Staccarsi dal figlio
Gentili psicologi,
ho un figlio di 19 anni che vive ancora in casa solo perché altrimenti non saprebbe dove andare, ma si vede benissimo che ne farebbe volentieri a meno. Mai un gesto d’affetto e se ne stà fuori più che può, viene a cena quando vuole e se lo fa c’è solo disprezzo per quello che trova a tavola. La sera non stà a casa o si chiude in camera sua. Dice che alla sua età se dovrebbe essere già andato. La cosa mi fa soffrire molto. Se le cose stanno così sicuramente è la conseguenze di miei errori, ma non saprei proprio quali e forse ormai è troppo tardi porvi rimedio. Vorrei uscire da questa situazione ed andare a vivere da solo (è solo per lui che non l'ho ancora fatto) ma conoscendomi ho paura che mi sentirei in colpa. Vorrei però vedere se riesco ancora a fare qualcosa per la mia vita.
ho un figlio di 19 anni che vive ancora in casa solo perché altrimenti non saprebbe dove andare, ma si vede benissimo che ne farebbe volentieri a meno. Mai un gesto d’affetto e se ne stà fuori più che può, viene a cena quando vuole e se lo fa c’è solo disprezzo per quello che trova a tavola. La sera non stà a casa o si chiude in camera sua. Dice che alla sua età se dovrebbe essere già andato. La cosa mi fa soffrire molto. Se le cose stanno così sicuramente è la conseguenze di miei errori, ma non saprei proprio quali e forse ormai è troppo tardi porvi rimedio. Vorrei uscire da questa situazione ed andare a vivere da solo (è solo per lui che non l'ho ancora fatto) ma conoscendomi ho paura che mi sentirei in colpa. Vorrei però vedere se riesco ancora a fare qualcosa per la mia vita.
[#1]
Gentile Utente,
non fa accenno alla madre di suo figlio, come mai?
In precedenza come erano i vostri rapporti e quelli familiari?
Da quanto tempo la situazione è in questo modo?
Lei come replica?
Cosa fa suo figlio? Studia? Lavora? Com'è la sua vita? Cosa ne sa?
Ci può dire qualcosa in più sulla famiglia e su eventuali difficoltà pregresse?
Perdoni le molte domande, ma sono utili per poterle dare una risposta maggiormente compiuta, pur nei limiti di un consulto on line.
non fa accenno alla madre di suo figlio, come mai?
In precedenza come erano i vostri rapporti e quelli familiari?
Da quanto tempo la situazione è in questo modo?
Lei come replica?
Cosa fa suo figlio? Studia? Lavora? Com'è la sua vita? Cosa ne sa?
Ci può dire qualcosa in più sulla famiglia e su eventuali difficoltà pregresse?
Perdoni le molte domande, ma sono utili per poterle dare una risposta maggiormente compiuta, pur nei limiti di un consulto on line.
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Utente,
da quanto tempo Suo figlio si comporta così con Lei?
Si comporta così solo con Lei? Solo a casa?
Ha un gruppo di amici?
Con altre persone Le pare diverso?
da quanto tempo Suo figlio si comporta così con Lei?
Si comporta così solo con Lei? Solo a casa?
Ha un gruppo di amici?
Con altre persone Le pare diverso?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile Utente,
suo figlio è stato cercato e desiderato o è "capitato" per caso/per sbaglio?
Come mai Lei prova questo senso di colpa?
A cosa si riferisce, se è lecito sapere, quando scrive che questa situazione è frutto dei suoi errori?
Saluti.
suo figlio è stato cercato e desiderato o è "capitato" per caso/per sbaglio?
Come mai Lei prova questo senso di colpa?
A cosa si riferisce, se è lecito sapere, quando scrive che questa situazione è frutto dei suoi errori?
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#4]
Ex utente
Ringrazio per le velocissime risposte, non me l'aspettavo perchè quando ho inserito la richiesta ho letto che la risposta arriverà in dieci giorni.
Ad alcune vostre domande non è facile rispondere, ma vedrò di farlo.
Per la dr.ssa Rinella: non ho citato la madre per non perdermi in un'altra questione importante, diciamo che lei lo asseconda in tutto, per lei è tutto normale, sono esagerato.
Durante la sua crescita i rapporti erano buoni, a volte lamentava che ero troppo esigente per lo studio, (se non lo facevo passava i pomeriggi con giochi e film), ma non erano causa di eccessivi malumori. I rapporti famigliari erano abbastanza buoni per mio senso di responsabilità, perchè io e la madre non siamo mai stati una vera coppia.
La situazione è in questo modo più o meno da quando è diventato maggiorenne, ma non in maniera costante, per esempio l'estate è trascorsa in buona armonia. Negli ultimi mesi io non stò affatto bene e mi sento emotivamente più vulnerabile e meno tollerante, ma spesso mi freno nel manifestarlo a lui perchè mi sento stanco e mi tengo tutto dentro, o al limite, talvolta, lo esterno a sua madre che però sistematicamente mi da contro. Quando mi sento un pò meglio cerco di fargli presente che la vita famigliare comporta delle semplici regole di rispetto (telefonare se si ritarda, non comunicare che non si viene a cena quando la madre ha già preparato tutto, quando si rincasa la notte non fare casino con porte, luci, ecc...), cose di questo tipo.
Sta ancora studiando (fa la quinta) e quest'anno non gli dico più nulla, è grande, non ha più bisogno di me. La sua vita? Ha una ragazza, amicizie, va in palestra, ha buoni valori, è una persona seria, ma non vedo ambizioni.
Dr.ssa Pileci: in parte ho già risposto sopra, aggiungo che il comportamento riguarda la famiglia, non vedo distinzione tra i genitori. Con gli altri sì, lo vedo migliore. Evidentemente ha le palle piene di noi.
Dr.ssa Scalco: la sua domanda aprirebbe un capitolo a se. Sintetizzo così: il desiderio di paternità era per me elevato, ma non con lei.
Quando parlo di "colpa" mi riferisco al fatto che immagino potrei provarla andandomene via, non per gli errori passati che se sono stati fatti, sono stati fatti in buona fede. Io so di aver cercato di fare complessivamente del mio meglio, nei limiti delle mie possibilità, con le mie debolezze.
Quando dico che la situazione è frutto di miei errori, non mi riferisco a qualcosa di grosso, ma semplicemente che credo nella "causa-effetto", e che quindi se oggi devo pagare questa situazione non sarà certo colpa sua. Credo che nessun albero possa lamentarsi con il frutto se non è buono.
Ma io ora sono stanco, non mi sento l'energia, le forze. Se sapessi come fare forse continuerei a mettere il suo interesse davanti al mio, ma mi pare di essere fuori dal tempo massimo. Sento che se ora non provo a dare una svolta alla mia vita, quello che succederà sarà che si tirerà avanti sempre peggio finchè lui non se ne andrà e a quel punto, ancora più stanco e solo, se andrà per la sua strada anche la madre. E' una situazione che non voglio neanche immaginare.
Quindi devo in qualche modo superare il conflitto interiore tra la speranza di una svolta e il senso di responsabilità. Magari recuperando o trovando risorse che non ho.
Ad alcune vostre domande non è facile rispondere, ma vedrò di farlo.
Per la dr.ssa Rinella: non ho citato la madre per non perdermi in un'altra questione importante, diciamo che lei lo asseconda in tutto, per lei è tutto normale, sono esagerato.
Durante la sua crescita i rapporti erano buoni, a volte lamentava che ero troppo esigente per lo studio, (se non lo facevo passava i pomeriggi con giochi e film), ma non erano causa di eccessivi malumori. I rapporti famigliari erano abbastanza buoni per mio senso di responsabilità, perchè io e la madre non siamo mai stati una vera coppia.
La situazione è in questo modo più o meno da quando è diventato maggiorenne, ma non in maniera costante, per esempio l'estate è trascorsa in buona armonia. Negli ultimi mesi io non stò affatto bene e mi sento emotivamente più vulnerabile e meno tollerante, ma spesso mi freno nel manifestarlo a lui perchè mi sento stanco e mi tengo tutto dentro, o al limite, talvolta, lo esterno a sua madre che però sistematicamente mi da contro. Quando mi sento un pò meglio cerco di fargli presente che la vita famigliare comporta delle semplici regole di rispetto (telefonare se si ritarda, non comunicare che non si viene a cena quando la madre ha già preparato tutto, quando si rincasa la notte non fare casino con porte, luci, ecc...), cose di questo tipo.
Sta ancora studiando (fa la quinta) e quest'anno non gli dico più nulla, è grande, non ha più bisogno di me. La sua vita? Ha una ragazza, amicizie, va in palestra, ha buoni valori, è una persona seria, ma non vedo ambizioni.
Dr.ssa Pileci: in parte ho già risposto sopra, aggiungo che il comportamento riguarda la famiglia, non vedo distinzione tra i genitori. Con gli altri sì, lo vedo migliore. Evidentemente ha le palle piene di noi.
Dr.ssa Scalco: la sua domanda aprirebbe un capitolo a se. Sintetizzo così: il desiderio di paternità era per me elevato, ma non con lei.
Quando parlo di "colpa" mi riferisco al fatto che immagino potrei provarla andandomene via, non per gli errori passati che se sono stati fatti, sono stati fatti in buona fede. Io so di aver cercato di fare complessivamente del mio meglio, nei limiti delle mie possibilità, con le mie debolezze.
Quando dico che la situazione è frutto di miei errori, non mi riferisco a qualcosa di grosso, ma semplicemente che credo nella "causa-effetto", e che quindi se oggi devo pagare questa situazione non sarà certo colpa sua. Credo che nessun albero possa lamentarsi con il frutto se non è buono.
Ma io ora sono stanco, non mi sento l'energia, le forze. Se sapessi come fare forse continuerei a mettere il suo interesse davanti al mio, ma mi pare di essere fuori dal tempo massimo. Sento che se ora non provo a dare una svolta alla mia vita, quello che succederà sarà che si tirerà avanti sempre peggio finchè lui non se ne andrà e a quel punto, ancora più stanco e solo, se andrà per la sua strada anche la madre. E' una situazione che non voglio neanche immaginare.
Quindi devo in qualche modo superare il conflitto interiore tra la speranza di una svolta e il senso di responsabilità. Magari recuperando o trovando risorse che non ho.
[#5]
E per recuperare o trovare risorse che attualmente le pare di non possedere, così come per comprendere quale sia la svolta da dare alla sua/vostra esistenza, ha preso in considerazione l'idea di rivolgersi ad uno psicologo della sua zona?
Non si tratta necessariamente di effettuare un percorso lungo, ma potrebbero essere sufficienti alcune sedute per ritrovare una direzione che ora sembra perduta.
Cordialmente,
Non si tratta necessariamente di effettuare un percorso lungo, ma potrebbero essere sufficienti alcune sedute per ritrovare una direzione che ora sembra perduta.
Cordialmente,
[#6]
Gentile Utente,
dalle sue parole traspare amarezza per una vita coniugale a quanto sembrerebbe poco soddisfacente, una famiglia forse tenuta insieme per senso di responsabilità, come lei dice.
Immaginare l'approssimarsi del momento in cui suo figlio se ne andrà di casa, unitamente alle difficoltà di cui si lamenta, fa probabilmente venire meno il senso che finora ha avuto il suo ruolo in famiglia.
Tuttavia il rispetto delle civili regole di convivenza è ancora importante, la differenza è che data l'età del ragazzo andrebbero condivise e rinegoziate con lui, piuttosto che imposte tout cout. E in questo occorrerebbe essere d'accordo tra genitori.
<e quest'anno non gli dico più nulla, è grande, non ha più bisogno di me.>
Vede, mentre i figli crescono, muta il rapporto con loro, si fa diverso, via via più maturo, ma non per questo si diventa inutili come genitori. Si diventa genitori di figli adulti, con le relative e necessarie modulazioni che questo comporta.
<Ha una ragazza, amicizie, va in palestra, ha buoni valori, è una persona seria, ma non vedo ambizioni.>
Quali aspettative ha su di lui? Cosa si attenderebbe?
Come ha suggerito la Collega, incontrare direttamente uno psicologo, le sarebbe utile per fare chiarezza in sé, ritrovare risorse e miglior benessere, poter riflettere e affrontare in modo efficace e con maggiore serenità ciò che non va e i relativi cambiamenti.
Se desidera informazioni o aggiornarci restiamo in ascolto.
Cari auguri
dalle sue parole traspare amarezza per una vita coniugale a quanto sembrerebbe poco soddisfacente, una famiglia forse tenuta insieme per senso di responsabilità, come lei dice.
Immaginare l'approssimarsi del momento in cui suo figlio se ne andrà di casa, unitamente alle difficoltà di cui si lamenta, fa probabilmente venire meno il senso che finora ha avuto il suo ruolo in famiglia.
Tuttavia il rispetto delle civili regole di convivenza è ancora importante, la differenza è che data l'età del ragazzo andrebbero condivise e rinegoziate con lui, piuttosto che imposte tout cout. E in questo occorrerebbe essere d'accordo tra genitori.
<e quest'anno non gli dico più nulla, è grande, non ha più bisogno di me.>
Vede, mentre i figli crescono, muta il rapporto con loro, si fa diverso, via via più maturo, ma non per questo si diventa inutili come genitori. Si diventa genitori di figli adulti, con le relative e necessarie modulazioni che questo comporta.
<Ha una ragazza, amicizie, va in palestra, ha buoni valori, è una persona seria, ma non vedo ambizioni.>
Quali aspettative ha su di lui? Cosa si attenderebbe?
Come ha suggerito la Collega, incontrare direttamente uno psicologo, le sarebbe utile per fare chiarezza in sé, ritrovare risorse e miglior benessere, poter riflettere e affrontare in modo efficace e con maggiore serenità ciò che non va e i relativi cambiamenti.
Se desidera informazioni o aggiornarci restiamo in ascolto.
Cari auguri
[#7]
Ex utente
Gentile Dr.ssa Rinella, riflettendo sulla Sua analisi, penso di aver attribuito al disagio che Vi ho proposto, un malessere che ha radici forse diverse, da individuare più nella realzione di coppia, mi pare che sia questo tipo di futuro che mi inquieta. Quando ho pensato all'eventualità di rivolgermi ad uno psicologo, come da Voi proposto, ho sentito un rifiuto all'ipotesi di lavorare su una ristrutturazione del rapporto di coppia. Non ho altre relazioni, ne sentimenti verso altre donne, ne desiderio per una vita sessuale, so solo che continuare così è una sofferenza. Stare da soli è così dura?
Colgo l'occasione per farvi i migliori auguri per il nuovo anno.
Colgo l'occasione per farvi i migliori auguri per il nuovo anno.
[#8]
<un malessere che ha radici forse diverse, da individuare più nella realzione di coppia, mi pare che sia questo tipo di futuro che mi inquieta.>
In effetti quando i figli se ne vanno di casa, gli equilibri stabiliti fino a quel momento mutano, la coppia si trova nuovamente sola, i partner a cercare di trovare un nuovo possibile equilibrio (gli esiti possono essere i più diversi). Comprendo come si possa sentire, secondo quanto traspare sul suo rapporto di coppia.
<o sentito un rifiuto all'ipotesi di lavorare su una ristrutturazione del rapporto di coppia.>
E' incontrando direttamente uno psicologo che potrà fare chiarezza e comprendere appieno quali siano i suoi reali bisogni, come apportare quella "svolta" di cui parla e nel modo più confacente al suo benessere.
Cari auguri di buon anno anche a lei
[#9]
Ex utente
Vi ringrazio, penso che mi deciderò a consultare uno pscicologo come da voi consigliato. C'è qualche suggerimento che potete darmi sulla scelta per questo tipo di problema? La dottoressa Scalco ipotizzava un breve percorso di poche sedute e questo mi andrebbe bene. Questo vorrebbe dire un aiuto psicologico, non la necessità di una pscicoterapia, vero? Poi un'altra cosa, vorrei che l'aiuto venisse considerato come individiuale non come sostegno alla famiglia, va chiarito questo, vero?
[#10]
<<Questo vorrebbe dire un aiuto psicologico, non la necessità di una pscicoterapia, vero?>>
Ciò verrà stabilito e concordato insieme a chi la vedrà di persona.
In ogni caso, anche se le indicazioni dovessero essere di una psicoterapia, Lei può autonomamente decidere che per il momento ciò su cui vuole focalizzarsi è la "soluzione" di questo specifico problema, rimandando eventualmente ad un altro momento il lavoro psicoterapeutico più ampio.
Oppure, potrebbe Lei stesso sentire l'esigenza di qualcosa di più approfondito e a più largo spettro.
In ogni caso, se Lei cerca un supporto individuale, così sarà.
Buon anno nuovo.
Ciò verrà stabilito e concordato insieme a chi la vedrà di persona.
In ogni caso, anche se le indicazioni dovessero essere di una psicoterapia, Lei può autonomamente decidere che per il momento ciò su cui vuole focalizzarsi è la "soluzione" di questo specifico problema, rimandando eventualmente ad un altro momento il lavoro psicoterapeutico più ampio.
Oppure, potrebbe Lei stesso sentire l'esigenza di qualcosa di più approfondito e a più largo spettro.
In ogni caso, se Lei cerca un supporto individuale, così sarà.
Buon anno nuovo.
[#11]
Gentile Utente,
concordando con la Collega, le segnalo questa lettura attraverso la quale può comunque farsi un'idea sui vari orientamenti teorici che possono aiutarla nella scelta dello specialista
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
concordando con la Collega, le segnalo questa lettura attraverso la quale può comunque farsi un'idea sui vari orientamenti teorici che possono aiutarla nella scelta dello specialista
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 2.3k visite dal 29/12/2012.
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