Una terapia psicologica
Gentili dottori buonasera,
ho 34 anni e scrivo per chiedere consiglio sulla mia situazione.
A causa della lontanza, non presente all'inizio, tra me e la mi ex, ho appena chiuso una relazione
sentimentale dopo meno di due anni e da questo avvenimento ho iniziato a riflettere su me stesso.
Premetto che vivo e lavoro in una città lontana dalla mia e che ho capito
di essere una persona che soffre molto la solitudine, non tanto nella comune accezione del
termine ma piuttosto dal punto di vista affettivo.
Nel luogo in cui vivo, infatti, mi sono già fatto un discreto giro di amici e non ho problemi a rapportarmi
con gli altri ma quando mi ritrovo a casa solo comincio a essere triste e avvertire un lieve senso di angoscia,
per fortuna non come in passato, quando alla prima separazione dalla mia famiglia e, a causa dei violenti attacchi
di panico di cui soffriì, arrivai anche a mollare il mio lavoro di allora per
tornare indietro. Ora, almeno, rispetto ad allora posso dire di aver fatto molti passi avanti.
La fine del mio rapporto mi ha fatto pensare al modo in cui mi affeziono all'altro sesso
e sto cominciando a credere che quando cerco di avvicinarmi a qualcuno lo faccio più per colmare questo
mio vuoto, non valutando magari bene l'altra persona, pur avendo comunque il desiderio di incontrare
qualcuno con cui farmi una famiglia.
Quando le cose non vanno bene comincio infatti ad essere scostante ed addirittura
ad isolarmi non solo dalla mia partner ma anche dalle persone a me care come se in cuor mio volessi
stare da solo per superare la cosa, entrando di fatto in un circolo vizioso.
Però in questo modo temo di perdermi anche emozioni e sentimenti per paura o incapacità di riconoscerli e
perchè ho la tendenza a innalzare una sorta di barriera tra me e il mondo esterno.
Ora non so se sia un fatto caratteriale o dovuto a un qualche abbandono del passato ma questa cosa
di non saper gestire la solitudine inizia a pesarmi e, pur essendo scettico perchè ciò richiederebbe sicuramente
tempo e un costo non indifferente, stavo valutando l'idea di iniziare una terapia psicologica.
Credete che possa servire?
Grazie a chiunque voglia rispondermi.
ho 34 anni e scrivo per chiedere consiglio sulla mia situazione.
A causa della lontanza, non presente all'inizio, tra me e la mi ex, ho appena chiuso una relazione
sentimentale dopo meno di due anni e da questo avvenimento ho iniziato a riflettere su me stesso.
Premetto che vivo e lavoro in una città lontana dalla mia e che ho capito
di essere una persona che soffre molto la solitudine, non tanto nella comune accezione del
termine ma piuttosto dal punto di vista affettivo.
Nel luogo in cui vivo, infatti, mi sono già fatto un discreto giro di amici e non ho problemi a rapportarmi
con gli altri ma quando mi ritrovo a casa solo comincio a essere triste e avvertire un lieve senso di angoscia,
per fortuna non come in passato, quando alla prima separazione dalla mia famiglia e, a causa dei violenti attacchi
di panico di cui soffriì, arrivai anche a mollare il mio lavoro di allora per
tornare indietro. Ora, almeno, rispetto ad allora posso dire di aver fatto molti passi avanti.
La fine del mio rapporto mi ha fatto pensare al modo in cui mi affeziono all'altro sesso
e sto cominciando a credere che quando cerco di avvicinarmi a qualcuno lo faccio più per colmare questo
mio vuoto, non valutando magari bene l'altra persona, pur avendo comunque il desiderio di incontrare
qualcuno con cui farmi una famiglia.
Quando le cose non vanno bene comincio infatti ad essere scostante ed addirittura
ad isolarmi non solo dalla mia partner ma anche dalle persone a me care come se in cuor mio volessi
stare da solo per superare la cosa, entrando di fatto in un circolo vizioso.
Però in questo modo temo di perdermi anche emozioni e sentimenti per paura o incapacità di riconoscerli e
perchè ho la tendenza a innalzare una sorta di barriera tra me e il mondo esterno.
Ora non so se sia un fatto caratteriale o dovuto a un qualche abbandono del passato ma questa cosa
di non saper gestire la solitudine inizia a pesarmi e, pur essendo scettico perchè ciò richiederebbe sicuramente
tempo e un costo non indifferente, stavo valutando l'idea di iniziare una terapia psicologica.
Credete che possa servire?
Grazie a chiunque voglia rispondermi.
[#1]
gentile utente, se sta ponderando l'idea di una terapia psicologica è evidente che percepisce degli ostacoli che non sente di riuscire a superare con le sue forze. Come decidere di andare dal medico quando si sta perdendo il controllo di un malessere fisico per il quale non si sa cosa fare.
quindi? non può che essere utile.
saluti
quindi? non può che essere utile.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Gentile utente,
Mi sembra che la necessita' e la motivazione per intraprendere un percorso psicologico ci siano; concordo con lei nel constatare che intraprendere una psicoterapia sia costoso sia in termini di energia che di tempo ed infine di denaro.
Potrebbe "abbattere i costi" almeno in parte rivolgendosi ai servizi territoriali ed affidandosi ad un collega della ASL.
Cordiali Saluti,
Mi sembra che la necessita' e la motivazione per intraprendere un percorso psicologico ci siano; concordo con lei nel constatare che intraprendere una psicoterapia sia costoso sia in termini di energia che di tempo ed infine di denaro.
Potrebbe "abbattere i costi" almeno in parte rivolgendosi ai servizi territoriali ed affidandosi ad un collega della ASL.
Cordiali Saluti,
Dr.ssa Carla Casini
Psicologa Psicoterapeuta Sesto Fiorentino Firenze
[#3]
Caro Utente,
quando ci dice di aver subito degli "abbandoni" ha in mente qualche episodio in particolare?
Mi sembra che lei dia una lettura negativa e preoccupata di due aspetti del suo comportamento che riferisce come se fossero anomali, ma possono non esserlo:
- "sto cominciando a credere che quando cerco di avvicinarmi a qualcuno lo faccio più per colmare questo mio vuoto, non valutando magari bene l'altra persona"
La scelta di formare una coppia dipende sempre anche dalla presenza di un vuoto da colmare, che genera il desiderio di avere una vita più completa. Solo il narcisista patologico si ritiene autosufficiente perchè nessuno è alla sua altezza e nessuno quindi potrà mai dargli qualcosa ed essere complementare a lui. Tutte le persone "normali" quando desiderano avere una relazione e creare una famiglia lo fanno anche perchè nella loro vita manca qualcosa.
Il problema sorge solo quando il desiderio di costruire una propria famiglia è talmente forte da condurre a scelte sbagliate, perchè l'obiettivo finale è sentito come più importante rispetto alle modalità intraprese per raggiungerlo (scelta del partner compresa).
-"Quando le cose non vanno bene comincio infatti ad essere scostante ed addirittura ad isolarmi non solo dalla mia partner ma anche dalle persone a me care come se in cuor mio volessi stare da solo per superare la cosa, entrando di fatto in un circolo vizioso"
Quando le cose vanno male le persone reagiscono fuggendo o affrontando il problema. Alcuni hanno bisogno di isolarsi per riflettere e raccogliere le idee, altri lo fanno perchè si sentono talmente feriti e incapaci di far fronte alla situazione che hanno bisogno di mettersi al riparo dall'influenza degli altri.
Probabilmente lei appartiene a quest'ultimo gruppo di persone, che hanno una reazione poco produttiva, ma protettiva nei propri confronti.
Le dico tutto questo per invitarla a riflettere sul fatto che non tutto è disastroso come lo sta percependo, e che, per quanto ci siano aspetti sui quali lavorare con una psicoterapia, alcune sue emozioni e reazioni rientrano nella norma e sono più che comprensibili.
quando ci dice di aver subito degli "abbandoni" ha in mente qualche episodio in particolare?
Mi sembra che lei dia una lettura negativa e preoccupata di due aspetti del suo comportamento che riferisce come se fossero anomali, ma possono non esserlo:
- "sto cominciando a credere che quando cerco di avvicinarmi a qualcuno lo faccio più per colmare questo mio vuoto, non valutando magari bene l'altra persona"
La scelta di formare una coppia dipende sempre anche dalla presenza di un vuoto da colmare, che genera il desiderio di avere una vita più completa. Solo il narcisista patologico si ritiene autosufficiente perchè nessuno è alla sua altezza e nessuno quindi potrà mai dargli qualcosa ed essere complementare a lui. Tutte le persone "normali" quando desiderano avere una relazione e creare una famiglia lo fanno anche perchè nella loro vita manca qualcosa.
Il problema sorge solo quando il desiderio di costruire una propria famiglia è talmente forte da condurre a scelte sbagliate, perchè l'obiettivo finale è sentito come più importante rispetto alle modalità intraprese per raggiungerlo (scelta del partner compresa).
-"Quando le cose non vanno bene comincio infatti ad essere scostante ed addirittura ad isolarmi non solo dalla mia partner ma anche dalle persone a me care come se in cuor mio volessi stare da solo per superare la cosa, entrando di fatto in un circolo vizioso"
Quando le cose vanno male le persone reagiscono fuggendo o affrontando il problema. Alcuni hanno bisogno di isolarsi per riflettere e raccogliere le idee, altri lo fanno perchè si sentono talmente feriti e incapaci di far fronte alla situazione che hanno bisogno di mettersi al riparo dall'influenza degli altri.
Probabilmente lei appartiene a quest'ultimo gruppo di persone, che hanno una reazione poco produttiva, ma protettiva nei propri confronti.
Le dico tutto questo per invitarla a riflettere sul fatto che non tutto è disastroso come lo sta percependo, e che, per quanto ci siano aspetti sui quali lavorare con una psicoterapia, alcune sue emozioni e reazioni rientrano nella norma e sono più che comprensibili.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#4]
Utente
Gentili dottori,
grazie per le vostre risposte.
Dott.ssa Massaro, per "abbandoni" mi riferisco al fatto che da piccolo i miei furono costretti a lasciarmi ai miei nonni per motivi di lavoro e penso che mi sia rimasto una sorta di trauma, acuito anche dal fatto che mia madre, per suo carattere, non è mai stata prodiga di dimostrazioni di affetto nei miei confronti. Un'altra epserienza che mi ha sicuramente "segnato" è stata la fine di un mio rapporto precedente durato 9 anni: fui lasciato quella volta.
Non so se è per queste esperienze o anche per la mia tendenza a isolarmi, ma vivo in maniera traumatica i distacchi dagli affetti al punto da credere che sia meglio allontanarli del tutto per stare meglio e non dover dover soffrire per altre separazioni.
Detto ciò, secondo la vostra opinione, verso che tipo di terapia dovrei orientarmi?
Potreste consigliarmi qualche professionista a Firenze e qualche struttura pubblica in cui recarmi?
Grazie.
grazie per le vostre risposte.
Dott.ssa Massaro, per "abbandoni" mi riferisco al fatto che da piccolo i miei furono costretti a lasciarmi ai miei nonni per motivi di lavoro e penso che mi sia rimasto una sorta di trauma, acuito anche dal fatto che mia madre, per suo carattere, non è mai stata prodiga di dimostrazioni di affetto nei miei confronti. Un'altra epserienza che mi ha sicuramente "segnato" è stata la fine di un mio rapporto precedente durato 9 anni: fui lasciato quella volta.
Non so se è per queste esperienze o anche per la mia tendenza a isolarmi, ma vivo in maniera traumatica i distacchi dagli affetti al punto da credere che sia meglio allontanarli del tutto per stare meglio e non dover dover soffrire per altre separazioni.
Detto ciò, secondo la vostra opinione, verso che tipo di terapia dovrei orientarmi?
Potreste consigliarmi qualche professionista a Firenze e qualche struttura pubblica in cui recarmi?
Grazie.
[#5]
Gentile Utente,
per avere una risposta alla sua prima domanda, può approfondire l'argomento leggendo i seguenti articoli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Per quanto riguarda il secondo quesito, può cercare sull'Albo degli iscritti all'Ordine degli Psicologi della Regione Toscana:
http://www.psicologia.toscana.it/index.php?id=1
oppure anche tra i professionisti iscritti a questo sito:
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicoterapia/
Cordiali saluti.
per avere una risposta alla sua prima domanda, può approfondire l'argomento leggendo i seguenti articoli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Per quanto riguarda il secondo quesito, può cercare sull'Albo degli iscritti all'Ordine degli Psicologi della Regione Toscana:
http://www.psicologia.toscana.it/index.php?id=1
oppure anche tra i professionisti iscritti a questo sito:
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicoterapia/
Cordiali saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 15/10/2012.
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