Fine di una relazione e trasferimento
Gentili Dottori,
chiedo il vostro aiuto perchè sono molto confusa e non riesco a prendere una decisione.
Sono 4 anni che ho chiuso una storia che durava da moltissimo tempo (8 anni) ma sento che ancora dentro di me questa situazione non è risolta.
Forse perchè non ho ancora trovato la persona giusta, forse perchè al momento di lasciare il mio ex mi sono fatta influenzare da terze persone e quindi non ero convinta della decisione.
Ho sempre continuato a vivere nella stessa città del mio ex ma smettendo di frequentare tutte le amicizie che avevo e i luoghi di prima per evitare ricordi. Anche quando lo incontravo andavo in crisi mentre lui sembra stare bene senza di me. Ora che ho trovato un lavoro stabile in un'altra grande città e per motivi "logistici" sarebbe meglio che mi trasferissi lì (anche perchè le nuove amicizie che ho sono lì) mi prende il panico perchè il trasloco rappresenta anche la chiusura definitiva con il passato (il mio ex, la mia infanzia, i miei vecchi amici) e io in fondo ho sempre avuto la fantasia di poter tornare con lui, e alla mia vecchia vita perchè mi manca la sicurezza che mi dava, anche se razionalmente so che non andavamo d'accordo io mi sento ancora legata a lui.
La mia domanda è questa: cambiare città potrebbe aiutarmi a staccarmi definitivamente da lui? Il motivo per cui ancora non ci riesco è perchè ne sono ancora innamorata o perchè non ho trovato nessuno che mi dia sicurezza? Il passo del trasloco è molto importante e non riesco a farlo se non ne sono pienamente convinta.
chiedo il vostro aiuto perchè sono molto confusa e non riesco a prendere una decisione.
Sono 4 anni che ho chiuso una storia che durava da moltissimo tempo (8 anni) ma sento che ancora dentro di me questa situazione non è risolta.
Forse perchè non ho ancora trovato la persona giusta, forse perchè al momento di lasciare il mio ex mi sono fatta influenzare da terze persone e quindi non ero convinta della decisione.
Ho sempre continuato a vivere nella stessa città del mio ex ma smettendo di frequentare tutte le amicizie che avevo e i luoghi di prima per evitare ricordi. Anche quando lo incontravo andavo in crisi mentre lui sembra stare bene senza di me. Ora che ho trovato un lavoro stabile in un'altra grande città e per motivi "logistici" sarebbe meglio che mi trasferissi lì (anche perchè le nuove amicizie che ho sono lì) mi prende il panico perchè il trasloco rappresenta anche la chiusura definitiva con il passato (il mio ex, la mia infanzia, i miei vecchi amici) e io in fondo ho sempre avuto la fantasia di poter tornare con lui, e alla mia vecchia vita perchè mi manca la sicurezza che mi dava, anche se razionalmente so che non andavamo d'accordo io mi sento ancora legata a lui.
La mia domanda è questa: cambiare città potrebbe aiutarmi a staccarmi definitivamente da lui? Il motivo per cui ancora non ci riesco è perchè ne sono ancora innamorata o perchè non ho trovato nessuno che mi dia sicurezza? Il passo del trasloco è molto importante e non riesco a farlo se non ne sono pienamente convinta.
[#1]
Gentile Utente,
è difficile rispondere a questa domanda senza avere una profonda conoscenza di Lei.
In linea generale si può rispondere che la memoria ed i legami vengono rinforzati da stimoli quotidiani, e che questi stimoli sono rappresentati anche dai luoghi che si frequentano. E' la memoria legata ai luoghi ed alle persone.
Ora, non conoscendola, è difficile dire se basta una riduzione degli stimoli familiari per favorire il distacco e l'elaborazione della separazione, specialmente, se come scrive, ci sono degli aspetti incompiuti ed irrisolti.
Un trasloco è difatti considerato uno degli eventi stressanti più significativi, per tutto ciò che comporta.
Forse ricordare come ha affrontato i passaggi tra i diversi gradi di scuola Le può aiutare a comprendere come affronta i cambiamenti, tenendo sempre presente comunque la diversità di età e l'esperienza accumulata nel corso degli anni.
Se il trasloco è vissuto come qualcosa di molto stressante provi a fare un trasloco parziale, magari andando a stare in un residence o in una sistemazione provvisoria per un pò, tipo un residence. Certo è una prova economicamente impegnativa, ma rappresenta una forma di trasloco temporaneo che Le permette di tornare su suoi passi, qualora ne sentisse la necessità.
Che ne pensa?
è difficile rispondere a questa domanda senza avere una profonda conoscenza di Lei.
In linea generale si può rispondere che la memoria ed i legami vengono rinforzati da stimoli quotidiani, e che questi stimoli sono rappresentati anche dai luoghi che si frequentano. E' la memoria legata ai luoghi ed alle persone.
Ora, non conoscendola, è difficile dire se basta una riduzione degli stimoli familiari per favorire il distacco e l'elaborazione della separazione, specialmente, se come scrive, ci sono degli aspetti incompiuti ed irrisolti.
Un trasloco è difatti considerato uno degli eventi stressanti più significativi, per tutto ciò che comporta.
Forse ricordare come ha affrontato i passaggi tra i diversi gradi di scuola Le può aiutare a comprendere come affronta i cambiamenti, tenendo sempre presente comunque la diversità di età e l'esperienza accumulata nel corso degli anni.
Se il trasloco è vissuto come qualcosa di molto stressante provi a fare un trasloco parziale, magari andando a stare in un residence o in una sistemazione provvisoria per un pò, tipo un residence. Certo è una prova economicamente impegnativa, ma rappresenta una forma di trasloco temporaneo che Le permette di tornare su suoi passi, qualora ne sentisse la necessità.
Che ne pensa?
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#2]
Ex utente
Gentile Dottore,
la ringrazio per la risposta.
In generale i cambiamenti li vivo molto male, soprattutto all'inizio e poi mi abituo.
Tuttavia se fossi sicura che cambiare città è ciò che voglio (chiudere con il passato), e avessi una forte motivazione per farlo, riuscirei ad affrontare il disagio e lo stress che ne deriva e ad andare fino in fondo.
Il trasferimento provvisorio è una buona idea e lo farei se ne avessi la possibilità economica. Ma l'unica scelta che ho è quella di vendere la casa nella quale sto e comprarne un'altra, perchè non ce la farei a sostenere le spese di un affitto più il mio mantenimento.
Sono stata in analisi per superare questi aspetti irrisolti della separazione ma non è servito. I tipi di analisi che ho affrontato vertevano sull' "andare avanti" (sviluppare il proprio potenziale) oppure rivangare eventi delll'infanzia senza mai concentrarsi sull' evento principale che è la separazione. E non mi hanno assolutamente aiutato. Forse quello che mi ci vorrebbe è una terapia basata sull'elaborazione di questo evento invece che su altri metodi?
Devo ammettere che sono molto restia ad affrontare di nuovo un'analisi avendone già provate diverse e per la sofferenza e delusione che comporta se non efficace.
Vorrei riuscire a fare chiarezza di me per capire come mai è così difficile staccarmi dal passato, e se ho solo paura e magari una volta abituata alla nuova città starei meglio.
la ringrazio per la risposta.
In generale i cambiamenti li vivo molto male, soprattutto all'inizio e poi mi abituo.
Tuttavia se fossi sicura che cambiare città è ciò che voglio (chiudere con il passato), e avessi una forte motivazione per farlo, riuscirei ad affrontare il disagio e lo stress che ne deriva e ad andare fino in fondo.
Il trasferimento provvisorio è una buona idea e lo farei se ne avessi la possibilità economica. Ma l'unica scelta che ho è quella di vendere la casa nella quale sto e comprarne un'altra, perchè non ce la farei a sostenere le spese di un affitto più il mio mantenimento.
Sono stata in analisi per superare questi aspetti irrisolti della separazione ma non è servito. I tipi di analisi che ho affrontato vertevano sull' "andare avanti" (sviluppare il proprio potenziale) oppure rivangare eventi delll'infanzia senza mai concentrarsi sull' evento principale che è la separazione. E non mi hanno assolutamente aiutato. Forse quello che mi ci vorrebbe è una terapia basata sull'elaborazione di questo evento invece che su altri metodi?
Devo ammettere che sono molto restia ad affrontare di nuovo un'analisi avendone già provate diverse e per la sofferenza e delusione che comporta se non efficace.
Vorrei riuscire a fare chiarezza di me per capire come mai è così difficile staccarmi dal passato, e se ho solo paura e magari una volta abituata alla nuova città starei meglio.
[#3]
Gentile Utente,
dalle parole che scrive sembrerebbe emergere più che una paura, una prudenza adeguata, visto che il trasferimento comporta la vendita della casa precedente e l'acquisto di una nuova: insomma un passo da gigante che non permette un "ripensamento" e non lascia via di fuga, o una scorciatoia.
Delle volte la terapia non ha effetto immediato, ma è come un seme che viene piantato e che da i suoi frutti con il tempo.
Scusi ma c'è un qualcosa che mi ha incuriosito molto ed attirato la mia attenzione.
In che modo una terapia sul *andare avanti* non ha effetto ed è irrelevante nell'aver trovato un lavoro in una grande città che la porta al cambiamento?
O forse pensa che la terapia sia in parte legata a
"mi sono fatta influenzare da terze persone e quindi non ero convinta della decisione."
Difficile prevedere il futuro e stabile se l'ideale corrisponderà al reale, cioè se il progetto desidertao\immaginato sarà quello che poi otterremo.
Una buona regola è lasciarsi una via di fuga o verificare quali sono le possibili vie di fuga quandi si va da qualche parte. Certo, alucni preferiscono cambiamenti netti, altri hanno bisogno di cambiamenti graduali, altri ancora mantengono la propria posizione e non cambiano mai.
Comunque conta la motivazione che porta al cambiamento ed il significato ad essa attribuita.
dalle parole che scrive sembrerebbe emergere più che una paura, una prudenza adeguata, visto che il trasferimento comporta la vendita della casa precedente e l'acquisto di una nuova: insomma un passo da gigante che non permette un "ripensamento" e non lascia via di fuga, o una scorciatoia.
Delle volte la terapia non ha effetto immediato, ma è come un seme che viene piantato e che da i suoi frutti con il tempo.
Scusi ma c'è un qualcosa che mi ha incuriosito molto ed attirato la mia attenzione.
In che modo una terapia sul *andare avanti* non ha effetto ed è irrelevante nell'aver trovato un lavoro in una grande città che la porta al cambiamento?
O forse pensa che la terapia sia in parte legata a
"mi sono fatta influenzare da terze persone e quindi non ero convinta della decisione."
Difficile prevedere il futuro e stabile se l'ideale corrisponderà al reale, cioè se il progetto desidertao\immaginato sarà quello che poi otterremo.
Una buona regola è lasciarsi una via di fuga o verificare quali sono le possibili vie di fuga quandi si va da qualche parte. Certo, alucni preferiscono cambiamenti netti, altri hanno bisogno di cambiamenti graduali, altri ancora mantengono la propria posizione e non cambiano mai.
Comunque conta la motivazione che porta al cambiamento ed il significato ad essa attribuita.
[#4]
Ex utente
Gentile Dottor Bellizzi,
la ringrazio molto per la risposta e l'interessamento al mio problema.
Le terapie che ho seguito le ho interrotte dopo breve tempo poichè mi rendevo conto che non mi erano d'aiuto in quanto non erano mirate a elaborare la separazione (con i relativi sensi di colpa e rabbia per queste "terze persone") ma chiedevano cose per me impossibili senza prima aver guarito certe ferite.
Può darsi, come dice Lei, che in realtà la terapia mi abbia aiutato lo stesso anche se a distanza di tempo. Il lavoro nella grande città lo avevo già trovato prima di andare in analisi, però il fatto di sentire quest'esigenza di trasferirmi che ho ora può darsi che sia il frutto della volontà di lasciarmi il passato alle spalle e di "andare avanti".
Riflettendo penso che non mi rimanga altra scelta che cambiare città, soprattutto perchè qui non sto bene, ho troppi ricordi che mi ossessionano anche a distanza di anni e non riesco a condurre una vita serena.
Cambiare ambiente e persone non può farmi che bene, anche se è un passo non facile e decisivo. In questo caso non credo di potermi lasciare vie di fuga (per il fatto economico di non poter avere 2 case in 2 città).
Penso di dovermi "forzare" un pò a farlo per il mio bene. Forse si tratta solo di accettare che la relazione che avevo qui è finita per sempre
la ringrazio molto per la risposta e l'interessamento al mio problema.
Le terapie che ho seguito le ho interrotte dopo breve tempo poichè mi rendevo conto che non mi erano d'aiuto in quanto non erano mirate a elaborare la separazione (con i relativi sensi di colpa e rabbia per queste "terze persone") ma chiedevano cose per me impossibili senza prima aver guarito certe ferite.
Può darsi, come dice Lei, che in realtà la terapia mi abbia aiutato lo stesso anche se a distanza di tempo. Il lavoro nella grande città lo avevo già trovato prima di andare in analisi, però il fatto di sentire quest'esigenza di trasferirmi che ho ora può darsi che sia il frutto della volontà di lasciarmi il passato alle spalle e di "andare avanti".
Riflettendo penso che non mi rimanga altra scelta che cambiare città, soprattutto perchè qui non sto bene, ho troppi ricordi che mi ossessionano anche a distanza di anni e non riesco a condurre una vita serena.
Cambiare ambiente e persone non può farmi che bene, anche se è un passo non facile e decisivo. In questo caso non credo di potermi lasciare vie di fuga (per il fatto economico di non poter avere 2 case in 2 città).
Penso di dovermi "forzare" un pò a farlo per il mio bene. Forse si tratta solo di accettare che la relazione che avevo qui è finita per sempre
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 9.4k visite dal 10/12/2012.
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