Autostima quasi assente e problemi connessi
Buonasera a tutti, vorrei sapere come trattare con una persona a me molto cara, ma purtroppo quasi totalmente priva di autostima e in una situazione di forte stress.
Frequentando lo stesso gruppo di amici, ho avuto modo di conoscere questo ragazzo meraviglioso, T, che non solo mi ha sempre attratto fisicamente, ma soprattutto si è rivelato molto intelligente, colto, divertente. Parlava poco, ma pensavo fosse perché aveva altre cose per la testa.. ha l'abitudine di parlare solo con un altro ragazzo, G, di cui vi parlerò dopo. Ci mettiamo insieme, stiamo benissimo, lui inizia a scrivere canzoni per me, impara a cucinare, non fa che dire a tutti quanto è felice con me e quanto lo abbia “risvegliato dal suo torpore”, cosa che non capivo. Poi gli viene diagnosticata la necessità di un trapianto, boccia l'esame più duro del corso e i suoi iniziano a dargli addosso. Lui diventa una bambola di pezza, depresso, non sente più gli amici, non vuole più uscire, mi imponeva di vedersi ogni giorno così da aiutarlo a studiare. Dopo poco meraviglia tutti dicendo che voleva stare solo. Dopo pochi giorni nei quali era comportato con me come se mi stesse corteggiando mi dice che si rende benissimo conto che solo amici è troppo poco per noi, ma che io gli metto ansia perché lui si sente inferiore a me. Ci ho pensato, spesso diceva “come fa una ragazza come te a stare con uno come me” biasimandosi; ogni volta che gli facevo un complimento mostrava forte imbarazzo e disagio, diceva di non meritarselo. Arrivò a dire che lo stavo illudendo e prendendo in giro perché gli facevo troppi complimenti e che lui non si meritava affatto. I suoi gli fan complimenti quando lui non c'è e quando c'è hanno solo critiche, sente dal padre mancanza di comprensione. Ciò non fa l'autostima e quando, come tutti, T è stato preso in giro a scuola, invece che reagire e crescere si è isolato reagendo con tristezza profonda e a volte con di rabbia. Ora ha ricominciato a chiudersi in camera sua uscendo solo per mangiare, non sente più nessuno. Non dice come sta ai suoi amici perché mi disse che pensava di disturbarli. Parla sono con G, convinto come T di valere 0. Ho detto a G che non potevano più affogare in questo limbo del non agire e che se non imparavano a conoscere e ad apprezzare se stessi non avrebbero mai trovato negli altri la felicità e l'amore che volevano. A ciò è seguito uno sfogo lunghissimo e disperato di G, che non ama se stesso, si sente soffocare in quest'infelicità ma che non riusciva a parlarne pur volendone disperatamente uscire. Per questo stesso motivo rimprovera T per avermi lasciato, perché “lui poteva uscirne, aveva la serenità e l'ha buttata via pensando di non meritarla”: una sorta di punizione verso se stesso. Mi ha chiesto aiuto e supporto e ora parla, ride, scherza, ha raddrizzato la schiena che prima teneva curva in avanti. Si sente meglio e insiste che vuole aiutare T a uscirne. Che posso fare? G aiuta T anche solo col suo esempio? Deve parlarci?
Grazie infinite
Frequentando lo stesso gruppo di amici, ho avuto modo di conoscere questo ragazzo meraviglioso, T, che non solo mi ha sempre attratto fisicamente, ma soprattutto si è rivelato molto intelligente, colto, divertente. Parlava poco, ma pensavo fosse perché aveva altre cose per la testa.. ha l'abitudine di parlare solo con un altro ragazzo, G, di cui vi parlerò dopo. Ci mettiamo insieme, stiamo benissimo, lui inizia a scrivere canzoni per me, impara a cucinare, non fa che dire a tutti quanto è felice con me e quanto lo abbia “risvegliato dal suo torpore”, cosa che non capivo. Poi gli viene diagnosticata la necessità di un trapianto, boccia l'esame più duro del corso e i suoi iniziano a dargli addosso. Lui diventa una bambola di pezza, depresso, non sente più gli amici, non vuole più uscire, mi imponeva di vedersi ogni giorno così da aiutarlo a studiare. Dopo poco meraviglia tutti dicendo che voleva stare solo. Dopo pochi giorni nei quali era comportato con me come se mi stesse corteggiando mi dice che si rende benissimo conto che solo amici è troppo poco per noi, ma che io gli metto ansia perché lui si sente inferiore a me. Ci ho pensato, spesso diceva “come fa una ragazza come te a stare con uno come me” biasimandosi; ogni volta che gli facevo un complimento mostrava forte imbarazzo e disagio, diceva di non meritarselo. Arrivò a dire che lo stavo illudendo e prendendo in giro perché gli facevo troppi complimenti e che lui non si meritava affatto. I suoi gli fan complimenti quando lui non c'è e quando c'è hanno solo critiche, sente dal padre mancanza di comprensione. Ciò non fa l'autostima e quando, come tutti, T è stato preso in giro a scuola, invece che reagire e crescere si è isolato reagendo con tristezza profonda e a volte con di rabbia. Ora ha ricominciato a chiudersi in camera sua uscendo solo per mangiare, non sente più nessuno. Non dice come sta ai suoi amici perché mi disse che pensava di disturbarli. Parla sono con G, convinto come T di valere 0. Ho detto a G che non potevano più affogare in questo limbo del non agire e che se non imparavano a conoscere e ad apprezzare se stessi non avrebbero mai trovato negli altri la felicità e l'amore che volevano. A ciò è seguito uno sfogo lunghissimo e disperato di G, che non ama se stesso, si sente soffocare in quest'infelicità ma che non riusciva a parlarne pur volendone disperatamente uscire. Per questo stesso motivo rimprovera T per avermi lasciato, perché “lui poteva uscirne, aveva la serenità e l'ha buttata via pensando di non meritarla”: una sorta di punizione verso se stesso. Mi ha chiesto aiuto e supporto e ora parla, ride, scherza, ha raddrizzato la schiena che prima teneva curva in avanti. Si sente meglio e insiste che vuole aiutare T a uscirne. Che posso fare? G aiuta T anche solo col suo esempio? Deve parlarci?
Grazie infinite
[#1]
Devo purtroppo darle la risposta che do di solito alle richieste simili alla sua, anche se potrà risultarle sgradevole: non si può diventare psicologi attraverso i consigli. E non è ironia, perché da ciò che racconta sembra che entrambi questi ragazzi abbiano qualche problema che forse renderebbe necessario parlarne con uno psicologo. Perciò questo è il consiglio migliore che possiamo darle, e che lei può dare a loro. Forse più a T che a G.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Non ho mai preteso di diventare psicologa e pertanto non trovo sgradevole questa risposta.. avevo già in mente di dare questo consiglio, volevo solo sapere se anche io posso fare qualcosa di positivo e se la positività acquisita da G potesse in qualche modo "spronare" anche T ad affrontare i suoi problemi oppure è solo una cosa che mi immagino io..
Grazie mille per l'attenzione, ma ci tengo ad aver più chiara la situazione
Grazie mille per l'attenzione, ma ci tengo ad aver più chiara la situazione
[#3]
Gentile ragazza,
è difficile dire da qui che cosa può fare Lei, semplicemente perchè non conosciamo la situazione e poi perchè ci sono altre questioni altrettanto importanti.
Quando una persona come T ha una bassa autostima ed è cresciuta in un clima freddo e distaccato in cui non ha potuto fare esperienza del proprio valore personale (viene lodato se assente e bastonato se presente), l'immagine che potrà crearsi di se stesso è quella di valere poco, di non meritare attenzioni, lodi, complimenti, e di non essere neppure nella condizione di ricevere aiuto e sicurezza/protezione qualora incontrasse dei bulli in giro. Quindi è meglio isolarsi per evitare determinate situazioni, piuttosto che fare la cosa più logica che chiunque avrebbe fatto: chiedere aiuto alle persone che -per esperienza- so che possono aiutarmi e proteggermi, in maniera tale da acquisire fiducia in me stessa e sicurezza.
Questa esperienza, con buona probabilità, è mancata a T.
E quando si fanno queste esperienze, anche se negative, il tutto viene registrato e memorizzato. Quindi T ha una memoria della propria padronanza, delle proprie capacità, del proprio valore personale, della propria amabilità,....
Che cosa accade allora nella relazione con Lei?
Queste memorie riemergono drammaticamente: ecco che T proverà a fidarsi di Lei, ma con quella paura e incertezza (che non dipende assolutamente da Lei, sia chiaro) di essere tradito e abbandonato. Oppure col timore che non sia un affetto vero nè sincero.
Se non ho capito male la rottura con Lei avviene proprio nel momento di forte stress in cui T ha necessità di un trapianto, dico bene?
Tutti noi, in situazioni di vulnerabilità, come può essere una malattia o un evento stressante della vita, cerchiamo vicinanza protettiva per poter superare meglio e gestire lo stress.
Chi ha avuto esperienze di quel tipo e ha elaborato in quella maniera la situazione, molto spesso preferisce isolarsi e "far fuori" rabbia, paura, dispiacere in modo isolato e senza permettere all'altro di avvicinarsi per farsi consolare.
Questa è un'indicazione di cui Lei potrebbe tener conto, se desidera stare vicino a T. Certamente non risolve il disagio di T, ma serve solo per saper utilizzare le distanze in maniera molto saggia.
Per quanto riguarda la positività acquisita da G dipende...
Non conoscendo T, potrebbe sortire qualunque effetto. anche effetti negativi: e se T fosse invidioso della "rinascita" di G?
E' anche vero che potreste provare a coinvolgere T e a rafforzare tutti gli aspetti positivi della sua presenza, con complimenti sinceri, genuini e autentici.
Per esempio, dimostrando che il parere di T vi interessa.
Oppure sottolineando che il contraddittorio è ben accetto.
Rassicurandolo sulla COSTANZA del vostro sostegno (v. spiegazione sopra sull'abbandono!).
Incitarlo con garbo e delicatezza a confidarsi.
Proporre obiettivi di difficoltà progressive.
Da NON fare:
ironizzare sulle intenzioni.
lasciare che si sacrifichi.
aspettarsi gratitudine o riconoscimenti.
Per cui, accanto al suggerimento di cercare un aiuto specialistico con uno psicologo psicoterapeuta, sicuramente la rete sociale diventa una parte molto importante per aiutare T.
Ci faccia sapere.
Un cordiale saluto,
è difficile dire da qui che cosa può fare Lei, semplicemente perchè non conosciamo la situazione e poi perchè ci sono altre questioni altrettanto importanti.
Quando una persona come T ha una bassa autostima ed è cresciuta in un clima freddo e distaccato in cui non ha potuto fare esperienza del proprio valore personale (viene lodato se assente e bastonato se presente), l'immagine che potrà crearsi di se stesso è quella di valere poco, di non meritare attenzioni, lodi, complimenti, e di non essere neppure nella condizione di ricevere aiuto e sicurezza/protezione qualora incontrasse dei bulli in giro. Quindi è meglio isolarsi per evitare determinate situazioni, piuttosto che fare la cosa più logica che chiunque avrebbe fatto: chiedere aiuto alle persone che -per esperienza- so che possono aiutarmi e proteggermi, in maniera tale da acquisire fiducia in me stessa e sicurezza.
Questa esperienza, con buona probabilità, è mancata a T.
E quando si fanno queste esperienze, anche se negative, il tutto viene registrato e memorizzato. Quindi T ha una memoria della propria padronanza, delle proprie capacità, del proprio valore personale, della propria amabilità,....
Che cosa accade allora nella relazione con Lei?
Queste memorie riemergono drammaticamente: ecco che T proverà a fidarsi di Lei, ma con quella paura e incertezza (che non dipende assolutamente da Lei, sia chiaro) di essere tradito e abbandonato. Oppure col timore che non sia un affetto vero nè sincero.
Se non ho capito male la rottura con Lei avviene proprio nel momento di forte stress in cui T ha necessità di un trapianto, dico bene?
Tutti noi, in situazioni di vulnerabilità, come può essere una malattia o un evento stressante della vita, cerchiamo vicinanza protettiva per poter superare meglio e gestire lo stress.
Chi ha avuto esperienze di quel tipo e ha elaborato in quella maniera la situazione, molto spesso preferisce isolarsi e "far fuori" rabbia, paura, dispiacere in modo isolato e senza permettere all'altro di avvicinarsi per farsi consolare.
Questa è un'indicazione di cui Lei potrebbe tener conto, se desidera stare vicino a T. Certamente non risolve il disagio di T, ma serve solo per saper utilizzare le distanze in maniera molto saggia.
Per quanto riguarda la positività acquisita da G dipende...
Non conoscendo T, potrebbe sortire qualunque effetto. anche effetti negativi: e se T fosse invidioso della "rinascita" di G?
E' anche vero che potreste provare a coinvolgere T e a rafforzare tutti gli aspetti positivi della sua presenza, con complimenti sinceri, genuini e autentici.
Per esempio, dimostrando che il parere di T vi interessa.
Oppure sottolineando che il contraddittorio è ben accetto.
Rassicurandolo sulla COSTANZA del vostro sostegno (v. spiegazione sopra sull'abbandono!).
Incitarlo con garbo e delicatezza a confidarsi.
Proporre obiettivi di difficoltà progressive.
Da NON fare:
ironizzare sulle intenzioni.
lasciare che si sacrifichi.
aspettarsi gratitudine o riconoscimenti.
Per cui, accanto al suggerimento di cercare un aiuto specialistico con uno psicologo psicoterapeuta, sicuramente la rete sociale diventa una parte molto importante per aiutare T.
Ci faccia sapere.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.4k visite dal 23/12/2012.
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