Ho il terrore delle relazioni.
Ho 20 anni e non sono mai uscita con un ragazzo. Ricordo ancora adesso il primo "uomo" che mi chiese di diventare la sua ragazza, avevo 8 anni e lui era il mio compagno di banco (e lui mi piaceva da tempo): tornata a casa fui presa dal panico più totale, piansi tutto il giorno, nausea, stomaco chiuso, fino a che il giorno dopo a scuola gli dissi in malo modo di lasciarmi in pace, così tornai felice. Nulla è cambiato a distanza di tutti questi anni: alterno periodi di ansia totale quando un ragazzo vuole conoscermi meglio, a momenti di pace quando riesco a sbarazzarmene e ritrovarmi in casa senza nulla di cui preoccuparmi. La cosa che mi inquieta più di tutto è che quando un ragazzo mi incuriosisce faccio di tutto per attirare la sua attenzione, quando però lui si decide a farsi avanti io entro nel panico e non voglio vederlo nemmeno in fotografia e trovo sempre la scusa "Bhe probabilmente non mi piace veramente", ma ormai non ci credo nemmeno più io. Dagli 11 ai 14 anni avevo persino paura di uscire per strada per paura di ricevere le attenzioni di qualcuno. Neanche a dirlo l'adolescenza è stata un inferno... alternavo periodi stabili in cui volevo uscire e divertirmi con gli amici e momenti in cui avrei voluto restare tutto il giorno nel letto sperando che il mondo scomparisse. Ora ho 20 anni, mio padre è morto da quasi 4, e non è cambiato nulla a parte che non ho più amici. Il desiderio di creare qualcosa di più con un ragazzo c'è, praticamente vivo la mia vita nella fantasia immaginandomi felice ed equilibrata senza più attacchi d'ansia a causa di un ragazzo che mi chiede di uscire. Non so come risolvere la situazione, so solo che voglio farlo al più presto, è la cosa che desidero di più al mondo. Mi ritrovo sempre sola nei miei pensieri, mi sono sempre sentita fuori dal mondo: tutte le donne con cui ho avuto a che fare desideravano un ragazzo con tutto il cuore e non volevano rimanere sole, io sono sempre stata l'opposto, non mi sono mai vista in una relazione... gli unici contatti che sono riuscita ad avere con dei ragazzi li ho avuti nell'adolescenza durante feste in cui ero ubriaca, è come se non riuscissi a perdere un po' il controllo di me e dell'abitudine di stare sola con me stessa. C'è un modo per risolvere la cosa da sola o dovrò decideri ad andare da uno psicologo? :( grazie in anticipo per le risposte.
[#1]
Gentile Utente,
Andare da uno psicologo, non e' una sconfitta o un fallimento personale, se si rompe un a gamba va dall' ortopedico?
Credo invece che uno psicologo, potrebbe aiutarla a sbloccarsi, a vivere le relazioni , sia con se stessa, che con gli altri, non sono in stato di ubriachezza.
Perdere il controllo, in maniera transitoria, non e' risolutivo, ma tenderà' a procrastinare nel tempo la risoluzione delle sue difficoltà'
,
Andare da uno psicologo, non e' una sconfitta o un fallimento personale, se si rompe un a gamba va dall' ortopedico?
Credo invece che uno psicologo, potrebbe aiutarla a sbloccarsi, a vivere le relazioni , sia con se stessa, che con gli altri, non sono in stato di ubriachezza.
Perdere il controllo, in maniera transitoria, non e' risolutivo, ma tenderà' a procrastinare nel tempo la risoluzione delle sue difficoltà'
,
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
"La cosa che mi inquieta più di tutto è che quando un ragazzo mi incuriosisce faccio di tutto per attirare la sua attenzione, quando però lui si decide a farsi avanti io entro nel panico..."
Gentile ragazza,
hai descritto molto bene le modalità di interazione con i ragazzi, ma vorrei domandarti che cosa temi possa accadere quando un ragazzo si fa avanti.
Temi un avvicinamento fisico?
Oppure temi di mostrarti vulnerabile? di perdere il controllo, ecc...?
Ad ogni modo tutte queste paure possono essere risolte soltanto affrontandole e superandole.
Io lascerei perdere l'esperienza degli otto anni: a quell'età si è bambini!
Il problema invece è come nel tempo tu hai attribuito significato alle relazioni intime, quali possono essere quelle con un ragazzo. Dici: "...alterno periodi di ansia totale quando un ragazzo vuole conoscermi meglio, a momenti di pace quando riesco a sbarazzarmene e ritrovarmi in casa senza nulla di cui preoccuparmi..."
Pensi ci sia qualcosa di te che sia brutto o che sia da nascondere? Se un ragazzo dovesse conoscerti meglio, che cosa saprebbe di te? E perchè questo ti crea ansia? Temi le distanze che si accorciano?
Sbarazzarti di un ragazzo che ti fa la corte fa sicuramente scendere il livello di ansia, ma non va bene, perchè si tratta di una condotta di evitamento che non farà altro che rafforzare le paure. E credo che tu abbia evitato per tanto tempo di affrontare le tue paure.
Saluti,
Gentile ragazza,
hai descritto molto bene le modalità di interazione con i ragazzi, ma vorrei domandarti che cosa temi possa accadere quando un ragazzo si fa avanti.
Temi un avvicinamento fisico?
Oppure temi di mostrarti vulnerabile? di perdere il controllo, ecc...?
Ad ogni modo tutte queste paure possono essere risolte soltanto affrontandole e superandole.
Io lascerei perdere l'esperienza degli otto anni: a quell'età si è bambini!
Il problema invece è come nel tempo tu hai attribuito significato alle relazioni intime, quali possono essere quelle con un ragazzo. Dici: "...alterno periodi di ansia totale quando un ragazzo vuole conoscermi meglio, a momenti di pace quando riesco a sbarazzarmene e ritrovarmi in casa senza nulla di cui preoccuparmi..."
Pensi ci sia qualcosa di te che sia brutto o che sia da nascondere? Se un ragazzo dovesse conoscerti meglio, che cosa saprebbe di te? E perchè questo ti crea ansia? Temi le distanze che si accorciano?
Sbarazzarti di un ragazzo che ti fa la corte fa sicuramente scendere il livello di ansia, ma non va bene, perchè si tratta di una condotta di evitamento che non farà altro che rafforzare le paure. E credo che tu abbia evitato per tanto tempo di affrontare le tue paure.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
L'avvicinamento fisico non mi fa paura, é solo l'interesse più profondo che mi fa paura: quello che spinge un ragazzo a volere una conoscenza più profonda di me per poi instaurare un rapporto che va al di là dell'amicizia.
La cosa che mi fa andare in panico è il dover creare un legame, il dovere qualcosa a qualcuno, non riesco a vedermi in una situazione del genere, forse mi sono fatta un'idea sbagliata delle relazioni e di come potrei viverle, ma ho paura di stufarmi subito e tenere le distanze è quello che mi fa sentire meglio, vorrei perdere il controllo, magari ci riuscissi. Le volte in cui mi sono avvicina di più ad un ragazzo sono state quelle in cui lui non mi ha fatto rendere conto della cosa... ma comunque prima o dopo il discorso della relazione si presentava e io fuggivo a gambe levate.
Sicuramente una cosa che negli ultimi anni ha, anche se minimamente, incrementato questa paura è sicuramente un'insicurezza a livello fisico (mi sto curando per irsutismo, anche se è un problema minimo, e poi mi sono dovuta operare di emorroidi, ho quindi delle cicatrici non molto carine e soprattutto non comuni su ragazze di 20 anni... l'intimità sicuramente non sarebbe così facile per me... tutto contribuisce a farmi sentire fuori dal mondo, sbagliata, fingere di sentirmi come le altre ragazze, di provare le stesse cose, di avere le stesse paure).
La cosa che mi fa andare in panico è il dover creare un legame, il dovere qualcosa a qualcuno, non riesco a vedermi in una situazione del genere, forse mi sono fatta un'idea sbagliata delle relazioni e di come potrei viverle, ma ho paura di stufarmi subito e tenere le distanze è quello che mi fa sentire meglio, vorrei perdere il controllo, magari ci riuscissi. Le volte in cui mi sono avvicina di più ad un ragazzo sono state quelle in cui lui non mi ha fatto rendere conto della cosa... ma comunque prima o dopo il discorso della relazione si presentava e io fuggivo a gambe levate.
Sicuramente una cosa che negli ultimi anni ha, anche se minimamente, incrementato questa paura è sicuramente un'insicurezza a livello fisico (mi sto curando per irsutismo, anche se è un problema minimo, e poi mi sono dovuta operare di emorroidi, ho quindi delle cicatrici non molto carine e soprattutto non comuni su ragazze di 20 anni... l'intimità sicuramente non sarebbe così facile per me... tutto contribuisce a farmi sentire fuori dal mondo, sbagliata, fingere di sentirmi come le altre ragazze, di provare le stesse cose, di avere le stesse paure).
[#4]
"...La cosa che mi fa andare in panico è il dover creare un legame, il dovere qualcosa a qualcuno, non riesco a vedermi in una situazione del genere..."
I legami possono, in parte, anche spaventare.
Ti spiego perchè. Se è vero che possiamo sperimentare legami che rassicurano, che proteggono, ecc... è anche vero che alcuni legami possono crearci qualche problema. I legami infatti ci tolgono un po' della nostra libertà e se una persona ha un problema o una criticità su questo versante, farà più fatica ad organizzarsi e a compromettere la propria libertà.
Ma possono creare problemi anche per chi fa fatica ad essere autentico e preferisce indossare maschere più... comode e socialmente adeguate (fingere di sentirsi come gli altri e di provare le stesse paure degli altri...)
Chiaramente il tema è non solo molto vasto, ma soprattutto sarebbe meglio per te che tu lo affrontassi direttamente e personalmente con uno psicologo per capirti meglio e soprattutto per capire come cambiare e vivere più serenamente le relazioni interpersonali.
Credi che potresti fare fatica a parlarne direttamente con uno psicologo di persona?
I legami possono, in parte, anche spaventare.
Ti spiego perchè. Se è vero che possiamo sperimentare legami che rassicurano, che proteggono, ecc... è anche vero che alcuni legami possono crearci qualche problema. I legami infatti ci tolgono un po' della nostra libertà e se una persona ha un problema o una criticità su questo versante, farà più fatica ad organizzarsi e a compromettere la propria libertà.
Ma possono creare problemi anche per chi fa fatica ad essere autentico e preferisce indossare maschere più... comode e socialmente adeguate (fingere di sentirsi come gli altri e di provare le stesse paure degli altri...)
Chiaramente il tema è non solo molto vasto, ma soprattutto sarebbe meglio per te che tu lo affrontassi direttamente e personalmente con uno psicologo per capirti meglio e soprattutto per capire come cambiare e vivere più serenamente le relazioni interpersonali.
Credi che potresti fare fatica a parlarne direttamente con uno psicologo di persona?
[#5]
Utente
Si bhe purtroppo sono anni che evito lo psicologo, perchè essendo molto chiusa non ho mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno... nemmeno con un'amica. Solo l'idea di entrare in uno studio incontrare una persona che non conosco e cominciare il discorso mi mette ansia... vorrei trovare la forza di farlo per risolvere la cosa una volta per tutte.
[#6]
Se tu cominciassi ad avere un'amica vera con cui poter parlare di te, scopriresti semplicemente che le paure che senti, possono essere comuni anche ad altre persone che, proprio grazie a questo, possono comprenderti.
E già questa consapevolezza non farebbe altro che normalizzare ciò che invece tu stai patologizzando col tuo atteggiamento.
Il problema non è avere paura nè avere paura delle relazioni o di alcune questioni che hanno a che vedere con le relazioni (es. intimità).
Il problema vero è non affrontare queste paure e credersi diversa dagli altri e pertanto inadeguata.
Lo psicologo può ulteriormente aiutarti a mettere ordine nella confusione che provi e a superare queste paure.
Se ci pensi, fin da quando siamo piccolissimi, impariamo a superare le paure, giudati dalla mamma (o da altra figura di accudimento). Secondo te è impossibile superare queste paure, comuni a molte persone?
E già questa consapevolezza non farebbe altro che normalizzare ciò che invece tu stai patologizzando col tuo atteggiamento.
Il problema non è avere paura nè avere paura delle relazioni o di alcune questioni che hanno a che vedere con le relazioni (es. intimità).
Il problema vero è non affrontare queste paure e credersi diversa dagli altri e pertanto inadeguata.
Lo psicologo può ulteriormente aiutarti a mettere ordine nella confusione che provi e a superare queste paure.
Se ci pensi, fin da quando siamo piccolissimi, impariamo a superare le paure, giudati dalla mamma (o da altra figura di accudimento). Secondo te è impossibile superare queste paure, comuni a molte persone?
[#7]
Utente
Credo che queste paure si possano superare, lo spero, lo dimostra il fatto che fino ad ora non sono andata a parlare con uno psicologo credendo di poterle superare da sola. Purtroppo ho patologizzato queste paure perchè non ho mai incontrato persone con il mio stesso problema, solo persone con il problema opposto, o persone che sceglievano di non avere una relazione ma comunque padrone delle loro azioni, non di certo bloccate da attacchi d'ansia. Ho provato a non vederla come una cosa per cui sentirsi inadeguata, ho provato ad ignorarla ma il risultato non è cambiato, gli anni sono passati e io la vedo sempre di più come un'ossessione da cui liberarmi e di cui non vedo un motivo di esistere. Si, direi che lo psicologo sia l'unica soluzione a questo punto, anche se solo parlare di questa cosa mi da fastidio.
[#8]
Pensaci con calma, ormai ritengo che -a conclusione di questo consulto- tu abbia tutti gli elementi per fare le tue valutazioni.
Qualora avessi delle perplessità in merito a una consulenza psicologica (es cosa aspettarsi, come funziona, quali risultati, ecc...), non esistare a contattarci nuovamente.
Invece, se scegli di rivolgerti a uno psicologo di persona e se ti fa piacere, puoi aggiornarci sulla situazione in futuro.
Saluti,
Qualora avessi delle perplessità in merito a una consulenza psicologica (es cosa aspettarsi, come funziona, quali risultati, ecc...), non esistare a contattarci nuovamente.
Invece, se scegli di rivolgerti a uno psicologo di persona e se ti fa piacere, puoi aggiornarci sulla situazione in futuro.
Saluti,
[#9]
Utente
Posso disturbarla ancora un secondo per chiderle come funziona una consulenza psicologica?
Posso immaginarlo ma vorrei sapere, se possibile, come si svolge la cosa :) so già che nel caso avrò difficoltà a cominciare un discorso, non riuscirei a dire "Ok senta io ho un problema: non riesco ad instaurare una relazione con un uomo, mi può aiutare?" la cosa faciliterebbe molto ma conoscendomi potrei bloccarmi e farfugliare cose senza senso ahah.
Posso immaginarlo ma vorrei sapere, se possibile, come si svolge la cosa :) so già che nel caso avrò difficoltà a cominciare un discorso, non riuscirei a dire "Ok senta io ho un problema: non riesco ad instaurare una relazione con un uomo, mi può aiutare?" la cosa faciliterebbe molto ma conoscendomi potrei bloccarmi e farfugliare cose senza senso ahah.
[#10]
Io domando sempre al primo colloquio che cosa porta il pz in consultazione e che cosa lo fa soffrire di più al momento.
Non sempre le persone hanno chiaro in mente quale sia il problema e quindi talvolta è opportuno mettere a fuoco la domanda del pz.
Poi raccolgo informazioni sulla persona, che mi servono per inquadrare meglio la situazione: non solo i dati del pz (età, professione, scolarità, eventuali patologie importanti, ecc...) ma anche informazioni sulla composizione del nucleo famigliare, con chi vive, ecc, sulla vita sociale e sessuale, sulle relazioni affettive...
Inevitabilmente la vita sociale, sessuale e gli affetti emergono già nel primo colloquio, perchè sono questioni basilari in un lavoro psicologico. Quindi se anche ti senti a disagio a parlare di questi temi, sarà proprio il professionista a parlartene e a chiedere.
Una volta definito il problema (che può avvenire anche in più di un colloquio), è possibile capire insieme come risolverlo.
A questo punto possono essere fissati insieme degli obiettivi, raggiungibili e percorribili.
Si sceglierà poi, insieme, il trattamento più adatto, che può essere un sostegno psicologico, un training di abilità, una psicoterapia, oppure può accadere anche che, una volta ridefinito ciò che il pz. porta in consultazione, non ci sia bisogno di alcun intervento.
Ad ogni modo è compito dello psicologo non solo mettere a proprio agio il pz, esattamente come fa il medico, ma anche guidare il pz. con le domande giuste.
Comunque, posso capire le tue difficoltà, ma in genere lo psicologo sa che alcuni temi, più di altri, possono generare in alcune persone imbarazzo o vergogna o disagio. Uno a caso: il sesso. Quindi lo psicologo dovrà creare il clima adatto per promuovere l'apertura del pz.
Se in genere un pz sente che con un professionista non c'è un clima tale da permettere la comprensione, l'apertura e il dialogo, ma sente piuttosto il disagio e il giudizio, evidentemente ha sbagliato professionista.
La relazione, pur non essendo l'unico fattore che promuove il cambiamento e il benessere, è uno dei fattori più importanti.
Spero di aver risposto alla tua domanda.
Saluti,
Non sempre le persone hanno chiaro in mente quale sia il problema e quindi talvolta è opportuno mettere a fuoco la domanda del pz.
Poi raccolgo informazioni sulla persona, che mi servono per inquadrare meglio la situazione: non solo i dati del pz (età, professione, scolarità, eventuali patologie importanti, ecc...) ma anche informazioni sulla composizione del nucleo famigliare, con chi vive, ecc, sulla vita sociale e sessuale, sulle relazioni affettive...
Inevitabilmente la vita sociale, sessuale e gli affetti emergono già nel primo colloquio, perchè sono questioni basilari in un lavoro psicologico. Quindi se anche ti senti a disagio a parlare di questi temi, sarà proprio il professionista a parlartene e a chiedere.
Una volta definito il problema (che può avvenire anche in più di un colloquio), è possibile capire insieme come risolverlo.
A questo punto possono essere fissati insieme degli obiettivi, raggiungibili e percorribili.
Si sceglierà poi, insieme, il trattamento più adatto, che può essere un sostegno psicologico, un training di abilità, una psicoterapia, oppure può accadere anche che, una volta ridefinito ciò che il pz. porta in consultazione, non ci sia bisogno di alcun intervento.
Ad ogni modo è compito dello psicologo non solo mettere a proprio agio il pz, esattamente come fa il medico, ma anche guidare il pz. con le domande giuste.
Comunque, posso capire le tue difficoltà, ma in genere lo psicologo sa che alcuni temi, più di altri, possono generare in alcune persone imbarazzo o vergogna o disagio. Uno a caso: il sesso. Quindi lo psicologo dovrà creare il clima adatto per promuovere l'apertura del pz.
Se in genere un pz sente che con un professionista non c'è un clima tale da permettere la comprensione, l'apertura e il dialogo, ma sente piuttosto il disagio e il giudizio, evidentemente ha sbagliato professionista.
La relazione, pur non essendo l'unico fattore che promuove il cambiamento e il benessere, è uno dei fattori più importanti.
Spero di aver risposto alla tua domanda.
Saluti,
[#11]
Utente
La differenza tra sostegno psicologico, training di abilità e psicoterapia qual è?
E gli obiettivi, raggiungibili e percorribili quali sono? cioè uno psicologo può chiedere al paziente di fare qualcosa di concreto nella vita privata per aiutarlo, e che normalmente non farebbe, oppure questi obiettivi e progressi sono riscontrabili anche solo parlando con il paziente?
Non so se mi sono espressa bene :)
E gli obiettivi, raggiungibili e percorribili quali sono? cioè uno psicologo può chiedere al paziente di fare qualcosa di concreto nella vita privata per aiutarlo, e che normalmente non farebbe, oppure questi obiettivi e progressi sono riscontrabili anche solo parlando con il paziente?
Non so se mi sono espressa bene :)
[#12]
Ho citato tre tipi di intervento, ma ce ne sono diversi...
Il sostegno psicologico in genere viene erogato nel momento in cui una persona sta attraversando un momento difficile (es. elaborazione del lutto, difficoltà lavorative, ecc...) ed è circoscritto. In questo caso le risorse della persona ci sono, e si tende a rafforzarle perchè la situazione critica in cui sta vivendo, ha creato qualche difficoltà.
Il training di abilità consiste nell'insegnare al pz quelle abilità in cui è carente. Anche qui la persona funziona bene, ma vive con fatica a causa di tali dis-abilità (non saper far qualcosa, ad es. perchè non ha mai imparato a farlo).
Infine la psicoterapia viene attuata quando si riscontra una psicopatologia ed è la cura della patologia.
Gli obiettivi si determinano con il pz. Non esistono obiettivi validi per tutti indistintamente. E' come se volessimo suddividere le nostre azioni in piccoli "passi" per poter arrivare al traguardo. Questi sono gli obiettivi, partendo dai più sempplici e propedeutici, fino a quelli più impegnativi.
Lo psicologo può prescrivere dei compiti al pz da fare tra un colloquio e l'altro, ma solo alcuni orientamenti lo prevedono. Io posso risponderti per quanto riguarda la teoria cognitivo-comportamentale che prevede la prescrizione di compiti, la compilazione di diari (es. diario alimentare, diario sulle emozioni, ecc...), ma anche attraverso il dialogo è possibile che il pz comunci a diventare sempre più consapevole, ad es, dei propri limiti e a scegliere di fare qualcosa di diverso.
Diciamo che mentre il pz. fa esperienza di qualcosa, cambia anche il suo modo di vedere se stesso, la padronanza (mastery) del problema, l'autostima, ecc...
Questo, passo dopo passo, genera il cambiamento più profondo.
Ad esempio se voglio promuovere il cambiamento in chi non ha le abilità di problem solving, dovrò sistematicamente creare le condizioni per fare in modo che possa cercare di imparare. Nella fattispecie, la persona deve imparare a risolvere i problemi, scomponendo in piccoli passi (mettere a fuoco il problema da risolvere, elenco di tutte le possibili soluzioni, scelta della soluzione più vantaggiosa ed economica, mettere in pratica, verificare i risultati).
Se voglio generare un cambiamento in una persona che non riesce a prendere la metropolitana, accanto al dialogo sulle credenze che generano il problema, dovrò prescrivere una serie di compiti per affrontare le paure.
Saluti,
Il sostegno psicologico in genere viene erogato nel momento in cui una persona sta attraversando un momento difficile (es. elaborazione del lutto, difficoltà lavorative, ecc...) ed è circoscritto. In questo caso le risorse della persona ci sono, e si tende a rafforzarle perchè la situazione critica in cui sta vivendo, ha creato qualche difficoltà.
Il training di abilità consiste nell'insegnare al pz quelle abilità in cui è carente. Anche qui la persona funziona bene, ma vive con fatica a causa di tali dis-abilità (non saper far qualcosa, ad es. perchè non ha mai imparato a farlo).
Infine la psicoterapia viene attuata quando si riscontra una psicopatologia ed è la cura della patologia.
Gli obiettivi si determinano con il pz. Non esistono obiettivi validi per tutti indistintamente. E' come se volessimo suddividere le nostre azioni in piccoli "passi" per poter arrivare al traguardo. Questi sono gli obiettivi, partendo dai più sempplici e propedeutici, fino a quelli più impegnativi.
Lo psicologo può prescrivere dei compiti al pz da fare tra un colloquio e l'altro, ma solo alcuni orientamenti lo prevedono. Io posso risponderti per quanto riguarda la teoria cognitivo-comportamentale che prevede la prescrizione di compiti, la compilazione di diari (es. diario alimentare, diario sulle emozioni, ecc...), ma anche attraverso il dialogo è possibile che il pz comunci a diventare sempre più consapevole, ad es, dei propri limiti e a scegliere di fare qualcosa di diverso.
Diciamo che mentre il pz. fa esperienza di qualcosa, cambia anche il suo modo di vedere se stesso, la padronanza (mastery) del problema, l'autostima, ecc...
Questo, passo dopo passo, genera il cambiamento più profondo.
Ad esempio se voglio promuovere il cambiamento in chi non ha le abilità di problem solving, dovrò sistematicamente creare le condizioni per fare in modo che possa cercare di imparare. Nella fattispecie, la persona deve imparare a risolvere i problemi, scomponendo in piccoli passi (mettere a fuoco il problema da risolvere, elenco di tutte le possibili soluzioni, scelta della soluzione più vantaggiosa ed economica, mettere in pratica, verificare i risultati).
Se voglio generare un cambiamento in una persona che non riesce a prendere la metropolitana, accanto al dialogo sulle credenze che generano il problema, dovrò prescrivere una serie di compiti per affrontare le paure.
Saluti,
[#15]
Cara ragazza,
la questione mi sembra troppo complessa sia per un consulto online. Bisognerebbe avere molte più informazioni per esprimere un parere. Consiglio per cui un percorso di presenza che l'aiuti a capire il perchè di queste difficlotà relazionali con l'altro sesso. Se da sola non è riuscita fin'ora, è il caso adesso di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta.
Consideri che la sua consapevolezza, voglia di cambiare e la sua giovanissima età giocherà a suo favore.
Le auguro il meglio
la questione mi sembra troppo complessa sia per un consulto online. Bisognerebbe avere molte più informazioni per esprimere un parere. Consiglio per cui un percorso di presenza che l'aiuti a capire il perchè di queste difficlotà relazionali con l'altro sesso. Se da sola non è riuscita fin'ora, è il caso adesso di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta.
Consideri che la sua consapevolezza, voglia di cambiare e la sua giovanissima età giocherà a suo favore.
Le auguro il meglio
Dr.ssa Laura Mirona
dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it
[#16]
Utente
Salve, sono riuscita a trovare la forza di andare a parlare con una psicologa del mio problema. Sono alla terza seduta e a quanto ne so in totale ne farò 10 perchè il sistema della mutua per i ragazzi fino ai 24 anni è questo, almeno nel mio ospedale.
Purtroppo dopo questa terza seduta non sono più molto convinta che la psicologa mi possa aiutare. Mi aspettavo che affrontasse e analizzasse a fondo la mia fobia delle relazioni sentimentali con l'altro sesso, invece in quest'ultima seduta mi sono solo sentita dire che devo iscrivermi a un corso qualsiasi (danza, fotografia, palestra ecc..) per farmi degli amici visto che da mesi sono senza una vita sociale. Per un'ora ha continuato a sostenere che io dovessi al più presto fare qualcosa per fare amicizia.
Forse ho pensato che la psicologa potesse aiutarmi a sradicare questa vera e propria fobia, così che potessi sentire come sentono gli altri: piacere nello stringere relazioni o uscire. Pensavo che la cosa si lavorasse con lei e non che io mi dovessi obbligare contro il mio volere a fare amicizie o addirittura uscire con ragazzi.
Non so cosa pensare... non so se è la cosa adatta a me, non so se tutti gli psicologi mi avrebbero detto di sforzarmi a fare cose che non voglio fare o se è il pensiero di questa determinata persona.
Consigli??
Purtroppo dopo questa terza seduta non sono più molto convinta che la psicologa mi possa aiutare. Mi aspettavo che affrontasse e analizzasse a fondo la mia fobia delle relazioni sentimentali con l'altro sesso, invece in quest'ultima seduta mi sono solo sentita dire che devo iscrivermi a un corso qualsiasi (danza, fotografia, palestra ecc..) per farmi degli amici visto che da mesi sono senza una vita sociale. Per un'ora ha continuato a sostenere che io dovessi al più presto fare qualcosa per fare amicizia.
Forse ho pensato che la psicologa potesse aiutarmi a sradicare questa vera e propria fobia, così che potessi sentire come sentono gli altri: piacere nello stringere relazioni o uscire. Pensavo che la cosa si lavorasse con lei e non che io mi dovessi obbligare contro il mio volere a fare amicizie o addirittura uscire con ragazzi.
Non so cosa pensare... non so se è la cosa adatta a me, non so se tutti gli psicologi mi avrebbero detto di sforzarmi a fare cose che non voglio fare o se è il pensiero di questa determinata persona.
Consigli??
[#17]
Gentile ragazza,
ben ritrovata!
Intanto mi fa piacere che tu abbia deciso di risolvere questo problema e che ti sia rivolta a una psicologa di persona.
Quanto alle modalità che sta utilizzando la Collega, mi sembrano adeguate al problema e ti spiego perchè.
Dal momento che hai una difficoltà nelle relazioni e parli di fobia, è indispensabile affrontare concretamente queste paure.
Parlare e analizzare può certamente aiutarti a comprendere, ma non a superare. O meglio, parlarne e basta serve a poco, perchè poi tu ti ritroveresti a conoscere bene tutto di te a livello teorico ma a non aver mai sperimentato COME STAI in una relazione.
Se ci pensi bene adesso le tue paure si basano sulle idee che ti sei fatta dal momento che non è mai accaduto nulla che realmente ti ha fatto sperimentare la paura.
Nel momento in cui inizierai ad esporti, potrai parlare con la psicologa di come ti sei sentita, di quali pensieri avevi mentre ti esponevi e di quali strategie hai attuato per superarle (o che invece ti hanno bloccato).
Concludo con una battuta: fortunatamente voi pazienti non vivete nella stanza della terapia! E' giusto quindi che tu viva la tua vita e che faccia le tue esperienze, ma con la consapevolezza di come funzioni.
Infine credo che questo articolo possa aiutarti:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Saluti,
ben ritrovata!
Intanto mi fa piacere che tu abbia deciso di risolvere questo problema e che ti sia rivolta a una psicologa di persona.
Quanto alle modalità che sta utilizzando la Collega, mi sembrano adeguate al problema e ti spiego perchè.
Dal momento che hai una difficoltà nelle relazioni e parli di fobia, è indispensabile affrontare concretamente queste paure.
Parlare e analizzare può certamente aiutarti a comprendere, ma non a superare. O meglio, parlarne e basta serve a poco, perchè poi tu ti ritroveresti a conoscere bene tutto di te a livello teorico ma a non aver mai sperimentato COME STAI in una relazione.
Se ci pensi bene adesso le tue paure si basano sulle idee che ti sei fatta dal momento che non è mai accaduto nulla che realmente ti ha fatto sperimentare la paura.
Nel momento in cui inizierai ad esporti, potrai parlare con la psicologa di come ti sei sentita, di quali pensieri avevi mentre ti esponevi e di quali strategie hai attuato per superarle (o che invece ti hanno bloccato).
Concludo con una battuta: fortunatamente voi pazienti non vivete nella stanza della terapia! E' giusto quindi che tu viva la tua vita e che faccia le tue esperienze, ma con la consapevolezza di come funzioni.
Infine credo che questo articolo possa aiutarti:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Saluti,
[#18]
cara Ragazza,
comprendo che non si può affatto fare quello che si teme o di cui si ha impaccio e paura.
Dipende molto dall'orientamento del collega, c'è chi lavora sul sintomo, c'è chi fa il giro largo, chi suggerisce consegne comportamentali, chi lavora sulle interpretazioni, ecc..
Non l'annoio con gli orientamenti, non le servirebbe a molto, ma è possibile che lei non si sia trovata bene e che forse un altro clinico con un'altra formazione, la farebbe sentire a suo agio.
Così come è possibile, che le sue siano "resistenze" al cambiamento, cioè che si stia spaventando del percorso intrapreso.
Le suggerisco di aspettare ancora un pò, magari completare il primo ciclo e vediamo cosa succede
comprendo che non si può affatto fare quello che si teme o di cui si ha impaccio e paura.
Dipende molto dall'orientamento del collega, c'è chi lavora sul sintomo, c'è chi fa il giro largo, chi suggerisce consegne comportamentali, chi lavora sulle interpretazioni, ecc..
Non l'annoio con gli orientamenti, non le servirebbe a molto, ma è possibile che lei non si sia trovata bene e che forse un altro clinico con un'altra formazione, la farebbe sentire a suo agio.
Così come è possibile, che le sue siano "resistenze" al cambiamento, cioè che si stia spaventando del percorso intrapreso.
Le suggerisco di aspettare ancora un pò, magari completare il primo ciclo e vediamo cosa succede
[#19]
Utente
Salve, ringrazio per le risposte.
Grazie queste 4 sedute che ho fatto dalla psicologa ho capito da cosa derivano questi miei attacchi d'ansia, mi è stato detto che l'unico modo per superare queste mie ansie è obbligarmi a fare queste cose.
Ora vorrei capire: mi rimangono praticamente 5 sedute, una a settimana... il mio problema è che non riesco ad andare oltre ad una conoscenza superficiale con un ragazzo... ma se questa situazione non si verificherà in questo ultimo mese di sedute con questa psicologa come potrò riportare la mia esperienza alla psicologa? è possibile che possa affrontare la cosa da sola quando se ne presenterà l'occasione?
Parlando chiaro: chiedermi di sforzarmi a trovare amici nel caso avessi problemi a socializzare in generale è ok, ma addirittura chiedermi di cercarmi un ragazzo con cui uscire non sarebbe un po' esagerato??
Lei non mi ha chiesto di farlo, ma vorrei sapere se dovrò aspettarmi anche questo dalla prossima seduta.
Ah e poi per ultimo vorrei sapere se è normale stare male tutta la settimana al pensiero di dover andare alla seduta successiva e sperare che la terapia finisca il prima possibile... la psicologa non mi sta antipatica e non ho problemi ad aprirmi, ma pensavo che andare alle sedute mi avrebbe fatto sentire bene, invece vivo con l'ansia ogni settimana.
grazie in anticipo per la risposta.
Grazie queste 4 sedute che ho fatto dalla psicologa ho capito da cosa derivano questi miei attacchi d'ansia, mi è stato detto che l'unico modo per superare queste mie ansie è obbligarmi a fare queste cose.
Ora vorrei capire: mi rimangono praticamente 5 sedute, una a settimana... il mio problema è che non riesco ad andare oltre ad una conoscenza superficiale con un ragazzo... ma se questa situazione non si verificherà in questo ultimo mese di sedute con questa psicologa come potrò riportare la mia esperienza alla psicologa? è possibile che possa affrontare la cosa da sola quando se ne presenterà l'occasione?
Parlando chiaro: chiedermi di sforzarmi a trovare amici nel caso avessi problemi a socializzare in generale è ok, ma addirittura chiedermi di cercarmi un ragazzo con cui uscire non sarebbe un po' esagerato??
Lei non mi ha chiesto di farlo, ma vorrei sapere se dovrò aspettarmi anche questo dalla prossima seduta.
Ah e poi per ultimo vorrei sapere se è normale stare male tutta la settimana al pensiero di dover andare alla seduta successiva e sperare che la terapia finisca il prima possibile... la psicologa non mi sta antipatica e non ho problemi ad aprirmi, ma pensavo che andare alle sedute mi avrebbe fatto sentire bene, invece vivo con l'ansia ogni settimana.
grazie in anticipo per la risposta.
[#20]
Gent.le ragazza,
se ha delle perplessità sul modo di impostare il lavoro da parte della Psicologa è fondamentale che possa condividerle con quest'ultima, altrimenti il rapporto di fiducia potrebbe incrinarsi. Detto questo, dieci sedute forse non saranno sufficienti per affrontare in modo definitivo un disagio così radicato però ciò che è importante è che abbia trovato il coraggio di chiedere aiuto, di uscire dall'isolamento e di avviare un percorso che sta migliorando la consapevolezza del proprio vissuto.
Riguardo all'ansia, è comprensibile e va in parte attribuita al fatto che sta affrontando degli aspetti che "risuonano" molto forte dentro di lei, d'altra parte forse c'è una parte di lei che vorrebbe difendersi dalla possibilità di avviare un processo di cambiamento e quindi fa salire l'ansia per opporre resistenza.
se ha delle perplessità sul modo di impostare il lavoro da parte della Psicologa è fondamentale che possa condividerle con quest'ultima, altrimenti il rapporto di fiducia potrebbe incrinarsi. Detto questo, dieci sedute forse non saranno sufficienti per affrontare in modo definitivo un disagio così radicato però ciò che è importante è che abbia trovato il coraggio di chiedere aiuto, di uscire dall'isolamento e di avviare un percorso che sta migliorando la consapevolezza del proprio vissuto.
Riguardo all'ansia, è comprensibile e va in parte attribuita al fatto che sta affrontando degli aspetti che "risuonano" molto forte dentro di lei, d'altra parte forse c'è una parte di lei che vorrebbe difendersi dalla possibilità di avviare un processo di cambiamento e quindi fa salire l'ansia per opporre resistenza.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#21]
Gentile ragazza,
rispondo alle domande:
"...ma se questa situazione non si verificherà in questo ultimo mese di sedute con questa psicologa come potrò riportare la mia esperienza alla psicologa? è possibile che possa affrontare la cosa da sola quando se ne presenterà l'occasione? "
Un lavoro psicologico efficace non prevede di riportare alla psicologa ogni situazione.
Prevede piuttosto l'apprendimento di tutte quelle strategie che possono essere utili per risolvere il problema e tutto l'equipaggiamento che occorre per affrontare le situazioni che tu temi.
Detto questo, non basta avere l'equipaggiamento, occorre anche esporsi e correre alcuni rischi in tali situazioni.
In altre parole è come se tu sapessi tutta la teoria su un argomento ma non avessi mai fatto pratica: si tratta di una conoscenza molto parziale.
Quindi la risposta, in caso di successo terapeutico, è sì: potrai affrontare la situazione anche da sola.
Qui si apre un capitolo importantissimo sulla relazione terapeutica, perchè quando sarai senza la psicologa che ti sta aiutando, certamente ciò che hai condiviso con lei e il modo in cui avete lavorato insieme sarà presente nella tua memoria. Molti pz tra una seduta e l'altra o una volta terminata una terapia hanno in mente il terapeuta nel senso che vi è un dialogo interiore col terapeuta per affrontare alcuni problemi (es qui ansia ed evitamento).
" il mio problema è che non riesco ad andare oltre ad una conoscenza superficiale con un ragazzo..."
Avete discusso di questo? Che cosa succede se provi ad andare oltre? e che cosa temi possa accadere se la conoscenza con questo ragazzo diventa più profonda?
"mi è stato detto che l'unico modo per superare queste mie ansie è obbligarmi a fare queste cose. "
Concordo. Più le eviti e più le vorrai evitare.
Tu senti che la psicologa in un certo senso sta correndo troppo?
Potrebbe essere, secondo te, legato al fatto che il problema si è comunque radicato e in un certo senso fa un po' comodo tenerlo lì così com'è? Oppure c'è altro?
rispondo alle domande:
"...ma se questa situazione non si verificherà in questo ultimo mese di sedute con questa psicologa come potrò riportare la mia esperienza alla psicologa? è possibile che possa affrontare la cosa da sola quando se ne presenterà l'occasione? "
Un lavoro psicologico efficace non prevede di riportare alla psicologa ogni situazione.
Prevede piuttosto l'apprendimento di tutte quelle strategie che possono essere utili per risolvere il problema e tutto l'equipaggiamento che occorre per affrontare le situazioni che tu temi.
Detto questo, non basta avere l'equipaggiamento, occorre anche esporsi e correre alcuni rischi in tali situazioni.
In altre parole è come se tu sapessi tutta la teoria su un argomento ma non avessi mai fatto pratica: si tratta di una conoscenza molto parziale.
Quindi la risposta, in caso di successo terapeutico, è sì: potrai affrontare la situazione anche da sola.
Qui si apre un capitolo importantissimo sulla relazione terapeutica, perchè quando sarai senza la psicologa che ti sta aiutando, certamente ciò che hai condiviso con lei e il modo in cui avete lavorato insieme sarà presente nella tua memoria. Molti pz tra una seduta e l'altra o una volta terminata una terapia hanno in mente il terapeuta nel senso che vi è un dialogo interiore col terapeuta per affrontare alcuni problemi (es qui ansia ed evitamento).
" il mio problema è che non riesco ad andare oltre ad una conoscenza superficiale con un ragazzo..."
Avete discusso di questo? Che cosa succede se provi ad andare oltre? e che cosa temi possa accadere se la conoscenza con questo ragazzo diventa più profonda?
"mi è stato detto che l'unico modo per superare queste mie ansie è obbligarmi a fare queste cose. "
Concordo. Più le eviti e più le vorrai evitare.
Tu senti che la psicologa in un certo senso sta correndo troppo?
Potrebbe essere, secondo te, legato al fatto che il problema si è comunque radicato e in un certo senso fa un po' comodo tenerlo lì così com'è? Oppure c'è altro?
[#22]
Utente
Abbiamo discusso il mio problema ed è venuto fuori che mi sento soffocata dal rapporto con le persone, non voglio che entrino veramente nella mia vita se non a livello superficiale perchè mia madre ha creato fin da piccola una simbiosi con me e quindi io non voglio avere rapporti profondi al di fuori di quello con lei (almeno questo è quello che mi ha detto la psicologa).
Non sento che sta correndo troppo, anche perchè per ora mi ha solo detto di stringere amicizia nei luoghi che frequento. Sono io che ho paura che prima o poi mi chieda cose per me devono venire naturali, non posso trovarmi un ragazzo appositamente per ritrovarmi in quella situazione. Se me lo chiedesse sarebbe giusto secondo lei?
Non sento che sta correndo troppo, anche perchè per ora mi ha solo detto di stringere amicizia nei luoghi che frequento. Sono io che ho paura che prima o poi mi chieda cose per me devono venire naturali, non posso trovarmi un ragazzo appositamente per ritrovarmi in quella situazione. Se me lo chiedesse sarebbe giusto secondo lei?
[#23]
"almeno questo è quello che mi ha detto la psicologa"
e tu sei d'accordo? SENTI che è così?
Noi psicoterapeuti non chiediamo alle persone di cercarsi un ragazzo per eseguire un compito! Possiamo riflettere con i nostri pz su molti aspetti, quali ad esempio i timori/blocchi legati a una storia sentimentale.
Oppure se si ha in mente la persona che si sta cercando, in maniera tale da rendere questa ricerca più semplice...
Io credo che la Collega che ti vede stia procedendo correttamente.
Credo anche che ti stia spingendo ad evitare di evitare e questo per te è fondamentale.
Contrastare l'evitamento, per chi funziona come te, è una terapia d'urto :)
Saluti,
e tu sei d'accordo? SENTI che è così?
Noi psicoterapeuti non chiediamo alle persone di cercarsi un ragazzo per eseguire un compito! Possiamo riflettere con i nostri pz su molti aspetti, quali ad esempio i timori/blocchi legati a una storia sentimentale.
Oppure se si ha in mente la persona che si sta cercando, in maniera tale da rendere questa ricerca più semplice...
Io credo che la Collega che ti vede stia procedendo correttamente.
Credo anche che ti stia spingendo ad evitare di evitare e questo per te è fondamentale.
Contrastare l'evitamento, per chi funziona come te, è una terapia d'urto :)
Saluti,
[#24]
Utente
Ok grazie :) ora mi sento un po' meglio... la cosa che mi mette ansia nel percorso che sto facendo è il sentirmi pressata, questa cosa dei possibili compiti da fare tra una seduta e l'altra non mi fa vivere molto serenamente... come ho detto non mi ha dato ancora compiti quindi sono problemi che mi faccio io forse.
Grazie ancora!
Grazie ancora!
[#25]
Non è detto che la collega ti assegnerà dei compiti tra una seduta e l'altra, ma ad ogni modo non si tratta di una verifica per la settimana successiva! :)
Si tratta ad es. di diari di autosservazione per capire ad esempio che cosa temi. Posso chiederti qual è il problema qualora la psicologa ti assegnasse un compito a casa? Perchè ti toglie la serenità?
Si tratta ad es. di diari di autosservazione per capire ad esempio che cosa temi. Posso chiederti qual è il problema qualora la psicologa ti assegnasse un compito a casa? Perchè ti toglie la serenità?
[#26]
Utente
Se fossero diari o cose di questo tipo non mi creerebbe problemi... ho paura che siano cose che non riuscirei a sostenere e il dover tornare la settimana dopo col peso di non esserci riuscita e aver vissuto tutta la settimana l'ansia di dover provare a fare una cosa che non riesco a fare mi farebbe stare male.
Non so nemmeno come spiegarlo bene... è un po' ansia da prestazione misto al non volermi trovare davanti a una persona che mi dice cosa devo fare.
Non so nemmeno come spiegarlo bene... è un po' ansia da prestazione misto al non volermi trovare davanti a una persona che mi dice cosa devo fare.
[#27]
Ti sei spiegata molto bene.
I pz tornano anche senza aver fatto i compiti, o avendo incontrato difficoltà a farli o perchè non ne avevano voglia...
Il campionario umano è molto vasto :)
Il problema però a me sembra un altro: ansia da prestazione e/o perfezionismo...
E' anche vero che a volte possono esserci delle prescrizioni comportamentale, ma devono essere spiegate bene dal terapeuta e comprese altrettanto bene dal pz.
La terapia non è mai coercitiva!
Saluti,
I pz tornano anche senza aver fatto i compiti, o avendo incontrato difficoltà a farli o perchè non ne avevano voglia...
Il campionario umano è molto vasto :)
Il problema però a me sembra un altro: ansia da prestazione e/o perfezionismo...
E' anche vero che a volte possono esserci delle prescrizioni comportamentale, ma devono essere spiegate bene dal terapeuta e comprese altrettanto bene dal pz.
La terapia non è mai coercitiva!
Saluti,
[#28]
Le eventuali prescrizioni della sua terapeuta non dovrebbero essere vissute da lei come "ordini". In terapia non funziona così.
Se qualcosa le crea ansia ulteriore parlatene in terapia, ma non perchè ci sia un errore di base, ma soltanto perchè in determinati soggetti l'esposizione può essere fatta gradualmente o prima in immaginazione.
Esponga le sue perplessità, ma il percorso che state affrontando insieme a mio avviso sembra essere abbastanza lineare.
Stia serena, i momenti di ansia più intensa sono dovuti proprio al fatto che sta prendendo parte attiva alla terapia. Il paziente è il protagonista del suo percorso, un attore, non un semplice spettatore. Non avrebbe la stessa ansia di prestazione se dovesse recitare come protagonista?
Se qualcosa le crea ansia ulteriore parlatene in terapia, ma non perchè ci sia un errore di base, ma soltanto perchè in determinati soggetti l'esposizione può essere fatta gradualmente o prima in immaginazione.
Esponga le sue perplessità, ma il percorso che state affrontando insieme a mio avviso sembra essere abbastanza lineare.
Stia serena, i momenti di ansia più intensa sono dovuti proprio al fatto che sta prendendo parte attiva alla terapia. Il paziente è il protagonista del suo percorso, un attore, non un semplice spettatore. Non avrebbe la stessa ansia di prestazione se dovesse recitare come protagonista?
Questo consulto ha ricevuto 28 risposte e 40.3k visite dal 18/12/2012.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.