Il mio cervello ormai si sia impostato

Salve, sono una ragazza di 20 anni, sono in una situazione molto critica, perchè un anno fa sono rimasta impressionata dal suicidio di un ragazzo poco più grande di me, a distanza di pochi mesi ho avuto un episodio depressivo durante il quale ho avuto pensieri di suidicio, ma non perchè fossi disperata, più per una sorta di autopunizione mentale,- se non ti sforzi nella vita per ottenere qualcosa e per conoscere te stessa non meriti di vivere- ma sono riuscita a superare questa crisi tranquillamente iniziando teatro, poi sembrava che tutto fosse volto per il meglio finchè un giorno non mi sono impegnata durante le lezioni di teatro e quindi mi è tornato in mente il fatto che io sono remissiva, una che si lascia vivere e ho riiniziato a farmi le paranoie. Ho cercato di scacciare questi pensieri negativi dimostrando che se volevo ero in grado di impegnarmi, ma nonostante ciò mi svegliavo triste di mattina, fino al weekend in cui sono rimasta a casa da sola che mi sono fatta tante paranoie e non sono riuscita a controllarle tanto da provocare in me dei dubbi esistenziali così immensi da gettarmi in uno stato di angoscia e di autosuggestione tale che il mio cervello è andato in tilt e si è come programmato per il suicidio. Quel giorno ho capito che avevo combinato un disastro però i giorni seguenti ho sperato che in verità fosse un episodio a sè stante, invece ha subito iniziato a comportare delle conseguenze, dopo un po non mi interessava più il mio studio, non riuscivo a lasciarmi andare, ogni cosa mi gettava nel dubbio generandomi angoscia, dopo un po ho iniziato ad avere attacchi di panico e pensieri di suicidio costanti ma non perchè volessi davvero uccidermi ma perchè mi rendevo conto che mi stavo portando verso una via di morte. Dopo tre mesi dall'inizio di questa "nevrosi" ho iniziato ad andare dallo psicologo, poi ho concluso l'anno scolastico con successo, avendo fatto spettacoli di teatro e avendo dato tutti gli esami all'università, ma nonostante ciò quando in estate sono tornata nella mia città continuavo a star male, fino a scoraggiarmi del tutto e a non provare più niente. Sono due mesi che sono in questo stato di atarassia, in cui non provo più angoscia, ipocondria, sentimenti, stati d'animo e ho perennemente il mal di testa, apparentemente sembro normale ma in verità mi sento come un'automa. Sono disperata, non so come fare, ho paura che il mio cervello ormai si sia impostato in questa modalità negativa e non so come fare, voglio continuare a vivere perchè ho una vita piena di amici, studi ma mi sento come una morta. Molti mi dicono che sono in uno stato di convalescenza psicologica ma è da due mesi che sono così e ho tanta paura di non tornare più in uno stato psicologico normale. Mi scusi per la lettera così lunga ma sono molto preoccupata ed era necessario spiegare per bene tutta la faccenda.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Ragazza,
quante sedute ha fatto con lo psicologo? Sta ancora proseguendo?
Che tipo di lavoro avete fatto insieme?

Quali studi sta effettuando all'Università? Quali progetti di vita aveva quando ha scelto quel corso di studi?

La vita in famiglia come va?
Ha una relazione affettiva?


Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
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Dr.ssa Valentina Bovio Psicologo, Psicoterapeuta 71 1
Gentile ragazza,
quando dice che è rimasta impressionata dal suicidio di quel giovane, cosa intende? Cosa ha sentito?

Da quello che scrive sembra che lei sia una persona molto efficiente, in grado di portare a termine con successo i propri impegni di studio o di passioni, e che questa passività sia relativa all'area emotiva e non a quella "operativa". Mi colpisce infatti che lei parli di se stessa come un automa e che descriva ciò che sta vivendo come se fosse il tecnico di un computer, come se ciò che vive fosse indipendente da lei: "ho paura che il mio cervello ormai si sia impostato in questa modalità negativa".

E' importante che lei si riappassioni alla vita e che volga la sua capacità di impegnarsi e di progredire nel recuperare una dimensione di vita e nel riappropriarsene. A tal proposito, sta ancora andando dallo psicologo?

Saluti

Dr.ssa Valentina Bovio - Psicologa Psicoterapeuta

[#3]
Utente
Utente
Sì, ho appena finito un percorso terapeutico di psicanalisi sul lettino, è stato utile perchè ho capito tante cose su me stessa, ho capito che tutte le paranoie che avevo erano dettate ed ingigantite dall'angoscia, però nonostante ciò non sono mai serena e la mattina mi sveglio e piango perchè sento una forte tristezza al cuore e come un blocco in testa che mi genera perenni emicranee. Comunque quando ho saputo del ragazzo suicida sono rimasta impressionata tantissimo perchè era una persona che io ammiravo e mi ha fatto pensare al fatto che esiste un lato nascosto in noi che se venisse tirato fuori farebbe sorgere addirittura la mancanza di voglia di vivere e allo stesso tempo ero curiosa di sapere cosa prova una persona per arrivare a pensare di voler morire. Un mese dopo ho avuto una crisi esistenziale, in cui ho preso coscienza della responsabilità della vita e mi sono talmente angosciata di fronte all'ignoto del destino che appunto ho sentito il cervello andare in tilt per i troppi pensieri e che la parte autodistruttiva aveva preso il sopravvento. Comunque in famiglia ho due figura maschili molto forti che mi hanno sempre fatto sentire inferiore e forse questo ha influito,infatti in questi giorni sto cercando di riprendere il rapporto con mio padre, non ho il ragazzo e non ce l'ho mai avuto, studio cinese a Venezia. Quando ho iniziato ad avere la crisi ero molto entusiasta di cinese, ma poi nell'arco di poco tempo lo studio è diventato motivo di angoscia e adesso riesco a studiare perchè comunque non ho più ansia, però lo faccio con un interesse moderato e soprattutto non sento stress per l'esame, ma non è un buon segno, mi fa sentire come un alieno fuori dal mondo e ho 20 anni, l'esame dovrebbe essere il mio unico problema fonte di stress e invece non sento tensione, adrenalina.
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Dr.ssa Valentina Bovio Psicologo, Psicoterapeuta 71 1
Se capisco bene i tempi che hanno scandito la sua esperienza, mi pare che il percorso psicoanalitico sia stato piuttosto breve, o sbaglio?

Vista la natura del suo disagio, forse le sarebbe più utile un approccio più "interattivo", come ad esempio una terapia relazionale.

Saluti
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