Da poco ho anche perso il lavoro e mi ritrovo in cigs mentre prima lavoravo in un negozio e stavo
SALVE,
SONO UNA RAGAZZA DI 31 ANNI E SOFFRO GIA' DA SVARIATO TEMPO DI ATTACCHI DI PANICO.
MI SPIEGO MEGLIO IO ALL'ETA' DI 6 ANNI O PERSO MIO PADRE IN UN BRUTTISSIMOINCINDENTE E ALL'ETA' DI 13 ANNI MORI' ANCHE MIA MADRE DI LEUCEMIA MORENDO SOTTO I MIEI OCCHI, IO ERO UNA RAGAZZINA PIENA DI VITA E MOLTO SPENSIERATA MA DA QUEL GIORNO QUALCOSA DI ME E' CAMBIATO TANTO CHE LA MIA DOTTORESSA PER UN PERIODO MI FECE FARE UNA CURA DI ANTIDEPRESSIVI MA PER POCHISSIMO TEMPO E SEMBRAVA CHE TUTTO SI FOSSE FERMATO E AVEVO RIPRESO LA MIA VITA IN MANO.
DA POCO HO ANCHE PERSO IL LAVORO E MI RITROVO IN CIGS MENTRE PRIMA LAVORAVO IN UN NEGOZIO E STAVO L'80% DEL TEMPO LI ,ORA MI RITROVO AD AVERE 31 ANNI E AVERE PAURA DI STARE IN MEZZO ALLA GENTE O PAURA DI SENTIRMI MALE A FARE TUTTO CIO' CHE MI PORTA A STARE IN MEZZO ALLA CONFUSIONE E NEGLI SPAZI STRETTI E O IL TERRORE DI FARE IL PRELIEVO DEL SANGUE E NON SO SE E' IL CASO CHE MI RIVOLGA A UN MEDICO .
IO VI CHIEDO INTANTO SE VOI POTETE DARMI QUALCHE RIMEDIO SU COME POTER SCONFIGGERE QUESTA COSA PERCHE' MI STA' ROVINANDO LA VITA SOCIALE MI STO RINCHIUDENDO DA TUTTI E L'ESTATE X ME PRENDERE UN AEREO UNA NAVE, O STARE AL MARE E' UN DRAMMA.
SONO UNA RAGAZZA DI 31 ANNI E SOFFRO GIA' DA SVARIATO TEMPO DI ATTACCHI DI PANICO.
MI SPIEGO MEGLIO IO ALL'ETA' DI 6 ANNI O PERSO MIO PADRE IN UN BRUTTISSIMOINCINDENTE E ALL'ETA' DI 13 ANNI MORI' ANCHE MIA MADRE DI LEUCEMIA MORENDO SOTTO I MIEI OCCHI, IO ERO UNA RAGAZZINA PIENA DI VITA E MOLTO SPENSIERATA MA DA QUEL GIORNO QUALCOSA DI ME E' CAMBIATO TANTO CHE LA MIA DOTTORESSA PER UN PERIODO MI FECE FARE UNA CURA DI ANTIDEPRESSIVI MA PER POCHISSIMO TEMPO E SEMBRAVA CHE TUTTO SI FOSSE FERMATO E AVEVO RIPRESO LA MIA VITA IN MANO.
DA POCO HO ANCHE PERSO IL LAVORO E MI RITROVO IN CIGS MENTRE PRIMA LAVORAVO IN UN NEGOZIO E STAVO L'80% DEL TEMPO LI ,ORA MI RITROVO AD AVERE 31 ANNI E AVERE PAURA DI STARE IN MEZZO ALLA GENTE O PAURA DI SENTIRMI MALE A FARE TUTTO CIO' CHE MI PORTA A STARE IN MEZZO ALLA CONFUSIONE E NEGLI SPAZI STRETTI E O IL TERRORE DI FARE IL PRELIEVO DEL SANGUE E NON SO SE E' IL CASO CHE MI RIVOLGA A UN MEDICO .
IO VI CHIEDO INTANTO SE VOI POTETE DARMI QUALCHE RIMEDIO SU COME POTER SCONFIGGERE QUESTA COSA PERCHE' MI STA' ROVINANDO LA VITA SOCIALE MI STO RINCHIUDENDO DA TUTTI E L'ESTATE X ME PRENDERE UN AEREO UNA NAVE, O STARE AL MARE E' UN DRAMMA.
[#1]
Gentile Utente,
è possibile che la perdita del lavoro, al quale lei dedicava la maggior parte del suo tempo, abbia riattivato in lei i sentimenti di disperazione e le angosce non superate che ha portato con sè per lungo tempo, dalla morte dei suoi genitori, senza essere riuscita a passare oltre.
Guardandosi indietro e riesaminando la sua vita può dire di essersi tenuta molto impegnata per non trovarsi ad essere inattiva e sommersa dai pensieri?
A volte l'iperattività delle persone serve proprio a non lasciare emergere il dolore, tenendo la mente impegnata in altro.
Se lei non ha avuto modo di superare le gravi perdite subite e di elaborare il lutto in maniera fisiologica e costruttiva è possibile che le emozioni siano rimaste per così dire "congelate" e che un evento successivo (come l'entrata in Cigs) le abbia fatte nuovamente emergere.
Finora non ha parlato con nessuno (medico o psicologo) di quello che ha passato e degli attacchi d'ansia che riferisce?
è possibile che la perdita del lavoro, al quale lei dedicava la maggior parte del suo tempo, abbia riattivato in lei i sentimenti di disperazione e le angosce non superate che ha portato con sè per lungo tempo, dalla morte dei suoi genitori, senza essere riuscita a passare oltre.
Guardandosi indietro e riesaminando la sua vita può dire di essersi tenuta molto impegnata per non trovarsi ad essere inattiva e sommersa dai pensieri?
A volte l'iperattività delle persone serve proprio a non lasciare emergere il dolore, tenendo la mente impegnata in altro.
Se lei non ha avuto modo di superare le gravi perdite subite e di elaborare il lutto in maniera fisiologica e costruttiva è possibile che le emozioni siano rimaste per così dire "congelate" e che un evento successivo (come l'entrata in Cigs) le abbia fatte nuovamente emergere.
Finora non ha parlato con nessuno (medico o psicologo) di quello che ha passato e degli attacchi d'ansia che riferisce?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Buongiorno,
all'epoca si ne parlai con la mia dottoressa , ma cio' che mi sta' accadendo ora non ne ho parlato con nessuno solo il mio ragazzo che mi sta' vicino e mi dice sempre che devo provare a superarle e affrontare le situazioni senza scappare.
Cosa mi consiglia lei?? Saprebbe darmi un consiglio su come affrontare una crisi di panico?
Grazie
all'epoca si ne parlai con la mia dottoressa , ma cio' che mi sta' accadendo ora non ne ho parlato con nessuno solo il mio ragazzo che mi sta' vicino e mi dice sempre che devo provare a superarle e affrontare le situazioni senza scappare.
Cosa mi consiglia lei?? Saprebbe darmi un consiglio su come affrontare una crisi di panico?
Grazie
[#3]
Gentile ragazza,
lei sta sfogando un malessere che porta dentro; un trauma, un vento negativo che si è vissuto, se mal consapevolizzato e metabolizzato, può annidarsi lì nel proprio inconscio e uscire fuori sotto forma di sintomatologia, come appunto l'attacco di panico. Attualmente inoltre, vive una situazione di precarietà lavorativa, che di per sè può portare anch'essa all'insorgenza di stati di ansia e panico.
Se ha la possibilità di rivolga ad uno specialista (ci sono anche le strutture pubbliche) e faccia qualche colloquio..le sarebbe molto utile; al tempo stesso scelga un interesse, una passione, sport, qualcosa che le piace fare e canalizzi le energie in quel senso; l'aiuterà a sfogarsi e stancarsi volendo. Anche se sofferente e dolorosa e fastidiosa e portatrice di malessere la cosa, esca ugualmente da casa; faccia le cose anche se prova disagio: di attacchi di panico non si muore e non può succederle nulla se non sentire quei fastidi fisici ed emotivi che probabilmente ha già sperimentato.
lei sta sfogando un malessere che porta dentro; un trauma, un vento negativo che si è vissuto, se mal consapevolizzato e metabolizzato, può annidarsi lì nel proprio inconscio e uscire fuori sotto forma di sintomatologia, come appunto l'attacco di panico. Attualmente inoltre, vive una situazione di precarietà lavorativa, che di per sè può portare anch'essa all'insorgenza di stati di ansia e panico.
Se ha la possibilità di rivolga ad uno specialista (ci sono anche le strutture pubbliche) e faccia qualche colloquio..le sarebbe molto utile; al tempo stesso scelga un interesse, una passione, sport, qualcosa che le piace fare e canalizzi le energie in quel senso; l'aiuterà a sfogarsi e stancarsi volendo. Anche se sofferente e dolorosa e fastidiosa e portatrice di malessere la cosa, esca ugualmente da casa; faccia le cose anche se prova disagio: di attacchi di panico non si muore e non può succederle nulla se non sentire quei fastidi fisici ed emotivi che probabilmente ha già sperimentato.
Dott.ssa Roberta De Bellis
[#5]
"mi dice sempre che devo provare a superarle e affrontare le situazioni senza scappare"
Il suo ragazzo lo dice in buona fede, per spronarla, ma la situazione è un po' più complessa di quanto lui probabilmente è in grado di immaginare e non basta che lei si "impegni" per superare il problema:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/832-sconfiggere-ansia-e-depressione-non-e-una-questione-di-buona-volonta.html
Il suo ragazzo lo dice in buona fede, per spronarla, ma la situazione è un po' più complessa di quanto lui probabilmente è in grado di immaginare e non basta che lei si "impegni" per superare il problema:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/832-sconfiggere-ansia-e-depressione-non-e-una-questione-di-buona-volonta.html
[#6]
Carissima ragazza,
la vita l'ha messa dinanzi a prove difficilissime, peraltro subentrate in una fascia di età delicata, in cui il suo senso identitario andava iniziandosi a strutturare.
Depressione e ansia spesso tendono a presentarsi in concomitanza o ciclicamente, l'una è sempre la conseguenza dell'altra.
La cura farmacologica a cui l'ha sottoposta la sua dottoressa ha avuto effetti solo momentanei in quanto l'azione del farmaco è sintomatica, superficiale, non può agire in maniera profonda, a lungo termine.
Esperienze di vita dolorose ed improvvise, che "dobbiamo" necessariamente affrontare, originano in noi un senso di grande "impotenza", il quale si manifesta poi a livello fisico con tutte quelle manifestazioni tipiche dell'ansia, quali senso di oppressione, difficoltà respiratorie, tachicardia e a livello emotivo con paura e panico.
Pur non essendo mai stato affrontato in maniera profonda il problema, l'attività lavorativa ha funto da schermo protettivo, in quanto le impegnava l'intera giornata, impedendole di pensare costantemente alle difficoltà.
Io Le consiglierei davvero di intraprendere un percorso di psicoterapia, privato o convenzionato.
La sua vita, la vita in generale, è così complessa e delicata, da meritare uno spazio in cui poter affrontare, passo per passo, tutti quei nodi, quelle dinamiche che una bambina si è trovata a dover vivere, non avendo gli strumenti per potersi difendere da tutto quel dolore.
Quella bimba è ancora dentro di lei. Provi a farla rialzare. Può chiedere aiuto.
La saluto caramente,
Dott.ssa Serena Rizzo
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it
la vita l'ha messa dinanzi a prove difficilissime, peraltro subentrate in una fascia di età delicata, in cui il suo senso identitario andava iniziandosi a strutturare.
Depressione e ansia spesso tendono a presentarsi in concomitanza o ciclicamente, l'una è sempre la conseguenza dell'altra.
La cura farmacologica a cui l'ha sottoposta la sua dottoressa ha avuto effetti solo momentanei in quanto l'azione del farmaco è sintomatica, superficiale, non può agire in maniera profonda, a lungo termine.
Esperienze di vita dolorose ed improvvise, che "dobbiamo" necessariamente affrontare, originano in noi un senso di grande "impotenza", il quale si manifesta poi a livello fisico con tutte quelle manifestazioni tipiche dell'ansia, quali senso di oppressione, difficoltà respiratorie, tachicardia e a livello emotivo con paura e panico.
Pur non essendo mai stato affrontato in maniera profonda il problema, l'attività lavorativa ha funto da schermo protettivo, in quanto le impegnava l'intera giornata, impedendole di pensare costantemente alle difficoltà.
Io Le consiglierei davvero di intraprendere un percorso di psicoterapia, privato o convenzionato.
La sua vita, la vita in generale, è così complessa e delicata, da meritare uno spazio in cui poter affrontare, passo per passo, tutti quei nodi, quelle dinamiche che una bambina si è trovata a dover vivere, non avendo gli strumenti per potersi difendere da tutto quel dolore.
Quella bimba è ancora dentro di lei. Provi a farla rialzare. Può chiedere aiuto.
La saluto caramente,
Dott.ssa Serena Rizzo
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it
Dr.ssa serena rizzo
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.6k visite dal 01/10/2012.
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