Come fare a sapere se è vera patologia?

Parlando con alcuni amici ci siamo confrontati sull'esperienza di andare dallo psicologo; inoltre qualche volta ho scambiato due parole con altre persone nella sala d'attesa perchè lo studio dove riceveva la psicologa era di psicologia e quindi c'erano tanti psicologi. A parte la diversità del prezzo delle sedute, l'altra cosa strana che ho notato è che se c'era accordo sulle malattie, un pò meno nel modo in cui si arrivava alla diagnosi. Cioè mentre alcuni, tra cui io, eravamo testati con questionari e prove, altri era solo la valutazione a voce, senza alcuna prova oggettiva.
La domanda è un pò complessa e nasce anche dallo scambio con altri psicologi del sito: visto che la mente è ingannabile ed è possibile far nascere falsi ricordi (specialmente con le psicoterapie che indagano il passato), mi chiedevo se non era possibile far nascere false credenze anche in merito al proprio stato di salute? Insomma, se succede in medicina (faccio riferimento ai fatti di cronaca delle cliniche con interventi inutili, ma di cui il paziente era convinto), perchè non dovrebbe succedere in psicologia, dove lo psicologo è un esperto della mente?
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

in Psicologia vi sono metodi diversi di valutare e trattare la stessa questione, in base a diversi orientamenti teorici.

La cosa importante non è stabilire la veridicità di certe faccende; ciò che conta è che l'utente si è rivolto a noi, quindi significa che tali faccende hanno un peso nella sua vita quotidiana.

Tale peso è il vero problema, e il nostro scopo è aiutare gli utenti ad affrontare meglio, a ridimensionare ed eventualmente a risolvere i loro problemi o cose che loro considerano come tali.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Signore,

chi si rivolge ad uno psicologo lo fa per propria libera scelta perchè sente che qualcosa non va o vuole cambiare: il movente di questa libera richiesta di assistenza può consistere in sintomi eclatanti e invalidanti o in un disagio diffuso, ma anche nel desiderio di cambiare positivamente sè stessi con un percorso di crescita., di consolidamento dell'autostima, di apprendimento di modalità assertive di relazionarsi agli altri e così via.

Di conseguenza l'intervento dello psicologo non si limita ai casi di patologia (trattati dallo psicologo specializzato in psicoterapia), ma avviene in qualunque caso in cui si renda auspicabile un cambiamento psicologico.

Per approfondire l'argomento può leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/947-lo-psicologo-e-il-suo-lavoro.html

Che lo psicologosi occupi di "terapia" è un equivoco, in realtà la terapia (cioè la psicoterapia) è solo uno dei tanti tipi di intervento possibili.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Serena Rizzo Psicologo 202 9
Caro utente,
chiaramente il perchè possa accadere di fare di errori diagnostici è relativo al fatto che sia medici che psicologi sono persone umane, e di conseguenza fallibili.
Con ciò non intendo assolutamente giustificare la nostra categoria che, purtroppo, tende ancora a fare errori rilevanti, essendo il nostro Ordine Professionale stato istituito solo alla fine degli ottanta e quindi, risulta piuttosto "giovane" rispetto ad altre categorie professionali.
Un motivo di "confusione" per i pazienti può derivare dall'esistenza di differenti orientamenti teorici i quali tendono ad intervenire diversamente sui sintomi riportati, delineando strategie di intervento diverse. Ciò però non dovrebbe rappresentare motivo di insoddisfazione o impoverimento, ma la possibilità, da parte del paziente, di scegliere il tipo di trattamento che maggiormente si avvicini alle sue richieste, o il più idoneo rispetto alla problematica riportata. E' fondamentale sottolineare che AL DI LA' DEL TIPO DI PSICOTERAPIA INTRAPRESA, l'efficacia della stessa dipende innanzitutto dalla serietà del professionista, come in tutte le categorie, nonchè dal tipo di relazione tra paziente e terapeuta, la quale dovrebbe sempre essere fondata sulla fiducia e sull'assenza di giudizio da parte del terapeuta.
Inoltre, trattandosi di un processo di cambiamento, a cui la persona sceglie di aderire, è molto importante che la stessa abbia voglia di mettersi veramente in discussione, con la consapevolezza di intraprendere un percorso impegnativo, richiedente costanza e collaborazione affinchè si possa intervenire adeguatamente sul disagio riportato.
Sperando di esserLe stata utile,
La saluto cordialmente,
Dott.ssa Serena Rizzo
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it

Dr.ssa serena rizzo

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Utente
Utente
Alcune delle cose che mi avete risposto le ho lette in manuale di sopravvivenza per psico-pazienti di Nardone ed in effetti parlava di più di 500 tipi di psicoterapia e di come queste fossero molto legate al terapeuta ed a come il terapeuta si poneva nei confronti del paziente e di come il paziente doveva difendersi anche dal terapeuta.

A me quello che spaventa un pò è il discorso che il bisogno della terapia nesce nel paziente e che questa è condizione sufficiente per generare gli incontri. E questo mi sembra un pò in contrasto con il fatto che se decido di non aver bisogno dello psicoterapeuta è sbagliato (così mi pare di aver letto anche in altri consulti) mentre se il bisogno del terapeuta c'è, allora è corretto. Insomma, sembrerebbe quasi che il messaggio sia se hai bisogno dello psicologo, la risposta è dentro di te ed è giusta, mentre se senti che non hai bisogno dello psicologo, la risposta è dentro di te, ma è sbagliata.

Se io sono ipocondriaco, comunque avrò come riscontro gli esami clinici, per cui comunque posso distinguere tra mi sento malato e sono malato. Mentre in psicologia io ho solo il mi sento e non sempre c'è un riscontro obiettivo, ma mi devo fidare di ciò che dice lo psicologo, specialmente se non ci sono test. Questo mi sembra di aver capito.
[#5]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le utente,
le affermazioni di Nardone sintetizzando i risultati degli studi sui fattori di efficacia della psicoterapia che da più di trent'anni confermano che la variabile determinante è rappresentata dalla qualità della relazione terapeutica, al di là delle caratteristiche dei vari orientamenti terapeutici.
Tuttavia la relazione tra lo psicoterapeuta e il cliente racchiude in sé moltissimi fattori non può essere ridotta solo alla presenza della fiducia e della motivazione da parte di quest'ultimo.
A tal proposito la invito a leggere questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Non sono sicuro d'aver capito esattamente qual è la domanda che ci sta ponendo.

Tuttavia, provo a ipotizzare, mi sembra di percepire un certo timore di poter diventare in qualche modo dipendente dallo psicologo, o comunque di finire in terapia per il motivo sbagliato (o senza motivo). Mi sbaglio?

>>> A me quello che spaventa un pò è il discorso che il bisogno della terapia nesce nel paziente e che questa è condizione sufficiente per generare gli incontri. E questo mi sembra un pò in contrasto con il fatto che se decido di non aver bisogno dello psicoterapeuta è sbagliato
>>>

Veda la cosa in questo modo: come dice Camillo Loriedo, lo psicoterapeuta è quel professionista che fa lo strano lavoro di mettere il paziente in condizione di non aver più bisogno di lui.

Perciò, se ha letto "Manuale di sopravvivenza per psicopazienti", sa cosa intendo.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"se decido di non aver bisogno dello psicoterapeuta è sbagliato (così mi pare di aver letto anche in altri consulti) mentre se il bisogno del terapeuta c'è, allora è corretto"

Dipende dalle situazioni e dalla presenza o meno di sintomi e di un disagio significativo.
Le prove oggettive si possono eventualmente raccogliere mediante la somministrazione di test psicologici, ma anche l'esperienza e l'occhio clinico dello psicologo (che sa cosa indagare) sono sufficienti a stabilire se vi sia o meno una patologia mentale.

Quello che però mi pare non sia stato sufficientemente chiaro dalla mia risposta precedente è che gli interventi psicologici sono tanti e non si riducono alla psicoterapia (che, ripeto, eroga solo lo psicologo ulteriormente specializzato), ma comprendono una serie di interventi rivolti alla crescita e al miglioramento della persona.

Per rimanere al parallelo con il campo medico, ci sono specialità che hanno solo marginalmente o per nulla a che fare con la terapia di un paziente (Medicina Estetica, Medicina dello Sport, Medicina Legale, Medicina Preventiva ecc.) , ma che sono comunque erogate da un medico perchè la formazione necessaria è quella medica.

Lo stesso vale per i casi in cui le persone si rivolgono allo psicologo pur non soffrendo di alcuna patologia psichica, ma perchè vogliono migliorarsi, conoscersi meglio, cambiare la propria vita e così via senza soffrire di alcunchè da curare.
[#8]
Utente
Utente
Il senso della domanda che forse non sono riuscito a rendere bene è come faccio a sapere se gli incontri proseguono per necessità del terapeuta e non per necessità della persona\cliente\paziente, laddove spesso sembra che l'unico parametro sia l'occhio clinico del terapeuta?

Non è tanto il fatto di perchè ci sono andato dallo psicologo, ma se il continuare ad andarci sia frutto anche di interessi del terapeuta o psicologo che sia.

Per dirla in termini medici, mettiamo che io sia ipocondriaco e vada dal medico privitamente, e mi trovo un medico che asseconda la mia ipocondria e quindi mi fa spendere soldi in visite ed esami che non avrei bisogno di fare.
Ma se io ho un dubbio che il medico si stia approfittando posso andare da un altro medico e chiedere con gli esami che sono qualcosa di oggettivo.

Visto che le terapie, qualsiasi terapia, può far nascere falsi ricordi, allora può far nascere anche false convinzioni e false idee, tra cui quella di aver bisogno della terapia, no?

Daltronde non sono studi psicologici quelli per invogliare a comprare le cose nei supermercati e per generare aspettative nella persona?

E se il prodotto da vendere è il proprio spazio\tempo non sono applicabili le stesse regole del marketing?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"come faccio a sapere se gli incontri proseguono per necessità del terapeuta e non per necessità della persona\cliente\paziente"

Gent.le utente,
le sue perplessità nascono da una concezione della psicoterapia e del ruolo dello psicoterapeuta che esclude qualsiasi riferimento all'etica professionale.
In psicoterapia ci sono molti orientamenti differenti, da quelli più prescrittivi come la Terapia Breve Strategica a quelli non direttivi come l'Approccio Centrato sulla Persona, cito solo questi due approcci perché possono considerarsi agli antipodi.
Tuttavia, ogni singolo intervento dello psicoterapeuta non può prescindere dalla finalità di instaurare una relazione d'aiuto con il cliente, e non approfittare della sua temporanea vulnerabilità per soggiogarlo attraverso una sorta di "fascinazione manipolatoria".
In Psicoterapia, al contrario, si lavora per facilitare un processo di empowerment, ovvero di recupero del potere personale della persona che sta vivendo un disagio.
In ogni caso, l'inizio di un percorso terapeutico non va inteso come un atto di fede che implica un'adesione acritica e passiva ma, al contrario, come un processo di cambiamento nel quale la persona è coinvolta in prima persona e il terapeuta riveste il ruolo di facilitatore.

[#10]
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 14
<<visto che la mente è ingannabile ed è possibile far nascere falsi ricordi (specialmente con le psicoterapie che indagano il passato)>>

Gentile utente,
estrapolo solo questa sua frase, poiché i colleghi si sono già ampiamente espressi circa altre sue perplessità e richieste di chiarimento.

Riferendoci esclusivamente a questa frase, mi sembra che così formulata, da sola essa possa ingenerare dubbi e confusione, si tratta infatti probabilmente di una sua personale sintesi, erronea, di qualcosa che deve aver letto o sentito.

La memoria umana è per sua natura "falsa" se intendiamo falsa come "ricostruita". Le memorie non sono impresse come su una pellicola cinematografica, ma vengono continuamente elaborate e rielaborate e a desse vengono aggiunti e tolti dettagli e contenuti emotivi.

In alcune terapie, soprattutto di derivazione psicoanalitica, non è che si "indaghi il passato" come ha scritto lei, poiché nessuno di noi intende fare il detective, ne è interessato alla vera verità storica della vita del paziente. Ciò che si analizza sono i contenuti emotivi e spesso i ricordi ad essi associati. Che questi siano veri o falsi, ci interessa solo marginalmente. Sono comunque i suoi contenuti.

La saluto molto cordialmente.


Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it

[#11]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Non è tanto il fatto di perchè ci sono andato dallo psicologo, ma se il continuare ad andarci sia frutto anche di interessi del terapeuta o psicologo che sia"

Intanto potrebbe iniziare a dirci come mai si è rivolto allo psicologo e che diagnosi ha ricevuto, visto che le sono stati somministrati dei test proprio per valutare la sua situazione.
[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Se mi passasse una battuta un po' perfida le direi che lo psicologo di solito non ha bisogno di far nascere falsi ricordi o false convinzioni: il paziente è già abbastanza bravo per conto suo.

Comunque il criterio non dev'essere: "Come faccio a sapere se il terapeuta si sta approfittando di me?", ma bensì: "Sto facendo progressi oppure no? Sto ottenendo ciò che ci eravamo prefissi o questa terapia sta stagnando?"

[#13]
Utente
Utente
I test furono fatti perchè così prevedeva il protocollo di questa terapeuta. Credo un pò come i 3 giorni del militare, per cui ordinaria valutazione. Visto che non uscì niente di particolare, solo incontri di colloquio generale finalizzati al superamento personale ed a tecniche di comunicazione.

Poi una serie di incontri a supporto per eventi post operatori. Una decina in tutto con tecniche ipnotiche.

Poi ci fu una serie d'incontri che erano stati concordati come incontri di supporto ad una terapia (ormai che dura da più di 10 anni) di un familiare. E sono stai proprio questi a farmi nascere anche questa riflessione.

Ma la mia domanda, nasce anche da riflessioni da un confronto con altre esperienze. Certo non mi sembra corretto andare a fare queste domande agli amici che magari vanno ancora dallo psicologo, e che per me dovrebbero porsi quelle domande che dice il dottor Santonocito.

Non penso che ci possa essere solo una violazione consapevole dell'etica (Dr.ssa Camplone), ma penso che, essendo lo psicologo (o lo psichiatra, sia chiaro, cioè colui che lavora con la mente) una persona, e le persone soggette alle meccaniche mentali.

È un pò quello che viene fuori anche dal commento del dr. Santonocito sul manuale del psicopaziente e quando dice che so cosa intende.

Non credo di poter sapere cosa intende non leggendo io la mente e non essendo lui certo che io abbia letto quel libro con gli stessi occhiali con cui l'ha letto lui o con l'aver messo l'enfasi (o avere l'attenzione attirata) verso gli stessi aspetti.

Ecco, il mio dubbio nasce proprio da quanto gli interessi personali dello psicologo entrino in gioco, specialmente se è uno psicologo privato, che appunto vende il suo prodotto.
E se il rapporto con lo psicologo di solito è a due, che cioè non coinvolge altre persone o organizzazioni. Ad esempio lo specialista medico mi manda a fare esami e mi manda in farmacia, quindi per forza di cose anche altre persone coinvolte.

Per di più se la relazione quella che conta, quindi ancora di più la personalità dello psicologo, che poi è quello il messaggio di manuale per psicopazienti.

Non so se ora ho messo maggiori dettagli.
[#14]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"essendo lo psicologo (o lo psichiatra, sia chiaro, cioè colui che lavora con la mente) una persona, e le persone soggette alle meccaniche mentali. "

Lo Psicologo-Psicoterapeuta durante il percorso di specializzazione affronta attraverso la didattica esperienziale e la psicoterapia personale quelle che lei definisce "meccaniche mentali" quindi oltre a diventarne consapevole deve essere in grado quando queste possono "inquinare" o solo interferire nella relazione terapeutica.

[#15]
Utente
Utente
Però scusi, ma se lo psicologo alla fine fa il ciabattino con le scarpe rotte e non vuole ammettere a se stesso che ha bisogno di aiuto, chi verifica?

Ed i falsi ricordi e false convinzioni a cui accenna il dott Santonocito, non sono possibili anche nello psicologo, in quanto persona?

E dopo la specializzazione? Che succede?

Questa mattina c'era un programma sulla situazione economica degli aiuti alla Grecia e c'era la frase che mi ha riportato alla mente questa problematica: come sapere se la mano che mi accarezza non è la stessa che mi strozza?

Come si fa a sapere se lo psicologo sta facendo quello strano lavoro e non l'opposto?

[#16]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Dopo la specializzazione c'è la supervisione, ovvero degli incontri periodici con uno psicoterapeuta esperto (supervisore) con il quale il giovane psicoterapeuta affronta le difficoltà che incontra nel facilitare il processo di cambiamento dei suoi clienti/pazienti.
Il supervisore rappresenta un riferimento nella vita professionale di uno specialista insieme alla formazione continua che ne garantisce l'aggiornamento a livello scientifico.


"Però scusi, ma se lo psicologo alla fine fa il ciabattino con le scarpe rotte e non vuole ammettere a se stesso che ha bisogno di aiuto, chi verifica?"

La differenza è che il ciabattino non ripara le scarpe degli altri utilizzando le sue come attrezzi, lo Psicologo-Psicoterapeuta si, e se ha le "scarpe bucate", i primi ad accorgersene sono proprio i pazienti/clienti.
[#17]
Utente
Utente
Ma se sono i clienti ad accorgersene, restiamo sempre nelle quattro mura dello studio...

E se lo psicoterapeuta non è più giovane, che succede?

Ricordo che da giovani adolescenti ogni tanto andavamo a casa di un amico che era vicino di casa di uno psicologo, e dalle mura si sentiva abbastanza. E sentivamo pure cosa succedeva e diceva dopo che l'ultimo paziente andava via. E i condomini sapevano anche come si comportava alle riunioni. Insomma, non sembrava essere molto sano.
Poi non so cosa sia successo dato che ho perso di vista l'amico.

Ma non c'è una selezione psicologica dello psicologo?
Così come gli psicologi fanno selezione del personale, non vengono sottoposti a selezione?



[#18]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87



"Ma se sono i clienti ad accorgersene, restiamo sempre nelle quattro mura dello studio..."

Ho detto che i clienti se ne accorgono per primi e NON che se ne accorgono SOLO loro per tranquillizzarla rispetto al rischio di essere "manipolati".
Inoltre un cliente che è insoddisfatto dell'intervento dello specialista molto probabilmente ne parlerà ad altri, così come accade per qualsiasi professione, quindi la cosa raramente resta fra le quattro mura dello studio.


"Così come gli psicologi fanno selezione del personale, non vengono sottoposti a selezione?"

Lo Psicologo-Psicoterapeuta inizia il suo percorso di formazione a 19 anni e lo conclude dieci anni dopo(29-30 anni), nel frattempo deve superare 25 esami, discutere una tesi di laurea, fare 900 ore di Tirocinio post lauream certificate, superare l'esame di abilitazione professionale, in seguito durante i 4 anni di didattica teorica-esperienziale di specializzazione ( ai quali si accede previo colloquio di selezione), svolge attività di tirocinio professionalizzante e psicoterapia personale e/o di gruppo e infine discutere una tesi di specializzazione.
Le posso assicurare che c'è una sorta di "selezione naturale" inevitabile dato l'enorme impegno richiesto in un percorso del genere, selezione che interviene ulteriormente all'ingresso nel mondo del lavoro.

" E sentivamo pure cosa succedeva e diceva dopo che l'ultimo paziente andava via. E i condomini sapevano anche come si comportava alle riunioni. Insomma, non sembrava essere molto sano."

Quindi lei dopo aver origliato delle sedute di psicoterapia ha pensato bene di trarre delle conclusioni in base ad alcune voci riferite da altri, esprime un giudizio e lo estendere a tutta una categoria professionale?
[#19]
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 14
<<Ma non c'è una selezione psicologica dello psicologo?
Così come gli psicologi fanno selezione del personale, non vengono sottoposti a selezione?>>

purtroppo no, questo non avviene per gli psicologi, e per gli psicoterapeuti dipende.

A mio avviso, inoltre, non necessariamente il paziente è sempre in grado di riconoscere un professionista valido da uno che lo è meno. Anche se ahimè ciò purtroppo vale in tulle le professioni, dove spesso, altri fattori meno nobili, oltre alla preparazione e alle capacità personali, concorrono a far apprezzare o meno dal "mercato" il professionista.

In alcune Scuole di Psicoterapia, poche per la verità, la selezione a monte (e a valle) da parte della Scuola è molto serrata e non viene affidata alla "natura", per quanto anche la selezione naturale possa in certi casi essere efficace, ma viene effettuata anche (con monitoraggi negli anni) una valutazione d'idoneità dei candidati e/o degli studenti, sia sulla base delle loro capacità personali, che sulla base del loro equilibrio psicologico, con l'ausilio di membri interni ed esterni alla Scuola di comprovata esperienza e capacità clinica e professionale.

Spiacente se con questo non ho dissipato i suoi dubbi, ma anche gli psicologi sono esseri umani e per quanto vi siano molti elementi a tutela dell'utenza, ciò che è umano è fallace per natura e quello delle professioni, inclusa la nostra, non è un mondo perfetto o immune da difetti.


[#20]
Utente
Utente
Innanzitutto ringrazio per la disponibilità di chi mi sta rispondendo.

Ho letto un articolo dal titolo Ma non siamo tutti matti sul corriere in cui si parla del DSM V e di una problematica che ritengo in fondo simile al mio quesito. Si parla del fatto che non tutti sono d'accordo nel definire un disagio una patologia e che dal confronto con molti esperti non si è d'accordo sulla definizione di patologia e del confine con la normalità, principalmente perchè non ci sono indicatori oggettivi biologici. Anche lì si parla degli interessi paralleli, per lo più economici, derivanti dall'elevare a patologia tanti disagi, e quindi che molti si sono lamentati di questa cosa. Poi c'è scritto anche di come alla fine si rischia di essere poco scientifici se alla fine è un risultato che si ottiene su base democratica, considerato un principio poco scientifico.

D.ssa Camplone, mi dispiace che ritenga che io voglia fare di tutta l'erba un fascio, e non è questa la mia intenzione, difatti parlo di confronto con altri persone che vanno dallo psicologo e quindi di altre esperienze, e di esperienze diverse personali.
Però, così come un difetto non è attribuibile a tutta la categoria, mi scusi, ma neanche un pregio, lo può essere.

E son convinto, a maggior ragione che dopo tutti gli sforzi di anni di studi e di investimento economico, ci si apetti un ROI (return of investment o in italiano ritorno dell'investimento - dal mondo della finanza). Ma io mi riferisco non solo all'aspetto economico, ma anche al fatto di chi verifica che lo psicologo mantenga una certa sanità mentale, dato che anche lo psicologo si può ammalare. Questo per sottolineare che non credo ci possa solo essere malafede dietro un comportamento poco etico.

E capisco anche la sua descrizione del mio origliare, che però è visto sotto l'aspetto del mio comportamento poco etico, ma ero ragazzino, scusi. Oggi da adulto scriverei anche che se potevo origliare era perchè qualcun altro non garantiva sufficiente privacy o non aveva insonorizzato lo studio. E la privacy, è responsabilità del professionista. E credo che questa lettura sia un pò più obiettiva e neutra.

Però ripeto, non sto facendo di tutta l'erba un fascio, ma anzi cerco di capire meglio.
Così come capita che personale medico si ammali in ospedale e venga temporaneamente allontanto perchè diventa persicoloso per i pazienti (senza nulla eccepire sulla preparazione professionale), mi chiedo se non ci possa essere questo pericolo perchè anche la mente dello psicologo possa rompersi.
Quindi non solo per poca etica professionale, ma comprensibile reazione umana, come scrive poi il dott. Raggi.

Mentre in medicina esiste una medicina legale che valuta anche l'operato del personale sanitario ed individua errori, mi chiedevo se lo stesso fosse possibile in psicologia.

Tra l'altro, proprio questa mattina vedevo una vecchia puntata di E.R. dove attraverso ile riprese video si faceva analisi degli interventi del pronto soccorso e si valutava ll'operato degli interventi.

Niente caccia alle streghe, e lo voglio sottolineare
[#21]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, dal mio punto di vista la faccenda è abbastanza più semplice di così.

Vado da uno psicoterapeuta, esprimo uno o più problemi. A seconda del suo orientamento teorico, il terapeuta "concettualizza" i problemi alla luce di specifici modelli di diagnosi ed intervento.

Comunica (entro certi limiti) le sue ipotesi al paziente, e cerca con lui un accordo su obiettivi, modi e tempi. Anche le terapie che apparentemente non lavorano per obiettivi ne propongono alcuni, che siano di conoscenza di sè, di comprensione delle proprie dinamiche relazionali etc.

Alcuni modelli propongono obiettivi più "operazionalizzati": ad esempio, in terapia cognitivo-comportamentale un obiettivo come "vorrei stare meglio con gli altri" non è considerato accettabile, e si lavora per trasformarlo (ad es., "voglio imparare a rivolgere parola agli sconosciuti, ad esprimere il mio punto di vista quando sono in gruppo, etc."). In questi casi, è più facile stabilire se li abbiamo raggiunti.

Altri propongono obiettivi meno operazionalizzati. In quel caso, semplificando, la terapia finisce quando il paziente ed il terapeuta concordano che è finita. In ogni caso, se un terapeuta lavora con metodo e coscienza, la terapia dura finchè il paziente ne ha bisogno, MAI il terapeuta.

Certo, esistono terapeuti disonesti (come in ogni categoria professionale). Ma in genere si "estinguono", perchè la miglior pubblicità è il passaparola, e se sono stato in terapia da un disonesto che mi ha fregato per 2 anni, non credo che gli farò buona pubblicità...

>>Così come capita che personale medico si ammali in ospedale e venga temporaneamente allontanto perchè diventa persicoloso per i pazienti (senza nulla eccepire sulla preparazione professionale), mi chiedo se non ci possa essere questo pericolo perchè anche la mente dello psicologo possa rompersi.

E' una interessante considerazione, ma esula dagli obiettivi di questo servizio, perchè è una "curiosità di carattere generale. Non per questo, le ripeto, meno interessante; semplicemente, non è questa la sede adatta per soddisfare questo genere di curiosità aspecifiche.

Cordialmente
[#22]
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Calì,

> la terapia dura finchè il paziente ne ha bisogno,

però messa così dove è la scientificità della terapia? È come dire che io vado dal medico e questo mi prescrive l'antibiotico fintanto che ne sento di aver bisogno.
O come se lo psicologo fosse una specie di dama di compagnia per cui fintanto che ho bisogno della dama di compagnia ci vado, e quando ho fatto me ne vado.

> MAI il terapeuta.

Una parte del lavoro psicologico fatto riguardava l'uso di questi avverbi generalizzanti, tipo mai e sempre. Certo, ha scritto come premessa un se e la domanda verte proprio sul come faccio a sapere se.
Anche perchè accorgersene dopo due anni è un bel danno.

Noto poi che usa la tecnica di comunicazione che mi hanno insegnato per evitare di rispondere alle domande difficili, e come diceva un mio professore, anche evitare di rispondere è una risposta.

Grazie comunque, a tutti coloro che hanno scelto di rispondere.
Per ora sento di non aver più bisogno dello psicologo, e quindi non ne ho bisogno. Grazie.

[#23]
Utente
Utente
Chiedo scusa, evidentemente c'era qualcosa di incompiuto.
Ho letto questa frase di De Vincentis che ha scritto in un blog sulla psicanalisi nel sito e mentre la leggervo mi è venuto in mente questo scambio.

"Ciò che ho scritto rappresenta solo l'impegno di essere dalla parte del paziente mentre chi si sente offeso, spesso, è solo dalla parte del suo apparato teorico senza la minima accettazione di una critica che se integrata nel suo sitema operativo può solo essere costruttiva per i suoi pazienti."