Depressione/situazione familiare critica
Gentili dottori,
Vi scrivo per un consulto su come affrontare la preoccupante situazione che vi espongo qui di seguito, riguardante mio padre in primis e la mia famiglia.
Premetto che circa 4 anni fa è stato diagnosticato a mio padre (ora settantenne) il morbo di Parkinson. Una volta assegnata la cura e sotto continuo aggiustamento delle dosi, la malattia sembrava (e sembra tuttora a detta dei neurologi che lo seguono) essere sotto controllo. Mia madre che si è sempre occupata di lui ha continuato a farlo, ma mio padre era ancora autonomo e indipendente come in precedenza.
Circa un anno fa, mio padre ha iniziato a dare i primi segni di squilibrio accusando mia madre di un presunto tradimento, di rivolgersi nel sonno ad una presunta altra persona. Ci tengo a precisare che mio padre ha una forte influenza nei confronti di mia madre la quale tende ad assecondarlo pur di tenere a bada la situazione.
Comunque la cosa è proseguita fino a che gli è stata consigliata una visita da uno psicologo per entrambi. La visita si è conclusa con un nulla di fatto in quanto una parte della visita si è svolta con i due sentiti separatamente, la qual cosa non ha fatto altro che incrementare i sospetti e la sfiducia nel prossimo di mio padre.
Diciamo che in generale mio padre ha iniziato a non fidarsi di lei, dei medici e di tutte le persone che invece potrebbero aiutarlo rifiutando a priori le eventuali cure di natura psicologica o psichiatrica. Accusando chi gliele propone di volerlo far 'internare' e minacciando in più occasioni di volerla far finita.
Al momento, mia madre da segnali tangibili di non riuscire a sostenere la situazione essendo continuamente offesa e accusata di sbagliare in tutto quello che fa ma essendo la sola che se ne occupa costantemente ma non sapendo a chi rivolgersi per cercare aiuto. Allo stesso modo mio fratello che vive con loro ma che al momento non ha una strada da seguire che porti ad una soluzione o almeno miglioramento della situazione. Io non vivo vicino a loro e non sono purtroppo a contatto quotidiano.
Il medico di famiglia, pur a conoscenza della situazione, non sembra (a parer mio) voler intraprendere nessuna azione che affronti la situazione per intero ma si limita a risolvere, magari con una chiacchierata, il problema del giorno.
Al momento dato il clima di continui litigi ma la necessita di continua assistenza da parte i mio padre ho paura per l'incolumità dei miei genitori.
Pertanto, delineata la situazione, vi chiedo quale possa essere la strada da seguire per far giungere alla mia famiglia le cure necessarie (psicologiche, assistenziali o di altro genere). Questo tenendo conto che, almeno per quanto riguarda mio padre non le vorrebbe accettare, e che l'attuale situazione domestica non può prolungarsi ancora per molto.
Grazie
Vi scrivo per un consulto su come affrontare la preoccupante situazione che vi espongo qui di seguito, riguardante mio padre in primis e la mia famiglia.
Premetto che circa 4 anni fa è stato diagnosticato a mio padre (ora settantenne) il morbo di Parkinson. Una volta assegnata la cura e sotto continuo aggiustamento delle dosi, la malattia sembrava (e sembra tuttora a detta dei neurologi che lo seguono) essere sotto controllo. Mia madre che si è sempre occupata di lui ha continuato a farlo, ma mio padre era ancora autonomo e indipendente come in precedenza.
Circa un anno fa, mio padre ha iniziato a dare i primi segni di squilibrio accusando mia madre di un presunto tradimento, di rivolgersi nel sonno ad una presunta altra persona. Ci tengo a precisare che mio padre ha una forte influenza nei confronti di mia madre la quale tende ad assecondarlo pur di tenere a bada la situazione.
Comunque la cosa è proseguita fino a che gli è stata consigliata una visita da uno psicologo per entrambi. La visita si è conclusa con un nulla di fatto in quanto una parte della visita si è svolta con i due sentiti separatamente, la qual cosa non ha fatto altro che incrementare i sospetti e la sfiducia nel prossimo di mio padre.
Diciamo che in generale mio padre ha iniziato a non fidarsi di lei, dei medici e di tutte le persone che invece potrebbero aiutarlo rifiutando a priori le eventuali cure di natura psicologica o psichiatrica. Accusando chi gliele propone di volerlo far 'internare' e minacciando in più occasioni di volerla far finita.
Al momento, mia madre da segnali tangibili di non riuscire a sostenere la situazione essendo continuamente offesa e accusata di sbagliare in tutto quello che fa ma essendo la sola che se ne occupa costantemente ma non sapendo a chi rivolgersi per cercare aiuto. Allo stesso modo mio fratello che vive con loro ma che al momento non ha una strada da seguire che porti ad una soluzione o almeno miglioramento della situazione. Io non vivo vicino a loro e non sono purtroppo a contatto quotidiano.
Il medico di famiglia, pur a conoscenza della situazione, non sembra (a parer mio) voler intraprendere nessuna azione che affronti la situazione per intero ma si limita a risolvere, magari con una chiacchierata, il problema del giorno.
Al momento dato il clima di continui litigi ma la necessita di continua assistenza da parte i mio padre ho paura per l'incolumità dei miei genitori.
Pertanto, delineata la situazione, vi chiedo quale possa essere la strada da seguire per far giungere alla mia famiglia le cure necessarie (psicologiche, assistenziali o di altro genere). Questo tenendo conto che, almeno per quanto riguarda mio padre non le vorrebbe accettare, e che l'attuale situazione domestica non può prolungarsi ancora per molto.
Grazie
[#1]
Gentile Utente,
Solitamente i pazienti malati di parkinson vengono seguiti da strutture ospedaliere o universitarie, in dh, dove e' sempre presente la figura dello psicologo, che lavora in team con il neurologo di riferimento.
Credo che dovrebbe rivolgersi alla struttura che si occupa di Suo padre, per una strategia terapeutica ad ampio spettro
Solitamente i pazienti malati di parkinson vengono seguiti da strutture ospedaliere o universitarie, in dh, dove e' sempre presente la figura dello psicologo, che lavora in team con il neurologo di riferimento.
Credo che dovrebbe rivolgersi alla struttura che si occupa di Suo padre, per una strategia terapeutica ad ampio spettro
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la celere risposta.
Effettivamente mio padre e' seguito da una struttura universitaria, tuttavia il problema del parkinson
e quello psicologico sono stati trattati fin'ora come due cose slegate tra loro.
Il neurologo che lo segue non fa altro che prescrivere una visita da uno psicologo. Mio padre si rifiuta categoricamente
asserendo che i problemi psicologici non sono i suoi ma delle persone che lo circondano (mia madre, ma se ci
fosse qualcun altro immagino sarebbe lo stesso).
Quindi la mia domanda e': quali sono i passi da seguire perche' possa essere visitato e curato?
Dobbiamo portarlo contro la sua volonta'? Organizzare una visita a casa?
Insomma, chi ci puo aiutare considerando che ha bisogno di assistenza e controllo costante?
Grazie ancora
La ringrazio per la celere risposta.
Effettivamente mio padre e' seguito da una struttura universitaria, tuttavia il problema del parkinson
e quello psicologico sono stati trattati fin'ora come due cose slegate tra loro.
Il neurologo che lo segue non fa altro che prescrivere una visita da uno psicologo. Mio padre si rifiuta categoricamente
asserendo che i problemi psicologici non sono i suoi ma delle persone che lo circondano (mia madre, ma se ci
fosse qualcun altro immagino sarebbe lo stesso).
Quindi la mia domanda e': quali sono i passi da seguire perche' possa essere visitato e curato?
Dobbiamo portarlo contro la sua volonta'? Organizzare una visita a casa?
Insomma, chi ci puo aiutare considerando che ha bisogno di assistenza e controllo costante?
Grazie ancora
[#3]
Se suo padre non vuole essere curato, non vi sono metodi per farlo, se non il trattamento sanitario obligatorio, ma non mi sembra il caso.
Parli ancora con il neurologo e richieda , li al dh , la valutazione psichiatrica ed il supporto psicologico, forse facendo parte del centro, suo padre potrebbe accettarli.
Parli ancora con il neurologo e richieda , li al dh , la valutazione psichiatrica ed il supporto psicologico, forse facendo parte del centro, suo padre potrebbe accettarli.
[#4]
Se suo padre non vuole essere curato, non vi sono metodi per farlo, se non il trattamento sanitario obligatorio, ma non mi sembra il caso.
Parli ancora con il neurologo e richieda , li al dh , la valutazione psichiatrica ed il supporto psicologico, forse facendo parte del centro, suo padre potrebbe accettarli.
Parli ancora con il neurologo e richieda , li al dh , la valutazione psichiatrica ed il supporto psicologico, forse facendo parte del centro, suo padre potrebbe accettarli.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.1k visite dal 11/09/2012.
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