Difficoltà a gestire il dolore e ansia da abbandono
Chiedo un consulto psicologico perché fondamentalmente sono nella posizione di non riuscire a prendere una decisione. Sto male, fisicamente e mentalmente, mi sento priva di energie. Le crisi di pianto mi devastano, ma cerco di tenerle a bada, mascherandomi con il trucco e facendo finta di essere felice. Ma non è così e non riesco ad accettare quello che sta succedendo.
Ho una relazione da circa un anno e mezzo. Sono certa di essere innamorata del mio ragazzo, non tanto del contrario.
Lui ha moltissimi problemi personali, per giunta è una persona ansiosa, pessimista, egocentrica e solitaria. È molto simile a me, per certi aspetti, e non escludo che sia questo che ci abbia inizialmente legati. Ha un passato famigliare alle spalle difficile da gestire, con la madre convivente affetta da disturbi dell’umore e il padre assente. Sul lavoro poi ultimamente ha problemi. Questo lo porta a scaricare su di me le sue ansie e le sue frustrazioni, cercando costantemente un motivo per litigare. Inizialmente rispondevo alle provocazioni, poi ho imparato a lasciar perdere, per quanto mi sia difficile. Ieri però, dopo avermi posto un ultimatum e denigrato i miei studi per non so che tipo di invidia nei miei confronti, mi ha ripetuto nuovamente di volersene andare all’estero, di voler piantare tutto e tutti. Mi ha detto, quasi ricattandomi, che se resta, che se si sacrifica, lo fa solo per me, quando io non gli ho mai chiesto nulla di tutto ciò. Io voglio che sia libero di decidere.
Successivamente però, dopo essere tornato a casa e aver trovato la madre in crisi, ha avuto uno dei suoi scatti di follia e ha deciso di andarsene. Stava per farlo, ma il suo migliore amico lo ha fatto ragionare.
Io questa vicenda l’ho scoperta solo un’ora dopo. E il mio fidanzato, da vigliacco, ha lasciato che fosse il suo amico a riferirmelo. Ha osato dirmi poi, con me al telefono in lacrime, che ha la cosa più importante, cioè me. Ma sono solo parole inutili, perché io non gli do più un briciolo di fiducia. Niente riesce a togliermi dalla testa che lui sarebbe partito senza dirmi nulla, scappando dai suoi problemi. Per lui un anno e mezzo di relazione non vale nemmeno un messaggio. O forse è solo un codardo?
Al momento non so cosa provo nei suoi confronti. Il dolore non mi dà pace, non riesco a studiare. Temo che questa situazione alla lunga possa compromettere la mia serenità. Non ce la faccio più, io ho bisogno di pace per poter terminare i miei studi.
Un attimo penso di piantarlo e di chiudere per sempre, dall’altra sento il bisogno di attaccarmi.
Non riesco a gestire l’abbandono. Non so che cosa lui voglia da me al momento. Temo che alla lunga la sua situazione possa danneggiare la mia salute. Fatico ad elaborare e a sfogare il dolore, tendo a soffocare le mie emozioni, fingo davanti ad amici e parenti, ma questa volta mi sta riuscendo difficile. Non so cosa fare.
Grazie per la cortese attenzione.
Ho una relazione da circa un anno e mezzo. Sono certa di essere innamorata del mio ragazzo, non tanto del contrario.
Lui ha moltissimi problemi personali, per giunta è una persona ansiosa, pessimista, egocentrica e solitaria. È molto simile a me, per certi aspetti, e non escludo che sia questo che ci abbia inizialmente legati. Ha un passato famigliare alle spalle difficile da gestire, con la madre convivente affetta da disturbi dell’umore e il padre assente. Sul lavoro poi ultimamente ha problemi. Questo lo porta a scaricare su di me le sue ansie e le sue frustrazioni, cercando costantemente un motivo per litigare. Inizialmente rispondevo alle provocazioni, poi ho imparato a lasciar perdere, per quanto mi sia difficile. Ieri però, dopo avermi posto un ultimatum e denigrato i miei studi per non so che tipo di invidia nei miei confronti, mi ha ripetuto nuovamente di volersene andare all’estero, di voler piantare tutto e tutti. Mi ha detto, quasi ricattandomi, che se resta, che se si sacrifica, lo fa solo per me, quando io non gli ho mai chiesto nulla di tutto ciò. Io voglio che sia libero di decidere.
Successivamente però, dopo essere tornato a casa e aver trovato la madre in crisi, ha avuto uno dei suoi scatti di follia e ha deciso di andarsene. Stava per farlo, ma il suo migliore amico lo ha fatto ragionare.
Io questa vicenda l’ho scoperta solo un’ora dopo. E il mio fidanzato, da vigliacco, ha lasciato che fosse il suo amico a riferirmelo. Ha osato dirmi poi, con me al telefono in lacrime, che ha la cosa più importante, cioè me. Ma sono solo parole inutili, perché io non gli do più un briciolo di fiducia. Niente riesce a togliermi dalla testa che lui sarebbe partito senza dirmi nulla, scappando dai suoi problemi. Per lui un anno e mezzo di relazione non vale nemmeno un messaggio. O forse è solo un codardo?
Al momento non so cosa provo nei suoi confronti. Il dolore non mi dà pace, non riesco a studiare. Temo che questa situazione alla lunga possa compromettere la mia serenità. Non ce la faccio più, io ho bisogno di pace per poter terminare i miei studi.
Un attimo penso di piantarlo e di chiudere per sempre, dall’altra sento il bisogno di attaccarmi.
Non riesco a gestire l’abbandono. Non so che cosa lui voglia da me al momento. Temo che alla lunga la sua situazione possa danneggiare la mia salute. Fatico ad elaborare e a sfogare il dolore, tendo a soffocare le mie emozioni, fingo davanti ad amici e parenti, ma questa volta mi sta riuscendo difficile. Non so cosa fare.
Grazie per la cortese attenzione.
[#1]
Gentile Signorina,
La situazione che si trova a condividere con il suo ragazzo non mi sembra sia risolvibile con colpi di esta, ma solo con grande pazienca e autocontrollo.
Siete entrambi tesi e pieni di frustrazione, ma conviene rovinare anche il vostro rapporto su questa questione generle?
Fate il punto della situazione del vostro rapporto con calma, senza rabbia con una strategia comune,
Penso che per la serenita' di entrambi sia l'unica soluzione almeno per ora, in attesa di una soluzione piu' completa.
Ci aggiorniamo appena possibile.
I migliori saluti
La situazione che si trova a condividere con il suo ragazzo non mi sembra sia risolvibile con colpi di esta, ma solo con grande pazienca e autocontrollo.
Siete entrambi tesi e pieni di frustrazione, ma conviene rovinare anche il vostro rapporto su questa questione generle?
Fate il punto della situazione del vostro rapporto con calma, senza rabbia con una strategia comune,
Penso che per la serenita' di entrambi sia l'unica soluzione almeno per ora, in attesa di una soluzione piu' completa.
Ci aggiorniamo appena possibile.
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile ragazza, così, da lontano mi sembra che questo suo ragazzo a tratti la usi per una dinamica di potere che lo rassicura per alcuni versi , tra cui il vederla disperarsi ed avere in tal modo la conferma del suo affetto e per altri versi per scaricare le sue angosce, le frustrazioni , la madre problematica, il lavoro problematico ecc.
Insomma se vuole andare all'estero, io lo lascerei andare, così si fa un bel bagno di realtà, si mette alla prova e speriamo , maturi.
Esiste Skipe,il telefono , tutto si può fare se c'è la motivazione.
Questa sterile dinamica di coppia in cui lei, cara ragazza, sta lì per assorbire, attutire l'angoscia di questo giovanotto, centrato sul sè,alla fine destabilizza lei che non riesce a studiare e vivere serenamente, e non fa crescere lui in una sorta di coazione a ripetere che lo fa restare immaturo e incapace di prendere in mano la sua vita.
Le consiglio di farsi aiutare da uno psicologo anche in strutture pubbliche, consultori ad esempio, per fare chiarezza sul suo bisogno di attaccamento e per sentirsi appoggiata e compresa.
Le auguro di trovare il coraggio di credere sempre, innanzitutto in sè stessa..
Insomma se vuole andare all'estero, io lo lascerei andare, così si fa un bel bagno di realtà, si mette alla prova e speriamo , maturi.
Esiste Skipe,il telefono , tutto si può fare se c'è la motivazione.
Questa sterile dinamica di coppia in cui lei, cara ragazza, sta lì per assorbire, attutire l'angoscia di questo giovanotto, centrato sul sè,alla fine destabilizza lei che non riesce a studiare e vivere serenamente, e non fa crescere lui in una sorta di coazione a ripetere che lo fa restare immaturo e incapace di prendere in mano la sua vita.
Le consiglio di farsi aiutare da uno psicologo anche in strutture pubbliche, consultori ad esempio, per fare chiarezza sul suo bisogno di attaccamento e per sentirsi appoggiata e compresa.
Le auguro di trovare il coraggio di credere sempre, innanzitutto in sè stessa..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#3]
Utente
Gentili dottoresse, vi ringrazio per le risposte.
Per il momento non ci sono novità. Lui non mi ha contattata, io non ne voglio sapere. Pensare con calma e stargli lontana mi permetterà di vedere le cose con maggiore lucidità, lucidità che al momento non ho.
Tengo molto a lui e, se non ci fossero dei lati positivi nel nostro rapporto, sicuramente avrei chiuso da tempo.
È proprio questo che faccio fatica ad accettare. Da un lato so che per la mia serenità sarebbe meglio non vederlo, dall’altra vorrei il suo bene e lasciarlo solo mi fa sentire in colpa.
Sono arrivata al culmine, è proprio per questo che mi sono rivolta a voi. L’unica volta che ho pensato veramente di lasciarlo e lui ha capito quanto la minaccia fosse seria, si è disperato, piangendo e chiedendomi scusa.
Facendo il punto delle mie relazioni più importanti, benché sia giovane, sono accomunate dal bisogno di “salvare” queste personalità problematiche e frustrate.
Non escludo di rivolgermi anche dal vero ad uno psicologo.
Se ci dovessero essere aggiornamenti, scriverò di nuovo.
Vi ringrazio nuovamente per il consulto e il conforto.
Per il momento non ci sono novità. Lui non mi ha contattata, io non ne voglio sapere. Pensare con calma e stargli lontana mi permetterà di vedere le cose con maggiore lucidità, lucidità che al momento non ho.
Tengo molto a lui e, se non ci fossero dei lati positivi nel nostro rapporto, sicuramente avrei chiuso da tempo.
È proprio questo che faccio fatica ad accettare. Da un lato so che per la mia serenità sarebbe meglio non vederlo, dall’altra vorrei il suo bene e lasciarlo solo mi fa sentire in colpa.
Sono arrivata al culmine, è proprio per questo che mi sono rivolta a voi. L’unica volta che ho pensato veramente di lasciarlo e lui ha capito quanto la minaccia fosse seria, si è disperato, piangendo e chiedendomi scusa.
Facendo il punto delle mie relazioni più importanti, benché sia giovane, sono accomunate dal bisogno di “salvare” queste personalità problematiche e frustrate.
Non escludo di rivolgermi anche dal vero ad uno psicologo.
Se ci dovessero essere aggiornamenti, scriverò di nuovo.
Vi ringrazio nuovamente per il consulto e il conforto.
[#4]
Cara Utente,
questa sua osservazione è molto interessante:
"Lui ha moltissimi problemi personali, per giunta è una persona ansiosa, pessimista, egocentrica e solitaria. È molto simile a me, per certi aspetti, e non escludo che sia questo che ci abbia inizialmente legati"
A volte succede di legarsi ad un partner "difficile" per il semplice fatto che si percepiscono delle affinità con lui (o con lei), ci si rispecchia e ci si sente più vicini di quanto si potrebbe esserlo con una persona meno problematica.
Questa affinità però di rado porta a esiti positivi, se non altro perchè condividere lo stesso tipo di debolezze o difficoltà può portare al crollo di entrambi, più che alla salvezza.
Non so di che tipo di affinità parliamo nel vostro caso, e immagino che non riguardi nulla di particolarmente grave, ma il meccanismo è comunque lo stesso.
Un altro risultato di questo tipo di scelta del partner può consistere nella difficoltà a spezzare un legame patologico, perchè lasciare il partner è un po' come abbandonare o lasciar andare quella parte di sè stessi che si rivedeva in lui (o in lei).
Di conseguenza è perfettamente comprensibile che lei, pur vedendo tutti i lati negativi della situazione e la mancanza di serenità che comporta, non si senta sufficientemente decisa nel porvi fine.
Immagino che nel tempo lei sia cambiata e lui no, e che stia rivedendo in lui a livello più o meno consapevole una serie di aspetti che le appartenevano in passato.
Lasciare lui però non significa abbandonare queste parti che la rispecchiano e in definitiva ciò che lei è stata, come se stesse tradendo sè stessa, ma consentire al ragazzo di prendersi finalmente la responsabilità della propria vita, senza addebitarla ad altri, e anche di chiedere aiuto.
questa sua osservazione è molto interessante:
"Lui ha moltissimi problemi personali, per giunta è una persona ansiosa, pessimista, egocentrica e solitaria. È molto simile a me, per certi aspetti, e non escludo che sia questo che ci abbia inizialmente legati"
A volte succede di legarsi ad un partner "difficile" per il semplice fatto che si percepiscono delle affinità con lui (o con lei), ci si rispecchia e ci si sente più vicini di quanto si potrebbe esserlo con una persona meno problematica.
Questa affinità però di rado porta a esiti positivi, se non altro perchè condividere lo stesso tipo di debolezze o difficoltà può portare al crollo di entrambi, più che alla salvezza.
Non so di che tipo di affinità parliamo nel vostro caso, e immagino che non riguardi nulla di particolarmente grave, ma il meccanismo è comunque lo stesso.
Un altro risultato di questo tipo di scelta del partner può consistere nella difficoltà a spezzare un legame patologico, perchè lasciare il partner è un po' come abbandonare o lasciar andare quella parte di sè stessi che si rivedeva in lui (o in lei).
Di conseguenza è perfettamente comprensibile che lei, pur vedendo tutti i lati negativi della situazione e la mancanza di serenità che comporta, non si senta sufficientemente decisa nel porvi fine.
Immagino che nel tempo lei sia cambiata e lui no, e che stia rivedendo in lui a livello più o meno consapevole una serie di aspetti che le appartenevano in passato.
Lasciare lui però non significa abbandonare queste parti che la rispecchiano e in definitiva ciò che lei è stata, come se stesse tradendo sè stessa, ma consentire al ragazzo di prendersi finalmente la responsabilità della propria vita, senza addebitarla ad altri, e anche di chiedere aiuto.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.2k visite dal 28/10/2012.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.