Rapporto conflittuale con il cibo: pericolo di disturbi alimentari?

Salve,m i rivolgo a Voi perchè la mia attuale situazione alimentare mi preoccupa un po'.

Da piccola ero la tipica bambina cicciottella con molto appetito e istigata dai parenti a mangiare. L'elevato peso non mi ha aiutata nella vita sociale ma non mi ha comunque preoccupata (forse per la tenera età). A 11 anni mia madre mi portò da un dietologo controvoglia e persi molti chili che recuperai in breve accantonando la dieta. Dopo un anno decisi di rimettermi a dieta da sola stanca di vedermi grassa, riducendo drasticamente le calorie e iscrivendomi in palestra. Ero arrivata a pesare 54.5 kg x156 cm ma durante il liceo ho recuperato tutto il peso (68 kg) e abbandonato la palestra. Non ho più seguito diete fino all'inizio dell'università, quando ero arrivata a 73 kg (158 cm). Stessa dinamica: prima vivevo piuttosto tranquillamente il mio sovrappeso, cominciavo a non potermi più guardare allo specchio e inizio una dieta ferrea che mi ha fatto dimagrire velocemente. Questa volta contavo le calorie giorno per giorno e mi imponevo di camminare tutti i giorni a passo svelto più tempo possibile.

Arrivata in pochi mesi a 57 kg però è successo qualcosa: un giorno, senza sapere perchè, mi abbuffo fino a star male. Questo quasi un anno e mezzo fa. Da quella volta non sono più riuscita a seguire la dieta per più di due settimane senza poi abbuffarmi, ei periodi di abbuffate e di dieta ferrea sono andati ad alternarsi sempre più frequentemente e da quella volta oscillo di continuo tra 57 e 63 kg. La cosa mi urta molto perchè vorrei ancora perdere molti chili!

Da circa marzo però ho iniziato a indurmi il vomito. Sebbene non sempre ci riesca, ad ogni abbuffata segue quasi sempre un tentativo di vomito, anche diversi se il tentativo fallisce. Il tutto avviene segretamente e non mi è difficile visto che passo molto tempo sola e se sento tornare mia madre quando sto per vomitare vado in panico.

La cosa che mi preoccupa è che ultimamente sono arrivata ad abbuffarmi e vomitare anche 4-5 volte a settimana (non sempre riesco a vomitare), ma la cosa peggiore è che non riesco quasi mai ad evitare l'abbuffata. Sò che poi mi odierei, sentirei in colpa, frustrata, ma non riesco ad evitarlo.... E le cose che più mi danno fastidio è sapere che mia madre vedrà quanta roba è sparita dalla dispensa e che così facendo non dimagrisco più... Non voglio che i miei allenamenti in palestra si riducano a rimediare l'abbuffata, ci sono andata per dimagrire! Desicero vivamente smettere di vomitare e dimagrire, quando mangio normalmente non vado sopra le 900 kcal ma non reisco ad evitare le abbuffate... e non dimagrisco.

Mi sono documentata molto e ho visto che alcuni dei miei comportamenti rientrano nella classificazione della bulimia. Quindi mi chiedo: la mia situazione è a rischio? Cosa posso fare per smettere e riprendere a dimagrire regolarmente? Mi vergogno a parlarne con qualcuno, per questo mi rivolgo a Voi

Perdonatemi lo sfogo. Vi ringrazio per il Vostro supporto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
È probabile che nel tuo caso si sia instaurata quella che in terapia breve strategica è chiamata sindrome da vomiting, che non viene più definita come bulimia:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/274-il-disturbo-da-vomiting.html

Si tratta di un disturbo complesso e difficile da trattare, perciò faresti bene a superare la vergogna e a deciderti di parlarne con un professionista. Le prospettive di risolverlo sono buone, ma usufruendo di un aiuto esterno.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signorina,
Diagnosi a parte, non fattibili online, lei palesa una chiara situazione di disagio psico- corporeo.
I disturbi del comportamento oro- alimentare necessitano di un' equipe di professionisti per la loro cura.
Endocrinologi, dietologi, psicologi, psichiatri, sono tutti clinici di riferimento per la cura della bulimia

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Grazie per le Vostre celeri risposte.

Mi rivolgo al Dr. Santonocito. Ho letto il suo articolo e da quello che ho capito questo tipo di disturbo è caratterizzato dal piacere verso il vomito, io al contrario detesto farlo, me lo impongo ma se non mi abbuffassi lo eviterei volentieri.

Invece vorrei chiedere alla d.ssa Randone se secondo Lei è possibile tornare ad una situazione di normalità autonomamente o se debba rivolgermi a qualche specialista di persona poichè reputa il mio comportamento potenzialmente a rischio.

Indipendentemente dal fatto che non ritengo di avere disturbi alimentari, ammetto il disagio psico-corporeo e anche nei confronti del cibo, tant'è che faccio fatica a mangiare di fronte agli altri, ancor di più in presenza di estranei. Quello su cui insisto è sapere cosa posso fare, se c'è un modo per superare queste cose piano piano da sola, perchè ci ho provato a rivolgermi anche ad un dietologo ma ci ho rinunciato perchè sò che tanto fallirei. Voglio fare qualcosa anche perchè sono stufa di vedermi e sentirmi così, ma è più forte di me.
[#4]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Invece vorrei chiedere alla d.ssa Randone se secondo Lei è possibile tornare ad una situazione di normalità autonomamente o se debba rivolgermi a qualche specialista di persona poichè reputa il mio comportamento potenzialmente a rischio.

Dalla mia esperienza clinica, le dico di no.
Diagnosi a parte, il rapporto con il cibo, cela altre vulnerabilita', che spesso , come mi sembra di avere compreso anche nel suo caso, portano a pensieri intrusivi, emozioni negative ed associazioni mentali, che vanno ben oltre il cibo in se'
[#5]
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Quindi il cibo diventa una valvola di sfogo che cela altri tipi di disagi non strettamente collegati al fisico o alla dieta in sè per sè? Potrebbe spiegarmi un po' meglio cosa intende?
[#6]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51

Gentile Utente,

Non è il cibo ad essere una valvola di sfogo, ma il "vomitare".

Di solito sono ragazze quelle che fanno l'abbuffata e poi vomitano, mettendosi due dita in bocca.
Tutto succede con una ritualità sempre presente.
La ragazza compra del cibo, salato e dolce, poi si rinchiude in luoghi dove la madre difficilmente può entrare senza permesso, inizia a preparare una miscela di cibo solido, salato e dolce, lo rende semifluido con l'aggiunta di latte o altro e poi lo mangia con voluttà (voluttà sessuale o sensoriale? o rabbia?). Poi va in bagno, due dita in bocca e vomita tutto quello che ha divorato appena un dieci minuti prima. Pulisce tutte le tracce e si assolve per quello che ha fatto o nascono in lei sensi di colpa.

Altre volte l'assunzione di cibo non è così selvaggia e rude. Una mangia panini, poi seguita a mangiare dolci poi ancora del cibo salato.
Può vedere il libro di Vanderlinden ed altri dal titolo "La bulimia nervosa" ed. Astrolabio, dove viene descritta bene tutta la fase dell'assunzione maniacale del cibo. .
C'è anche una guida pratica al trattamento, ma è una guida che forse lei dovrebbe guardare e capire soltanto con l’aiuto di uno psicoterapeuta, concordando assieme il tipo di intervento da fare.

E' un disagio veramente importante ed anche molto tenace. Non si riesce presto, in sede psicoterapeutica, a vincerlo o a venirne a capo.
Le cause sono tante. Io ho riscontrato delle connessioni con aspetti sessuali delle ragazze, ma altri psicoterapeuti potranno suggerire tra le cause o le concomitanze diverse altre realtà psicologiche.

A mio avviso non potrà fare a meno di uno psicologo-psicoterapeuta.

Molti auguri e cordiali saluti.


[#7]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Il dr. Vita le ha gia' spiegato e sicuramente molto bene, provo ad aggiungere soltanto qualche riflessione
Il cibo, rappresenta un surrogato affettivo, una supplenza d' amore, un amico che consola, una madre che nutre, un amante che ama, un utero caldo nel quale rintanarsi ancora, ecc....
Il vomitare, inoltre ha un significato di rituale, difficilmente decondizionabile da soli, e' un liberersi dal peccato e dal senso di colpa per aver mangiato.
Uno Psicoterapeuta potra' aiutarla
[#8]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> questo tipo di disturbo è caratterizzato dal piacere verso il vomito, io al contrario detesto farlo, me lo impongo ma se non mi abbuffassi lo eviterei volentieri
>>>

In tal caso la prognosi potrebbe essere più favorevole, perché ancora potrebbe essere nella fase bulimica, quella cioè dove ancora il vomito non si è tramutato in abitudine piacevole. Le compulsioni basate sul piacere, infatti, sono le più resistenti.

I disturbi alimentari richiedono spesso l'intervento di un specialista perché, si tratta di disturbi complessi che quasi sempre si accompaganano a una vita relazionale/affettiva/sessuale appiattita o problematica. Eviti perciò il fai-da-te e si affidi a un professionista.

[#9]
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Quindi anche il fatto di non riuscirsi spesso a farmanre una volta che si è iniziato a mangiare rientra in questo discorso?
Insisto molto sul fatto di poterci riuscire da sola perchè non sono convinta di volerne parlare. Al di là del fortissimo imbarazzo che provo al solo immaginare di raccontare tutto a qualcuno, c'entra anche il fatto che ho paura che la cosa venga scoperta anche da altri. Quello che voglio è che nessuno venga a sapere nulla, prima fra tutti mia madre, la quale lavorando nel settore ospedaliero è costantemente a contatto con le figure professionali del settore e prima o poi potrebbe capitare che scopra qualcosa.

In merito a quanto dice il dr. Vita ("Le cause sono tante. Io ho riscontrato delle connessioni con aspetti sessuali delle ragazze"), può essere vero quindi il mio sospetto che la relazione difficile che porto avanti per inerzia con il mio ragazzo abbia accentuato questo mio rapporto già da prima disordinato/conflittuale con il cibo? O è solo una mia presunzione?
[#10]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Insisto molto sul fatto di poterci riuscire da sola perchè non sono convinta di volerne parlare.
>>>

Già, ma chiedendo aiuto online purtroppo inganni te stessa, primo perché è difficilissimo uscirne ricevendo semplici pareri online, e inoltre per i motivi descritti qui:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html

Non sei obbligata a parlarne con nessuno se non con lo specialista che ti seguirebbe, che è tenuto al segreto professionale.

[#11]
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Ho letto l'articolo e non nascondo di aver sorriso più volte durante la lettura. E' vero, mi contraddico da sola rivolgendomi a voi aggiungendo tra l'altro di volercela fare da sola ma, come scritto nell'articolo stesso, il non avere di fronte qualcuno che ascolta verbalmente "psicologicamente" aiuta. Oppure è solo un modo indiretto di avere conferme circa un dubbio oppure di prendere coraggio. Ma magari quel qualche suggerimento e orientamento generale può essere molto di aiuto per qualcuno che cerca di mettere in ordine le sue idee almeno un po' a capire se sopravvaluta (o magari sottovaluta) il suo problema per potersi permettere uno specialista.
[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Il punto è che un orientamento diagnostico utile lo si può avere solo di persona. A distanza si possono solo fare ipotesi senza vedere la persona, che è un grosso limite, perché ogni parere clinico non può prescindere dalla presenza de visu.

Non è detto che tu non ti possa permettere uno specialista. Il primo colloquio serve innanzitutto per sapere se lo specialista ci vuole o meno, e poi esiste anche il servizio pubblico (che non è detto debba erogare il servizio nella stessa Asl dove lavora tua madre).

[#13]
Dr.ssa Serena Rizzo Psicologo 202 9
Carissima ragazza,
lei si rivolge a noi per chiedere un aiuto e nello specifico delle modalità per poter fronteggiare da sola il problema.
Pur non essendo chiamati a fornire diagnosi on-line, quello che riporta rientra nella sfera dei disordini alimentari.
C'è spesso una relazione tra l'essere stati sovrappeso da piccoli, i tentativi di dimagrire in età preadolescenziale e l'instaurarsi di queste dinamiche.
Ma in questo tipo di problemi più che di cause si tratta di concause, da definire all'interno di un percorso psicoterapico.
No, non esistono strategie per far fronte da soli a queste dinamiche.
Ci rifletta, arrivare a prodursi il vomito anche 4-5 volte a settimana è di per se' problematico.
Non creda che non vogliamo aiutarla rifiutandoci di darle qualche consiglio, è solo che non esistono indicazioni in merito se non prendere consapevolezza di avere un problema e affrontarlo di conseguenza, affidandosi innanzitutto ad uno psicoterapeuta.
Comprendo la sua difficoltà a farlo, ma le assicuro che non c'è nulla di cui vergognarsi.
Evitare di affrontare il problema tenderà solo a rafforzarlo.
La saluto caramente,
dott.ssa Serena Rizzo,
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it

Dr.ssa serena rizzo

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