Timidezza infantile o cosa?

Salve,
da diverso tempo un problema mi assilla e pur avendone parlato con il pediatra,un neuropsichiatra e alcune insegnanti,che ritengono tutto normale,io ho ancora tanti dubbi di madre ed ho bisogno di scioglierli.
Ho due figlie di 5 e 4 anni, sono molto timide,ma quello che mi preoccupa che mentre a casa (tra genitori e nonni) parlano serenamente e correntemente (anzi sono delle vere chiacchierone) all’esterno fanno fatica a tirar fuori una parola,parlano sottovoce e solo se interpellate.
Il loro atteggiamento è molto di chiusura non solo con gli adulti che non conoscono, ma anche con adulti che frequentano da quando sono piccole,anche spesso con alcuni, o con bambini che conoscono poco.
Nei parchi,dove si incontrano con altri bambini, se ne stanno in disparte e se riescono, con fatica,ad inserirsi in qualche gruppo non parlano,non si esprimono in maniera spontanea ed “infantile” come fanno tutti gli altri bambini,non hanno delle espressioni serene che generalmente hanno a casa. Anche a scuola si isolano dal contesto e preferiscono giocare tra loro, alle maestre rivolgono le richieste indispensabili (bagno,cibo, acqua a volte no) e parlano loro sottovoce,come se le temessero!!
Poiché io sono molto rigida,sono abbastanza attenta alle regole e, a volte, quando non vengo ascoltata (vi preciso che una cosa devo ripeterla anche dieci volte,ad esempio: riponete i vostri giochi,o lavatemi le mani per mangiare) grido come una forsennata e perdo le staffe. Inoltre,pur essendo per l’educazione esente da punizioni fisiche, almeno una volta al giorno un pizzone mi scappa!! Mi chiedo:sono io che le blocco e le inibisco? E’ colpa mia?Temono il prossimo perché temono me? Ho sentito parlare di autorità passiva ed attiva… Vi chiedo di aiutarmi perché sto impazzendo e temo di commettere gravi errori!!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Poiché io sono molto rigida,sono abbastanza attenta alle regole e, a volte, quando non vengo ascoltata (vi preciso che una cosa devo ripeterla anche dieci volte,ad esempio: riponete i vostri giochi,o lavatemi le mani per mangiare) grido come una forsennata e perdo le staffe."

Gentile signora, i bimbi sono come spugne che assorbono tutto, anche quello che a noi può sembrare irrilevante.
In generale un atteggiamento rigido e severo e la perdita quotidiana della pazienza, unita alle punizioni emotive genera nei bimbi il timore di poter essere punite.

Io ritengo, pur con tutti i limiti di un consulto on line, che una consulenza per Lei e Suo marito potrebbe essere di aiuto per capire come relazionarvi con le bimbe, in maniera ferma ma affettuosa. Suo marito Le è di supporto nella cura delle bimbe?

Più che autorità attiva e passiva, un genitore deve essere flessibile: a volte è sensato essere un po' permissivi a seconda della situazione; altre volte è indispensabile essere fermi, per non confondere le bimbe e non somministrare in maniera intermittente dei rinforzi.

Ha provato a incoraggiare con dolcezza le bimbe ad avvicinarsi agli altri bambini?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
"Temono il prossimo perché temono me? Ho sentito parlare di autorità passiva ed attiva… "

Gent.le Sig.ra,

credo sia utile introdurre una distinzione tra il concetto di autorità legato ad uno stile direttivo (ad esempio per comunicare ordini non negoziabili), e quello di autorevolezza
che si associa allo stile partecipativo, quindi alla ricerca del consenso attraverso il coinvolgimento attivo dell'altro nella individuare la soluzione al problema.

Un'altra notazione importante riguarda l’ascolto attivo è un processo di comunicazione che implica i seguenti momenti:

-osservare ed ascoltare con attenzione il messaggio verbale dell’altro

-fare una ipotesi in merito al vissuto dell’altro

-comunicare la propria impressione (verbalmente e non verbalmente) con empatia

- chiedere all’altro di confermare o correggere la propria impressione

Questo processo aiuta il bambino a sentirsi accettato e compreso e consente di uscire dalla logica io vinco-tu perdi, lasciando prevalere un'intenzionalità condivisa che non compromette la relazione madre-figlio.
Lungi da me voler fare lezioni di genitorialità spero solo di averle offerto uno spunto di riflessione, qualora volesse approfondire questo approccio le consiglio di leggere "Genitori efficaci" di Thomas Gordon, uno dei contributi più significativi nel campo della Psicologia dell'educazione.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Utente
Utente
Incoraggio spesso le bimbe a giocare con gli altri,offrendo occasioni d'incontro a casa nostra o di altri,meno nei giardini pubblici. Non so,ho letto tanti di quei manuali eppure ho l'impressione di fare un enorme pasticcio:inizio con il chiedere di fare qualcosa in maniera calma e gentile,ma non essendo ascoltata,il tono aumenta fino ad arrivare a gridare e solo se la richiesta diventa un ordine mi ascoltano.

Proverò a cambiare atteggiamento ed assumere una grande riserva di pazienza,ma a quattro-5 anni potrò recuperare gli errori causati?Stare più ore a scuola,può essere loro di aiuto? (perchè alla materna hanno sempre fatto l'orario antimeridiano)

Grazie,ancora.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, il compito di noi genitori non è "non sbagliare", ma accorgerci di quando sbagliamo e, quando possibile, cambiare rotta.
Vorrei capire meglio se, quando lei alza la voce, è calma oppure magari è arrabbiata.

Se lei alzasse la voce "da calma" potrebbe essere una scelta educativa (che raggiunga o meno i suoi scopi ci sarebbe forse da approfondire); se lei lo fa quando è arrabbiata, potrebbe essere uno "sfogo", e quindi forse inefficace.

Le allego un articolo MinForma che forse può chiarirle qualcuno degli aspetti che chiede:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/987-mio-figlio-non-mi-ascolta-alcune-indicazioni-psico-educative.html

Cordiali saluti
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Utente
Utente
Purtroppo, al momento in cui grido sono arrabiata perchè cerco di trattenermi il più possibile e poi arrivo al limite.Mi sto convincendo proprio di appartenere al modello autoritario ma non autorevole,ripenso ad un episodio della'ltro giorno: mia figlia di 4 anni mi ha detto "mamma non posso portare a scuola i pennarelli perchè la maestra si arrabbia tantissimo" e l'ho vista intimorita davvero!
Penso che abbia timore dell'autorità altrui perchè il modello materno non è proprio esemplare...modificherò il mio comportamendo,cperando che sia ancora in tempo pe recuperare!!E' così difficile! Grazie e spero di poter comunicare in seguito dei migliorament rispetto all'attuale situazione.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Cara signora, la rabbia è un'emozione umana.

La possiamo provare in innumerevoli situazioni, ma alcune sono più ricorrenti di altre.

Come quando riteniamo che ci sia un "danno" al nostro mondo (ad esempio, immagini se vedesse uno sconosciuto avanzare minacciosamente verso le sue bambine, credo che diventerebbe l'Incredibile Hulk!).
Oppure, quando pensiamo che qualcosa sia ingiusto, insopportabile, tremendo (come quando qualcuno ci taglia la strada in auto e poi ci si piazza davanti, parlando al cellulare e guidando piano piano).
O anche quando qualcuno ci mette di fronte ad una frustrazione che non riteniamo di poter tollerare (ad esempio, quando le bimbe non la ascoltano), e magari abbiamo l'idea che lo facciano apposta.

La invito però a distinguere "rabbia" (che è un'emozione) e "comportamento arrabbiato": lei forse non può controllare la sua rabbia, ma il suo comportamento invece sì.

Infatti, il riferirsi ad un modello "autorevole" o "autoritario" non ha nulla a che vedere con quello che si prova: persona che si COMPORTANO in modo autorevole possono anche SENTIRSI molto arrabbiate, purchè imparino a gestire meglio le loro azioni.

Ha mai visto il programma TV "SOS tata"? In questa trasmissione sono proposti molti esempi di attività, di metodologie, di piccoli espedienti (come l'appendere un cartello con POCHISSIME regole, ma molto chiare e valide per tutti, genitori compresi!).

Che ne pensa?

Un ultimo appunto. Noi esseri umani interpretiamo il mondo, e proviamo emozioni. Ad esempio, lei potrebbe interpretare il suo comportamento come "sono una frana di mamma!", e magari ignorare tutte le volte che si è presa cura delle sue piccole, tutti i sacrifici, le rinunce, le gioie che ha vissuto con loro, e sentirsi profondamente in colpa.

Le conviene? E' realistico? Ha fatto davvero TUTTI questi errori, e tutti questi pasticci? Non c'è proprio nulla che ha combinato di giusto?

Il senso di colpa, se è connesso a valutazioni "estreme", spesso può indurci a comportamenti ancora meno efficaci. Non è amico suo.

Provi a valutare la questione in modo quanto più possibile obiettivo, magari riconoscendo che ha alcune difficoltà, ma forse non vincerà il premio come "PEGGIOR MAMMA DEL MONDO"...

Cordialmente
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Gent.le Sig,ra,
il libro che le ho consigliato ha un approccio esperienziale riporta esempi tratti dalla vita quotidiana non è un manuale teorico, in ogni caso se volesse avere un'opportunità per sperimentarlo ci sono workshop per genitori organizzati da formatori certificati con il metodo Gordon.