Come superare il rifiuto di una madre

Salve, avrei bisogno di un consulto perché non sò se rivolgermi ad uno psichiatra o ad uno psicologo per il problema che sto per esporre.
Riassumendo a grandi linee la mia vita ho 34 anni, figlia di ragazza madre poliomielitica fino all'età di 16 anni tra me e mia madre c'era un rapporto morboso, esclusivo nel quale, ma me ne rendo conto solo ora, mia madre più che un genitore si è sempre comportata come una sorella. Ad arginare i vari problemi di mancata educazione di mia madre c'era mia nonna, mamma di mia madre, che, da perfetta matriarca cercava di controllare la figlia, educare l nipote e portare avanti questa stramba famiglia. I problemi sono cominciati con i miei primi approcci amorosi, credo che mia madre si sia sentita esclusa e reagii molto male. Comunque il rapporto continua anche se ormai in equilibrio precario finché lei non incontra un uomo e per viverci insieme chiude fuori di casa me è comincia questa convivenza. All'epoca ho 18 anni, vado a vivere dalla nonna e finalmente riesco a capire il senso di famiglia. I problemi con mia madre continuano, anche se felice e innamorata il nuovo rapporto che viene creato tra me e sua madre la destabilizza e continua con atteggiamenti infantili e poco riconducibili al suo essere madre. Le cose tra di noi precipitano alla morte di mia nonna nel 2001, mia madre non accetta la suddivisione ereditaria disposta dalla nonna (specifico che si trattava di una pensionata non di Onassis e che comunque la legittima e la mia quota erano paritarie) e comincia una lunga causa durata dieci anni da me subita e da lei portata avanti con tanto zelo e zero risultato. Ovviamente dal 2001 i rapporti si interrompono causandomi non pochi problemi che però riesco a gestire. Negli anni amici di famiglia mi informano di un carcinoma che ha colpito la mamma e nel gennaio 2010 ricevo una telefonata nella quale mi si comunicava che mia madre era ricoverata in ospedale in stato terminale. Decido di andar la a trovare, ho sempre amato mia madre e trovavo giusto un ultimo saluto. Parto e mi reco nella mia città di origine ma Lei non mi ha voluto ricevere in nessuna delle tre occasioni in cui mi sono recata d lei è il quarto giorno é morta. Ora a distanza di due anni mi sno resa conto che questo suo ultimo comportamento mi ha profondamente ferito ed é stata credo la causa principale di un mio lento ma inesorabile ingrassare, ho preso infatti 40 kg dalla sua morte e a maggio ho deciso di risolvere questo problema con un intervento di bypass gastrico. Ora Vi chiedo alla luce di quello che avete letto devo rivolgermi ad uno psichiatra o ad uno psicologo? I ho tanto bisogno di parlare, sono in piena depressione e in piena crisi motiva ma al momento, da 6 mesi ho voluto sospendere ogni farmaco perché mi ero resa conto di non riuscire più a gestire il dosaggio sopratutto dell'En che assumevo in dosi copiose.
Ringrazio sin d'ora chi vorrà aiutarmi.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<devo rivolgermi ad uno psichiatra o ad uno psicologo?>>

Gentile Signora,
un'opzione non esclude l'altra, anche perché i campi di intervento sono differenti e spesso proprio il lavoro congiunto di questi due professionisti con il paziente dà i risultati migliori.
L'importante è che Lei abbia deciso di prendersi cura di sé e superare questi disagi che si trascina dietro da tanto tempo.
Se preferisce contattare uno psicologo psicoterapeuta, sarà lui che in fase di valutazione della situazione (o, eventualmente, anche in seguito) potrà riscontrare l'opportunità anche di un intervento da parte di uno psichiatra, che si occuperà dell'aspetto farmacologico.

Cordialmente,

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Dottoressa Scalcò grazie infinite per la risposta. Cercherò uno psicoterapeuta nella mia cittá anche se in passato ho avuto difficoltà perché mia madre lavorava in ospedale ed era molto conosciuta.... L'idea di aprirmi con qualcuno che la conosceva mi terrorizza.
Posso chiederle secondo Lei come giustificare il comportamento di mia madre? Per me é assurdo, egoista, quasi criminale. Mi hai voluto, partorito, sfamato come ha potuto concludere così la sua vita e il nostro rapporto. Se fossi entrata in quella stanza ci sarebbe stato solo un sorriso da parte mia, nessuna rabbia, nessuna recriminazione solo amore.
Ultimamente una mia cara amica mi ha dato una chiave di lettura diversa dalla mia... Invece di pensarla egoista, cattiva me l'ha presentata come una persona impaurita consapevole degli errori effettuati ed é per questa paura che non mi ha voluto vedere.
Io non potrò mai sapere la verità, mi ha negato anche questo.
Riuscirò mai a superare questo rifiuto?
Grazie mille per l'attenzione
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Signora,
il rapporto con sua madre nella sua complessità ha drenato moltissime energie condizionando lo sviluppo della sua personalità, ci sono molti aspetti sui quali credo lei abbia già da tempo avviato un processo di elaborazione, tuttavia l'obesità, l'intervento chirurgico, la sofferenza per il lutto stanno pesantemente interferendo con la sua vita ed è necessario, a questo punto ricominciare a prendersi cura di sé.
Credo che l'obiettivo più verosimile di un eventuale percorso psicologico possa essere l'accettazione del rifiuto di sua madre, come parte della sua storia che può trovare un significato diverso da quello che lei gli ha attribuito finora, un significato appunto che lo renda accettabile ma che nessuno può individuare al posto suo.

Infine la terapia farmacologica andrebbe monitorata e periodicamente rivalutata dallo specialista che l'ha prescritta, sopratutto in considerazione della sua tendenza a modificare autonomamente il dosaggio.


Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<come giustificare il comportamento di mia madre?>>

Sebbene Lei abbia descritto con precisione gli episodi più salienti della vostra storia, le mie non potrebbero essere che delle ipotesi di limitato valore esplicativo.
Forse ha ragione quando scrive che non potrà mai sapere la verità, ma non è detto che ciò sia necessario: questo non vuol dire che non riuscirà a superare la sua sensazione di essere stata rifiutata da sua madre.
Il "lavoro" che andrà a fare con lo psicoterapeuta potrà anche essere a tratti doloroso, ma le potrà consentire di trovare dentro di sé le risorse per superare questa protratta sofferenza e guardare con maggior serenità alla sua vita futura.


Auguri.




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Utente
Utente
Grazie infinite per le risposte ma il nocciolo del problema é proprio questo" Accettare il rifiuto di mia madre"... Ma come diamine fa una madre a rifiutare un figlio...
Per di più una ragazza madre che diceva di aver,i voluta con tutte le sue forze.
Lo trovo innaturale, aberrante... Neanche gli animali rifiutano i figli... O forse qualcuno si ma non é un comportamento da essere senziente.
Tralasciando l'avermi scaricato per un uomo, l'aver scaricato mia nonna per gelosia, l'avermi rovinato l'esistenza con delle richieste che neanche un tribunale le ha potuto soddisfare ma diamine sul punto di morte, quando sai si lasciare questo mondo come fai?
Non riesco a trovare una spiegazione logica, non riesco ad accettarlo e spero che uno specialista mi aiuti a faro.
Cordialita