Specialistica a torino
SOno uno studente che il 25 Settembre si laurea nella triennale di architettura.
Ho scritto già un paio di volte sul sito di problemi di tipi ansiosi e depressivi. Ho 24 anni e da 3 anni, tutto all'improvviso, mi porto avanti una serie di problema che, nonostante 1 anno di Cipralex unito a psicoterapia, e un altro di solo psicoterapia, non sono riuscito a risolvere e, sopratutto, a dare chiarezza.
Comunque veniamo a noi:
facendo la tesi con altri due ragazzi, è nata l'idea di andare a Torino ( sono di Napoli ) a seguire i due anni di specialistica nel mio campo.
L'idea mi alletta tantissimo; il vivere da solo con amici, l'imparare ad autogestirmi, diventare forse veramente uomo...
Purtroppo però le mie ansie, i miei stati "particolari" e le mie paure mi bloccano.
Alla fine, diciamo, la la vera spinta per andare a Torino è la scelta terapeutica : inizio a pensare che vivendo da solo esco da una serie di meccanismi innescatemi.
Il mio sogno è andare a Torino e stare finalmente bene, trovare un equilibrio.
La domanda è : e se non è cosi ? Se dovesse venirmi una crisi a Torina cosa faccio ? Se dovessi trovarmi da solo in qualche crisi ho paura di prenderla molto male come non mai e quindi, come ormai ho capito, appena conosci una nuova sensazione, probabilmente non te ne libererai mai; se poi dovessi tornare, perdere un anno e in piu' avere un bella sconfitta dalla vita ?
Rispetto a un po' do tempo fa mi sento un meglio anche se, sto ancora male ( penso che ognuno con questo genere di problemi ammette di stare sempre male, forse anche sempre peggio ).
Alla fine è una bella scelta di vita.
COmunque ho scritto di getto quello che penso non per avere una risposta, perchè, non credo si possa dare una risposta magica all'improvviso, però per vedere cosa pensate di tutto ciò.
Grazie mille.
Ho scritto già un paio di volte sul sito di problemi di tipi ansiosi e depressivi. Ho 24 anni e da 3 anni, tutto all'improvviso, mi porto avanti una serie di problema che, nonostante 1 anno di Cipralex unito a psicoterapia, e un altro di solo psicoterapia, non sono riuscito a risolvere e, sopratutto, a dare chiarezza.
Comunque veniamo a noi:
facendo la tesi con altri due ragazzi, è nata l'idea di andare a Torino ( sono di Napoli ) a seguire i due anni di specialistica nel mio campo.
L'idea mi alletta tantissimo; il vivere da solo con amici, l'imparare ad autogestirmi, diventare forse veramente uomo...
Purtroppo però le mie ansie, i miei stati "particolari" e le mie paure mi bloccano.
Alla fine, diciamo, la la vera spinta per andare a Torino è la scelta terapeutica : inizio a pensare che vivendo da solo esco da una serie di meccanismi innescatemi.
Il mio sogno è andare a Torino e stare finalmente bene, trovare un equilibrio.
La domanda è : e se non è cosi ? Se dovesse venirmi una crisi a Torina cosa faccio ? Se dovessi trovarmi da solo in qualche crisi ho paura di prenderla molto male come non mai e quindi, come ormai ho capito, appena conosci una nuova sensazione, probabilmente non te ne libererai mai; se poi dovessi tornare, perdere un anno e in piu' avere un bella sconfitta dalla vita ?
Rispetto a un po' do tempo fa mi sento un meglio anche se, sto ancora male ( penso che ognuno con questo genere di problemi ammette di stare sempre male, forse anche sempre peggio ).
Alla fine è una bella scelta di vita.
COmunque ho scritto di getto quello che penso non per avere una risposta, perchè, non credo si possa dare una risposta magica all'improvviso, però per vedere cosa pensate di tutto ciò.
Grazie mille.
[#1]
Gentile Utente,
da quello che ci scrive è chiaro che la terapia farmacologica e psicologica che ha effettuato non hanno risolto del tutto il problema ed è quindi è più che comprensibile che lei tema il ripresentarsi dello stato di malessere una volta che sarà lontano da casa.
Se questo dovesse accadere potrà comunque rivolgersi ad uno specialista anche a Torino: visto che attualmente (se ho capito bene) non è più in terapia, trasferendosi non interromperà nulla e avrà sempre la possibilità di essere seguito nella nuova città.
Ci dice di stare meglio che in passato, e questo significa che la terapia le è servita a migliorare, ma non ha specificato quali sono le sue condizioni attuali.
Può essere più preciso?
da quello che ci scrive è chiaro che la terapia farmacologica e psicologica che ha effettuato non hanno risolto del tutto il problema ed è quindi è più che comprensibile che lei tema il ripresentarsi dello stato di malessere una volta che sarà lontano da casa.
Se questo dovesse accadere potrà comunque rivolgersi ad uno specialista anche a Torino: visto che attualmente (se ho capito bene) non è più in terapia, trasferendosi non interromperà nulla e avrà sempre la possibilità di essere seguito nella nuova città.
Ci dice di stare meglio che in passato, e questo significa che la terapia le è servita a migliorare, ma non ha specificato quali sono le sue condizioni attuali.
Può essere più preciso?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Allora...
Ho avuto momenti piu bui ma, piu che altro, per la mancata informazione su questo genere di problemi. Avevo qualcosa e non gli davo un nome; pensavo di essere lo sfortunato sulla terra che aveva qualcosa di strano, dolori strani cvhe attribuivo a mille malattie.
Ho iniziato un percorso psicoterapeutico dove lo psicologo asseriva che soffrivo di una leggere forca di disturbo ossessivo ( chiudere gli occhi in macchina, tic che duravanoi 2 giorni, pensieri strani tipo ulrare in chiesa ); fortunatamente, credo di aver sconfitto questi problemi. Dopo due anni, due mesi fa, ho avuto il morbillo che mi ha portato un paio di attacchi di panico post malattia e i seguenti sintomi ansiosi e agorafobici, ancora adesso, che però, vanno scemando.
In tutto questo, sotto tutto questo minestrone però, è sempre esistita una sorta di tristezza, inizialmente confusa con noia, che fa da base a tutto.
Adessom, fondamentalemte mi sento triste di base e fobico per i postumi del morbillo. Si migliora da un lato e si peggiora dall'altro !
Ho avuto momenti piu bui ma, piu che altro, per la mancata informazione su questo genere di problemi. Avevo qualcosa e non gli davo un nome; pensavo di essere lo sfortunato sulla terra che aveva qualcosa di strano, dolori strani cvhe attribuivo a mille malattie.
Ho iniziato un percorso psicoterapeutico dove lo psicologo asseriva che soffrivo di una leggere forca di disturbo ossessivo ( chiudere gli occhi in macchina, tic che duravanoi 2 giorni, pensieri strani tipo ulrare in chiesa ); fortunatamente, credo di aver sconfitto questi problemi. Dopo due anni, due mesi fa, ho avuto il morbillo che mi ha portato un paio di attacchi di panico post malattia e i seguenti sintomi ansiosi e agorafobici, ancora adesso, che però, vanno scemando.
In tutto questo, sotto tutto questo minestrone però, è sempre esistita una sorta di tristezza, inizialmente confusa con noia, che fa da base a tutto.
Adessom, fondamentalemte mi sento triste di base e fobico per i postumi del morbillo. Si migliora da un lato e si peggiora dall'altro !
[#3]
Gentile Utente,
che vuol dire cose ne pensiamo?
È difficile se non impossibile prevedere cosa succederà... specialmente se si tratta di qualcosa che non ha mai fatto.
Se vuole solo sapere cosa ne penso senza risposte, che non sono magiche ma date dall'esperienza e dallo studio e dall'esperienza professionale, allora posso solo scriverLe che va bene e che le auguro che le sue aspettative non si realizzino nella parte tragica, e che si realizzino dal punto di vista professionale!
Ora l'esperienza professionale è costruttiva o distruttiva a seconda dell'atteggiamento mentale che si ha, e quindi dipende anche da noi che significato dare all'esperienza che si vive.
Ma questo qualsiasi esperienza!
che vuol dire cose ne pensiamo?
È difficile se non impossibile prevedere cosa succederà... specialmente se si tratta di qualcosa che non ha mai fatto.
Se vuole solo sapere cosa ne penso senza risposte, che non sono magiche ma date dall'esperienza e dallo studio e dall'esperienza professionale, allora posso solo scriverLe che va bene e che le auguro che le sue aspettative non si realizzino nella parte tragica, e che si realizzino dal punto di vista professionale!
Ora l'esperienza professionale è costruttiva o distruttiva a seconda dell'atteggiamento mentale che si ha, e quindi dipende anche da noi che significato dare all'esperienza che si vive.
Ma questo qualsiasi esperienza!
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#5]
Al momento quindi non ha motivo di pensare che si possa ripresentare l'ansia, ma eventualmente che questa sorta di tristezza di fondo possa disturbarla ancora.
A mio avviso è possibile che lei abbia interrotto la psicoterapia prima di risolvere del tutto il suo problema: ha lavorato fino al superamento dei sintomi più evidenti, ma non ha modificato alcuni aspetti presumibilmente più "profondi" che continuano a generare un malessere che si potrebbe ritenere di natura depressiva.
Se le cose stanno così non ci sono controindicazioni al progetto di allontanarsi da casa per studiare, esperienza che potrà essere formativa e molto utile alla sua crescita psicologica, ma è opportuno che lei metta in conto di ultimare prima o poi il lavoro psicologico che non ha concluso.
A mio avviso è possibile che lei abbia interrotto la psicoterapia prima di risolvere del tutto il suo problema: ha lavorato fino al superamento dei sintomi più evidenti, ma non ha modificato alcuni aspetti presumibilmente più "profondi" che continuano a generare un malessere che si potrebbe ritenere di natura depressiva.
Se le cose stanno così non ci sono controindicazioni al progetto di allontanarsi da casa per studiare, esperienza che potrà essere formativa e molto utile alla sua crescita psicologica, ma è opportuno che lei metta in conto di ultimare prima o poi il lavoro psicologico che non ha concluso.
[#6]
Utente
Ormai sono diventato scettico !
SOno due anni che sto dalla psicologo senza capire un tubo di ciò che può essermi successo: ero una perosna sanissima, piena di vita, carismatica, spensieratissima; poi boom, un giorno cambia tutto, un giorno che ricordo bene, in ogni secondo, senza eventi particolari apparte un po' di stress universitario... cosa che non mi era mai capitata ( al liceo ero una capra, filoneggiavo, ecc ecc )... Il cambio di vita dalla spensieratezza pura all'impegno serio è l'unica causa a cui attribuisco a tutto ciò ! Eppure non mi sento mai sconfitto contro questo male : sono sempre fiducioso, cerco sempre risposte ovunque, leggo libri, arrivo a concetti molto profondi che tempo fa non sognavo nemmeno, mi sono appassionato alla psicologia; certe volte addirittura sono gasato dalla sfida contro questo male. Però alla fine, quando faccio i conti con tutto, brancolo nel vuoto !
SOno due anni che sto dalla psicologo senza capire un tubo di ciò che può essermi successo: ero una perosna sanissima, piena di vita, carismatica, spensieratissima; poi boom, un giorno cambia tutto, un giorno che ricordo bene, in ogni secondo, senza eventi particolari apparte un po' di stress universitario... cosa che non mi era mai capitata ( al liceo ero una capra, filoneggiavo, ecc ecc )... Il cambio di vita dalla spensieratezza pura all'impegno serio è l'unica causa a cui attribuisco a tutto ciò ! Eppure non mi sento mai sconfitto contro questo male : sono sempre fiducioso, cerco sempre risposte ovunque, leggo libri, arrivo a concetti molto profondi che tempo fa non sognavo nemmeno, mi sono appassionato alla psicologia; certe volte addirittura sono gasato dalla sfida contro questo male. Però alla fine, quando faccio i conti con tutto, brancolo nel vuoto !
[#7]
E' quindi attualmente in terapia?
Ha parlato con nostro collega dei dubbi che ci sta esponendo?
In linea di massima comunque ciò che conta è l'evoluzione positiva del suo quadro clinico, anche se le sembra di non aver capito nulla di cosa le è successo se oggi sta meglio significa che questo tipo di intervento le è utile.
Ha parlato con nostro collega dei dubbi che ci sta esponendo?
In linea di massima comunque ciò che conta è l'evoluzione positiva del suo quadro clinico, anche se le sembra di non aver capito nulla di cosa le è successo se oggi sta meglio significa che questo tipo di intervento le è utile.
[#9]
E' importante che gliene parli: noi possiamo fornirle degli spunti di riflessione, ma non la conosciamo direttamente e per questo non possiamo risponderle con certezza nè con precisione.
Da che punto di vista ci chiede se l'assunzione di marijuana rappresenta un dato significativo?
Da che punto di vista ci chiede se l'assunzione di marijuana rappresenta un dato significativo?
[#11]
L'ansia potrebbe essere sia la causa del suo ricorso alla marijuana (come tentativo inconsapevole di auto-terapia) sia la conseguenza (per la slatentizzazione di problematiche psicologiche che le droghe possono provocare).
Per farsene un'idea può leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/573-cannabis-e-schizofrenia.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1502-la-cannabis-causa-depressione-nei-soggetti-a-rischio.html
Per farsene un'idea può leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/573-cannabis-e-schizofrenia.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1502-la-cannabis-causa-depressione-nei-soggetti-a-rischio.html
[#12]
Gentile Utente,
> Se sapessimo cosa chiedere, probabilemte sapremo anche la risposta.
È la questione centrale... che chi si pone delle domande pensa di sapere le risposte. Ma se sa le risposte, che senso ha interrogarsi?
L'ansia nasce proprio dal fatto che ci si fa una domanda e ci si da una risposta tragica e questo genera ansia...
Si faccia domande e sia curioso di scoprire quale sarà la risposta oltre a quella che già si è dato e che la preoccupa!
Se in automatico ha una risposta, si sforzi di trovare alternative alle risposte che si da, dato che già le conosce le conseguenze delle risposte che si da.
Dialogo e saper accettare gli imprevisti, dato che non sempre le cose vanno come vorremmo, ivi incluse le risposte di alcuni!
> Se sapessimo cosa chiedere, probabilemte sapremo anche la risposta.
È la questione centrale... che chi si pone delle domande pensa di sapere le risposte. Ma se sa le risposte, che senso ha interrogarsi?
L'ansia nasce proprio dal fatto che ci si fa una domanda e ci si da una risposta tragica e questo genera ansia...
Si faccia domande e sia curioso di scoprire quale sarà la risposta oltre a quella che già si è dato e che la preoccupa!
Se in automatico ha una risposta, si sforzi di trovare alternative alle risposte che si da, dato che già le conosce le conseguenze delle risposte che si da.
Dialogo e saper accettare gli imprevisti, dato che non sempre le cose vanno come vorremmo, ivi incluse le risposte di alcuni!
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 1.6k visite dal 05/09/2012.
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