star meglio."

A presto!

[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
A questo punto mi pare evidente che il problema sia Suo (di Lei che scrive): "...la mia vita dipenda dal suo stato d'animo...".
E mi pare anche che, a dispetto di quanto afferma qui, ci sia un chiaro desiderio a l'aspettativa di controllare e cambiare questa persona ("...quello che desidero è stabilizzare la situazione e poter fare in modo che possa accedere all'aiuto che le serve..." e ancora: "ma vorrei riuscire a stabilizzare un po' la situazione e tornare allo stato amicizia che c'era prima che venisse in contatto con la setta").
Nessuno può prendere decisioni per questa ragazza, nessuno può forzarla. Lei può semplicemente suggerire, mostrare, ma nient'altro.
E mi pare che abbia fatto abbastanza fin qui.

La cosa che mi lascia perplessa è "Lei desidare fare una terapia con me, per me, perché sta vedendo quanto il suo stato influenzi la mia esistenza."

Non ho capito: volete fare una terapia insieme con lo stesso terapeuta?

"Al momento sto iniziando a preoccuparmi per la mia salute mentale. Dobbiamo poter ritrovare la fiducia reciproca e quindi un terapeuta che riesce ad entrare in contatto empatico sarebbe ottimo"

Ecco, mi pare che Lei debba preoccuparsi esclusivamente per se stesso, dal momento che dice di essere in sofferenza per la situazione. Non mi pare invece sia una Sua responsabilità trovare un terapeuta per la ragazza: la scelta del professionista deve essere personale e motivata dal diretto interessato.

Se poi Lei volesse scegliere uno psicologo per se stesso perchè vuole prendere le distanze dalla situazione, potrà farlo anche senza coinvolgere la Sua amica.

Un saluto cordiale,
[#8]
Utente
Utente
Credo che tutto questo accada per il passato che abbiamo avuto, per anni continuava a dirmi che ero fondamentale per lei, che volesse che potessi addottarla, che ero il suo angelo custode, che fossi un regalo di Dio... Mi vedeva come l'amore in persona, l'impersonificazione dell'amore per il prossimo, Gesù... Ho percepito la sua sofferenza e il suo desiderio di aiuto, ma davanti all'impotenza mi sono disperato, smarrito... mi mangiavo dentro tutto. Continuava a dirmi che fossi l'unica persona che la capisse. Mi chiedeva tanto, tantissimo tempo e ho trascurato tanto i miei bisogni per poterla ascoltare e consolare. Finché eravamo vicini faceva anche progressi e potevo aiutarla. Assieme abbiamo affrontato alcune sue fobie, i suoi rapporti con i genitori erano migliorati, l'ansia era diminuita... Ma poi, quando è arrivata in contatto con la setta le cose ha iniziato a regredire e i suoi problemi del passato sono tornati alla luce. Io potevo solo guardare, ma non voleva che ne parlassi con altre persone.

Col tempo ha preso possesso di me, questo continuo cambiare opinione mi ha scoinvolto e reso impotente. Sento una profondissima empatia nei suoi confronti e quando sta bene mi continua a fare complimenti e possiamo fare delle discussioni estremamente lucide. Molto spesso mi ha detto: "Ti odio perché hai ragione". Continua a dirmi: "come farei senza di te". Continua a dirmi che rivesto una funzione chiave nella sua vita, ma non sa come relazionarsi con me.

Mi sento imprigionato nella sua mente. Quando le sono vicino, anche quando sta male, mi sento me stesso, sono lucido. Altrimenti sono confuso, in pensiero per lei. Riesco a mascherare bene lo stato di disagio, ma guardandomi dentro mi sento a disagio. Ho come perso la mia identità, ogni spinta di fare qualcosa, se non in funzione di lei. È assurdo, eppure, esterioramente ho una vita realizzata e normale.

Lei mi ha raccontato che i suoi genitori non l'abbiano mai capita e anche ora la stanno prendendo in giro. Spesso ho avuto l'impressione che in me cercasse un padre. Infatti continuava a confrontarmi con suo padre e voleva che mi facessi crescere i baffi come lui e che portassi gli occhiali. Con me ha vissuto tante esperienze che solitamente si farebbero con i propri genitori.

So che è diventato un problema per me, perché ora ho la stessa ansia che ha lei. Mi sento intrappolato in una mente che non è la mia. Ora anch'io ho un problema, ma credo che dobbiamo risolverli entrambi, o sbaglio?

Sì, è lei che ora sta cercando e scegliendo il terapeuta. Sì, l'idea è di iniziare la terapia assieme. Anche lei desidera stabilizzare la situazione, non lo vedo come un tentativo di controllare la persona, anzi... credo che sia la condizione fondamentale per poter pensare in modo chiaro.

Sento che quando lei sta bene, anch'io sto bene, ma vorrei poter uscire da questa dipendenza. Non so quanto sia normale la mia reazione davanti alla situazione.

Mi rendo conto che è diventato assai complesso. È per questo che vorrei capire come sia possibile ridurre il problema a un minimo denominatore comune e vedere come affrontarlo senza perdersi. Grazie ancora, il fatto di potervi parlare della mia situazione mi aiuta tanto a ridurre l'ansia.
[#9]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
La mia sensazione e' che lei si sia coinvolto in quella forma di disagio psichico che si chiama "folie a deux".
Si tratta di un coinvolgimento a livello inconscio molto pervasivo in cui la potenza e la debolezza dei due soggetti si alternano potenziandosi vicendevolmente.
La certezza della ragazza di potere incidere sul suo stato d'animo (di lei che ci scrive) riuscendo a farla soffrire e preoccupare potenzia e conferma la sua ragazza nelle sue certezze , per quanto "deliranti" possano essere.
Lei (che ci scrive ) assume su di se' l'onere di non lasciarla al suo destino in ragione dei sentimenti che avete condiviso. Come vede siete uniti in un nodo che si stringe sempre piu'.
L'unico aiuto non per perdervi ma per comprendervi puo' venire solo da una analisi/ psicoterapia molto seria e profonda che vi confronti sia separatamente sia insieme con i desideri che avete portato nella vostra relazione e rappresentazione di voi come coppia.
Vi auguro che la struttura "coppia" costituisca per la ragazza quel contenimento di cui ha bisogno e che questo l'aiuti a trovare un suo equilibrio.
Riguardo Lei, dovra' comprendere qual'e' davvero il suo desiderio.
Le faccio tantissimi auguri di successo e di riuscita!
Ci faccia sapere!
Cordialmente!
[#10]
Utente
Utente
Pensavo che si trattasse di una cosa del genere, ma non ne avevo mai sentito parlare. Ha perfettamente senso quello che mi ha scritto, sento proprio che accade questo.

Mi consiglia di cercare a parlarle del "folie à deux" oppure lascio che sia lo psicoterapeuta a parlarne? Al momento preferisco farle sentire l'amicizia e portare un po' di serenità nella sua vita e mantenere un contatto regolare, ma non esagerato. Oggi ci siamo di nuovo sentiti al telefono e sembrava piuttosto serena e ci siamo parlati liberamente.

Sembra che il peggio della sua crisi esistenziale sia passato e ora ha il desiderio, credo serio, di affrontare le cose assieme.

Grazie mille, vi terrò aggiornati.
[#11]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Penso che lei, considerando l'empatia che condividete, sia in grado di modulare le comunicazioni con la sua amica nel modo migliore cercando di "normalizzare" l'emotivita' circolante per quanto possibile.
Il terapeuta creera' le condizioni piu' idonee per iniziare un lavoro proficuo per entrambi.
I migliori saluti
[#12]
Utente
Utente
Ho buone notizie. Oggi sono riuscita a portarla da mio medico di famiglia, col suo non ha un buon rapporto. Ha parlato della sua ansia e degli attacchi di violenza, ma selezionava molto bene cosa raccontava o cosa meno... Credo sia un buon inizio, il medico ha riconosciuto vari problemi e l'ha indirizzata a una psichiatra. Quello che ho notato era che non ha mai guardato in faccia il medico, guardava sempre per terra. In pratica eravamo in due dal medico, parlava quasi solo lei e ogni tanto aggiungevo qualcosa... era davvero felice di poter parlare dei suoi problemi.

In un primo momento era scioccata e spaventata, ma poi mi ha ringraziato e mostrato molto affetto. Si è scusata di essere un peso per me e le dispiace.

Quello che mi fa un po' paura è il suo atteggiamento di selezionare le informazioni e cercare di dare un'immagine costruita, ma penso che sia normale in questa condizione. Sembra che voglia una conferma medica della vocazione che voglia quasi strumentalizzare le persone che l'aiutano a confermare le sue idee e quindi ottenere una sorta di certificato della sanità mentale.

Un'altra cosa che noto è il rapporto ambiguo che ha con me, da una parte mi vuole bene e mi vuole vicino e dall'altra parte mi vede come un impedimento ai suoi progetti. A dipendenza dello stato d'animo mi vuole allonatanare o avermi vicino. Come devo affrontare questa ambiguità?

Tutto sommato però credo che oggi abbiamo fatto un primo passo significativo. Spero che riusciamo a fare una terapia di coppia, perché così riesco ad aiutarla a mantenere un quadro completo ed evitare che dia un'immagine manipolata di se stessa.

È ancora troppo presto per arrivare a conclusioni, vorrei solo che la cura possa essere proficua. Mi tranquillizza il fatto di sapere che ora inizia il percorso terapeutico, è un grande sollievo.

Grazie mille ancora di tutto
[#13]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Mi fa piacere apprendere che le cose si stiano incamminando positivamente.

Riguardo quella impressione da lei percepita

"Quello che mi fa un po' paura è il suo atteggiamento di selezionare le informazioni e cercare di dare un'immagine costruita, ma penso che sia normale in questa condizione. Sembra che voglia una conferma medica della vocazione che voglia quasi strumentalizzare le persone che l'aiutano a confermare le sue idee e quindi ottenere una sorta di certificato della sanità mentale"

E' normale che si cerchi di dare un'immagine favoerevole, anzi direi che e' positivo.
Indica una capacita' di scelta e quindi un contatto con il punto di vista piu' socialmente condivisibile.
Ci faccia sapere come vanno le cose fra qualche tempo.
I migliori saluti e auguri
[#14]
Utente
Utente
Credo che ora sia in buone mani, infatti oggi pomeriggio ha già fatto la prima seduta con una psichiatra.

Stamattina il medico aveva accennato al folie à deux, ma la psichiatra le ha detto di tagliare tutti i contatti con me fino a quando se la sentirà di sentirmi di nuovo. Significa anche un po' di tregua per me. Io per lei sono senza dubbio un elemento di disturbo, in quanto non mi sono lasciato sottomettere e provoco in lei delle emozioni che non riesce a gestire. Già stamattina era in ansia perché mi ha detto che la psichiatra la obbligherà a tagliare i contatti con me, ho il sospetto che l'abbia quasi programmato... Ma è troppo presto per dirlo e la capisco.

Comunque la psichiatra è disposta ad incontrarmi e penso che in questo modo riuscirò a dare il mio contributo alla terapia e trovare la serenità sapendo che lei è in buone mani. Credo che sia stata riconosciuta la gravità del caso e il sistema si è messo in moto molto tempestivamente. La mia amica mi ha già ringraziato per tutto. Credo che sia una grande liberazione anche per lei.

Ci siamo salutati con serenità e speranza. Sono riuscito a portarla dal medico con lo stragemma che io fossi malato psichicamente, ma lo avevo informato in anticipo e quando siamo arrivati tutto è filato liscio come l'olio. All'inizio l'amica cercava di descrivere la mia presunta malattia, ma ben presto ha cominciato a parlare dei suoi problemi e da lì via tutto è andato bene.

Aspetto l'evolvoluzione del caso e spero di poter dare il mio contributo. Grazie ancora di tutto. :-) Mi ha dato un sostegno prezioso in questo momento difficile ed è magnifico poter contare su qualcuno in queste situazioni.
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