Uno psicologo, l'ansia del petto è molto meno forte, ci convivrei tranquillamente se non fosse che
Salve, sono una ragazza di 19 anni, sono per natura una ragazza allegra e positiva, non ho problemi a scuola, sociali, non ho mai dovuto affrontare gravi malattie, lutti, traumi seri. Ho sempre visto la vita in modo meraviglioso.L'ansia è sempre stata parte di me e della mia normalità nei momenti belli o brutti, senza mai crearmi problemi , se non da piccola con un po' di ipocondria che mi portava a stati di paura molto profondi che sparivano con le rassicurazioni, ipocondria che si è alleviata molto fino a quasi sparire con la crescita di razionalità.
Questi ultimi due anni sono stati un po' travagliati per l'inaspettata separazione dei miei genitori, e nonostante qualche perdita di certezza, io ho “affrontato” il tutto con la dovuta tranquillità – insomma sono cose che capitano! - e positività.
Allo stress della nuova condizione a casa (ho sempre vissuto in una famiglia serena e unita) si è aggiunto quello per la maturità e per una vita sociale troppo piatta e insoddisfacente (la noia su di me incide moltissimo), e ho quindi iniziato ad accusare, di qualche “attacco d'ansia” in situazioni agitate come feste in piazza o in discoteche.
Il primo avvenne in una discoteca, al tempo delle prime avvisaglie che qualcosa non andava tra i miei, quando bevvi troppo velocemente un cocktail piuttosto forte, non riconobbi gli effetti dell'alcol e, maniaca del controllo come sono, mi spaventai un po' ...ciò che mi spaventò davvero, però, fu quando sentii che quell'ansia era diversa dalla solita, era più intensa, e sembrava poter crescere in modo esponenziale. Uscii dalla folla allarmata per queste strane sensazioni, che andarono via dopo poco. Non mi ci fissai troppo su, rimase infatti un episodio singolo, e non ebbi più alcun problema per più di un anno (fu anche un periodo più tranquillo in casa, i miei ci stavano “riprovando”) fino a quest'anno, in cui in determinate situazioni iniziò a ripresentarsi sempre legata a fattori fisici scatenanti (fiatone, difficoltà a respirare per raffreddore, in situazioni agitate). Sentivo di essere io stessa a fomentare a un livello anormale questa stessa ansi quindi non mi preoccupavo. A aprile però, ho iniziato a preoccuparmene per la paura che potesse crearmi problemi durante la maturità, e ho cominciato a cercare info su internet – scoprendo il mondo degli attacchi di panico, della loro difficile guarigione, di quello che comportano. Mi sono spaventata talmente tanto da farmi venire gradualme nte una forte ansia nel petto, che è aumentata fino a piazzarsi come un sasso che sembrava potesse esplodere in qualche attacco da un momento all'altro.
In quei giorni di intenso terrore sono stata portata in un'altra dimensione, non riuscivo a credere a quello che mi stava succedendo: avevo l'ansia tutto il giorno, tachicardia, difficoltà ad addormentarmi, l'ansia ricompariva subito al mio risveglio. Mi sono auto-obbligata a svolgere tutte le attività quotidiane (scuola, palestra, guidare, autostrada, treno, discoteca) per provare a me stessa che non poteva succedermi nulla. L'ansia ha quindi iniziato a scemare (non sparendo), ma nella mia testa questa condizione è stata come un trauma:
mi sono resa conto che la forza di volontà non può tutto (ho sempre contato molto sulle mie forze);
mi sono spaventata quando ho scoperto che spesso l'ansia può accompagnare alla depressione (la malattia che più al mondo mi spaventa, da sempre), o anzi esserne compagna.
Ho iniziato a rimuginare sulla mia capacità di fissarmi sulle cose avendo paura di poter, in un brutto periodo nella mia vita usare questa mie ossessioni per fissarmi che la vita non vale la pensa di essere vissuta, cadendo in depressione.
Non accetto che sia stato solo un momento dovuto a stress questo dell'ansia, e non accetto di essere una persona che arriva a stare male in questo modo (da giugno penso solo e sempre a queste cose) solo per qualcosa che non è nemmeno accaduto, per condizioni che non ho.
Mi sento condannata, è come se mi fossi riscoperta un'altra persona, una persona soggetta a queste cose.
Mi spaventa la sensazione che, se fossi davvero la persona che ho paura di essere, non avrei la forza di trovare la voglia di riappropriarmi della mia vita; perchè vivere con le preoccupazioni, o vivere sapendo già che non potresti riuscire ad affrontare come le persone normali gli avvenimenti, perchè soggetto ad ansia o depressione, mi lascia interdetta.
Tutto il giorno penso a tutto questo fino a farmi venire mal di testa, in cerca di una soluzione, di un qualcosa che possa farmi rinsavire... ma allo stesso tempo mi sembra impossibile tornare ad essere come prima, come se avessi scoperto un nuovo modo di vedere la vita... Un modo orribile. La mattina mi sveglio serena, mi sembra che sia tutto come è sempre stato, ma nel giro di 10 minuti tornano questi pensieri e queste sensazioni.
Ho iniziato ad avere paura che i miei sollievi dall'ansia (stare con mio papà, fare le cose che mi piacciono) possano non funzionare più...
A volte ho paura che nemmeno lo stimolo di una vita nuova possa farmi tornare come prima, e farmi vedere tutto ciò come una gran cavolata. Ho iniziato a fare psicoterapia con uno psicologo, l'ansia del petto è molto meno forte, ci convivrei tranquillamente se non fosse che ho ancora radicati i pensieri, le paure che mi ha portato... Continuando a stare in questa situazione non mi sento io, mi sembra tutto senza senso, mi sento addirittura estranea alle cose solite che ho sempre fatto perchè non riesco a essere nelle cose che faccio - faccio shopping e penso a queste condzioni, sto con gli amici e penso sempre a questo, sono sempre da altre parti con la testa, non riesco a rifugiarmici perchè queste paure sono più forti, non riesco più a riappropriarmi della mia visione di vita come è sempre stata. Insomma, non riesco a razionalizzare tutto questo popo di roba, non risco a convincere le mie emozioni che sono tutte fisse, e questo mi fa convincere sempre di più che io abbia qualcosa che non va sul serio, sono forse davvero depressa? O il mio cervello si è solo buttato addosso tutte i sintomi di ansia e depressione che ho letto ovunque su internet? In entrambe i casi, c'è qualcosa che non va...
Questi ultimi due anni sono stati un po' travagliati per l'inaspettata separazione dei miei genitori, e nonostante qualche perdita di certezza, io ho “affrontato” il tutto con la dovuta tranquillità – insomma sono cose che capitano! - e positività.
Allo stress della nuova condizione a casa (ho sempre vissuto in una famiglia serena e unita) si è aggiunto quello per la maturità e per una vita sociale troppo piatta e insoddisfacente (la noia su di me incide moltissimo), e ho quindi iniziato ad accusare, di qualche “attacco d'ansia” in situazioni agitate come feste in piazza o in discoteche.
Il primo avvenne in una discoteca, al tempo delle prime avvisaglie che qualcosa non andava tra i miei, quando bevvi troppo velocemente un cocktail piuttosto forte, non riconobbi gli effetti dell'alcol e, maniaca del controllo come sono, mi spaventai un po' ...ciò che mi spaventò davvero, però, fu quando sentii che quell'ansia era diversa dalla solita, era più intensa, e sembrava poter crescere in modo esponenziale. Uscii dalla folla allarmata per queste strane sensazioni, che andarono via dopo poco. Non mi ci fissai troppo su, rimase infatti un episodio singolo, e non ebbi più alcun problema per più di un anno (fu anche un periodo più tranquillo in casa, i miei ci stavano “riprovando”) fino a quest'anno, in cui in determinate situazioni iniziò a ripresentarsi sempre legata a fattori fisici scatenanti (fiatone, difficoltà a respirare per raffreddore, in situazioni agitate). Sentivo di essere io stessa a fomentare a un livello anormale questa stessa ansi quindi non mi preoccupavo. A aprile però, ho iniziato a preoccuparmene per la paura che potesse crearmi problemi durante la maturità, e ho cominciato a cercare info su internet – scoprendo il mondo degli attacchi di panico, della loro difficile guarigione, di quello che comportano. Mi sono spaventata talmente tanto da farmi venire gradualme nte una forte ansia nel petto, che è aumentata fino a piazzarsi come un sasso che sembrava potesse esplodere in qualche attacco da un momento all'altro.
In quei giorni di intenso terrore sono stata portata in un'altra dimensione, non riuscivo a credere a quello che mi stava succedendo: avevo l'ansia tutto il giorno, tachicardia, difficoltà ad addormentarmi, l'ansia ricompariva subito al mio risveglio. Mi sono auto-obbligata a svolgere tutte le attività quotidiane (scuola, palestra, guidare, autostrada, treno, discoteca) per provare a me stessa che non poteva succedermi nulla. L'ansia ha quindi iniziato a scemare (non sparendo), ma nella mia testa questa condizione è stata come un trauma:
mi sono resa conto che la forza di volontà non può tutto (ho sempre contato molto sulle mie forze);
mi sono spaventata quando ho scoperto che spesso l'ansia può accompagnare alla depressione (la malattia che più al mondo mi spaventa, da sempre), o anzi esserne compagna.
Ho iniziato a rimuginare sulla mia capacità di fissarmi sulle cose avendo paura di poter, in un brutto periodo nella mia vita usare questa mie ossessioni per fissarmi che la vita non vale la pensa di essere vissuta, cadendo in depressione.
Non accetto che sia stato solo un momento dovuto a stress questo dell'ansia, e non accetto di essere una persona che arriva a stare male in questo modo (da giugno penso solo e sempre a queste cose) solo per qualcosa che non è nemmeno accaduto, per condizioni che non ho.
Mi sento condannata, è come se mi fossi riscoperta un'altra persona, una persona soggetta a queste cose.
Mi spaventa la sensazione che, se fossi davvero la persona che ho paura di essere, non avrei la forza di trovare la voglia di riappropriarmi della mia vita; perchè vivere con le preoccupazioni, o vivere sapendo già che non potresti riuscire ad affrontare come le persone normali gli avvenimenti, perchè soggetto ad ansia o depressione, mi lascia interdetta.
Tutto il giorno penso a tutto questo fino a farmi venire mal di testa, in cerca di una soluzione, di un qualcosa che possa farmi rinsavire... ma allo stesso tempo mi sembra impossibile tornare ad essere come prima, come se avessi scoperto un nuovo modo di vedere la vita... Un modo orribile. La mattina mi sveglio serena, mi sembra che sia tutto come è sempre stato, ma nel giro di 10 minuti tornano questi pensieri e queste sensazioni.
Ho iniziato ad avere paura che i miei sollievi dall'ansia (stare con mio papà, fare le cose che mi piacciono) possano non funzionare più...
A volte ho paura che nemmeno lo stimolo di una vita nuova possa farmi tornare come prima, e farmi vedere tutto ciò come una gran cavolata. Ho iniziato a fare psicoterapia con uno psicologo, l'ansia del petto è molto meno forte, ci convivrei tranquillamente se non fosse che ho ancora radicati i pensieri, le paure che mi ha portato... Continuando a stare in questa situazione non mi sento io, mi sembra tutto senza senso, mi sento addirittura estranea alle cose solite che ho sempre fatto perchè non riesco a essere nelle cose che faccio - faccio shopping e penso a queste condzioni, sto con gli amici e penso sempre a questo, sono sempre da altre parti con la testa, non riesco a rifugiarmici perchè queste paure sono più forti, non riesco più a riappropriarmi della mia visione di vita come è sempre stata. Insomma, non riesco a razionalizzare tutto questo popo di roba, non risco a convincere le mie emozioni che sono tutte fisse, e questo mi fa convincere sempre di più che io abbia qualcosa che non va sul serio, sono forse davvero depressa? O il mio cervello si è solo buttato addosso tutte i sintomi di ansia e depressione che ho letto ovunque su internet? In entrambe i casi, c'è qualcosa che non va...
[#1]
Gentile ragazza,
internet è una grande risorsa ma spesso quando si ha un problema e lo si cerca su internet, il risultato è solo quello di peggiorare le cose, perchè si trovano anche casi limite etc. La maggior parte delle persone nella vita prima o poi sperimentano qualche crisi d'ansia, è una cosa più comune di quanto si possa pensare, e soprattutto se ne può uscire. Inoltre nel suo caso pare che esista una predisposizione agli stati ansiosi, e che le crisi si siano verificate a seguito di un periodo di instabilità familiare, dunque si tratta di una situazione ancora più comune e affrontabile.
Il problema principale dell'ansia e del panico, per così dire, è che tende ad autoalimentarsi: l'ansia causa una sensazione di non controllo, e di conseguenza l'idea di non riuscire a controllarsi e a gestire questi momenti ha l'effetto di aumentare l'ansia e la confusione. E' un circolo vizioso. Per questo è utile non incaponirsi a risolvere il problema da soli, ma con l'aiuto di uno specialista.
Saluti
internet è una grande risorsa ma spesso quando si ha un problema e lo si cerca su internet, il risultato è solo quello di peggiorare le cose, perchè si trovano anche casi limite etc. La maggior parte delle persone nella vita prima o poi sperimentano qualche crisi d'ansia, è una cosa più comune di quanto si possa pensare, e soprattutto se ne può uscire. Inoltre nel suo caso pare che esista una predisposizione agli stati ansiosi, e che le crisi si siano verificate a seguito di un periodo di instabilità familiare, dunque si tratta di una situazione ancora più comune e affrontabile.
Il problema principale dell'ansia e del panico, per così dire, è che tende ad autoalimentarsi: l'ansia causa una sensazione di non controllo, e di conseguenza l'idea di non riuscire a controllarsi e a gestire questi momenti ha l'effetto di aumentare l'ansia e la confusione. E' un circolo vizioso. Per questo è utile non incaponirsi a risolvere il problema da soli, ma con l'aiuto di uno specialista.
Saluti
Dr.ssa Valentina Bovio - Psicologa Psicoterapeuta
[#3]
"sono forse davvero depressa? O il mio cervello si è solo buttato addosso tutte i sintomi di ansia e depressione che ho letto ovunque su internet?"
Gent.le ragazza,
se sta affrontando una psicoterapia come mai non condivide con la Psicologa queste perplessità? Il colloquio le consentirà di elaborare il suo vissuto non solo di avere benefici relativi al sintomo che a loro volta non derivano dalla razionalizzazione delle sue emozioni, ma al contrario da un contatto profondo con esse in grado di trasformare la sua autoconsapevolezza.
Gent.le ragazza,
se sta affrontando una psicoterapia come mai non condivide con la Psicologa queste perplessità? Il colloquio le consentirà di elaborare il suo vissuto non solo di avere benefici relativi al sintomo che a loro volta non derivano dalla razionalizzazione delle sue emozioni, ma al contrario da un contatto profondo con esse in grado di trasformare la sua autoconsapevolezza.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#4]
Ex utente
Ho provato a condividerle, ma non mi è stata data una chiara risposta in merito, lo psicologo continua a voler indagare sulle mie situazioni passate - lo stress della separazione, l'insoddisfazione riguardo la vita sociale, il momento di transizione (l'approdo all'università), etc, che per quanto importanti e dense di significato - non posso negare che non mi abbiano stressata - , io non sento essere la causa maggiore del mio problema, in quanto ho sempre visto tutto ciò come un periodo di passaggio: la maturità passa, le amicizie cambiano e si trovano persone più stimolanti, l'approdo all'università è sempre stato motivo di allegria e voglia di conoscere per me...
[#5]
Gent.le ragazza,
se non è soddisfatta dell'andamento della psicoterapia e sente che sta andando nella "direzione sbagliata" dovrebbe esplicitare queste perplessità e se non è possibile concordare obiettivi condivisi con lo Psicologo -Psicoterapeuta, non è da escludere la possibilità di interrompere il percorso e cambiare specialista. Tuttavia è fondamentale che ti senta libera di esprimere all'interno del colloquio le tue aspettative e quello che percepisci riguardo il percorso terapeutico avviato.
se non è soddisfatta dell'andamento della psicoterapia e sente che sta andando nella "direzione sbagliata" dovrebbe esplicitare queste perplessità e se non è possibile concordare obiettivi condivisi con lo Psicologo -Psicoterapeuta, non è da escludere la possibilità di interrompere il percorso e cambiare specialista. Tuttavia è fondamentale che ti senta libera di esprimere all'interno del colloquio le tue aspettative e quello che percepisci riguardo il percorso terapeutico avviato.
[#6]
Ex utente
Grazie del consiglio, prenderò in considerazione quest'opzione, anche se devo ammettere che vi è una certa resistenza da parte mia a descrivere completamente tutto ciò che provo per la paura stessa che mi venga diagnosticata una depressione... Può succedere una cosa simile? In tutte le mie ricerche non ho trovato nessuno che avesse così tanta paura di questa patologia dal voler quasi rinunciare a combatterla o a capirla già in principio, senza nemmeno averci provato, o sapere se ne è affetto! Ciò mi spaventa, perchè è quello che sento, e lo trovo completamente opposto al tipo di persona che sono sempre stata! Inoltre sono restia perchè non vorrei mai riportare sintomi "falsi" per così dire, frutto della mia suggestione, considerato che il mio stato mentale è stato graduale, conseguenze di paure che hanno costituito invincibili circoli viziosi che io non accetto esistano o siano esistiti nella mia mente, e il fatto in sé di averli/ averli avuti mi butta in questo stato angoscioso da cui non riesco a tirarmi fuori ...
[#7]
Gent.le ragazza,
la condivisione del tuo vissuto offre al processo terapeutico "materiale" da elaborare facendo emergere alla sua consapevolezza gli aspetti derivanti dall'autosuggestione e quelli connessi alla tua esperienza, ma sempre rispettando i tuoi tempi magari potresti partire dal timore di essere completamente "trasparente" agli occhi della Psicologa, sarà compito dello specialista accompagnarti in questo percorso facilitandolo e modulandolo in funzione delle tue esigenze.
la condivisione del tuo vissuto offre al processo terapeutico "materiale" da elaborare facendo emergere alla sua consapevolezza gli aspetti derivanti dall'autosuggestione e quelli connessi alla tua esperienza, ma sempre rispettando i tuoi tempi magari potresti partire dal timore di essere completamente "trasparente" agli occhi della Psicologa, sarà compito dello specialista accompagnarti in questo percorso facilitandolo e modulandolo in funzione delle tue esigenze.
[#8]
"Non accetto che sia stato solo un momento dovuto a stress questo dell'ansia"
Infatti probabilmente fa parte di una modalità di reagire agli eventi stressogeni, che si è acuita in un particolare momento della vita.
"Insomma, non riesco a razionalizzare tutto questo popo di roba, non risco a convincere le mie emozioni che sono tutte fisse, e questo mi fa convincere sempre di più che io abbia qualcosa che non va sul serio, sono forse davvero depressa?"
Gentile ragazza,
non sempre la razionalizzazione è la strada giusta, e di certo le emozioni non si "convincono" ma si vivono. Razionalmente lei è perfettamente in grado di comprendere e di dire a se stessa che "sono tutte fisse" per così dire, ma è emotivamente che deve proseguire nel percorso. Sicuramente è possibile interrompere la terapia e intraprenderne un'altra qualora ce ne fosse bisogno, ma dal momento che sente un sollievo dall'ansia, parli in seduta di tutte le sue perplessità, avere delle resistenze ad aprirsi è normale, ma il collega è lì per esserle d'aiuto, non per giudicarla o etichettarla con una diagnosi. Nel suo problema mi sembra che l'elemento preponderante sia l'ansia, ma comunque non affrontare le sue paure sarebbe un po' come non curarsi il raffreddore per paura che ci possa essere anche un principio di bronchite.
Per una persona che è sempre stata razionale, magari efficiente, che si è sempre basata sulle proprie forze di certo scoprire di avere un punto debole difficile da controllare con il raziocinio è un colpo duro, ma può essere anche l'occasione di scoprire lati nuovi di sè che la aiuteranno ad affrontare meglio la vita.
Saluti
Infatti probabilmente fa parte di una modalità di reagire agli eventi stressogeni, che si è acuita in un particolare momento della vita.
"Insomma, non riesco a razionalizzare tutto questo popo di roba, non risco a convincere le mie emozioni che sono tutte fisse, e questo mi fa convincere sempre di più che io abbia qualcosa che non va sul serio, sono forse davvero depressa?"
Gentile ragazza,
non sempre la razionalizzazione è la strada giusta, e di certo le emozioni non si "convincono" ma si vivono. Razionalmente lei è perfettamente in grado di comprendere e di dire a se stessa che "sono tutte fisse" per così dire, ma è emotivamente che deve proseguire nel percorso. Sicuramente è possibile interrompere la terapia e intraprenderne un'altra qualora ce ne fosse bisogno, ma dal momento che sente un sollievo dall'ansia, parli in seduta di tutte le sue perplessità, avere delle resistenze ad aprirsi è normale, ma il collega è lì per esserle d'aiuto, non per giudicarla o etichettarla con una diagnosi. Nel suo problema mi sembra che l'elemento preponderante sia l'ansia, ma comunque non affrontare le sue paure sarebbe un po' come non curarsi il raffreddore per paura che ci possa essere anche un principio di bronchite.
Per una persona che è sempre stata razionale, magari efficiente, che si è sempre basata sulle proprie forze di certo scoprire di avere un punto debole difficile da controllare con il raziocinio è un colpo duro, ma può essere anche l'occasione di scoprire lati nuovi di sè che la aiuteranno ad affrontare meglio la vita.
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1.5k visite dal 02/09/2012.
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