Come posso liberarmi dal senso di colpa per aver interrotto una relazione di lunga data
ho 37 anni e la mia domanda è questa: come posso liberarmi dal senso di colpa per aver interrotto una relazione di lunga data?
Il senso di colpa in questo caso è nei miei confronti, poichè sono consapevole di aver fatto la scelta sbagliata per me stessa e il danno non è più rimediabile.
Cordiali Saluti
Forse dovrebbe essere più buona con sè stessa, tutti , spesso,facciamo quel che possiamo...
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
Senso di colpa verso se stessa potrebbe equivalere ad autcommiserazione?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
il senso di colpa, potrebbe essere catalogato invece come rimorso e rimpianto per non avere più quella relazione.
Se l'ha interrotta avrà avuto i suoi buoni motivi e comunque non si deve colpevolizzare;
nella vita capita a tutti di fare scelte sbagliate e con il senno di poi di voler tornare indietro; a volte si riesce a recuperare,a volte no.
Quando è no bisogna superare il distacco affettivo come se fosse un lutto;
con il dovuto tempo, soffrendo e infine accettarlo sia con la mente che con il cuore.
Cordialmente
Dr. Sara Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it
Il problema è proprio questo: di non riuscire ad accettare la fine di questa relazione, anche a distanza di molto tempo, e il non riuscire a perdonare me stessa, poichè la mia vita è notevolmente peggiorata dopo questa rottura ed ogni azione che intraprendo, ogni situazione insoddisfacente in cui mi trovo mi ricorda che mi ci trovo a causa del mio "errore", ed è un circolo che si autoalimenta: più mi sento in colpa e meno riesco a vivere serenamente e migliorare la mia vita, e più sono insoddisfatta per la mia situazione e più cresce il mio senso di colpa poichè la mia idea di aver fatto un "errore irrimediabile" trova conferma.
Il motivo per cui ho preso quella decisione è purtroppo perchè mi sono affidata al parere di altre persone che in un momento difficile sono riuscite a manipolarmi andando contro quello che volevo davvero, facendomi pressioni psicologiche per i loro interessi. Sicuramente ho imparato molto da quest'esperienza e ora le mie decisioni le prendo in autonomia ma resta il fatto che se fosse stato per me non l'avrei mai interrotta.
Ora è come se fossi in un "limbo" nel quale da un lato vorrei chiudere con il passato e riuscire ad andare avanti, e dall'altro invece spero sempre inconsciamente di poter recuperare quella situazione e quel rapporto, anche se non so come e se sarà mai possibile. Inoltre, essendo passati diversi anni, non so come sarebbe tornare con quella persona (se mai fosse possibile)
venire fuori dal limbo o impasse psicologico \esistenziale si può, dovrebbe chiedersi se questo "non scegliere" e rimugginare sul dolore, rimorso, rimpianto, senso di colpa, abbia un senso per lei.
A volte rimanere fermi in un punto e non andare avanti, ha dei "vantaggi secondari", quindi per esempio, potrebbe aiutarla a non affrontare altre paure, come la paura dell'intimità, della vita a due, del futuro, della morte, di scelte importanti, ecc...
Sono solo ipotesi, per aiutarla a riflettere, ma soltanto uno psicologo\psicoterapauta, potrà aiutarla veramente a riprendere la sua vita in mano.
Cari auguri e non disperi, tutto è risolvibile.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
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Potrebbe essere più precisa?
mi stanno aiutando molto a riflettere.
Dottoressa Randone:
non so quali vantaggi abbia per me non riuscire ad uscire da questo stato, forse il fatto di non "affrontare" a pieno il "lutto" e i vissuti che ne derivano. Ma è solo un'ipotesi.
Sicuramente non ho problemi nel vivere un'altra relazione a due ma il fatto di non aver trovato ancora la persona giusta, anzi al contrario di essere rimasta molto delusa dalle persone che ho incontrato dopo ha contribuito a rafforzare l'idea del mio "sbaglio" e del mio senso di colpa per aver chiuso la relazione con il mio ex, e a far crescere l'angoscia di rimanere sola ancora chissà per quanto(e la paura di rimanere sola per sempre).
Per quanto mi riguarda sono predisposta a relazioni serie ma faccio molta fatica alla mia età a trovare persone libere sentimentalmente o comunque serie che vogliano costruire qualcosa.
Ho già affrontato il problema con alcuni psicologi, ma non mi è servito. Visto che momento non ho a disposizione tempo, risorse, energie, ecc da investire in un nuovo percorso psicoterapeutico, è importante per me sentire il Vostro parere a riguardo.
Dottor Santonocrito:
La ringrazio per l'interesse ad approfondire la questione.
All'epoca ero in crisi con il mio ragazzo ed ero circondata da persone (soprattutto amici e famigliari) che mi ripetevano in continuazione che dovevo assolutamente lasciarlo, che chiunque era meglio di lui, marcandone i difetti e svalutandone i pregi. Mi facevano un lavaggio del cervello continuo, io all'epoca non me ne rendevo conto, pensavo lo facessero per il mio bene e che avessero ragione loro.
Ero in un periodo di forte stress, ed essendo fragile ero più facilmente influenzabile e alla fine, a forza di sentirmelo ripetere da tutti, mi sono convinta che avessero ragione loro (anche se l'istinto mi diceva il contrario).
Così, agendo contro la mia volontà ho chiuso la relazione pensando che avrei trovato qualcun altro convinta da loro che lui non fosse la persona giusta per me, che non mi amava, che mi rovinasse la vita, ecc.
Nel tempo mi sono resa conto di aver preso la decisione sbagliata, perchè ho iniziato a sentire molto la sua mancanza, ho capito che stavo molto meglio con lui che da sola, che nonostante i suoi difetti mi dava molte cose che per me erano importanti, che le persone che ho incontrato successivamente non erano neanche paragonabili a lui. Una volta risvegliata da questo "lavaggio del cervello" ho provato a ricontattarlo ma lui non ne ha più voluto sapere di me (non so se per orgoglio).
Inoltre mi sono resa conto che amici e famigliari mi avevano consigliato per i loro interessi. Ovvero gli amici si sono rivelati voler approfittare della situazione in modo che io, essendo single, dedicassi tutto il tempo a loro e fossi sempre a loro disposizione. I famigliari invece lo facevano perchè non vedevano di buon occhio quel rapporto ed erano convinti che per me fosse la cosa più giusta.
Quello che non riesco a digerire è proprio quello, ce l'ho con me stessa e con loro per essermi fatta influenzare e il fatto di trovarmi in questa situazione di disagio da molto tempo non fa che rafforzare questi vissuti. E qualsiasi cosa me lo ricordi (un luogo, una canzone, una persona che conoscevamo entrambi, ecc) mi fa andare in crisi.
La ringrazio molto perchè anche il solo poterne parlare e sfogarsi con qualcuno che è interessato a sentirmi è liberatorio.
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Proprio per questo dovrebbe riflettere bene sul tipo di aiuto che desidera ricevere. È chiaro che qualunque parere online non potrà risolvere il suo problema, che sembra andare al di là della sola sofferenza per la fine di una relazione.
Forse sarebbe più corretto parlare non tanto di fragilità nell'essersi fatta convincere dagli altri a fare qualcosa che non voleva, ma di una collusione, dovuta a un forte stato di carenza affettiva che l'ha portata a non riuscire a dire di no agli altri, nella segreta speranza di tenerseli vicini. Salvo poi rendersi conto che gli altri la stavano usando per beneficiare dei suoi servigi.
In altre parole, forse lei ha sperato di piacere a tanti rinunciando a uno solo, e ora che si è resa conto dell'errore le viene più facile accusare gli altri di averla "manipolata" a fare qualcosa contro la sua volontà. Il tutto non per cattiveria, ovviamente, ma a causa del suo disperato bisogno di sentirsi apprezzata.
Mi perdoni la schiettezza, potrei sbagliarmi ma è ciò che traspare dal suo racconto.
Apprezzo la sua schiettezza,
non speravo che un parere online risolvesse la mia situazione, ma magari darmi solo qualche indicazione su come muovermi e capire meglio il mio problema.
Percorsi terapeutici li ho già provati ma non davano spazio al parlare dell'accaduto perchè ritenuto "controproduttivo" mentre io sento il bisogno di elaborare quello che è successo.
La sua interpretazione è interessante e merita una riflessione, anche se di primo acchito mi viene da pensare che non sia proprio così, ma che si tratti più di una carenza della mia autostima per cui in una situazione critica ho ritenuto più giusto quello che mi dicevano gli altri rispetto a quello che pensavo io. Mi sono talmente convinta che quello che dicevano loro fosse oro colato, che mi ci è voluto un bel pò di tempo per capire come stavano realmente le cose. Mi dicevano: "tu non devi seguire il cuore, ma la ragione altrimenti non sarai mai felice". "Tu non ti rendi conto ma lui ti sta rovinando la vita e per il tuo bene devi lasciarlo, vedrai come starai bene dopo a distanza di tempo." "Chiunque è meglio di lui, lui è il peggio". Mi sequestravano addirittura il telefono per non chiamarlo. Se non è manipolare questo!! Solo che in quel momento mentre stavo soffrendo non riuscivo a rendermi conto di quello che mi stavano facendo nè tantomeno riuscire a reagire. Ora sono più matura e mi ritengo molto più forte e mai tollererei certi comportamenti.
Vorrei solo chiedere: come posso riuscire ad accettare tutto questo? L'unico modo è entrare di nuovo in analisi? Se si quale tipo mi consiglia?
il tipo di psicoterapia adatto non è una sola. Gli approcci sono tanti, l'elaborazione di una perdita e l'accettazione di se stessi, della propria autostima ecc va inserita sicuramente in un percorso psicoterapeutico.
Lei da che tipo di specialista è andato?
Perchè non voleva farle parlare dell'accaduto? In che senso controproducente?
Dr.ssa Laura Mirona
dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it
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E come mai lei se lo lasciava sequestrare? È normale che "gli altri" possano sequestrarle il telefono a loro capriccio?
>>> mi viene da pensare che non sia proprio così, ma che si tratti più di una carenza della mia autostima per cui in una situazione critica ho ritenuto più giusto quello che mi dicevano gli altri rispetto a quello che pensavo io. Mi sono talmente convinta che quello che dicevano loro fosse oro colato, che mi ci è voluto un bel pò di tempo per capire come stavano realmente le cose
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Sì, forse questo è ciò che racconta (o raccontava) a se stessa per comodità, l'autoinganno su cui si basava il suo copione di vittima della volontà manipolatrice altrui. Legga qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2394-la-volpe-e-l-uva-autoinganni-e-dissonanza-cognitiva.html
>>> come posso riuscire ad accettare tutto questo?
>>>
Quello che deve accettare prima, credo, è una cosa ancora più a monte, ovvero che quando non si sa dire di no, non si riesce nemmeno a dire di sì. Se nelle precedenti terapie non ha avuto modo di esprimersi, può sempre cambiare tipo di terapia:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Gentile utente,
non mi è molto chiaro il perchè quello che lei ritiene un errore sia irrimediabile; sembrerebbe perchè il suo ex ragazzo non ne ha più voluto sapere di lei, ma lei non sa bene i motivi che lo hanno spinto a comportarsi in tal modo, nè ci dice se si è sposato nel frattempo.
Più che dilungarmi in questo post, le consiglio di leggere l'articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2664-le-storie-sentimentali-non-chiuse.html
perchè mi sembra probabile che riguardi il suo caso.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
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