Non riesco a rimanere a casa nemmeno una sera
Gentili dottori,
vi parlo di un problema che mi affligge da anni: fortunatamente ho sempre avuto vita sociale e sentimentale molto attive, ho un gruppo di amici con cui esco ogni sera in cui è compreso il mio ragazzo, col quale passo gran parte del mio tempo. Il problema si presenta quando, casualmente, il mio ragazzo ha qualche impegno o è ammalato e nessuno dei nostri amici esce: una serata passata a casa non è affatto una tragedia, eppure io la vivo come tale. Comincio a piangere, ad avere crisi di panico, a chiamare di continuo persone per sentire voci amiche, a guardare continuamente l'orologio per accertarmi che le ore passino veloci, e non riesco nemmeno ad addormentarmi la notte. Quando esco invece sono tranquilla, torno e mi addormento con facilità. Questo problema mi provoca un enorme disagio anche dal punto di vista dello studio, dato che ho 22 anni e sono ancora al primo anno perché non riesco a studiare e di conseguenza a dare esami. Anche al liceo era così e sono riuscita ad andare avanti solo studiando a casa dei miei compagni di classe, da sola non ci riuscivo mai: dovevo uscire di casa, vedere gente, parlare con qualcuno. So che tutto questo non è normale, e noto che si intensifica col buio; al mattino, con la luce del sole, rimanere in casa non costituisce un problema. In questo periodo poi, autunnale, alle tre del pomeriggio fa già buio, e la mia angoscia è triplicata: pranzo velocemente per uscire di corsa subito dopo, spesso la foga è così grande che non mi degno nemmeno di lavarmi o truccarmi.
Piuttosto che rimanere a casa, esco da sola e, anche se non risolvo il problema come quando sono in compagnia, la vista di passanti e gente sconosciuta lo allevia. L'anno scorso studiavo in un'altra città e son dovuta tornare dopo pochi mesi proprio perché, non conoscendo nessuno come è normale all'inizio, restavo a casa ogni sera e per me era una tortura, e non mi sono nemmeno data il tempo di fare nuove amicizie e trovarmi un gruppo con cui stare.
Non ne ho mai parlato col mio psichiatra perché mi vergogno. Non gli ho mai detto nulla di davvero rilevante dei miei problemi.
Vi chiedo consiglio e, nei limiti, aiuto.
Grazie in anticipo,
Lucrezia
vi parlo di un problema che mi affligge da anni: fortunatamente ho sempre avuto vita sociale e sentimentale molto attive, ho un gruppo di amici con cui esco ogni sera in cui è compreso il mio ragazzo, col quale passo gran parte del mio tempo. Il problema si presenta quando, casualmente, il mio ragazzo ha qualche impegno o è ammalato e nessuno dei nostri amici esce: una serata passata a casa non è affatto una tragedia, eppure io la vivo come tale. Comincio a piangere, ad avere crisi di panico, a chiamare di continuo persone per sentire voci amiche, a guardare continuamente l'orologio per accertarmi che le ore passino veloci, e non riesco nemmeno ad addormentarmi la notte. Quando esco invece sono tranquilla, torno e mi addormento con facilità. Questo problema mi provoca un enorme disagio anche dal punto di vista dello studio, dato che ho 22 anni e sono ancora al primo anno perché non riesco a studiare e di conseguenza a dare esami. Anche al liceo era così e sono riuscita ad andare avanti solo studiando a casa dei miei compagni di classe, da sola non ci riuscivo mai: dovevo uscire di casa, vedere gente, parlare con qualcuno. So che tutto questo non è normale, e noto che si intensifica col buio; al mattino, con la luce del sole, rimanere in casa non costituisce un problema. In questo periodo poi, autunnale, alle tre del pomeriggio fa già buio, e la mia angoscia è triplicata: pranzo velocemente per uscire di corsa subito dopo, spesso la foga è così grande che non mi degno nemmeno di lavarmi o truccarmi.
Piuttosto che rimanere a casa, esco da sola e, anche se non risolvo il problema come quando sono in compagnia, la vista di passanti e gente sconosciuta lo allevia. L'anno scorso studiavo in un'altra città e son dovuta tornare dopo pochi mesi proprio perché, non conoscendo nessuno come è normale all'inizio, restavo a casa ogni sera e per me era una tortura, e non mi sono nemmeno data il tempo di fare nuove amicizie e trovarmi un gruppo con cui stare.
Non ne ho mai parlato col mio psichiatra perché mi vergogno. Non gli ho mai detto nulla di davvero rilevante dei miei problemi.
Vi chiedo consiglio e, nei limiti, aiuto.
Grazie in anticipo,
Lucrezia
[#1]
Gentile ragazza,
per quale ragione sei già seguita da uno psichiatra? Quello che descrivi potrebbe celare un po' d'ansia. Che cosa temi quando sei da sola a casa e senti il bisogno di uscire?
per quale ragione sei già seguita da uno psichiatra? Quello che descrivi potrebbe celare un po' d'ansia. Che cosa temi quando sei da sola a casa e senti il bisogno di uscire?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentilissima,
Deve assolutamente parlarne con uno psichiatra di questo disagio;
Le condiziona la vita, e mi permetto di dirle che se a questo professionista non le ha detto nulla vuol dire che non si trova a suo agio;lo cambi, ce ne sono tanti, davvero tanti.
Vedrà che troverà quello adatto a lei con cui condividere questi suoi problemi.
Lo faccia senza esitare, una terapia fatta in questo modo non serve veramente a nulla.
Auguri!
Deve assolutamente parlarne con uno psichiatra di questo disagio;
Le condiziona la vita, e mi permetto di dirle che se a questo professionista non le ha detto nulla vuol dire che non si trova a suo agio;lo cambi, ce ne sono tanti, davvero tanti.
Vedrà che troverà quello adatto a lei con cui condividere questi suoi problemi.
Lo faccia senza esitare, una terapia fatta in questo modo non serve veramente a nulla.
Auguri!
Dr. Sara Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it
[#3]
Ex utente
Grazie delle risposte celeri.
Sono stata seguita da uno psichiatra per dei problemi familiari che mi avevano messo addosso non poca ansia; mi è stato prescritto un antidepressivo (entact) e un ansiolitico (xanax) per un mese, prima della visita seguente, ma ho preso solo l'ansiolitico perché non mi sono simpatici gli antidepressivi e perché sentivo di essere molto ansiosa ma per niente depressa. So che è stato presuntuoso da parte mia, infatti prendere l'ansiolitico non ha cambiato nulla, anzi: mi sentivo ancora più agitata, per cui l'ho sospeso. Non vorrei prendere farmaci per non cadere in sgradevoli "circoli viziosi".
Quando sono a casa non "temo" nulla nel vero senso della parola, sento semplicemente che mi manca l'aria, e ho un po' forse paura inconscia della vita fuori che si muove senza di me. Non so spiegarlo bene.
Rispondo alla dottoressa Ronchi: purtroppo lo psichiatra in questione è un caro amico di famiglia e ho possibilità di andare solo da lui, dato che la mia famiglia è in forte difficoltà economica e non può permettersi di pagare altri medici.
Sono stata seguita da uno psichiatra per dei problemi familiari che mi avevano messo addosso non poca ansia; mi è stato prescritto un antidepressivo (entact) e un ansiolitico (xanax) per un mese, prima della visita seguente, ma ho preso solo l'ansiolitico perché non mi sono simpatici gli antidepressivi e perché sentivo di essere molto ansiosa ma per niente depressa. So che è stato presuntuoso da parte mia, infatti prendere l'ansiolitico non ha cambiato nulla, anzi: mi sentivo ancora più agitata, per cui l'ho sospeso. Non vorrei prendere farmaci per non cadere in sgradevoli "circoli viziosi".
Quando sono a casa non "temo" nulla nel vero senso della parola, sento semplicemente che mi manca l'aria, e ho un po' forse paura inconscia della vita fuori che si muove senza di me. Non so spiegarlo bene.
Rispondo alla dottoressa Ronchi: purtroppo lo psichiatra in questione è un caro amico di famiglia e ho possibilità di andare solo da lui, dato che la mia famiglia è in forte difficoltà economica e non può permettersi di pagare altri medici.
[#4]
Gentile Signorina,
Forse nel suo caso un antidepressivo non serve a risolvere la sua questione.
Da quanto riferisce c'e' una simbolizzazione affettiva molto negativa per lei che si attiva nella solitudine della casa . Le consiglierei pertanto di chiedere una valutazione di persona ad uno psicologo psicoterapeuta; io le proporrei uno psicoteapeuta psicodinamico o psicoanalista per elaborare le dinamiche inconsce che sostengono il suo sintomo. Una volta messe in luce potra' decidere se effettuare una psicoterapia.
La sua eta' giovanissima e' una indicazione favorevole.
I migliori saluti
Forse nel suo caso un antidepressivo non serve a risolvere la sua questione.
Da quanto riferisce c'e' una simbolizzazione affettiva molto negativa per lei che si attiva nella solitudine della casa . Le consiglierei pertanto di chiedere una valutazione di persona ad uno psicologo psicoterapeuta; io le proporrei uno psicoteapeuta psicodinamico o psicoanalista per elaborare le dinamiche inconsce che sostengono il suo sintomo. Una volta messe in luce potra' decidere se effettuare una psicoterapia.
La sua eta' giovanissima e' una indicazione favorevole.
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 6.5k visite dal 19/11/2012.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.