Reazione alle malattie dei famigliari
Buongiorno a tutti,
vi scrivo perchè ho un problema che mi preoccupa e non capisco nè perchè mi succede nè come fare per risolverlo. In pratica quando un mio famigliare sta male io mi sento a disagio, irrequieto per il fatto che stò bene e dopo un pò comincio a sentire i sintomi della stessa malattia. Mi sembra di avere un privilegio che non può durare. Se poi alla persona passa allora passa anche a me.
Cordiali saluti.
vi scrivo perchè ho un problema che mi preoccupa e non capisco nè perchè mi succede nè come fare per risolverlo. In pratica quando un mio famigliare sta male io mi sento a disagio, irrequieto per il fatto che stò bene e dopo un pò comincio a sentire i sintomi della stessa malattia. Mi sembra di avere un privilegio che non può durare. Se poi alla persona passa allora passa anche a me.
Cordiali saluti.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, perchè lo definisce un problema? In cosa limita la sua qualità di vita o quella degli altri?
Ipotizzo che possa esserci un pensiero legato alla fortuna, al controllare il proprio destino o la propria fortuna, qualcosa di scaramantico, insomma, come se pensasse che il suo benessere sia una sorta di "peccato" che potrebbe essere punito se lei non condividesse la stessa sorte dei suoi familiari.
Lei cosa ne pensa?
Ipotizzo che possa esserci un pensiero legato alla fortuna, al controllare il proprio destino o la propria fortuna, qualcosa di scaramantico, insomma, come se pensasse che il suo benessere sia una sorta di "peccato" che potrebbe essere punito se lei non condividesse la stessa sorte dei suoi familiari.
Lei cosa ne pensa?
[#2]
Ex utente
Dott. Calì, in quelle quattro righe ha dato l'esatta lettura di quello che io non riuscivo ad esprimere. Mi ha quasi sconvolto una descrizione così esatta. Come faccio a togliermi di dosso questa dinamica? Il fatto è che nel caso di malattile lunghe o gravi di un famigliare poi la somatizzazione diventa lunga, mi devo liberare da questa cosa, influisce sul mio modo di mangiare, di lavorare, nel tempo libero.
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Il fatto è che nel caso di malattile lunghe o gravi di un famigliare poi la somatizzazione diventa lunga, mi devo liberare da questa cosa, influisce sul mio modo di mangiare, di lavorare, nel tempo libero
Quindi ha un effettivo riscontro sulla sua qualità di vita, non è soltanto una forma di preoccupazione.
Che ruolo ha nella sua vita l'esigenza di tenere sotto controllo gli eventi? Occupa un posto importante? Sente un disagio più o meno marcato quando le cose si rivelano imprevedibili, o sfuggono al suo controllo, oppure per lei diventa un vero e proprio problema?
Quindi ha un effettivo riscontro sulla sua qualità di vita, non è soltanto una forma di preoccupazione.
Che ruolo ha nella sua vita l'esigenza di tenere sotto controllo gli eventi? Occupa un posto importante? Sente un disagio più o meno marcato quando le cose si rivelano imprevedibili, o sfuggono al suo controllo, oppure per lei diventa un vero e proprio problema?
[#4]
Ex utente
Diciamo che per quanto riguarda gli eventi in generale non mi sembra di avere necessità di controllo, ma dovrei forse capire meglio. Dove sono sicuro di andare in tilt per mancanza di controllo è appunto per quanto può accadere nel mio corpo. Mi sento insicuro e impotente davanti a una possibile malattia. Penso spesso che la salute sia un privilegio costantemente sotto tiro.
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta
Riepilogo: non avverte tanto l'esigenza di "tener sotto controllo" i fatti della sua vita, ma, diciamo, l'imperativo di scongiurare l'impotenza di una consapevolezza: che siamo tutti mortali, transitori, e che nessuno di noi ha idea di come proteggersi da questo.
Il rischio è che lei stia cercando di vivere la sua vita allontanando non la malattia, ma l'idea di poterne avere. Perchè la malattia proprio non la potrà evitare: se ci pensa, nello sforzo di farlo rischia di diventare ipocondriaco (che è una patologia)!
Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, si identificano dei comportamenti e dei modi di pensare che possono contribuire al perdurare di un disagio. Gliene cito alcuni:
- se lei "scansiona" continuamente il suo corpo, qualcosa di "anomalo" lo identificherà sempre. E' un principio di cui discutevo tempo fa con dei cari amici medici: se sottoponi un individuo "sano" ad una routine di accertamenti molto approfondita, qualche valore o parametro "sballato" probabilmente lo trovi anche in chi sta benissimo
- se lei dovesse cercare informazioni e rassicurazioni, peggiorerebbe il suo stato emotivo: la rassicurazione, a lungo andare, rende solo dipendenti da altre rassicurazioni, ma non più sicuri
- il problema non è tanto convincersi che non ha un controllo su quello che accade nel suo corpo. Questo è semplice buonsenso. Il problema nasce se lei non *accetta* che è così, e che nè lei, nè io, nè nessun altro possiamo tener lontano lo spettro della malattia e della nostra morte dalla nostra vita. Possiamo soltanto, nel tempo che ci è concesso, fare del nostro meglio per vivere nel modo più aderente ai nostri principi ed ai nostri valori possibile, tutto qui.
Se dovesse sentire che non ce la fa, che si sente soverchiato dal disagio, e che la situazione peggiora, non esiti a rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta, meglio se esperto in disturbi d'ansia. Le allego qualche link a degli articoli MinForma che potrebbero essere di suo interesse:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/331-ipocondria.html
Cordialmente
Il rischio è che lei stia cercando di vivere la sua vita allontanando non la malattia, ma l'idea di poterne avere. Perchè la malattia proprio non la potrà evitare: se ci pensa, nello sforzo di farlo rischia di diventare ipocondriaco (che è una patologia)!
Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, si identificano dei comportamenti e dei modi di pensare che possono contribuire al perdurare di un disagio. Gliene cito alcuni:
- se lei "scansiona" continuamente il suo corpo, qualcosa di "anomalo" lo identificherà sempre. E' un principio di cui discutevo tempo fa con dei cari amici medici: se sottoponi un individuo "sano" ad una routine di accertamenti molto approfondita, qualche valore o parametro "sballato" probabilmente lo trovi anche in chi sta benissimo
- se lei dovesse cercare informazioni e rassicurazioni, peggiorerebbe il suo stato emotivo: la rassicurazione, a lungo andare, rende solo dipendenti da altre rassicurazioni, ma non più sicuri
- il problema non è tanto convincersi che non ha un controllo su quello che accade nel suo corpo. Questo è semplice buonsenso. Il problema nasce se lei non *accetta* che è così, e che nè lei, nè io, nè nessun altro possiamo tener lontano lo spettro della malattia e della nostra morte dalla nostra vita. Possiamo soltanto, nel tempo che ci è concesso, fare del nostro meglio per vivere nel modo più aderente ai nostri principi ed ai nostri valori possibile, tutto qui.
Se dovesse sentire che non ce la fa, che si sente soverchiato dal disagio, e che la situazione peggiora, non esiti a rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta, meglio se esperto in disturbi d'ansia. Le allego qualche link a degli articoli MinForma che potrebbero essere di suo interesse:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/331-ipocondria.html
Cordialmente
[#6]
Ex utente
Grazie dottore per la risposta. Nel frattempo dal Suo messaggio precedente ci ho riflettuto sulla questione del controllo confrontandomi con delle situazioni vissute e sono giunto a questo: riguardo gli enventi di mio interesse che ritengo controllabili, anche se solo in teoria, ho l'esigenza di controllarli, tutti , e mi attivo per esercitarlo, a meno che non mi senta in forma. Per gli eventi di mio interesse che ritengo incontrollabili ovviamente non faccio nulla ma ne sono paralizzato fino al loro esito. Per esempio una riforma che il governo si prepara a varare non è sotto il mio controllo, ma non ho pace fino all'esito finale. Non so se posso aver argomentato la questione in teermini corretti.
Grazie 1000.
ps. mi pare però che sulla valutazione evento controllabile/incontrollabile entri in gioco anche l'autostima, o sbaglio? Forse a volte si può valutare incontrollabile anche qualcosa che in realta non lo è, e si rimane li paralizzati.
Grazie 1000.
ps. mi pare però che sulla valutazione evento controllabile/incontrollabile entri in gioco anche l'autostima, o sbaglio? Forse a volte si può valutare incontrollabile anche qualcosa che in realta non lo è, e si rimane li paralizzati.
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Psicologo, Psicoterapeuta
>>riguardo gli enventi di mio interesse che ritengo controllabili, anche se solo in teoria, ho l'esigenza di controllarli, tutti , e mi attivo per esercitarlo, a meno che non mi senta in forma
Questo potrebbe spiegare una parte del suo disagio, in caso di patologia: non sarebbe in forma, quindi in grado di controllare gli eventi "controllabili"
>>Per gli eventi di mio interesse che ritengo incontrollabili ovviamente non faccio nulla ma ne sono paralizzato fino al loro esito
Quindi, mi sembra che più che "accettare" che sulla maggior parte degli eventi della nostra vita possiamo esercitare pochissimo o nessun controllo, questo lei lo "subisca"
>>mi pare però che sulla valutazione evento controllabile/incontrollabile entri in gioco anche l'autostima, o sbaglio? Forse a volte si può valutare incontrollabile anche qualcosa che in realta non lo è, e si rimane li paralizzati
Forse, al contrario, si può avere la "pretesa" (mi passi il termine, anche se un pò duro) di ritenere "controllabile" ciò che in realtà non lo è, per rassicurarci un pò...
Noi siamo responsabili delle nostre scelte, ma non dei loro esiti.
Le sue informazioni rimettono il problema sotto una luce più "generale", ovvero il problema di come lei si ponga nei confronti dell'imprevedibilità generale degli eventi della nostra vita, il che potrebbe rappresentare una tematica ansiosa.
Ha letto gli articoli che le ho linkato?
Questo potrebbe spiegare una parte del suo disagio, in caso di patologia: non sarebbe in forma, quindi in grado di controllare gli eventi "controllabili"
>>Per gli eventi di mio interesse che ritengo incontrollabili ovviamente non faccio nulla ma ne sono paralizzato fino al loro esito
Quindi, mi sembra che più che "accettare" che sulla maggior parte degli eventi della nostra vita possiamo esercitare pochissimo o nessun controllo, questo lei lo "subisca"
>>mi pare però che sulla valutazione evento controllabile/incontrollabile entri in gioco anche l'autostima, o sbaglio? Forse a volte si può valutare incontrollabile anche qualcosa che in realta non lo è, e si rimane li paralizzati
Forse, al contrario, si può avere la "pretesa" (mi passi il termine, anche se un pò duro) di ritenere "controllabile" ciò che in realtà non lo è, per rassicurarci un pò...
Noi siamo responsabili delle nostre scelte, ma non dei loro esiti.
Le sue informazioni rimettono il problema sotto una luce più "generale", ovvero il problema di come lei si ponga nei confronti dell'imprevedibilità generale degli eventi della nostra vita, il che potrebbe rappresentare una tematica ansiosa.
Ha letto gli articoli che le ho linkato?
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1.4k visite dal 16/10/2012.
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