Rabbia ed autodistruzione
Salve,
sono molto preoccupato.
Ho sempre avuto due realtà che convivono in me, il bene ed il male.
Il bene è una ipersensibilità che mi ha consente spesso di aiutare le persone sofferenti, di essere consigliere a chi chiede una parola buona, di fare volontariato e cose così. Il male si divide in 2: verso me stesso e verso gli altri.
Io provo un gran piacere nel distruggere e nel farmi distruggere.
sessulamente parlando mi attirano solo le situazioni in cui le donne possono farmi del male, ho provato per un periodo qualche relazione sadomaso ma, non fa per me, io ho bisogno che una donna più forte mi sottometta, con le cattive mi pieghi. Il distruggere gli altri invece lo metto in pratica a livello psicologico con alcune vittime quando capita. Ad esempio in questo periodo ho una collega che non è psicologicamente stabile (nel senso che ha attacchi di rabbia improvvisi che non riesce a gestire e, che prima o poi saranno la causa del suo licenziamento), io mi diverto, in modo non diretto a trattarla male e farla arrabbiare. Ovviamente lei si arrabbia con me e fa scenate solo che io ho una reputazione di ferro, lei invece è nota come psicopatica e quindi anche se ha ragione, prende torto E' una cosa che mi dà tra l'altro un enorme piacere sessuale. Spesso mi masturbo dopo averla vista piangere. So che non mi fa onore, ma è così, immagino di fare a lei quello che vorrei che le donne facessero a me. Che casino!
E' un po' che va avanti questa storia ma scrivo solo ora perchè non trovavo il coraggio nemmeno di ammetterlo a me stesso, figuriamoci a qualcun altro anche se in anonimato.
La parte nera, mi dà degli stimoli sessuali così forti che non riesco a trattenermi, ho bisogno di soddisfarla.
Sono schizofrenico?
sono molto preoccupato.
Ho sempre avuto due realtà che convivono in me, il bene ed il male.
Il bene è una ipersensibilità che mi ha consente spesso di aiutare le persone sofferenti, di essere consigliere a chi chiede una parola buona, di fare volontariato e cose così. Il male si divide in 2: verso me stesso e verso gli altri.
Io provo un gran piacere nel distruggere e nel farmi distruggere.
sessulamente parlando mi attirano solo le situazioni in cui le donne possono farmi del male, ho provato per un periodo qualche relazione sadomaso ma, non fa per me, io ho bisogno che una donna più forte mi sottometta, con le cattive mi pieghi. Il distruggere gli altri invece lo metto in pratica a livello psicologico con alcune vittime quando capita. Ad esempio in questo periodo ho una collega che non è psicologicamente stabile (nel senso che ha attacchi di rabbia improvvisi che non riesce a gestire e, che prima o poi saranno la causa del suo licenziamento), io mi diverto, in modo non diretto a trattarla male e farla arrabbiare. Ovviamente lei si arrabbia con me e fa scenate solo che io ho una reputazione di ferro, lei invece è nota come psicopatica e quindi anche se ha ragione, prende torto E' una cosa che mi dà tra l'altro un enorme piacere sessuale. Spesso mi masturbo dopo averla vista piangere. So che non mi fa onore, ma è così, immagino di fare a lei quello che vorrei che le donne facessero a me. Che casino!
E' un po' che va avanti questa storia ma scrivo solo ora perchè non trovavo il coraggio nemmeno di ammetterlo a me stesso, figuriamoci a qualcun altro anche se in anonimato.
La parte nera, mi dà degli stimoli sessuali così forti che non riesco a trattenermi, ho bisogno di soddisfarla.
Sono schizofrenico?
[#1]
No!nessuna schizofrenia Ha una. Sessualita' perversa.
Non e' il solo e non si deve considerare un eccentrico.
Si attiivi per vivere qUesta sessualita' con persone compLementari e consensienti
Non mancano i contesti idonei.
I migliorfi saluti
Non e' il solo e non si deve considerare un eccentrico.
Si attiivi per vivere qUesta sessualita' con persone compLementari e consensienti
Non mancano i contesti idonei.
I migliorfi saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Caro Utente,
se ha trovato il coraggio di scrivere a noi significa che sta prendendo piena coscienza della problematicità della sua situazione e che inizia a non essere più disposto a continuare così.
Se si trattasse solo di una preferenza riguardante la vita sessuale non ci sarebbe alcun problema e lei non percepirebbe la situazione come malsana, ma quello che ci sta raccontando è più profondo del semplice desiderio di vivere in un certo modo la sessualità.
Dicendoci questo:
"Ho sempre avuto due realtà che convivono in me, il bene ed il male"
lei riferisce la chiara percezione di parti di Sè che non ha (ancora) integrato nella sua personalità, cosa che invece avviene avviene nel corso di una crescita psicologica equilibrata, favorita dalla presenza di adulti equilibrati.
Il "bene" e il "male", come li chiama lei, convivono in chiunque, ma non generano automaticamente comportamenti così estremi e polarizzati proprio per l'elaborazione psicologica (inconscia, ma anche cosciente) che nel corso soprattutto dei primi anni di vita consente di integrare queste istanze nella personalità senza che appaiano avere quasi vita propria.
Un persona equilibrata ne ha comunque percezione quando le succede di vivere a livello cosciente l'ambivalenza nei riguardi di qualcun'altro, ma se "bene" e "male" sono sufficientemente integrati tale ambivalenza è tollerata e non genera angoscia, come invece avviene in chi non accetta certe parti di Sè o mantiene ben separate queste istanze nella propria mente.
Cosa ci può dire dei suoi genitori o di eventuali altri adulti che l'hanno cresciuta?
Che educazione ha ricevuto?
se ha trovato il coraggio di scrivere a noi significa che sta prendendo piena coscienza della problematicità della sua situazione e che inizia a non essere più disposto a continuare così.
Se si trattasse solo di una preferenza riguardante la vita sessuale non ci sarebbe alcun problema e lei non percepirebbe la situazione come malsana, ma quello che ci sta raccontando è più profondo del semplice desiderio di vivere in un certo modo la sessualità.
Dicendoci questo:
"Ho sempre avuto due realtà che convivono in me, il bene ed il male"
lei riferisce la chiara percezione di parti di Sè che non ha (ancora) integrato nella sua personalità, cosa che invece avviene avviene nel corso di una crescita psicologica equilibrata, favorita dalla presenza di adulti equilibrati.
Il "bene" e il "male", come li chiama lei, convivono in chiunque, ma non generano automaticamente comportamenti così estremi e polarizzati proprio per l'elaborazione psicologica (inconscia, ma anche cosciente) che nel corso soprattutto dei primi anni di vita consente di integrare queste istanze nella personalità senza che appaiano avere quasi vita propria.
Un persona equilibrata ne ha comunque percezione quando le succede di vivere a livello cosciente l'ambivalenza nei riguardi di qualcun'altro, ma se "bene" e "male" sono sufficientemente integrati tale ambivalenza è tollerata e non genera angoscia, come invece avviene in chi non accetta certe parti di Sè o mantiene ben separate queste istanze nella propria mente.
Cosa ci può dire dei suoi genitori o di eventuali altri adulti che l'hanno cresciuta?
Che educazione ha ricevuto?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.8k visite dal 21/09/2012.
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