Insonnia, ansia, assenza sentimenti: blocco mentale o persona sbagliata?

Gentili dottori, sono un uomo (sebbene per onestà confesso che scrivendo "ragazzo" mi sentirei meno a disagio) di 36 anni. Mi sto facendo seguire da uno psicoterapeuta perchè mi trovo per la 3-4 volta ad avere problemi di insonnia totale, ansia fino a veri e propri sintomi depressivi. Le precedenti volte questa situazione ha coinciso con avvenimenti importanti (giuramento all'Accademia poi lasciata, matrimonio al quale ho poi rinunciato...). Questa volta il tutto è cominciato con l'incontro con una ragazza di 24 anni approcciando la quale ho avuto problemi di mancata erezione, eiaculazione precoce o, spesso, eiaculazione senza erezione. Nei 5 anni seguiti alla rottura della relazione durata 11 anni e conclusa al momento del matrimonio ho riscontrato sempre questi problemi, sia da solo che nell'approccio con le donne, ma sono sempre fuggito giustificando la cosa col fatto che la donna incontrata non fosse quella giusta. Questa volta ho deciso di affrontare la situazione e dopo aver verificato con tutti i controlli possibili che non ci fosse niente di organico ho iniziato un percorso psicoterapico. Purtroppo lo stato depressivo è dilagato ed oggi ho difficoltà a vivere la quotidianità, le relazioni, gli interessi... In particolare non provo più sentimenti per questa ragazza (mi chiedo se l'attrazione iniziale possa considerarla un sentimento), sono ossessionato dalla sua apertura rispetto al sesso, dalle sue precedenti esperienze sessuali e, pertanto, riesco a vivere il rapporto con lei solo al chiuso della mia abitazione e, comunque, senza riuscire a passare con lei neanche la notte perchè vengo assalito dall'ansia. Lei, nonostante i momenti di difficoltà, non rompe la relazione perchè si dice convinta che una volta superata questa situazione ritroverà la persona che ha conosciuto. Per me, invece, l'unico riscontro positivo sono, dopo un paio di mesi, gli esiti positivi, per erezione e durata, di qualche rapporto sessuale. Lo psicoterapeuta, che su tanti altri aspetti mi risulta convincente, invita anche me a mantenere la relazione perchè dice che il problema è oltre e sarebbe una mia ulteriore fuga ma io non riesco ad accettare di dover vivere una relazione, ed una fase della vita, in queste condizioni. Dal vostro punto di vista, sebbene mi renza conto che sia impossibile dare un parere sul caso specifico, può, in linea generale, essere plausibile una indicazione "terapeutica" del genere?
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Caro ragazzo (avrei scritto Utente ma visto che la fa sentire più a suo agio preferisco utilizzare questo termine),

come giustamente lei osserva, è impossibile darle un parere senza una conoscenza diretta della sua storia di vita.

In linea generale, se lei, come mi sembra di capire, si fida del suo terapeuta, credo che abbia delle ragioni a interpretare il suo comportamento come un'ulteriore fuga.
Lui ha tutti gli elementi per fare una valutazione di questo tipo; noi, da qui, non abbiamo alcun elemento.

Ha parlato con lui, in modo del tutto chiaro, di questa sua perlpessità?
Conosce l'orientamento teorico del suo psicoterapeuta?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Utente
Utente
Gentile dott. Callina,
intanto La ringrazio per la sollecita risposta. Il mio psicoterapeuta ha un orientamento analitico. Io ho parlato a lungo delle mie perplessità, provando in ogni modo ad estorcergli un placet sulla chiusura della relazione. Lui mi ribadisce che dal suo punto di vista non ci sono i presupposti ma, ovviamente, lascia le decisioni a me. Il problema è che io da una parte ritengo non proponibile portare avanti una relazione in queste condizioni, dall'altra ho il terrore che interrompendola i miei problemi nella sfera sessuale e relazionale restino insoluti. Secondo lui un dubbio del genere è un motivo sufficiente per portarla avanti. Tuttavia ridimensionare la mia visione della relazione e del sentimento che dovrebbe reggerla mi risulta difficile. L'idea che prima dovrei ritrovare uno stato di "normalità" e poi compiere le mie scelte, che da un punto di vista razionale non fa una piega, nella realtà mi risulta difficilmente praticabile e sempre più insostenibile visto che dopo due mesi, nonostante l'acquisizione di tante consapevolezze su tanti comportamenti evitanti rispetto all'assunzione delle mie responsabilità rispetto alla vita e dei tanti problemi conseguenti, individuo la relazione come elemento scatenante e bloccante.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
<<Secondo lui un dubbio del genere è un motivo sufficiente per portarla avanti.>>

dal poco che posso intuire mi sembra di poter concordare con la visione del suo curante; è un dubbio su cui è necessario riflettere.

Da un punto di vista analitico/psicodinamico, che condivido, il suo individuare la relazione come elemento scatenante e bloccante potrebbe avere un significato simbolico/inconsapevole differente.

In tal senso potrebbe rappresentare "un'alibi inconscio" per mettere in atto una nuova fuga.

Non credo di dirle qualcosa di nuovo; probabilmente è su queste stesse tematiche che sta lavorando con il suo terapeuta.

Tuttavia visto che il nostro compito è anche quello di dare una seconda opinione, per quanto possibile, mi sento di consigliarle di affidarsi al suo terapeuta con fiducia; fermo restando che ogni scelta dovrà essere una sua scelta.

Un caro saluto
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Utente
Utente
La ringrazio dell'ulteriore supporto. Proverò a trovare questa fiducia piena nel mio terapeuta sebbene io sia ormai consapevole che è la fiducia in me stesso che non riesco a trovare e mi giustifico mettendo in discussione gli altri. Spero di riuscire a venir fuori da questa situazione senza compromettere in modo pesante il mio percorso di vita.
La saluto cordialmente.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Le auguro che possa presto riuscirci.

Un caro saluto
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