Come comportarsi dopo ricovero ospedaliero. urgente

Salve gentilissimi dottori,
Il mio ragazzo è stato ricoverato in ospedale ( rianimazione) per una brutta polmonite atipica. Durante gli esami è emerso che ha il cuore grande il doppio del normale e molto affaticato. Lui fa palestra ad alti livelli( sollevamento pesi) e ha assunto steroidi e anabolizzanti. Ha fatto anche molti sacrifici ma non potrà piu farlo... Come devo comportarmi per darglielo capire!? Lui per la palestra ha devvero un ossessione che l ha portato al ricovero forzato ospedaliero. Sarà una cosa molto lunga ma quello che preoccupa rè il dopo... Devo giá dirgli qualche cosa? Per esempio per farvi capire la sua fissa vi accenno un fatto: quando l' hanno ricoverato i dottori, dopo avergli detto che l hanno preso al pelo perche sarebbe morto di infarto ha detto: dopo tornate e mi portate le mie barrette energetiche e gli integratori?
Aspetto risposta con ansia, intanto vi ringrazio!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

è importante che siano prima di tutto i medici a parlare chiaro al suo ragazzo e a fargli capire qual è la situazione.
Quando ha chiesto che gli portassero le sue barrette cosa gli hanno risposto?

Probabilmente non vuole credere che la sua passione per la palestra rappresenti un rischio così grave, ma informandolo nel dettaglio potrà ricredersi.

Se non lo facesse potrebbe significare che ha sviluppato una dipendenza per l'attività fisica in palestra (e/o per le sostanze che assume), evenienza tutt'altro che rara e che porta alla necessità di allenarsi di continuo, senza sosta, in maniera compulsiva e non per una libera scelta.

In questo momento lascerei che siano i medici a parlargli e commenterei con lui quanto gli diranno senza prenderlo eccesivamente di petto, per evitare che reagisca difensivamente invece di considerare seriamente quanto gli sta succedendo.

Visto che il ricovero non sarà breve, se rifiutasse l'idea di interrompere gli allenamenti una volta guarito potrete chiedere che sia visitato anche da uno psichiatra, per valutare la possibile dipendenza dall'allenamento e/o dalle sostanze assunte per aumentare la massa muscolare.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6
Cara utente,

anche io sono del parere che in questo momento debbano essere i medici a fare capire al suo ragazzo il rischio che corre se dovesse continuare con questo stile di vita.
Successivamente ne potrete parlare anche tra voi, ma solo quando lui avrà accettato la realtà. Potrebbe passare un pò di tempo. Lei si offra come supporto per ora, come compagna e amica con cui affrontare la situazione in modo non giudicante.
Quando e se avrà chiaro il concetto potrebbe consigliare di fare un colloquio psicologico per affrontare la sua dipendenza o mancanza. Si, sentirà sicuramente la mancanza dato che la maggior parte delle sue giornate si basano su tali attività.

In bocca al lupo

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#3]
Utente
Utente
grazie a tutti della risposta... ha il morale a rerra dato che gli hanno detto che il suo cupee sta andando a un 20%... come fare ora?
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

in genere gli psicologi sono presenti negli ospedali e, su richiesta del medico, è possibile avere una consulenza già in ospedale.
Anche perchè le informazioni sul proprio stato di salute in genere non sono sufficienti a modificare l'atteggiamento di una persona verso qualcosa.
Probabilmente il tuo ragazzo sapeva e sa benissimo che certe sostanze sono nocive per l'organismo o che possono portare dipendenza, ma ciononostante ha scelto di farne ugualmente uso.
E' esattamente come il vizio del fumo: tutti sanno che il fumo uccide, c'è anche scritto su ogni pacchetto di sigarette e l'OMS investe moltissimi soldi ed energie in campagne di questo tipo. Però l'idea di incollare etichette con scritte o immagini terrificanti sul pacchetto di sigarette non ha sortito alcun effetto, semplicemente perchè il fumatore convinto farà facilmente un operazione mentale semplice che gli permetterà di continuare a fumare senza porsi più grossi problemi (ad es. dicendosi "Ma tanto fuma anche il mio medico", oppure "Ma conosco persone che han sempre fumato e hanno 90 anni e sono in piena salute!").

Nel caso del tuo ragazzo quindi è altrettanto plausibile che ci sia un meccanismo di questo tipo (detto dissonanza cognitiva).

Non solo. Esistono ricerche nell'ambito della psicologia della salute che indicano il concorso di fattori di natura cognitiva e comportamentale nel condizionare l'osservanza delle prescrizioni farmacologiche e lo stile di risposta alla malattia, a loro volta determinanti per il mantenimento e/o aggrravamento della malattia (detta psychomaintenance). Alcuni pz con tali patologie possono anche dimostrare una certa disattenzione per i propri sintomi, con risultati molto negativi per la gestione della malattia sia a lungo che a breve termine.
Le reazioni di negazione, invece, come sembrerebbe essere questo caso, figurano tra i fattori in grado di compromettere l'aderenza del pz alle prescrizioni del medico, fino a rendere inefficace la prevenzione...

Esistono comunque programmi riabilitativi che tengono conto degli aspetti psicologici (sulla parte medica ovviamente non posso pronunciarmi) e che hanno l'obiettivo di promuovere l'acquisizione di abilità cognitive e di coping che rendano il pz il più possibile autonomo o collaborativo nella gestione della malattia.

In genere si tratta di programmi psicoeducazionali con queste componenti:

- offerta di informazioni sulla malattia e sui farmaci impiegati
- allenamento per la respirazione
- adattamento posturale
- rilassamento e riduzione dello stress
- terapia di gruppo per la riduzione dell'ansia e della paura che accompagna la malattia
- rinforzo di atteggiamenti e abitudini salutari

Questi programmi sembrano in genere favorire un migliore adattamento alla malattia e una migliore autoefficacia nella gestione della ripresa.

Tuttavia credo che sul piano cognitivo il tuo ragazzo voglia percepirsi in grado di esercitare un controllo sui propri sintomi e sulla malattia. Se fatto in maniera sensata, questo può essere un vantaggio e trasformarsi in un aumento di autoefficacia.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
salve dottori penso giunti a questo punto che il consulto psicologico lo devo avere io dopo la notizia che è appeso a un filo e che stanno prendendo in considerazione il trapianto di cuore
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Utente
Utente
salve dottori penso giunti a questo punto che il consulto psicologico lo devo avere io dopo la notizia che è appeso a un filo e che stanno prendendo in considerazione il trapianto di cuore
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