Tensione e demotivazione nella coppia: comunicare serve davvero?
Buongiorno,
apprezzo molto il vostro lavoro su questo sito, ed è per questo che spero di trovare indicazioni utili nelle vostre gentili risposte.
Ho una relazione stabile da circa quattro anni, anche se condotta prevalentemente, per motivi miei di lavoro (di cui una parte svolta all'estero), a distanza: conviviamo durante i tre mesi estivi, e circa una settimana al mese durante il resto dell'anno.
Come da copione, dopo i primi mesi di grande intesa sessuale ed emotiva, nonché di condivisione profonda di progetti e desideri, lei ha cominciato a manifestare i primi segni di stanchezza: qualche rifiuto in ambito sessuale, trascuratezza crescente nella cura del corpo, ma anche (e soprattutto!) forte diminuzione, per non dire scomparsa, di qualunque tipo di comportamento seduttivo nei miei confronti: per "comportamento seduttivo" non intendo comportamenti stereotipati (lingerie ecc.) ma piuttosto la voglia di apparire "al meglio", di stimolare, di fare dono al partner della propria vivacità, che certo si dovrebbe manifestare anche nella sfera sessuale (come infatti avviene nei primi mesi di rapporto).
Ok, tutto questo fa parte delle normali evoluzioni della coppia, che immagino si debbano accettare a meno di non voler rifiutare in blocco il rapporto stabile.
Vengo alla domanda. In genere il consiglio che danno gli psicologi può riassumersi così: parlate, confrontatevi, è un ottimo inizio per risolvere i problemi.
Bene, io sono una persona estremamente comunicativa, ho sempre voluto parlare apertamente di quello che non andava, sin dalle prime avvisaglie della tristezza che stava prendendo piede nel rapporto...Ma non è servito a niente, se non a peggiorare le cose! Più le dicevo cosa avrei voluto fare, magari anche qualcosa che in passato facevamo e che abbiamo smesso di fare, più lei mi rifiutava, dicendo che era cambiata ecc.
Serve davvero comunicare?
Mi direte che forse sbaglio nella forma della comunicazione.
E allora qual è la forma migliore?
Io ne conosco solo due:
1.quella dell'istinto, del corpo, della naturalità, che però dopo qualche mese di rapporto stabile scompare.
2. quella verbale, che però sfocia sempre in incomprensioni e ostilità.
Se sbaglio il modo di comunicare, ci sono altre strade?
apprezzo molto il vostro lavoro su questo sito, ed è per questo che spero di trovare indicazioni utili nelle vostre gentili risposte.
Ho una relazione stabile da circa quattro anni, anche se condotta prevalentemente, per motivi miei di lavoro (di cui una parte svolta all'estero), a distanza: conviviamo durante i tre mesi estivi, e circa una settimana al mese durante il resto dell'anno.
Come da copione, dopo i primi mesi di grande intesa sessuale ed emotiva, nonché di condivisione profonda di progetti e desideri, lei ha cominciato a manifestare i primi segni di stanchezza: qualche rifiuto in ambito sessuale, trascuratezza crescente nella cura del corpo, ma anche (e soprattutto!) forte diminuzione, per non dire scomparsa, di qualunque tipo di comportamento seduttivo nei miei confronti: per "comportamento seduttivo" non intendo comportamenti stereotipati (lingerie ecc.) ma piuttosto la voglia di apparire "al meglio", di stimolare, di fare dono al partner della propria vivacità, che certo si dovrebbe manifestare anche nella sfera sessuale (come infatti avviene nei primi mesi di rapporto).
Ok, tutto questo fa parte delle normali evoluzioni della coppia, che immagino si debbano accettare a meno di non voler rifiutare in blocco il rapporto stabile.
Vengo alla domanda. In genere il consiglio che danno gli psicologi può riassumersi così: parlate, confrontatevi, è un ottimo inizio per risolvere i problemi.
Bene, io sono una persona estremamente comunicativa, ho sempre voluto parlare apertamente di quello che non andava, sin dalle prime avvisaglie della tristezza che stava prendendo piede nel rapporto...Ma non è servito a niente, se non a peggiorare le cose! Più le dicevo cosa avrei voluto fare, magari anche qualcosa che in passato facevamo e che abbiamo smesso di fare, più lei mi rifiutava, dicendo che era cambiata ecc.
Serve davvero comunicare?
Mi direte che forse sbaglio nella forma della comunicazione.
E allora qual è la forma migliore?
Io ne conosco solo due:
1.quella dell'istinto, del corpo, della naturalità, che però dopo qualche mese di rapporto stabile scompare.
2. quella verbale, che però sfocia sempre in incomprensioni e ostilità.
Se sbaglio il modo di comunicare, ci sono altre strade?
[#1]
Gentile Utente,
comunicare vuol dire però anche ascoltare e se la Sua compagna le dice che è cambiata, la comunicazione deve volgere sull'ascoltare cosa intende per questo cambiamento e da cosa se ne è accorta e, cosa più importante, se ha un'idea di cosa possa aver prodotto questo cambiamento.
Forse Lei comunica bene, ma è altrettanto bravo ad ascoltare?
Comunicare vuol dire mettere in comune.
Certo, poi conta anche come si comunica e quale impressione ha chi riceve la comunicazione.
comunicare vuol dire però anche ascoltare e se la Sua compagna le dice che è cambiata, la comunicazione deve volgere sull'ascoltare cosa intende per questo cambiamento e da cosa se ne è accorta e, cosa più importante, se ha un'idea di cosa possa aver prodotto questo cambiamento.
Forse Lei comunica bene, ma è altrettanto bravo ad ascoltare?
Comunicare vuol dire mettere in comune.
Certo, poi conta anche come si comunica e quale impressione ha chi riceve la comunicazione.
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#2]
Ex utente
Caro dott. Belizzi,
la ringrazio per la gentile risposta.
Preciso allora che in effetti ascolto e prendo seriamente in considerazione ciò che la mia compagna mi dice, e i motivi per cui è cambiata, a detta sua, sembrano essere proprio la mia insistenza a continuare ad avere una vita intima soddisfacente come agli inizi del rapporto.
la ringrazio per la gentile risposta.
Preciso allora che in effetti ascolto e prendo seriamente in considerazione ciò che la mia compagna mi dice, e i motivi per cui è cambiata, a detta sua, sembrano essere proprio la mia insistenza a continuare ad avere una vita intima soddisfacente come agli inizi del rapporto.
[#3]
Gentile Utente,
Pochi mesi di relazione ed un cambiamento cosi' importante, non mi sembra una normale e fisiologica modificazione del rapporto, ma un momento di crisi, che funge da semaforo rosso, da attenzionare .
Parlare, dialogare, non significa essere insistenti, ma comprendere le motivazioni dei nostri desideri piu' intimi e quelli della partner.
Una consulenza di coppia, potrebbe essere indicata,rappresenta un setting protetto, non giudicante, all' interno del quale effettuare un' analisi del vostro disagio.
Pochi mesi di relazione ed un cambiamento cosi' importante, non mi sembra una normale e fisiologica modificazione del rapporto, ma un momento di crisi, che funge da semaforo rosso, da attenzionare .
Parlare, dialogare, non significa essere insistenti, ma comprendere le motivazioni dei nostri desideri piu' intimi e quelli della partner.
Una consulenza di coppia, potrebbe essere indicata,rappresenta un setting protetto, non giudicante, all' interno del quale effettuare un' analisi del vostro disagio.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
I modi e le opportunità per comunicare, o non comunicare, sono tanti e non esiste una ricetta unica che vada bene sempre. Tutto va visto in funzione della particolare situazione venutasi a creare nella particolare coppia.
In terapia strategica esiste un concetto fondamentale, quello di tentata soluzione che, quando non funziona, alimenta il problema. Risolvere una difficoltà o anche una patologia, in quest'ottica, significa interrompere innanzitutto gli eventuali tentativi fallimentari in corso, che stanno mantenendo in vita la situazione problematica.
Ad esempio, se la sua compagna sta vivendo i suoi tentativi come insistenti e fastidiosi, questo potrebbe essere un primo punto su cui riflettere. Ma più di questo sarebbe difficile dire, da qui, se ritenete di aver bisogno di aiuto fareste bene a chiedere un consulto di persona.
In terapia strategica esiste un concetto fondamentale, quello di tentata soluzione che, quando non funziona, alimenta il problema. Risolvere una difficoltà o anche una patologia, in quest'ottica, significa interrompere innanzitutto gli eventuali tentativi fallimentari in corso, che stanno mantenendo in vita la situazione problematica.
Ad esempio, se la sua compagna sta vivendo i suoi tentativi come insistenti e fastidiosi, questo potrebbe essere un primo punto su cui riflettere. Ma più di questo sarebbe difficile dire, da qui, se ritenete di aver bisogno di aiuto fareste bene a chiedere un consulto di persona.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.8k visite dal 03/12/2012.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.