Raggiungere la felicità
Salve...
Nell'attuale "stato dell'arte" è possibile definire la felicità, o come raggiungerla..
in altre parole esistono studi, ricerche o convenzioni che portano a definire il concetto di felicità a livello "scientifico"?
La mia richiesta è dovuta al fatto che più mi guardo attorno e più vedo persone che cercano di sopravvivere con ciò che capita.. naturalmente io non conosco la risposta alla domanda di sopra ma mi rendo conto conto che non riuscirei mai ad adeguarmi a ciò che capita, se lo facessi penso starei male perchè è come accontentarsi...
Qui nasce il mio problema... è giusto accontentarsi? è questa la strada verso la vera felicità?
per fare qualche esempio e contestualizzare quanto detto.. nella mia visione della vita in generale:
- se non sto bene con una ragazza non vedo il motivo di trovare compromessi,
- se un lavoro non mi piace lo rifiuto senza problemi in favore di uno magari a condizioni economiche peggiori ma più soddisfacente per me...
- ho "normali" rapporti con amici: serate, discoteche, bar, cene; ed anche qui, ad esempio se alcuni scelgono la discoteca e non sono in vena esco con altri...
- non sopporto la routine..
La conseguenza a tutte queste scelte è che molto spesso nonostante seguo ciò che "desidero" mi rendo conto di potermi dire felice solo poche volte..
Anche perchè volendo troppo il più delle volte non ottengo molto...
non ho una relazione stabile da un paio di anni e nonostante sia laureato in corso (laurea 5 anni a 24 anni) non ho trovato un lavoro ma sto cercando di avviare un'attività anche se son solo agli inizi.
Chiedo il parere di qualche esperto perchè sono anni che mi pongo questi quesiti e come detto, guardandomi attorno vedo persone che non si pongono nemmeno il problema o non ne danno peso. Ecco perchè vorrei sapere se le mie convinzioni sono fondate o se si tratta di comportamenti dovuti a qualche altro aspetto caratteriale non sano (es: essere viziati o simili) oppure se potrebbero nascondere qualche patologia...
Grazie...
Nell'attuale "stato dell'arte" è possibile definire la felicità, o come raggiungerla..
in altre parole esistono studi, ricerche o convenzioni che portano a definire il concetto di felicità a livello "scientifico"?
La mia richiesta è dovuta al fatto che più mi guardo attorno e più vedo persone che cercano di sopravvivere con ciò che capita.. naturalmente io non conosco la risposta alla domanda di sopra ma mi rendo conto conto che non riuscirei mai ad adeguarmi a ciò che capita, se lo facessi penso starei male perchè è come accontentarsi...
Qui nasce il mio problema... è giusto accontentarsi? è questa la strada verso la vera felicità?
per fare qualche esempio e contestualizzare quanto detto.. nella mia visione della vita in generale:
- se non sto bene con una ragazza non vedo il motivo di trovare compromessi,
- se un lavoro non mi piace lo rifiuto senza problemi in favore di uno magari a condizioni economiche peggiori ma più soddisfacente per me...
- ho "normali" rapporti con amici: serate, discoteche, bar, cene; ed anche qui, ad esempio se alcuni scelgono la discoteca e non sono in vena esco con altri...
- non sopporto la routine..
La conseguenza a tutte queste scelte è che molto spesso nonostante seguo ciò che "desidero" mi rendo conto di potermi dire felice solo poche volte..
Anche perchè volendo troppo il più delle volte non ottengo molto...
non ho una relazione stabile da un paio di anni e nonostante sia laureato in corso (laurea 5 anni a 24 anni) non ho trovato un lavoro ma sto cercando di avviare un'attività anche se son solo agli inizi.
Chiedo il parere di qualche esperto perchè sono anni che mi pongo questi quesiti e come detto, guardandomi attorno vedo persone che non si pongono nemmeno il problema o non ne danno peso. Ecco perchè vorrei sapere se le mie convinzioni sono fondate o se si tratta di comportamenti dovuti a qualche altro aspetto caratteriale non sano (es: essere viziati o simili) oppure se potrebbero nascondere qualche patologia...
Grazie...
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, pone una domanda per me complessa.
Potrei rispondere citando gli studi di "Psicologia Positiva e del Benessere" che in questi anni stanno prendendo campo, o facendo un excursus sul concetto di felicità.
Ma la desolante realtà è che la Psicologia non è la Scienza della Felicità. E' la Scienza del Comportamento.
Ed infatti gli psicologi possono sentirsi molto tristi, infelici ed insoddisfatti, come ogni altro essere umano.
Valuterei due aspetti distinti della sua domanda, ovvero "sentirsi felice" e "sentirsi soddisfatto". Credo che lei stia scambiando queste due idee.
In quali momenti della sua vita lei si sente o si è sentito "felice"? Qual è la sua idea di felicità?
Dagli esempi che lei ci ha portato potrei ipotizzare che lei viva con disagio le limitazioni, le costrizioni, le frustrazioni. La mia ipotesi è fondata? Quest'ultima domanda la pongo per un motivo: realisticamente, la vita impone la capacità di trovare un equilibrio tra la realtà ed i propri desideri.
Se questo equilibrio risulta troppo sbilanciato in favore della realtà, magari ci si potrebbe adagiare su un facile conformismo, senza cercare di dar voce alle proprie aspirazioni ed ai propri valori; se pendesse troppo in favore dei propri desideri e bisogni, ci si potrebbe sentire perennemente insoddisfatti, distanti da tutto e tutti, perennemente "alla ricerca". E forse si sarebbe perso contatto con le direzioni della nostra vita che per noi potrebbero essere davvero importanti.
Che ne pensa?
Potrei rispondere citando gli studi di "Psicologia Positiva e del Benessere" che in questi anni stanno prendendo campo, o facendo un excursus sul concetto di felicità.
Ma la desolante realtà è che la Psicologia non è la Scienza della Felicità. E' la Scienza del Comportamento.
Ed infatti gli psicologi possono sentirsi molto tristi, infelici ed insoddisfatti, come ogni altro essere umano.
Valuterei due aspetti distinti della sua domanda, ovvero "sentirsi felice" e "sentirsi soddisfatto". Credo che lei stia scambiando queste due idee.
In quali momenti della sua vita lei si sente o si è sentito "felice"? Qual è la sua idea di felicità?
Dagli esempi che lei ci ha portato potrei ipotizzare che lei viva con disagio le limitazioni, le costrizioni, le frustrazioni. La mia ipotesi è fondata? Quest'ultima domanda la pongo per un motivo: realisticamente, la vita impone la capacità di trovare un equilibrio tra la realtà ed i propri desideri.
Se questo equilibrio risulta troppo sbilanciato in favore della realtà, magari ci si potrebbe adagiare su un facile conformismo, senza cercare di dar voce alle proprie aspirazioni ed ai propri valori; se pendesse troppo in favore dei propri desideri e bisogni, ci si potrebbe sentire perennemente insoddisfatti, distanti da tutto e tutti, perennemente "alla ricerca". E forse si sarebbe perso contatto con le direzioni della nostra vita che per noi potrebbero essere davvero importanti.
Che ne pensa?
[#2]
Gentile Utente,
la felicità è uno stato interiore, non è qualcosa di misurabile o di predefinito o di standardizzato, sebbene la pubblicità offra modelli che sembrano dare una direzione.
Ciò che rende felice una persona può essere carico d'angoscia per altri.
Poche volte è stato felice? Ottimo!
Delle volte è infelice? Se non fosse infelice non potrebbe apprezzare i momento in cui è felice.
La luce si apprezza perchè sappiamo cosa è l'assenza di luce, cioè il buio.
la felicità è uno stato interiore, non è qualcosa di misurabile o di predefinito o di standardizzato, sebbene la pubblicità offra modelli che sembrano dare una direzione.
Ciò che rende felice una persona può essere carico d'angoscia per altri.
Poche volte è stato felice? Ottimo!
Delle volte è infelice? Se non fosse infelice non potrebbe apprezzare i momento in cui è felice.
La luce si apprezza perchè sappiamo cosa è l'assenza di luce, cioè il buio.
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#3]
Utente
Gentile Dr. Cali,
La ringrazio per gli spunti che mi ha dato per approfondire il tema;
Mi scuso per le imprecisioni sulla materia; ho dato per scontato che conoscere il proprio modo di essere e sapere come indirizzare i propri comportamenti e pensieri avesse come fine ultimo la felicità..
Comprendo la distinzione tra soddisfazione e felicità, nel senso che riconosco che non sono la stessa cosa ma, ho sempre creduto che una fossero concatenate.
Vedo cioè la soddisfazione come requisito per la felicità, nei momenti in cui mi sono sentito realizzato sono riuscito ad apprezzare di più le cose attorno a me (in quanto le sento come meritate) e questo senso di positività e relativa spensieratezza mi ha procurato momenti felici. Però il tutto dura fino al momento in cui non sento di dover raggiungere un nuovo traguardo.
Penso quindi che abbia colto nel segno in quanto mi rispecchio nel caso da lei descritto del "sognatore". Per ogni occasione che mi capita, (lavorativa o altro), tendo sempre a considerare a priori dove mi può portare in futuro ed a quanto è rigida; se non è abbastanza in alto o se potrebbe precludermi strade future tendo ad evitarla e come dice lei posso perdere anche opportunità ("da cosa nasce cosa").
La spiegazione che mi ero dato è che forse il mio inconscio sa cosa voglio ma non riesco a recepirlo perchè potrebbe essere una soluzione che contrasta con il mio modo di essere o ad esempio con i miei studi (con il significato di aver buttato via anni).. Però non ne sono venuto a capo..
Terrò comunque presente il suo consiglio di calibrare desideri alla realtà magari prefissandomi obiettivi nel breve termine "realizzabili".
La ringrazio dunque dell'attenzione e delle sue risposte..
Gentile Dr. Bellizzi
La ringrazio dell'attenzione condivido pienamente quanto da lei detto, sono consapevole che una vita senza aspetti negativi sarebbe piatta, mancherebbero infatti anche quelli positivi. Ad ogni modo ciò che mi ha portato a scrivere è il fatto che mi sembra di percepire più di altre persone attorno a me i disagi che ho descritto sopra e mi sono chiesto se potesse essere un sintomo di qualche problema a livello mentale.
Ringrazio ancora dell'attenzione..
Distinti Saluti..
La ringrazio per gli spunti che mi ha dato per approfondire il tema;
Mi scuso per le imprecisioni sulla materia; ho dato per scontato che conoscere il proprio modo di essere e sapere come indirizzare i propri comportamenti e pensieri avesse come fine ultimo la felicità..
Comprendo la distinzione tra soddisfazione e felicità, nel senso che riconosco che non sono la stessa cosa ma, ho sempre creduto che una fossero concatenate.
Vedo cioè la soddisfazione come requisito per la felicità, nei momenti in cui mi sono sentito realizzato sono riuscito ad apprezzare di più le cose attorno a me (in quanto le sento come meritate) e questo senso di positività e relativa spensieratezza mi ha procurato momenti felici. Però il tutto dura fino al momento in cui non sento di dover raggiungere un nuovo traguardo.
Penso quindi che abbia colto nel segno in quanto mi rispecchio nel caso da lei descritto del "sognatore". Per ogni occasione che mi capita, (lavorativa o altro), tendo sempre a considerare a priori dove mi può portare in futuro ed a quanto è rigida; se non è abbastanza in alto o se potrebbe precludermi strade future tendo ad evitarla e come dice lei posso perdere anche opportunità ("da cosa nasce cosa").
La spiegazione che mi ero dato è che forse il mio inconscio sa cosa voglio ma non riesco a recepirlo perchè potrebbe essere una soluzione che contrasta con il mio modo di essere o ad esempio con i miei studi (con il significato di aver buttato via anni).. Però non ne sono venuto a capo..
Terrò comunque presente il suo consiglio di calibrare desideri alla realtà magari prefissandomi obiettivi nel breve termine "realizzabili".
La ringrazio dunque dell'attenzione e delle sue risposte..
Gentile Dr. Bellizzi
La ringrazio dell'attenzione condivido pienamente quanto da lei detto, sono consapevole che una vita senza aspetti negativi sarebbe piatta, mancherebbero infatti anche quelli positivi. Ad ogni modo ciò che mi ha portato a scrivere è il fatto che mi sembra di percepire più di altre persone attorno a me i disagi che ho descritto sopra e mi sono chiesto se potesse essere un sintomo di qualche problema a livello mentale.
Ringrazio ancora dell'attenzione..
Distinti Saluti..
[#4]
Gentile Utente,
> è il fatto che mi sembra di percepire più di altre persone attorno a me i disagi che ho descritto sopra e mi sono chiesto se potesse essere un sintomo di qualche problema a livello mentale.
Se c'è un problema a livello mentale questo lo si può stabilire solo con una visita di persona dato che sarà consapevole del fatto che prima di arrivare ad una diagnosi è necessario approfondire tanti aspetti della mente.
Finora sembra esprimere dubbi e problematiche comuni, che la maggior parte delle persone vivono, magari senza dichiararlo e senza esplicitarlo.
Certo, se sente che ha bisogno di un maggiore approfondimento, o di non essere stato in grado di esprimere a pieno il Suo disagio in questo sito, allora solo una visita di persona può portare ad una diagnosi e stabilire il tipo di sostegno o di intervento, se necessario.
> è il fatto che mi sembra di percepire più di altre persone attorno a me i disagi che ho descritto sopra e mi sono chiesto se potesse essere un sintomo di qualche problema a livello mentale.
Se c'è un problema a livello mentale questo lo si può stabilire solo con una visita di persona dato che sarà consapevole del fatto che prima di arrivare ad una diagnosi è necessario approfondire tanti aspetti della mente.
Finora sembra esprimere dubbi e problematiche comuni, che la maggior parte delle persone vivono, magari senza dichiararlo e senza esplicitarlo.
Certo, se sente che ha bisogno di un maggiore approfondimento, o di non essere stato in grado di esprimere a pieno il Suo disagio in questo sito, allora solo una visita di persona può portare ad una diagnosi e stabilire il tipo di sostegno o di intervento, se necessario.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.7k visite dal 04/09/2012.
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