Da parecchio tempo soffro di fasi ricorrenti di quella che io chiamo depressione
Sono un uomo di 61 anni sano e fisicamente a posto, sportivo, fumo 10 sigarette al giorno e mangio abbastanza sano e non in modo eccessivo. Da parecchio tempo soffro di fasi ricorrenti di quella che io chiamo depressione. In questi momenti che avvengono improvvisamente senza apparente motivo, mi sento inutile, incapace, svogliato, inconcludente, incapace di ridere e di stare frà la gente. I miei sensi di colpa si amplificano e mi rinchiudo in casa senza parole. Premessa: un tempo ho sofferto anche di attacchi di panico e insonnia da stress lavorativo curato con rivotril in gocce che assumo tuttora ma solo x addormentarmi. Da quando sono in pensione (c.a 1 anno) i
l problema si è fatto + ricorrente. Altro grosso problema è stata la separazione da mia moglie dopo 30 anni di matrimonio causa problemi trascinati da tempo e a una donna di cui mi sono innamorato. Non sono pentito di questa scelta, ma il mio carattere forte e autoritario, l'ha vissuta come una sconfitta e con grande senso di colpa nei confronti dei miei figli che mi hanno sempre considerato un uomo tutto d'un pezzo, refrattario a queste decisioni che portano sempre sofferenza. In questi momenti di debacle, mi viene da mettere in duscussione tutto me stesso, le scelte di vita fatte, la mia vita lavorativa tutta volta al benessere famigliare e ad accumulare sicurezza economica x tutti. Perfino i miei sentimenti verso l'attuale compagna sono meno certi e messi in discussione. Risultato: faccio soffrire chi mi è vicino e non riesco a risollevarmi dalla mia apatia. Sto male e non sò cosa fare x reagire. Non prendo nessun farmaco a riguardo e vorrei chiederLe se non sia ora che inizi o quale rimedi posso mettere in atto x uscire da questo empasse. Chiedo umilmente aiuto. Ringrazio anticipatamente x la cortese risposta. Mi sento un uomo alla deriva e incapace di aiutare gli altri e me stesso.
l problema si è fatto + ricorrente. Altro grosso problema è stata la separazione da mia moglie dopo 30 anni di matrimonio causa problemi trascinati da tempo e a una donna di cui mi sono innamorato. Non sono pentito di questa scelta, ma il mio carattere forte e autoritario, l'ha vissuta come una sconfitta e con grande senso di colpa nei confronti dei miei figli che mi hanno sempre considerato un uomo tutto d'un pezzo, refrattario a queste decisioni che portano sempre sofferenza. In questi momenti di debacle, mi viene da mettere in duscussione tutto me stesso, le scelte di vita fatte, la mia vita lavorativa tutta volta al benessere famigliare e ad accumulare sicurezza economica x tutti. Perfino i miei sentimenti verso l'attuale compagna sono meno certi e messi in discussione. Risultato: faccio soffrire chi mi è vicino e non riesco a risollevarmi dalla mia apatia. Sto male e non sò cosa fare x reagire. Non prendo nessun farmaco a riguardo e vorrei chiederLe se non sia ora che inizi o quale rimedi posso mettere in atto x uscire da questo empasse. Chiedo umilmente aiuto. Ringrazio anticipatamente x la cortese risposta. Mi sento un uomo alla deriva e incapace di aiutare gli altri e me stesso.
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Psicologo
Gentile Utente,
in molti casi la condizione di pensionato può favorire l'insorgenza di sentimenti depressivi, questo perché la perdita dell'occupazione crea un vuoto; mentre prima si pensava principalmente al lavoro, ora ci si può occupare principalmente di se stessi.
Se la cosa non viene pianificata, spesso lascia sgomenti; si tratta di adeguarsi alla nuova situazione e sfruttarla a proprio vantaggio, magari ampliando la vita sociale e dedicandosi ad attività piacevoli.
Per quanto riguarda le Sue scelte personali e le relative conseguenze, è inevitabile che insorgano sensi di colpa verso chi ne è danneggiato, e se <<In questi momenti di debacle, mi viene da mettere in duscussione tutto me stesso, le scelte di vita fatte, la mia vita lavorativa tutta volta al benessere famigliare e ad accumulare sicurezza economica x tutti.>>, bene, è arrivato il periodo giusto per farlo.
Chiaramente va fatto in modo costruttivo, prendendo atto che ci sono pro e contro in tutte le cose e che ognuno ha diritto alle proprie scelte, _compreso Lei_.
Penso che un po' di riflessione costruttiva non possa che giovarLe, mentre non cercherei rimedio nei farmaci se non fosse proprio necessario.
Magari potrebbe parlarne con uno psicologo che si occupa di persone in età da pensione.
in molti casi la condizione di pensionato può favorire l'insorgenza di sentimenti depressivi, questo perché la perdita dell'occupazione crea un vuoto; mentre prima si pensava principalmente al lavoro, ora ci si può occupare principalmente di se stessi.
Se la cosa non viene pianificata, spesso lascia sgomenti; si tratta di adeguarsi alla nuova situazione e sfruttarla a proprio vantaggio, magari ampliando la vita sociale e dedicandosi ad attività piacevoli.
Per quanto riguarda le Sue scelte personali e le relative conseguenze, è inevitabile che insorgano sensi di colpa verso chi ne è danneggiato, e se <<In questi momenti di debacle, mi viene da mettere in duscussione tutto me stesso, le scelte di vita fatte, la mia vita lavorativa tutta volta al benessere famigliare e ad accumulare sicurezza economica x tutti.>>, bene, è arrivato il periodo giusto per farlo.
Chiaramente va fatto in modo costruttivo, prendendo atto che ci sono pro e contro in tutte le cose e che ognuno ha diritto alle proprie scelte, _compreso Lei_.
Penso che un po' di riflessione costruttiva non possa che giovarLe, mentre non cercherei rimedio nei farmaci se non fosse proprio necessario.
Magari potrebbe parlarne con uno psicologo che si occupa di persone in età da pensione.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 15/11/2012.
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