Solitudine, fa male?
Scrivo perché mi piacerebbe avere un vostro parere.
Ho 30 anni, da 3 vivo da sola. Ho un lavoro che mi piace, con un ruolo di responsabilità, che mi occupa parecchio tempo. Ho avuto una famiglia strana, con genitori che litigavano spesso tra di loro (urlando) ed andandosene di casa ( a turno…). Ho un fratello più grande di me che adoravo.Lui a 20 anni conobbe una ragazza straniera che da subito lo allontanò da amici e famiglia. Dopo qualche anno si trasferì nel paese di lei. Mai si è fatto sentire per un Natale o un compleanno. I primi anni lo chiamavo io poi gli chiesi di vederci, che avrei voluto andare a trovarlo, ma mi disse che non aveva tempo. E da li non lo cercai più. Quando finalmente il lavoro mi permise di andare a vivere sola, trovai la casa in cui sono ora in affitto, che mi piace e mi mette a mio agio. Prima davo soldi in casa e quando me ne andai mia madre si offese e mi rinfacciò di non preoccuparmi di loro, non rivolgendomi più parola. Mio padre non è mai stato uno di carattere e da anni ormai fa lo zerbino di mia madre: quello che dice e vuole lei, è legge. La mia famiglia da 3 anni, è una mia zia. La vedo e la sento, di tanto in tanto. Ma so che c’è, anche se ha mille altri impegni e problemi.
Mi sono sempre considerata una persona forte. Da piccola quando mi chiudevo in camera per sentire meno le urla, mi dicevo sempre che un giorno sarebbe tutto finito, la gente prima o poi avrebbe fatto pace, dovevo solo essere capace di aspettare.
Il tempo è passato ma le cose non sono cambiate. Ora però vivo nella solitudine ed apparentemente sto bene. Dico “apparentemente” perché mi chiedo spesso se sono normale…
Evito rapporti profondi di amicizia o sentimentali. Mi bastano i colleghi sul lavoro, ma non ho vita sociale al di fuori dell’ufficio, non ne ho voglia. Ho avuto relazioni con ragazzi che ho interrotto dopo pochi mesi di punto in bianco, nonostante avessi dall’altra parte ragazzi d’oro. In questi giorni c’è un ragazzo che in effetti mi piace che mi sta corteggiando spudoratamente, ma poi non ho voglia di iniziare alcuna relazione. A me sembra di stare bene, ho il mio lavoro, nel mio tempo libero vado in palestra, sperimento ricette nuove in cucina e leggo. Non esco mai la sera, mi piace solo uscire per andare da mia zia, + o – una volta al mese. Sto bene eppure non dico ai miei colleghi e a mia zia che non ho vita sociale, me ne vergogno, avrei paura di passare come la sfigata di turno. MI invento che passo il week end con amici, sul vago, senza entrare nei dettagli ma la realtà è diversa.
A volte mi capita, per stanchezza fisica o mentale del lavoro, di desiderare di addormentarmi in un abbraccio di un uomo. Ma non senso la mancanza di sesso. Quando penso che vorrei un uomo accanto, è solo per un abbraccio, certe sere, nulla di più.
A volte mi dico che sono indipendente e forte, ma penso anche che mi sono chiusa a riccio per evitare a chiunque di entrare in contatto con me e provare a farmi del male. Ho provato ad impormi di ampliare le mie conoscenze ma davvero è uno sforzo, è innaturale, non è cosa che voglio.
E normale chiedersi se si è normali ?
Ho 30 anni, da 3 vivo da sola. Ho un lavoro che mi piace, con un ruolo di responsabilità, che mi occupa parecchio tempo. Ho avuto una famiglia strana, con genitori che litigavano spesso tra di loro (urlando) ed andandosene di casa ( a turno…). Ho un fratello più grande di me che adoravo.Lui a 20 anni conobbe una ragazza straniera che da subito lo allontanò da amici e famiglia. Dopo qualche anno si trasferì nel paese di lei. Mai si è fatto sentire per un Natale o un compleanno. I primi anni lo chiamavo io poi gli chiesi di vederci, che avrei voluto andare a trovarlo, ma mi disse che non aveva tempo. E da li non lo cercai più. Quando finalmente il lavoro mi permise di andare a vivere sola, trovai la casa in cui sono ora in affitto, che mi piace e mi mette a mio agio. Prima davo soldi in casa e quando me ne andai mia madre si offese e mi rinfacciò di non preoccuparmi di loro, non rivolgendomi più parola. Mio padre non è mai stato uno di carattere e da anni ormai fa lo zerbino di mia madre: quello che dice e vuole lei, è legge. La mia famiglia da 3 anni, è una mia zia. La vedo e la sento, di tanto in tanto. Ma so che c’è, anche se ha mille altri impegni e problemi.
Mi sono sempre considerata una persona forte. Da piccola quando mi chiudevo in camera per sentire meno le urla, mi dicevo sempre che un giorno sarebbe tutto finito, la gente prima o poi avrebbe fatto pace, dovevo solo essere capace di aspettare.
Il tempo è passato ma le cose non sono cambiate. Ora però vivo nella solitudine ed apparentemente sto bene. Dico “apparentemente” perché mi chiedo spesso se sono normale…
Evito rapporti profondi di amicizia o sentimentali. Mi bastano i colleghi sul lavoro, ma non ho vita sociale al di fuori dell’ufficio, non ne ho voglia. Ho avuto relazioni con ragazzi che ho interrotto dopo pochi mesi di punto in bianco, nonostante avessi dall’altra parte ragazzi d’oro. In questi giorni c’è un ragazzo che in effetti mi piace che mi sta corteggiando spudoratamente, ma poi non ho voglia di iniziare alcuna relazione. A me sembra di stare bene, ho il mio lavoro, nel mio tempo libero vado in palestra, sperimento ricette nuove in cucina e leggo. Non esco mai la sera, mi piace solo uscire per andare da mia zia, + o – una volta al mese. Sto bene eppure non dico ai miei colleghi e a mia zia che non ho vita sociale, me ne vergogno, avrei paura di passare come la sfigata di turno. MI invento che passo il week end con amici, sul vago, senza entrare nei dettagli ma la realtà è diversa.
A volte mi capita, per stanchezza fisica o mentale del lavoro, di desiderare di addormentarmi in un abbraccio di un uomo. Ma non senso la mancanza di sesso. Quando penso che vorrei un uomo accanto, è solo per un abbraccio, certe sere, nulla di più.
A volte mi dico che sono indipendente e forte, ma penso anche che mi sono chiusa a riccio per evitare a chiunque di entrare in contatto con me e provare a farmi del male. Ho provato ad impormi di ampliare le mie conoscenze ma davvero è uno sforzo, è innaturale, non è cosa che voglio.
E normale chiedersi se si è normali ?
[#1]
Psicologo
Gentile Utente,
Lei è senza dubbio una persona normalissima, e la situazione in cui si trova è semplicemente la conseguenza delle vicende che ha vissuto in passato.
E' senz'altro forte come dice, dato che ha raggiunto la piena autonomia e vi si è adattata perfettamente.
Purtroppo le famiglie in cui la modalità di comunicazione è lo sbraitare e il litigare sono parecchie, quindi non è proprio il caso di sentirsi anormali per questo; certo, il disagio in simili situazioni non manca, ed è per questo che poi si è tentati di evitare legami profondi.
Infatti, il legame rimanda alla famiglia, e la famiglia al relativo "clima" che è stato vissuto in passato.
Penso che sia fondamentale capire che sono possibili altre modalità di rapporto, più armoniose e con maggiore sintonia nel comunicare, e che il primo passo da fare sia chiarirsi le idee su come si vorrebbe che fosse un eventuale legame.
Fatto questo, si può tranquillamente allacciare un legame, sia esso di semplice amicizia o qualcosa di più, e verificare _regolarmente_ se ci sono le premesse per costruire e portare avanti un rapporto armonioso; mancando queste, si dovranno necessariamente prendere delle decisioni.
Lei è senza dubbio una persona normalissima, e la situazione in cui si trova è semplicemente la conseguenza delle vicende che ha vissuto in passato.
E' senz'altro forte come dice, dato che ha raggiunto la piena autonomia e vi si è adattata perfettamente.
Purtroppo le famiglie in cui la modalità di comunicazione è lo sbraitare e il litigare sono parecchie, quindi non è proprio il caso di sentirsi anormali per questo; certo, il disagio in simili situazioni non manca, ed è per questo che poi si è tentati di evitare legami profondi.
Infatti, il legame rimanda alla famiglia, e la famiglia al relativo "clima" che è stato vissuto in passato.
Penso che sia fondamentale capire che sono possibili altre modalità di rapporto, più armoniose e con maggiore sintonia nel comunicare, e che il primo passo da fare sia chiarirsi le idee su come si vorrebbe che fosse un eventuale legame.
Fatto questo, si può tranquillamente allacciare un legame, sia esso di semplice amicizia o qualcosa di più, e verificare _regolarmente_ se ci sono le premesse per costruire e portare avanti un rapporto armonioso; mancando queste, si dovranno necessariamente prendere delle decisioni.
[#2]
Gentilissima,
sicuramente concordo con il collega; lei è normalissima e purtroppo sta portando le cicatrici nell'anima di quello che ha dovuto per forza subire nella sua famiglia d'origine.
è bellissima l'immagine dell'abbraccio...ed è una cosa che merita e che arriverà nella sua vita.
Lei è anche molto forte, infatti è riuscita a staccarsi autonomamente da quell'ambiente patogeno.
è ovvio che eviti i rapporti personali...nel suo schema mentale non vuole assolutamente che si ricrei una situazione simile a quella vissuta (melo sole che male accompagnate dice il detto).
Ma vedrà che col tempo e magari parlandone apertamente vis a vis con uno psicologo riuscirà ad avere molta più stima si se stessa e di conseguenza la voglia di rapportarsi agli altri in maniera positiva.
Dr. Sara Ronchi
www.psicologasararonchi.it
sicuramente concordo con il collega; lei è normalissima e purtroppo sta portando le cicatrici nell'anima di quello che ha dovuto per forza subire nella sua famiglia d'origine.
è bellissima l'immagine dell'abbraccio...ed è una cosa che merita e che arriverà nella sua vita.
Lei è anche molto forte, infatti è riuscita a staccarsi autonomamente da quell'ambiente patogeno.
è ovvio che eviti i rapporti personali...nel suo schema mentale non vuole assolutamente che si ricrei una situazione simile a quella vissuta (melo sole che male accompagnate dice il detto).
Ma vedrà che col tempo e magari parlandone apertamente vis a vis con uno psicologo riuscirà ad avere molta più stima si se stessa e di conseguenza la voglia di rapportarsi agli altri in maniera positiva.
Dr. Sara Ronchi
www.psicologasararonchi.it
Dr. Sara Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it
[#3]
Utente
Innanzi tutto grazie ad entrambi per il tempo dedicato.
Si, temo che la mia più grande paura, non sia tanto iniziare un rapporto, ma temere poi di ritrovarmi in futuro in situazioni analoghe al passato che onestamente mai e poi mai vorrei rivivere in vita mia.
A volte mi sento stupida anche io, chi lo sa cosa accadrà in futuro e perchè privarsi a priori di un qualcosa che magari sarà totalmente diverso ? Mi pongo queste domande ma nel dubbio preferisco andare su qualcosa di certo. Evito relazioni per evitare il rischio di problemi... Una sorta di troppa protezione verso me stessa ...
E' questo che non mi quadra. Perchè mi sento bene nella mia solitudine ma non mi va che alcune cose le rifiuto per una paura.
Probabilmente si, forse uno psicologo potrebbe aiutarmi a trovare un modo per affrontare questo passaggio un po' più serenamente...
Sarà che non mi piace passare per vittima, perchè non mi sento tale. Quel che stato e stato, non posso cambiarlo e basta, voglio solo andare avanti. E parlarne approfonditamente mi porterebbe un po' a pensarmi vittima ... e a rivivere quei momenti.
E' generalmente fondamentale ripartire dall'inizio con uno psicologo o ci sono anche modi per non pensare a tutto quello che c'è stato dietro (o comunque non riviverlo dei minimi dettagli) ma lavorare/concentrarsi sul momento e su quello che sarà in futuro ?
Si, temo che la mia più grande paura, non sia tanto iniziare un rapporto, ma temere poi di ritrovarmi in futuro in situazioni analoghe al passato che onestamente mai e poi mai vorrei rivivere in vita mia.
A volte mi sento stupida anche io, chi lo sa cosa accadrà in futuro e perchè privarsi a priori di un qualcosa che magari sarà totalmente diverso ? Mi pongo queste domande ma nel dubbio preferisco andare su qualcosa di certo. Evito relazioni per evitare il rischio di problemi... Una sorta di troppa protezione verso me stessa ...
E' questo che non mi quadra. Perchè mi sento bene nella mia solitudine ma non mi va che alcune cose le rifiuto per una paura.
Probabilmente si, forse uno psicologo potrebbe aiutarmi a trovare un modo per affrontare questo passaggio un po' più serenamente...
Sarà che non mi piace passare per vittima, perchè non mi sento tale. Quel che stato e stato, non posso cambiarlo e basta, voglio solo andare avanti. E parlarne approfonditamente mi porterebbe un po' a pensarmi vittima ... e a rivivere quei momenti.
E' generalmente fondamentale ripartire dall'inizio con uno psicologo o ci sono anche modi per non pensare a tutto quello che c'è stato dietro (o comunque non riviverlo dei minimi dettagli) ma lavorare/concentrarsi sul momento e su quello che sarà in futuro ?
[#4]
Gentile utente,
Noi tutti siamo qui per rispondere nel modo più accurato possibile e per ascoltare i vostri disagi.
Se il problema non si affronta e si cerca solo di non pensare il sollievo che procura questo atto, è solo momentaneo.
Deve intraprendere un percorso psicologico secondo il mio avviso.
Ne uscirà sicuramente vincente e serena.
Dr.Sara Ronchi
www.psicologasararonchi.it
Noi tutti siamo qui per rispondere nel modo più accurato possibile e per ascoltare i vostri disagi.
Se il problema non si affronta e si cerca solo di non pensare il sollievo che procura questo atto, è solo momentaneo.
Deve intraprendere un percorso psicologico secondo il mio avviso.
Ne uscirà sicuramente vincente e serena.
Dr.Sara Ronchi
www.psicologasararonchi.it
[#5]
Gent.le ragazza,
nel colloquio con lo Psicologo sara lei a scegliere cosa e quando condividere del suo vissuto, se la priorità è rappresentata dal "qui ed ora" della sua esperienza, sarà quello il punto di partenza del processo di elaborazione.
La dimensione presente è sempre privilegiata, sopratutto quando la persona ha già chiaro dentro di sé quali siano le "tracce" lasciate dalla narrativa familiare nel modo d'instaurare relazioni interpersonali.
A tal proposito la invito a leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
nel colloquio con lo Psicologo sara lei a scegliere cosa e quando condividere del suo vissuto, se la priorità è rappresentata dal "qui ed ora" della sua esperienza, sarà quello il punto di partenza del processo di elaborazione.
La dimensione presente è sempre privilegiata, sopratutto quando la persona ha già chiaro dentro di sé quali siano le "tracce" lasciate dalla narrativa familiare nel modo d'instaurare relazioni interpersonali.
A tal proposito la invito a leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 5.3k visite dal 13/10/2012.
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