Apatia, mancanza di stimoli

Ciao, mi chiamo F., ho 28 anni e ancora sono senza lavoro e studio ancora all'università, per sopravvivere a questo mio stato di nullafacenza, ho mentito a tutti in famiglia rispetto alla mia situazione universitaria, ovvero, all'attivo ho soltanto 3 esami, invece per la mia famiglia stiamo a quota 20, quindi quasi al traguardo della Laurea. Il punto è questo tutto è cominciato quando all'età di 16 anni mi madre improvvisamente morì, da allora il mio rendimento scolastico è andato a farsi benedire, sono stato bocciato ben 2 volte, ma non so per cosa, sono riuscito a diplomarmi, ovviamente per rendermi il camino molto facile, ho scelto come facoltà Medicina, una mazzata, una facoltà che mi ha costretto a rimanere 2 estati segregato o quasi a casa,senza risultati,allorchè decisi di cambiare indirizzo e mi iscrissi a giurisprudenza. ormai sono 6/7 anni che sono inscritto alla facoltà. Ora non so come fare, cerco di dare gli esami mancanti, ma sono preso da un senso di nulla assoluto inoltre da qualche mese mi accorgo che mi sto abbattendo sempre di più, non c’è niente che mi coinvolge, neanche la mia ragazza della quale sono follemente innamorato, niente che attira realmente la mia attenzione, ogni cosa perde di attrattiva in pochissimo tempo, anche ciò che prima magari mi gratificava o mi divertiva. Ho problemi con la memoria, ho problemi di concentrazione perché niente mi stimola ed entra in gioco il diabolico meccanismo del “in fondo che mi importa?”… e accantono tutto lasciando molti "progetti in sospeso". Mi sento nella "merda" scusate il termine, non so come uscirne fuori, io vorrei soltanto riuscire a laurearmi, vorrei riuscire a trovare un modo che mi permetta di tornare ad avere stimoli, che ora come ora non sento di avere più. Voglio tornare ad essere quel ragazzo brillante che ero una volta. Sono e mi sento inutile, per la mia famiglia, la mia fidanzata, la società. Vi prego aiutatemi.
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

sicuramente la scomparsa di Sua madre Le ha causato un fortissimo dispiacere dal quale non si è ancora ripreso.

Non è certo facile superare un fatto del genere, ma è necessario per andare avanti e vivere il più serenamente possibile la propria vita.

Per quanto difficile e doloroso, dovrà farsi una ragione di come sono andate le cose; questo è fondamentale per poter essere appagati da noi stessi e dalle nostre scelte, e da chi ci sta vicino.

La Sua volontà di cambiare le sarà di grande aiuto ed è una premessa fondamentale per riuscirci, da solo, con l'aiuto di chi Le è vicino o eventualmente anche con l'aiuto di uno psicologo che si occupa di stati depressivi.



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Dr.ssa Carla Casini Psicologo, Psicoterapeuta 28 1
Gentile utente,

Concordo con il parere del collega e le consiglio di cercare l'aiuto di un professionista quanto prima, la situazione che lei sta vivendo non può essere sostenibile ancora a lungo. Necessita di elaborare il lutto della perdita di sua madre, ma anche di recuperare un rapporto più trasparente con suo padre senza doversi portare il peso degli esami non dati ed in questo modo riprendere in mano la sua vita invece di farsi trascinare dagli eventi.

Cordiali Saluti,

Dr.ssa Carla Casini
Psicologa Psicoterapeuta Sesto Fiorentino Firenze

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Voglio tornare ad essere quel ragazzo brillante che ero una volta. Sono e mi sento inutile, per la mia famiglia, la mia fidanzata, la società. Vi prego aiutatemi.

Gentile ragazzo, nella storia che ci racconta ci sono un evento drammatico, ed una serie di comportamenti che si sono instaurati successivamente e che tendono a "mantenersi da soli".

Potrebbe darsi che, secondo una prospettiva cognitivo-comportamentale, lei viva un abbassamento deciso del tono dell'umore, cioè sia andato "giù". Quando questo succede, siamo meno "recettivi" rispetto a tutti quegli stimoli che prima ci "davano piacere", come riuscire in un compito, superare un ostacolo, impegnarci, stare con gli altri, etc.

Allora, può darsi che ci ritiriamo dalle attività e dagli impegni, con un duplice risultato: da una parte, ci gratifichiamo di meno, ed andiamo ancora più giù; dall'altra, ci sentiamo ancor meno in condizione di impegnarci, come un cane che si morda la coda.

E allora potremmo considerare tutto vano, inutile, e noi stessi inutili ed incapaci; magari pensare di allontanare gli altri, e di chiuderci ancora di più.

Lei ha fatto bene a chiedere aiuto, ma le serve un piccolo impegno in più. Perchè purtroppo su un portale online non possiamo fornirle l'aiuto che le serve, se non indirizzandola verso un supporto concreto, una valutazione psicodiagnostica/psichiatrica e forse una terapia.

Ha mai parlato dei suoi problemi con qualcuno "in carne ed ossa"?
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Dr.ssa Serena Rizzo Psicologo 202 9
Carissimo ragazzo,
da ciò che scrive sembra che, dopo l'esperienza dolorosa della perdita, la sua vita sia stata un susseguirsi di eventi che Lei ha in qualche modo "subito" piuttosto che vissuto pienamente.
Ciò presumibilmente è avvenuto perchè non ha elaborato del tutto il lutto e le emozioni afferenti allo stesso.
La morte di una persona importante rappresenta un 'evento che "dobbiamo necessariamente accettare", che "subiamo", dinanzi al quale percepiamo un grande senso di impotenza. Lo stesso senso di impotenza che Lei si trova a vivere oggi, "trascinando" le esperienze della sua vita, non sentendole veramente sue.
Mi unisco ai miei colleghi consigliandoLe vivamente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, per ripartire da quel punto in cui tutto si è fermato, pur "sembrando" di andare avanti.
La saluto caramente,
Dott.ssa Serena Rizzo,
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it

Dr.ssa serena rizzo