Attacchi di panico, ansia e depressione
Buongiorno, sono una ragazza di 28 anni , vivo con mio padre, mio fratello e il mio ragazzo, ho perso mia madre in 4 mesi per un tumore all'età di 19 anni e da quel momento sono stata io ad occuparmi della gestione della casa. Circa 6 anni fa ho avuto un forte attacco di panico seguito da sedute dalla psicologa. Sono riuscita a superare quella fase ma, ogni tanto, soffro di ansia soprattutto in relazione a "cambiamenti" anche futili come un taglio di capelli, il tatuaggio di mio fratello, l'installazione di una tettoia sul balcone. So che sembrano sciocchezze ma in me hanno procurato un'ansia incredibile che in effetti anche io a posteriori giudico non proporzionata. Circa due settimane fa ho tolto il dente del giudizio e dopo pochi giorni ho avuto un fortissimo attacco di panico con ricovero in ospedale per una notte seguito da giorni in cui non riuscivo neanche ad uscire di casa, avevo paura della notte e piangevo sempre. Il dottore di famiglia mi ha prescritto punture di Liposom e Samyr associate a goccie di Bromazepam mattino e sera o al bisogno, il tutto accompagnato da sedute dalla psicologa. Dopo 3 sedute sto un pò meglio, ma mi sento ancora tanto depressa per la perdita del dente, non riesco ad alzarmi la mattina per andare al lavoro, non voglio contatti con le persone, mi domando che senso abbia la vita, non voglio svolgere le attività quotidiane in casa, mi sento sola ma nel contempo vorrei rifugiarmi in un luogo lontano in montagna... sola...sono confusa e triste...a volte penso che vorrei morire per non dover vivere...
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Gentile Utente,
quando si è rivolta in passato alla psicologa, che diagnosi era stata posta?
Si era trattato di un sostegno psicologico o di una psicoterapia?
quando si è rivolta in passato alla psicologa, che diagnosi era stata posta?
Si era trattato di un sostegno psicologico o di una psicoterapia?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Salve Dottoressa, non mi era stata fatta una diagnosi precisa, si trattò ricordo di 4 sedute di sostegno psicologico. Decisi io di terminarle perchè mi sentivo meglio, per la dottoressa andava bene.
Nel corso degli anni ogni tanto ho sentito la necessità di tornare a fare qualche seduta ma poi, un pò gli impegni, un pò il mio compagno che sottovalutava la cosa, andavo avanti convivendo con le mie ansie.
Ora però sto proprio male e le domande sul senso della vita, sul perchè vivere mi assillano la testa. Non riesco ad andare al lavoro perchè mi dà fastidio vedere negli altri la voglia di fare che io non ho...
Nel corso degli anni ogni tanto ho sentito la necessità di tornare a fare qualche seduta ma poi, un pò gli impegni, un pò il mio compagno che sottovalutava la cosa, andavo avanti convivendo con le mie ansie.
Ora però sto proprio male e le domande sul senso della vita, sul perchè vivere mi assillano la testa. Non riesco ad andare al lavoro perchè mi dà fastidio vedere negli altri la voglia di fare che io non ho...
[#3]
Cara Utente,
la vita l'ha messa dinanzi ad una sfida molto dura da affrontare, comprendo il successivo senso di sbandamento vissuto negli anni a seguire.
L'attacco di panico rappresenta, solitamente, la manifestazione di un enorme senso di "impotenza" dinanzi ad un evento estremamente difficile da accettare ed elaborare, come può essere la perdita di una persona cara.
Quando poi ci si trova a dover gestire una malattia importante, nel periodo della "cura", i familiari sono totalmente coinvolti dalla situazione, "devono" necessariamente provvedere alle urgenze,non potendosi "concedere" "uno spazio idoneo di sofferenza": da un lato è presente la voglia di lasciarsi andare, di crollare, dall'altro la necessità di non potersi fermare, di "dover" andare avanti ed affrontare tutto ciò che c'è da fare.
Quando poi l'urgenza rientra, o perché purtroppo la persona cara non c'è più, o perché il periodo d'intensità maggiore è passato, coloro che si sono fatti carico della situazione, dopo un pò possono "crollare", scaricarsi di tutto ciò soffocato precedentemente, potendo andare incontro a crisi d'ansia o attacchi di panico.
Se prima ha seguito solo un sostegno psicologico,ora le consiglierei vivamente di intraprendere un percorso di psicoterapia, più idoneo per affrontare un carico di sofferenza così grande e per elaborare la stessa.
Si conceda la possibilità di pensare un pò a se stessa.
Può prendere per mano quella parte di sè che sta soffrendo,fragile ed impaurita,e darle pian piano la possibilità rialzarsi.
La saluto caramente,
Dottoressa Serena Rizzo,
www.psicologiabenevento.it
www.psicoterapiacognitivacampania.it
la vita l'ha messa dinanzi ad una sfida molto dura da affrontare, comprendo il successivo senso di sbandamento vissuto negli anni a seguire.
L'attacco di panico rappresenta, solitamente, la manifestazione di un enorme senso di "impotenza" dinanzi ad un evento estremamente difficile da accettare ed elaborare, come può essere la perdita di una persona cara.
Quando poi ci si trova a dover gestire una malattia importante, nel periodo della "cura", i familiari sono totalmente coinvolti dalla situazione, "devono" necessariamente provvedere alle urgenze,non potendosi "concedere" "uno spazio idoneo di sofferenza": da un lato è presente la voglia di lasciarsi andare, di crollare, dall'altro la necessità di non potersi fermare, di "dover" andare avanti ed affrontare tutto ciò che c'è da fare.
Quando poi l'urgenza rientra, o perché purtroppo la persona cara non c'è più, o perché il periodo d'intensità maggiore è passato, coloro che si sono fatti carico della situazione, dopo un pò possono "crollare", scaricarsi di tutto ciò soffocato precedentemente, potendo andare incontro a crisi d'ansia o attacchi di panico.
Se prima ha seguito solo un sostegno psicologico,ora le consiglierei vivamente di intraprendere un percorso di psicoterapia, più idoneo per affrontare un carico di sofferenza così grande e per elaborare la stessa.
Si conceda la possibilità di pensare un pò a se stessa.
Può prendere per mano quella parte di sè che sta soffrendo,fragile ed impaurita,e darle pian piano la possibilità rialzarsi.
La saluto caramente,
Dottoressa Serena Rizzo,
www.psicologiabenevento.it
www.psicoterapiacognitivacampania.it
Dr.ssa serena rizzo
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Gentile utente, è importante dare ascolto anche a questa parte di sé, sofferente confusa, triste, che fatica ad affrontare i Cambiamenti. Provi a non accantonarla, come quando siamo impegnati nella cura di un familiare e non possiamo sfogarla e elaborarla perché dobbiamo necessariamente prenderci cura degli altri; ora le dia ascolto: con l’aiuto di uno psicologo può trovare accoglienza verso tutti suoi vissuti che prima ha accantonato, ma che si manifestano comunque in altro modo tramite ansia e panico. Cari saluti
Dr.ssa Elisabetta Molteni
Psicologa Psicoterapeuta - In studio e Online
www.elisabettamolteni.it
[#6]
Mi sembra di capire che da un lato anche un piccolo cambiamento le potrebbe causare ansia, ma dall'altro desidera aprirsi a stimoli nuovi. Se questo la aiuta, Lei fa bene a non chiudersi in se stessa ma a cercare nuove opportunità, tenendo presente che non è solo modificando le circostanze esterne che possiamo stare meglio, ma ancora di più guardando dentro di noi ed accogliendo tutti i nostri vissuti, anche quelli di dolore, confusione, incapacità! Ci faccia sapere
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.8k visite dal 15/11/2012.
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