Disturbi comportamento alimentare
Scusate il disturbo. Sono una ragazza di 22 anni e ho un brutto rapporto con il cibo. Non so se sto scrivendo per trovare una soluzione o solo per essere ascoltata.
Da anni ormai, da quando ne avevo 12, voglio dimagrire. Così là cosa è iniziata, come inizia per tante persone. C'è sempre qualcuna più bella, più magra. Suona quasi stupida detta così. All'inizio si fa un pò di dieta, nemmeno troppo seriamente. Ma poi, per quanto mi riguarda, le cose sono continuate.
Non sono anoressica, peso troppo per esserlo. Sono alta 1,64, il mio peso reale non lo so, perchè ho due bilance che segnano cose diverse, però scende. Scende con diverse scuse, scende nella paura di risalire. Ho una tremenda paura che risalga. E' un'ossessione. Una delle due bilance ora segna 49. Credo sia una sottostima, ma in ogni caso non è mai arrivato così in basso.
Ho paura perchè i miei familiari si preoccupano e mi mettono ansia. Ho paura perchè la pressione è bassa e la frequenza, a volte, rallenta. A volte la sera mi stendo nel letto e sento pulsare lentamente. Non riesco a concedermi niente, a trovare un equilibrio. A volte mangio, a volte no. Quando mangio mi sento in colpa. Corro tanto, ho i tendini infiammati.
Sto cercando disperatamente aiuto, ma non riesco a parlarne. Io sono in cura per disturbi d'ansia e non ho mai parlato di questo. Non mi si legge in faccia, perchè non sono così magra da dire "hai un problema". Non ho mai vomitato, ho delle resistenze a farlo. Ci ho pensato a volte.
Vorrei tornare normale. Uscire, prendermi qualcosa da mangiare, ma non riesco. Andare a fare colazione al bar. Uscire con gli altri a cena.
Volevo se non altro trovare un modo per avere una dieta, un equilibrio, un piano da seguire. Magari se riesco a fidarmi di qualcuno che mi dice come è giusto fare per non ingrassare recupero un pò di serenità. Io non voglio diventare sempre più magra, ma finisce per essere così, perchè continuo a tagliare per paura dell'opposto, di ingrassare.
Volevo appunto trovare un aiuto, ho chiesto ad un centro con dietologo e compagnia, viene 120 euro la prima visita, 100 i controlli. Io non li ho i soldi. Se ne parlassi con i miei, me li darebbero pure. Ma non riesco. mi sentirei in colpa. Mi vergogno del mio problema e lo voglio affrontare da sola. Non riesco nemmeno a capire che problema ho. Non sono anoressica, non sono bulimica. Ho paura che le persone non capiscano, che mi ritengano un'idiota che si inventa le cose. Ma io non ce la faccio più con questo chiodo fisso. Non ho più una vita.
C'è un modo per avere aiuto? Posso con il SSN?
Scusate il messaggio lungo.
Da anni ormai, da quando ne avevo 12, voglio dimagrire. Così là cosa è iniziata, come inizia per tante persone. C'è sempre qualcuna più bella, più magra. Suona quasi stupida detta così. All'inizio si fa un pò di dieta, nemmeno troppo seriamente. Ma poi, per quanto mi riguarda, le cose sono continuate.
Non sono anoressica, peso troppo per esserlo. Sono alta 1,64, il mio peso reale non lo so, perchè ho due bilance che segnano cose diverse, però scende. Scende con diverse scuse, scende nella paura di risalire. Ho una tremenda paura che risalga. E' un'ossessione. Una delle due bilance ora segna 49. Credo sia una sottostima, ma in ogni caso non è mai arrivato così in basso.
Ho paura perchè i miei familiari si preoccupano e mi mettono ansia. Ho paura perchè la pressione è bassa e la frequenza, a volte, rallenta. A volte la sera mi stendo nel letto e sento pulsare lentamente. Non riesco a concedermi niente, a trovare un equilibrio. A volte mangio, a volte no. Quando mangio mi sento in colpa. Corro tanto, ho i tendini infiammati.
Sto cercando disperatamente aiuto, ma non riesco a parlarne. Io sono in cura per disturbi d'ansia e non ho mai parlato di questo. Non mi si legge in faccia, perchè non sono così magra da dire "hai un problema". Non ho mai vomitato, ho delle resistenze a farlo. Ci ho pensato a volte.
Vorrei tornare normale. Uscire, prendermi qualcosa da mangiare, ma non riesco. Andare a fare colazione al bar. Uscire con gli altri a cena.
Volevo se non altro trovare un modo per avere una dieta, un equilibrio, un piano da seguire. Magari se riesco a fidarmi di qualcuno che mi dice come è giusto fare per non ingrassare recupero un pò di serenità. Io non voglio diventare sempre più magra, ma finisce per essere così, perchè continuo a tagliare per paura dell'opposto, di ingrassare.
Volevo appunto trovare un aiuto, ho chiesto ad un centro con dietologo e compagnia, viene 120 euro la prima visita, 100 i controlli. Io non li ho i soldi. Se ne parlassi con i miei, me li darebbero pure. Ma non riesco. mi sentirei in colpa. Mi vergogno del mio problema e lo voglio affrontare da sola. Non riesco nemmeno a capire che problema ho. Non sono anoressica, non sono bulimica. Ho paura che le persone non capiscano, che mi ritengano un'idiota che si inventa le cose. Ma io non ce la faccio più con questo chiodo fisso. Non ho più una vita.
C'è un modo per avere aiuto? Posso con il SSN?
Scusate il messaggio lungo.
[#1]
gentile reagazza, il servizio pubblico può certamente aiutarla.
Tuttavia il primo passo per affrontare un problema è ammetterne l'esistenza anche al cospetto della propria famiglia.
Preferisce stare lontana dai sensi di colpa o tornare ad essere serena?
Rispnda a questa domanda e, nel frattempo, agisca.
saluti
Tuttavia il primo passo per affrontare un problema è ammetterne l'esistenza anche al cospetto della propria famiglia.
Preferisce stare lontana dai sensi di colpa o tornare ad essere serena?
Rispnda a questa domanda e, nel frattempo, agisca.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
"Magari se riesco a fidarmi di qualcuno che mi dice come è giusto fare..."
Gentile ragazza, proprio per questa ragione hai bisogno di aiuto di più professionisti, tra cui ad esempio il nutrizionista.
Però il disagio di cui parli è anche psicologico e deve essere inquadrato bene dal medico e dallo psicologo psicoterapeuta.
In molti ospedali della tua città è possibile fissare un appuntamento SSN con uno psicologo; informati bene perchè ci sono proprio i centri della nutrizione in cui puoi trovare aiuto. Ma concordo sul fatto che i tuoi genitori debbano sapere.
Ti suggerisco anche la lettura di questo articolo per saperne di più:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Saluti,
Gentile ragazza, proprio per questa ragione hai bisogno di aiuto di più professionisti, tra cui ad esempio il nutrizionista.
Però il disagio di cui parli è anche psicologico e deve essere inquadrato bene dal medico e dallo psicologo psicoterapeuta.
In molti ospedali della tua città è possibile fissare un appuntamento SSN con uno psicologo; informati bene perchè ci sono proprio i centri della nutrizione in cui puoi trovare aiuto. Ma concordo sul fatto che i tuoi genitori debbano sapere.
Ti suggerisco anche la lettura di questo articolo per saperne di più:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile Ragazza,
Il fatto di non essere ancora anoressica conclamata o bulimica, non significa non essere afflitta da un funzionamento mentale disfunzionale, che le rende la qualita' di vita scadente e compromessa.
Presso le strutture pubbliche , che siano ausl, dh ospedalieri o universitari, trovera' degli ambulatori con un team di professionisti, che si potranno occupare di lei, dall' endocrinologo, allo psicologo , al dietologo.
Vada con fiducia e magari ci tenga informati
Il fatto di non essere ancora anoressica conclamata o bulimica, non significa non essere afflitta da un funzionamento mentale disfunzionale, che le rende la qualita' di vita scadente e compromessa.
Presso le strutture pubbliche , che siano ausl, dh ospedalieri o universitari, trovera' degli ambulatori con un team di professionisti, che si potranno occupare di lei, dall' endocrinologo, allo psicologo , al dietologo.
Vada con fiducia e magari ci tenga informati
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Concordo con tutti i colleghi e aggiungo: rendersi conto di non avere un corretto rapporto con il cibo è già un punto di partenza importante!
E' sempre difficile ammettere di avere un problema, riconoscere il proprio dolore, fare i conti con sè stessi ed ammettere che qualcosa non va ... dalle sue parole sembra quasi che non voglia permettersi di "soffrire anche" di un disturbo alimentare, quasi fosse una colpa.
Assolutamente no, un disagio è qualcosa di legittimo, non da nascondere, ma da riconoscere (come lei riesce a fare molto bene) ed affrontare, se serve, anche con le persone che sono vicine.
Da terapeuta familiare ritengo inoltre che i problemi con il cibo siano spesso collegati alla storia familiare a cui si appartiene, ma al di là di questa mia impostazione credo che la famiglia vada assolutamente coinvolta. Se lei ha un problema, sicuramente chi le vuole bene vorrebbe saperlo ed aiutarla ad affrontarlo.
Qualora invece ritenesse, per sue motivazioni sicuramente legittime, di dover gestire questo suo disagio in modo individuale si informi sulle strutture della sua zona di residenza, perchè sicuramente il SSN potrà aiutarla.
Complimenti per il coraggio e non abbia paura!
E' sempre difficile ammettere di avere un problema, riconoscere il proprio dolore, fare i conti con sè stessi ed ammettere che qualcosa non va ... dalle sue parole sembra quasi che non voglia permettersi di "soffrire anche" di un disturbo alimentare, quasi fosse una colpa.
Assolutamente no, un disagio è qualcosa di legittimo, non da nascondere, ma da riconoscere (come lei riesce a fare molto bene) ed affrontare, se serve, anche con le persone che sono vicine.
Da terapeuta familiare ritengo inoltre che i problemi con il cibo siano spesso collegati alla storia familiare a cui si appartiene, ma al di là di questa mia impostazione credo che la famiglia vada assolutamente coinvolta. Se lei ha un problema, sicuramente chi le vuole bene vorrebbe saperlo ed aiutarla ad affrontarlo.
Qualora invece ritenesse, per sue motivazioni sicuramente legittime, di dover gestire questo suo disagio in modo individuale si informi sulle strutture della sua zona di residenza, perchè sicuramente il SSN potrà aiutarla.
Complimenti per il coraggio e non abbia paura!
Dr.ssa Ambra Mazzola
www.psicologocrema-mazzola.it
[#5]
<<Non sono anoressica, peso troppo per esserlo>>
purtoppo la diagnosi di anoressia (che è un disturbo psicologico) segue criteri medici che implicano BMI e altre variabili, ma il suo è il tipo di pensiero tipico della dimensione anoressica: "Da anni ormai, da quando ne avevo 12, voglio dimagrire"; "Corro tanto"; "E' un'ossessione", "Volevo se non altro trovare un modo per avere una dieta", "continuo a tagliare per paura dell'opposto, di ingrassare", "chiodo fisso", eccetera.
<<Non sono anoressica, non sono bulimica>>
forse non rientra nei canoni della definizione medica per stabilire l'anoressia, ma il suo modo di pensare merita un trattamento analogo a quello di anoressie/bulimie conclamate. Cosa attende? Che il disturbo si aggravi e che lei rientri nella soddisfazione di tutti i criteri di queste patologie?
<<C'è un modo per avere aiuto? >>
certo che c'è.
Ma non lo troverà affidandosi a dietologi e nutrizionisti, essendo questo un disturbo psicologico, non un disturbo dell'alimentazione.
Deve rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta o a uno psichiatra, o meglio a entrambe queste figure, oppure rivolgersi a centri che possano prendersi cura del suo disagio in maniera completa.
purtoppo la diagnosi di anoressia (che è un disturbo psicologico) segue criteri medici che implicano BMI e altre variabili, ma il suo è il tipo di pensiero tipico della dimensione anoressica: "Da anni ormai, da quando ne avevo 12, voglio dimagrire"; "Corro tanto"; "E' un'ossessione", "Volevo se non altro trovare un modo per avere una dieta", "continuo a tagliare per paura dell'opposto, di ingrassare", "chiodo fisso", eccetera.
<<Non sono anoressica, non sono bulimica>>
forse non rientra nei canoni della definizione medica per stabilire l'anoressia, ma il suo modo di pensare merita un trattamento analogo a quello di anoressie/bulimie conclamate. Cosa attende? Che il disturbo si aggravi e che lei rientri nella soddisfazione di tutti i criteri di queste patologie?
<<C'è un modo per avere aiuto? >>
certo che c'è.
Ma non lo troverà affidandosi a dietologi e nutrizionisti, essendo questo un disturbo psicologico, non un disturbo dell'alimentazione.
Deve rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta o a uno psichiatra, o meglio a entrambe queste figure, oppure rivolgersi a centri che possano prendersi cura del suo disagio in maniera completa.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#6]
Utente
<<forse non rientra nei canoni della definizione medica per stabilire l'anoressia, ma il suo modo di pensare merita un trattamento analogo a quello di anoressie/bulimie conclamate. Cosa attende? Che il disturbo si aggravi e che lei rientri nella soddisfazione di tutti i criteri di queste patologie?>>
Razionalmente ha ragione, eccome. Ma dal lato pratico, almeno per me, non funziona così. Per riconoscere i propri problemi, bisogna essere in contatto con i propri bisogni e quindi con se stessi. Io non lo sono. Non mi sento legittimata a portare a galla un problema, che pure io vivo come tale, fino a che non rispecchia degli standard; fino a quel momento lo vivo come una situazione personalmente difficile, ma comunque ancora non degna di essere presentata. Non sono sicura di me, non riesco a rivendicare il diritto ad avere un aiuto.
Sono però sensibile agli stimoli esterni, che sommati al mio stato d'animo, mi hanno portato a muovermi in questa direzione.
Le vostre parole, di tutti, in qualche modo mi hanno aiutata. Ho parlato del problema con mia madre, con la psicologa e con un dietologo. Mi ha detto che devo mettere su dei chili, è stato gentile e cauto, cominciando a farmi aggiungere pochi carboidrati dove mi pare, purchè li aggiunga. Perchè, ha detto, il fatto che il problema l'abbia presentato io è un buon segno.
La psicologa è stata carina, ma in tre quarti d'ora che poteva dirmi? E' una cosa importante che tu ne abbia parlato, a quanto pare aveva capito già da sola prima che io dicessi qualcosa e bla bla bla. La verità è che sono allo sbando quanto prima, un momento prima convinta di avere la situazione in mano, un momento dopo mangiando troppo poco, quello dopo ancora mangiando troppo e volendo vomitare. Ogni momento da sola con me stessa è un ulteriore soffocamento sotto quintali di sensi di colpa e di rabbia verso me stessa.
Lo so che ce la farò. Però adesso non mi sembra proprio così.
Grazie per i consigli.
Razionalmente ha ragione, eccome. Ma dal lato pratico, almeno per me, non funziona così. Per riconoscere i propri problemi, bisogna essere in contatto con i propri bisogni e quindi con se stessi. Io non lo sono. Non mi sento legittimata a portare a galla un problema, che pure io vivo come tale, fino a che non rispecchia degli standard; fino a quel momento lo vivo come una situazione personalmente difficile, ma comunque ancora non degna di essere presentata. Non sono sicura di me, non riesco a rivendicare il diritto ad avere un aiuto.
Sono però sensibile agli stimoli esterni, che sommati al mio stato d'animo, mi hanno portato a muovermi in questa direzione.
Le vostre parole, di tutti, in qualche modo mi hanno aiutata. Ho parlato del problema con mia madre, con la psicologa e con un dietologo. Mi ha detto che devo mettere su dei chili, è stato gentile e cauto, cominciando a farmi aggiungere pochi carboidrati dove mi pare, purchè li aggiunga. Perchè, ha detto, il fatto che il problema l'abbia presentato io è un buon segno.
La psicologa è stata carina, ma in tre quarti d'ora che poteva dirmi? E' una cosa importante che tu ne abbia parlato, a quanto pare aveva capito già da sola prima che io dicessi qualcosa e bla bla bla. La verità è che sono allo sbando quanto prima, un momento prima convinta di avere la situazione in mano, un momento dopo mangiando troppo poco, quello dopo ancora mangiando troppo e volendo vomitare. Ogni momento da sola con me stessa è un ulteriore soffocamento sotto quintali di sensi di colpa e di rabbia verso me stessa.
Lo so che ce la farò. Però adesso non mi sembra proprio così.
Grazie per i consigli.
[#8]
E'normale che si senta ancora in difficoltà, un disagio non lo si può annullare con la bacchetta magica o attraverso un solo colloquio!
E' questione anche di volontà, di determinazione, qualità che sono sicura non le manchino, ma che ora sono state forse utilizzate non nella direzione più giusta.
Anche se in questi momenti sente di non arrivare da nessuna parte, sicuramente chiedere aiuto ed il sostegno di chi le è vicino le permetterà di condividere la sua fatica, le insicurezze ed i possibili momenti di cedimento.
Bisogna iniziare a credere di più in sè stessa, che sarà possibile davvero stare meglio e sarà possibile cambiare. Penso che, come ha detto il suo medico, sia già ad un ottimo punto di partenza, non si scoraggi!
E' questione anche di volontà, di determinazione, qualità che sono sicura non le manchino, ma che ora sono state forse utilizzate non nella direzione più giusta.
Anche se in questi momenti sente di non arrivare da nessuna parte, sicuramente chiedere aiuto ed il sostegno di chi le è vicino le permetterà di condividere la sua fatica, le insicurezze ed i possibili momenti di cedimento.
Bisogna iniziare a credere di più in sè stessa, che sarà possibile davvero stare meglio e sarà possibile cambiare. Penso che, come ha detto il suo medico, sia già ad un ottimo punto di partenza, non si scoraggi!
[#9]
Gentile ragazza,
il SS può aiutarla perchè ci sono delle strutture specifiche e non per questa tipoligia di problema, ammesso che si tratti di disturbo alimentare. Io penso innanzitutto differenziare il suo disagio e accertarsi di cosa si sta parlando, evitando di fare autodiagnosi che non è utile. Poi riconoscendo lei il disagio e volendo stare bene, sembra di capire, poichè lo ribadisce spesso, qualora le risorse materiali scarseggino e la famiglia è per sua fortuna vicina (ci sono famiglie che si disinteressano), condividerei con i suoi genitori in problema che sta vivendo e farei tanto affidamento su di loro. Ciò è un'altra risorsa fondamentale per migliorare lo stato attuale. Fa differenza affrontare il disagio da soli o sostenuti...
Si faccia coraggio e vedrà che con queste indicazioni (famiglia, SSN ed eventuale successiva cura) vivrà molto meglio.
il SS può aiutarla perchè ci sono delle strutture specifiche e non per questa tipoligia di problema, ammesso che si tratti di disturbo alimentare. Io penso innanzitutto differenziare il suo disagio e accertarsi di cosa si sta parlando, evitando di fare autodiagnosi che non è utile. Poi riconoscendo lei il disagio e volendo stare bene, sembra di capire, poichè lo ribadisce spesso, qualora le risorse materiali scarseggino e la famiglia è per sua fortuna vicina (ci sono famiglie che si disinteressano), condividerei con i suoi genitori in problema che sta vivendo e farei tanto affidamento su di loro. Ciò è un'altra risorsa fondamentale per migliorare lo stato attuale. Fa differenza affrontare il disagio da soli o sostenuti...
Si faccia coraggio e vedrà che con queste indicazioni (famiglia, SSN ed eventuale successiva cura) vivrà molto meglio.
Dott.ssa Roberta De Bellis
[#10]
Utente
Non è vero. Il SSN non aiuta un granchè. La prima volta che ho chiamato per una visita psichiatrica mi è stato detto che dovevo aspettare un mese e mezzo per averla, io soffrivo di attacchi di panico, non riuscivo nemmeno più ad uscire di casa. Poi ho chiesto a pagamento e me la volevano fissare la mattina stessa. Il SSN ti aiuta, se hai tempo e modo di aspettare.
Ho chiesto per il dietologo a fine settembre, ho passato un'intera mattinata in coda in tutte le strutture della mia città, per sentirmi dire che il primo appuntamento era il 4 novembre. A pagamento l'ho trovato poi il giorno stesso. Ma l'argomento non è questo.
L'argomento è che ho paura, perchè - sembrerà strano - ma non so come ci sono finita a questo punto. Ho sempre saputo di avere problemi con il cibo, saltavo i pasti, diminuivo le porzioni, ma avevo il controllo. Sentivo la fame e capivo se stavo mangiando troppo o troppo poco. Ora mi rendo conto di attestarmi sempre sulle 700-800 calorie al giorno. A volte 900, 900 in quei giorni in cui mi impegno, perchè voglio dannatamente ritrovare un equilibrio. Rivoglio le mie forze, non ne posso più del reflusso, delle carenze di ferro...del cibo. Passo tempo, tempo a programmare quando sono da sola. Giuro, cerco di dirmi "a colazione mangi questo e questo", 20 gr cereali, 200 di latte scremato e così via. E lo faccio. Ma poi crolla sempre tutto. Finisce sempre così, mastica e sputa, così lo chiamano, no? Anche quando reggo per colazione e pranzo, la sera non ce la faccio. Per fortuna son sempre lì, non sto perdendo peso. Non voglio. Eppure quando vado a casa mi sembra di fare una lotta per non mangiare come vogliono i miei, quanto vogliono i miei.
Quando vado via da casa (torno solo qualche weekend), vedo mia madre preoccupata. Mi dice "fai la brava", e io me la prendo. So cosa intende. Mi arrabbio, perchè dico "cazzo, ma non ti fidi proprio!". E poi ci penso, penso se io mi fido di me. Io credo sia vero, che siano veri i tentativi che sto facendo. Ma è altrettanto vera la paura che ho. Io vorrei mangiare normalmente, come tutti, ma non posso; non posso perchè mi sentirei troppo in colpa. E questi sensi di colpa sono forti quanto il bene che voglio alle persone attorno a me; o forse il bene che voglio a loro è più forte e mi spinge a lottare. Ma senza dubbio i sensi di colpa sono più forti del bene che voglio a me e nella fiducia nella mia autoefficacia. Forse nemmeno io mi fido tanto.
E' stata una doccia fredda, io non mi sono accorta di essere "sul punto di". Sul punto di entrare nel sottopeso, sul punto di entrare in una vera e propria ossessione. Da un problema che prima riuscivo a gestire mi sembra di essere finita in un incubo da cui non mi sveglio. Forse riuscirò a svegliarmi. Forse riuscirò a parlare alla psicologa anche delle mie condotte alimentari, oltre ad averle detto che c'è un problema. Non so quando e se succederà, probabilmente spero un pò di cavarmela da sola. Ho molta paura di mettermi in discussione ancora. Riesco solo a scrivere qui. Anonimamente.
Non vi chiedo nemmeno di rispondere, non sono in cerca di soluzioni. Voi non potrete darmene, dovrò trovarle io. Ho solo bisogno di parlare, magari qualcuno leggerà e capirà. E mi fa bene pensare che magari avrà un pensiero gentile per me, più gentile di quelli che io riesco a formulare su me stessa, soprattutto in questo periodo. Che poi è quello che in fondo cercano tutti.
Ho chiesto per il dietologo a fine settembre, ho passato un'intera mattinata in coda in tutte le strutture della mia città, per sentirmi dire che il primo appuntamento era il 4 novembre. A pagamento l'ho trovato poi il giorno stesso. Ma l'argomento non è questo.
L'argomento è che ho paura, perchè - sembrerà strano - ma non so come ci sono finita a questo punto. Ho sempre saputo di avere problemi con il cibo, saltavo i pasti, diminuivo le porzioni, ma avevo il controllo. Sentivo la fame e capivo se stavo mangiando troppo o troppo poco. Ora mi rendo conto di attestarmi sempre sulle 700-800 calorie al giorno. A volte 900, 900 in quei giorni in cui mi impegno, perchè voglio dannatamente ritrovare un equilibrio. Rivoglio le mie forze, non ne posso più del reflusso, delle carenze di ferro...del cibo. Passo tempo, tempo a programmare quando sono da sola. Giuro, cerco di dirmi "a colazione mangi questo e questo", 20 gr cereali, 200 di latte scremato e così via. E lo faccio. Ma poi crolla sempre tutto. Finisce sempre così, mastica e sputa, così lo chiamano, no? Anche quando reggo per colazione e pranzo, la sera non ce la faccio. Per fortuna son sempre lì, non sto perdendo peso. Non voglio. Eppure quando vado a casa mi sembra di fare una lotta per non mangiare come vogliono i miei, quanto vogliono i miei.
Quando vado via da casa (torno solo qualche weekend), vedo mia madre preoccupata. Mi dice "fai la brava", e io me la prendo. So cosa intende. Mi arrabbio, perchè dico "cazzo, ma non ti fidi proprio!". E poi ci penso, penso se io mi fido di me. Io credo sia vero, che siano veri i tentativi che sto facendo. Ma è altrettanto vera la paura che ho. Io vorrei mangiare normalmente, come tutti, ma non posso; non posso perchè mi sentirei troppo in colpa. E questi sensi di colpa sono forti quanto il bene che voglio alle persone attorno a me; o forse il bene che voglio a loro è più forte e mi spinge a lottare. Ma senza dubbio i sensi di colpa sono più forti del bene che voglio a me e nella fiducia nella mia autoefficacia. Forse nemmeno io mi fido tanto.
E' stata una doccia fredda, io non mi sono accorta di essere "sul punto di". Sul punto di entrare nel sottopeso, sul punto di entrare in una vera e propria ossessione. Da un problema che prima riuscivo a gestire mi sembra di essere finita in un incubo da cui non mi sveglio. Forse riuscirò a svegliarmi. Forse riuscirò a parlare alla psicologa anche delle mie condotte alimentari, oltre ad averle detto che c'è un problema. Non so quando e se succederà, probabilmente spero un pò di cavarmela da sola. Ho molta paura di mettermi in discussione ancora. Riesco solo a scrivere qui. Anonimamente.
Non vi chiedo nemmeno di rispondere, non sono in cerca di soluzioni. Voi non potrete darmene, dovrò trovarle io. Ho solo bisogno di parlare, magari qualcuno leggerà e capirà. E mi fa bene pensare che magari avrà un pensiero gentile per me, più gentile di quelli che io riesco a formulare su me stessa, soprattutto in questo periodo. Che poi è quello che in fondo cercano tutti.
[#11]
gentile ragazza,
<<saltavo i pasti, diminuivo le porzioni, ma avevo il controllo (....) Da un problema che prima riuscivo a gestire mi sembra di essere finita in un incubo da cui non mi sveglio. >>
- a me invece pare che lei solo ora abbia riacquistato nuovamente un minimo di capacità di lettura del contesto di realtà, anche se ancora oscillante. Prima "credeva" di avere il controllo, ma in realtà lei era completamente dipendente. L'allentarsi dell'illusione del controllo è un segnale che la riporta alla possibilità di essere imperfetta e dunque umana. Ora ha la possibilità di essere aiutata e che gli aiuti non siano vani.
<<Forse riuscirò a parlare alla psicologa anche delle mie condotte alimentari, oltre ad averle detto che c'è un problema.>>
Forse si, parlerà della condotta alimentare, ma un ulteriore passo in avanti lo farà quando parlerà del suo dolore, del vuoto che sente, del suo bisogno di essere amata.
Infine, per quanto riguarda il SSN vi sono eccezioni dove l'aiuto per questo tipo di disagio è adeguato, purtroppo però i criteri diagnostici attuali non sono di grande supporto per vedersi riconoscere il "diritto" ad essere aiutati.
Spesso poi poi si ricorre a figure come il nutrizionista, o il dietologo, che difficilmente potranno essere utili, almeno in questi casi. Anche se sono figure particolarmente rassicuranti, almeno per i familiari, per i quali il vero "problema" è il cibo, l'appetito e non il sentimento e l'emozione.
Un caro saluto.
<<saltavo i pasti, diminuivo le porzioni, ma avevo il controllo (....) Da un problema che prima riuscivo a gestire mi sembra di essere finita in un incubo da cui non mi sveglio. >>
- a me invece pare che lei solo ora abbia riacquistato nuovamente un minimo di capacità di lettura del contesto di realtà, anche se ancora oscillante. Prima "credeva" di avere il controllo, ma in realtà lei era completamente dipendente. L'allentarsi dell'illusione del controllo è un segnale che la riporta alla possibilità di essere imperfetta e dunque umana. Ora ha la possibilità di essere aiutata e che gli aiuti non siano vani.
<<Forse riuscirò a parlare alla psicologa anche delle mie condotte alimentari, oltre ad averle detto che c'è un problema.>>
Forse si, parlerà della condotta alimentare, ma un ulteriore passo in avanti lo farà quando parlerà del suo dolore, del vuoto che sente, del suo bisogno di essere amata.
Infine, per quanto riguarda il SSN vi sono eccezioni dove l'aiuto per questo tipo di disagio è adeguato, purtroppo però i criteri diagnostici attuali non sono di grande supporto per vedersi riconoscere il "diritto" ad essere aiutati.
Spesso poi poi si ricorre a figure come il nutrizionista, o il dietologo, che difficilmente potranno essere utili, almeno in questi casi. Anche se sono figure particolarmente rassicuranti, almeno per i familiari, per i quali il vero "problema" è il cibo, l'appetito e non il sentimento e l'emozione.
Un caro saluto.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 3k visite dal 18/09/2012.
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