Relazione complicata e mancanza di fiducia
Gentili specialisti,
da ormai più di un anno intrattengo una relazione con un ragazzo omosessuale di 30 anni, che prima di me non aveva mai avuto rapporti né sentimentali né sessuali con donne. Se all'inizio si trattava di uno stretto rapporto di amicizia, si è trasformato poi in una vera e propria relazione di coppia, seppure con una serie di problemi derivanti dal piano sessuale. Benché abbiamo rapporti sessuali più o meno frequenti, ricercati da entrambe le parti, lui continua a dire di non sentirsi nemmeno bisessuale e di non provare soddisfazione della propria libido nei rapporti con me.
Avendo una relazione emotiva molto forte e molto stretta, ho chiesto mesi fa di chiarire la situazione, ossia di decidere se essere una coppia o se allentare il rapporto e farlo tornare a essere una semplice amicizia, perché è per me inconcepibile essere così vicini ed esclusivi senza un 'accordo' sui termini della relazione. Lui ha risposto che eravamo una coppia. Il casus belli si è verificato poco dopo questo 'chiarimento', occasione in cui io gli avevo chiesto di non frequentare più le chat, richiesta che lui ha apparentemente accettato ma che ho scoperto poi aveva disatteso, continuando a chattare (in maniera anche molto 'esplicita') con altri uomini. Si è giustificato dicendo che si trattava di una valvola di sfogo perché avendo una relazione esclusiva con me (donna) sentiva di dover escludere una parte di sé (l'omosessualità). Ha poi messo in chiaro di aver acconsentito alle mie richieste solo per il bene che mi vuole e non perché senta dentro di sé di essere una coppia con me e di dovermi fedeltà, pur ammettendo di essersi comportato per mesi come un vero e proprio 'fidanzato'. Per me è stato lui di sua spontanea volontà, senza costrizione, a instaurare un rapporto di coppia e deve quindi agire di conseguenza o rinunciare. Abbiamo deciso di continuare ad essere una specie di coppia, ma le tensioni sono continuate e soprattutto io ho perso totalmente la fiducia in lui. Se infatti già la sua omosessualità rivendicata è fonte per me di insicurezza, l'avermi mentito ha scatenato la paranoia. Ho iniziato a controllarlo, innescando un circolo vizioso: più io controllo, più lui sente di avere accanto a sé un carabiniere, si sente soffocare e sente ancora più pesante la relazione. In questi ultimi giorni ho iniziato ad attaccarlo, a cercare la lite e 'la resa dei conti', partendo dal fatto che ho scoperto suoi gusti sessuali particolari di cui non mi aveva mai parlato (mi ha risposto dicendo che non lo ha fatto perché secondo lui non hanno alcuna attinenza col nostro rapporto), e poi la discussione si è infuocata quando sono saltati fuori dei preservativi che (secondo un conto che tengo per paranoia) dovevano essere finiti, per cui l'ho subito accusato di avermi tradito. Non so bene perché ho scritto qui (lui è già in terapia per suoi problemi, e magari dovremmo andare insieme da uno specialista), forse vorrei solo focalizzare meglio i problemi. Grazie.
da ormai più di un anno intrattengo una relazione con un ragazzo omosessuale di 30 anni, che prima di me non aveva mai avuto rapporti né sentimentali né sessuali con donne. Se all'inizio si trattava di uno stretto rapporto di amicizia, si è trasformato poi in una vera e propria relazione di coppia, seppure con una serie di problemi derivanti dal piano sessuale. Benché abbiamo rapporti sessuali più o meno frequenti, ricercati da entrambe le parti, lui continua a dire di non sentirsi nemmeno bisessuale e di non provare soddisfazione della propria libido nei rapporti con me.
Avendo una relazione emotiva molto forte e molto stretta, ho chiesto mesi fa di chiarire la situazione, ossia di decidere se essere una coppia o se allentare il rapporto e farlo tornare a essere una semplice amicizia, perché è per me inconcepibile essere così vicini ed esclusivi senza un 'accordo' sui termini della relazione. Lui ha risposto che eravamo una coppia. Il casus belli si è verificato poco dopo questo 'chiarimento', occasione in cui io gli avevo chiesto di non frequentare più le chat, richiesta che lui ha apparentemente accettato ma che ho scoperto poi aveva disatteso, continuando a chattare (in maniera anche molto 'esplicita') con altri uomini. Si è giustificato dicendo che si trattava di una valvola di sfogo perché avendo una relazione esclusiva con me (donna) sentiva di dover escludere una parte di sé (l'omosessualità). Ha poi messo in chiaro di aver acconsentito alle mie richieste solo per il bene che mi vuole e non perché senta dentro di sé di essere una coppia con me e di dovermi fedeltà, pur ammettendo di essersi comportato per mesi come un vero e proprio 'fidanzato'. Per me è stato lui di sua spontanea volontà, senza costrizione, a instaurare un rapporto di coppia e deve quindi agire di conseguenza o rinunciare. Abbiamo deciso di continuare ad essere una specie di coppia, ma le tensioni sono continuate e soprattutto io ho perso totalmente la fiducia in lui. Se infatti già la sua omosessualità rivendicata è fonte per me di insicurezza, l'avermi mentito ha scatenato la paranoia. Ho iniziato a controllarlo, innescando un circolo vizioso: più io controllo, più lui sente di avere accanto a sé un carabiniere, si sente soffocare e sente ancora più pesante la relazione. In questi ultimi giorni ho iniziato ad attaccarlo, a cercare la lite e 'la resa dei conti', partendo dal fatto che ho scoperto suoi gusti sessuali particolari di cui non mi aveva mai parlato (mi ha risposto dicendo che non lo ha fatto perché secondo lui non hanno alcuna attinenza col nostro rapporto), e poi la discussione si è infuocata quando sono saltati fuori dei preservativi che (secondo un conto che tengo per paranoia) dovevano essere finiti, per cui l'ho subito accusato di avermi tradito. Non so bene perché ho scritto qui (lui è già in terapia per suoi problemi, e magari dovremmo andare insieme da uno specialista), forse vorrei solo focalizzare meglio i problemi. Grazie.
[#1]
Gentile Utente,
Lei che cosa cerca in questa relazione?
Mi pare che le basi su cui si basava la vostra amicizia, adesso non ci siano più e abbiano lasciato il posto a paranoie, rancori e litigi. Le sta bene la situazione?
Come pensa di risolvere la situazione?
Per quali motivi è in terapia il suo compagno?
Lei che cosa cerca in questa relazione?
Mi pare che le basi su cui si basava la vostra amicizia, adesso non ci siano più e abbiano lasciato il posto a paranoie, rancori e litigi. Le sta bene la situazione?
Come pensa di risolvere la situazione?
Per quali motivi è in terapia il suo compagno?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Grazie innanzi tutto per la risposta.
Ho omesso che contestualmente allo svilupparsi di questa relazione io ho chiuso una storia durata 9 anni (e che era in crisi da tempo). Questo fatto credo mi abbia portato a essere più vulnerabile e a 'lasciare aperte alcune porte'. Forse all'inizio questa era una relazione compensatoria, ma poi mi sono ritrovata a vivere una gratificante relazione di coppia, che è durata fino a che io non ho avanzato delle richieste.
Ora come ora non lo so, la situazione non mi sta bene e vorrei una relazione tranquilla (per quanto possibile, dati i problemi di fondo), oppure sarei anche disposta a rinunciare, cercando di instaurare una semplice amicizia per salvare il rapporto con questa persona. Mi piacerebbe ripristinare la fiducia e la sintonia di un tempo, che comunque quando siamo tranquilli e non belligeranti c'è ancora. Un punto nodale è che lui ha ripetuto per mesi di non sapersi relazionare con me se non come fa (dunque come 'compagno', dico io) e che quindi la semplice amicizia era per lui impensabile. Ha preso in considerazione questa ipotesi solo negli ultimi giorni, visto il deteriorarsi ulteriore dei rapporti. Non so davvero come poter risolvere la situazione.
Non ho mai chiesto precisamente perché è in terapia, so che ha avuto (e ha) episodi depressivi, mancanza di autostima e problemi relazionali (non ha mai avuto una relazione lunga stabile prima di questa).
Grazie ancora.
Ho omesso che contestualmente allo svilupparsi di questa relazione io ho chiuso una storia durata 9 anni (e che era in crisi da tempo). Questo fatto credo mi abbia portato a essere più vulnerabile e a 'lasciare aperte alcune porte'. Forse all'inizio questa era una relazione compensatoria, ma poi mi sono ritrovata a vivere una gratificante relazione di coppia, che è durata fino a che io non ho avanzato delle richieste.
Ora come ora non lo so, la situazione non mi sta bene e vorrei una relazione tranquilla (per quanto possibile, dati i problemi di fondo), oppure sarei anche disposta a rinunciare, cercando di instaurare una semplice amicizia per salvare il rapporto con questa persona. Mi piacerebbe ripristinare la fiducia e la sintonia di un tempo, che comunque quando siamo tranquilli e non belligeranti c'è ancora. Un punto nodale è che lui ha ripetuto per mesi di non sapersi relazionare con me se non come fa (dunque come 'compagno', dico io) e che quindi la semplice amicizia era per lui impensabile. Ha preso in considerazione questa ipotesi solo negli ultimi giorni, visto il deteriorarsi ulteriore dei rapporti. Non so davvero come poter risolvere la situazione.
Non ho mai chiesto precisamente perché è in terapia, so che ha avuto (e ha) episodi depressivi, mancanza di autostima e problemi relazionali (non ha mai avuto una relazione lunga stabile prima di questa).
Grazie ancora.
[#3]
Gentile Utente,
forse entrambi avete le idee confuse su ciò che volete da questa relazione... Ma per quanto riguarda Lei che scrive, dice:
"la situazione non mi sta bene e vorrei una relazione tranquilla"
alla luce di quello che è accaduto le pare possibile? Oppure il suo desiderio di stare vicino a questa persona nasce da altre motivazioni che poco hanno a che vedere con una storia d'amore?
Inoltre il fatto che lui sia in terapia per depressione e che abbia altri problemi, la spinge a prendersene cura e a non potersi allontanare da lui?
forse entrambi avete le idee confuse su ciò che volete da questa relazione... Ma per quanto riguarda Lei che scrive, dice:
"la situazione non mi sta bene e vorrei una relazione tranquilla"
alla luce di quello che è accaduto le pare possibile? Oppure il suo desiderio di stare vicino a questa persona nasce da altre motivazioni che poco hanno a che vedere con una storia d'amore?
Inoltre il fatto che lui sia in terapia per depressione e che abbia altri problemi, la spinge a prendersene cura e a non potersi allontanare da lui?
[#4]
Ex utente
Gentile dr.,
le idee sono sicuramente molto confuse da entrambe le parti. Per quanto mi riguarda, mi sento di poter affermare con certezza che il mio desiderio di avere una relazione non nasce dalla volontà di accudimento, non mi sento nella condizione di pensare di dover stare accanto a questa persona per i suoi problemi (né tanto meno c'è in me alcuna volontà di 'conversione'). Anzi, all'inizio lui cercava di tenermi legata a sé anche con reazioni psicosomatiche ai miei allontanamenti (al tempo era ancora in piedi l'altra relazione) e io mi sono sempre sentita molto infastidita e irritata da questi suoi comportamenti, che poi sono cessati del tutto.
Penso sia possibile recuperare e forse riuscire ad avere una relazione (più o meno) normale perché, oltre a sentimenti molto radicati, abbiamo sempre avuto una sintonia molto forte che ci ha istintivamente avvicinato e continua a tenerci insieme. Non mi sento però in grado di decidere io cosa fare perché nelle questioni di fondo (e in particolare nelle questioni sessuali) non credo di poter avere voce in capitolo, ma penso che sia lui che deve capire se può stare dentro una relazione con me o no. L'unica cosa che mi sentirei di 'pretendere' è che, se io ho problemi di fiducia, posso certo impegnarmi a contenere la paranoia, ma credo che lui non possa risolvere la questione rispondendomi semplicemente che devo fidarmi per rispetto nei suoi confronti. Inoltre in questo periodo i conflitti si sono inaspriti perché io dovrò andare all'estero per due mesi e, oltre allo stress del trasferimento, non riesco a pensare di allontanarmi per così tanto tempo senza avere un chiarimento della situazione.
Grazie ancora della risposta.
le idee sono sicuramente molto confuse da entrambe le parti. Per quanto mi riguarda, mi sento di poter affermare con certezza che il mio desiderio di avere una relazione non nasce dalla volontà di accudimento, non mi sento nella condizione di pensare di dover stare accanto a questa persona per i suoi problemi (né tanto meno c'è in me alcuna volontà di 'conversione'). Anzi, all'inizio lui cercava di tenermi legata a sé anche con reazioni psicosomatiche ai miei allontanamenti (al tempo era ancora in piedi l'altra relazione) e io mi sono sempre sentita molto infastidita e irritata da questi suoi comportamenti, che poi sono cessati del tutto.
Penso sia possibile recuperare e forse riuscire ad avere una relazione (più o meno) normale perché, oltre a sentimenti molto radicati, abbiamo sempre avuto una sintonia molto forte che ci ha istintivamente avvicinato e continua a tenerci insieme. Non mi sento però in grado di decidere io cosa fare perché nelle questioni di fondo (e in particolare nelle questioni sessuali) non credo di poter avere voce in capitolo, ma penso che sia lui che deve capire se può stare dentro una relazione con me o no. L'unica cosa che mi sentirei di 'pretendere' è che, se io ho problemi di fiducia, posso certo impegnarmi a contenere la paranoia, ma credo che lui non possa risolvere la questione rispondendomi semplicemente che devo fidarmi per rispetto nei suoi confronti. Inoltre in questo periodo i conflitti si sono inaspriti perché io dovrò andare all'estero per due mesi e, oltre allo stress del trasferimento, non riesco a pensare di allontanarmi per così tanto tempo senza avere un chiarimento della situazione.
Grazie ancora della risposta.
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"Non mi sento però in grado di decidere io cosa fare perché nelle questioni di fondo (e in particolare nelle questioni sessuali) non credo di poter avere voce in capitolo, ma penso che sia lui che deve capire se può stare dentro una relazione con me o no"
Quando c' è tanta confusione, come in questo caso, in genere la scelta più saggia è non scegliere ma chiarirsi un po' le idee.
Tuttavia non vedrei in lei un ruolo così passivo, senza voce in capitolo, perchè questo ragazzo le ha già detto (con i fatti) che vuole una storia con lei alle condizioni già espresse ma che adesso a lei stanno strette...
Forse in tali circostanze l'allontanamento potrà anche essere utile, anzichè dannoso.
Un cordiale saluto,
Quando c' è tanta confusione, come in questo caso, in genere la scelta più saggia è non scegliere ma chiarirsi un po' le idee.
Tuttavia non vedrei in lei un ruolo così passivo, senza voce in capitolo, perchè questo ragazzo le ha già detto (con i fatti) che vuole una storia con lei alle condizioni già espresse ma che adesso a lei stanno strette...
Forse in tali circostanze l'allontanamento potrà anche essere utile, anzichè dannoso.
Un cordiale saluto,
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Ex utente
Mi sta quindi suggerendo che sia io a non volere una relazione e che io stia cercando un qualche motivo per chiudere... non so cosa dire a riguardo, mediterò.
Sono cosciente di instaurare relazioni che per qualche motivo non abbiano le premesse per essere stabili (per quanto poi lo siano e lo siano state nei fatti), e di fuggire di fronte a una prospettiva di impegno (ammetto che mi atterrisce l'idea di 'metter su famiglia' e che qualcuno possa pretendere questo da me), ma non avevo pensato che questi miei comportamenti potessero essere messi in relazione con questo aspetto, soprattutto perché sono stata accusata di essere io a forzare la relazione e di volerla a tutti i costi.
Ringraziandola ancora per le sue risposte, che mi sono state molto utili, le porgo i miei migliori saluti.
Sono cosciente di instaurare relazioni che per qualche motivo non abbiano le premesse per essere stabili (per quanto poi lo siano e lo siano state nei fatti), e di fuggire di fronte a una prospettiva di impegno (ammetto che mi atterrisce l'idea di 'metter su famiglia' e che qualcuno possa pretendere questo da me), ma non avevo pensato che questi miei comportamenti potessero essere messi in relazione con questo aspetto, soprattutto perché sono stata accusata di essere io a forzare la relazione e di volerla a tutti i costi.
Ringraziandola ancora per le sue risposte, che mi sono state molto utili, le porgo i miei migliori saluti.
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"Mi sta quindi suggerendo che sia io a non volere una relazione e che io stia cercando un qualche motivo per chiudere"
No, sto solo dicendo che vale la pena chiarirsi prima le idee ed essere certi della direzione intrapresa, altrimenti si corre il rischio di rovinare la relazione e anche di andare incontro ad una inutile sofferenza.
Quanto alle sue dinamiche, l'importante è esserne consapevoli. Poi sarà Lei a scegliere di vivere come meglio ritiene.
Un cordiale saluto,
No, sto solo dicendo che vale la pena chiarirsi prima le idee ed essere certi della direzione intrapresa, altrimenti si corre il rischio di rovinare la relazione e anche di andare incontro ad una inutile sofferenza.
Quanto alle sue dinamiche, l'importante è esserne consapevoli. Poi sarà Lei a scegliere di vivere come meglio ritiene.
Un cordiale saluto,
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Ex utente
Io penso di essere certa di volere lui accanto, però è vero anche che i problemi causati dalla sua sessualità mi scoraggiano molto e mi rendono estremamente insicura. Dovrei forse chiarirmi quanto mi pesa la sua incertezza e se riesco a farmene carico...
Penso anche che forse sia necessario trovare un modo di tranquillizzarmi, soprattutto per non farlo sentire 'assediato', anche se non riesco (non riusciamo) a immaginare quale possa essere.
Saluti
Penso anche che forse sia necessario trovare un modo di tranquillizzarmi, soprattutto per non farlo sentire 'assediato', anche se non riesco (non riusciamo) a immaginare quale possa essere.
Saluti
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Ex utente
In seguito a questa mia richiesta di ieri mi sono ritrovata a riflettere su un comportamento (o forse meglio atteggiamento) che da sempre tengo nelle relazioni interpersonali che prevedano anche un coinvolgimento sessuale. In ambito sessuale sono una persona molto disinibita, dalla morale molto aperta, che generalmente frequenta persone altrettanto disinibite. Mi capita però che se alcune esperienze anche 'molto hot' mi sono raccontate da amici o conoscenti, esse mi lascino totalmente indifferente, ma se fatti analoghi (anche se passati e archiviati) mi sono confidati da coloro con cui ho un diretto coinvolgimento sessuale mi infastidiscano, anche molto, e di conseguenza si scatena in me il rifiuto e mi ritrovo spesso a rimuginarci su. La cosa che mi stupisce di me stessa è che ho questo fastidio riguardo a esperienze sessuali che magari non ho vissuto in prima persona, ma che se mi fossero proposte non avrei problemi a esperire, in quanto sono molto aperta e curiosa. L'unica risposta che mi sono data è che possa trattarsi di un atteggiamento causato dal 'sentimento di esclusione' da esperienze passate della persona con cui ho a che fare. Vorrei trovare un modo di evitare questo riflesso di rifiuto, che mi porto dietro fin dalla prima relazione che ho avuto nell'adolescenza, soprattutto perché si scatena in merito a cose nei riguardi delle quali non ho alcun problema e che mi fa vivere male le relazioni di coppia. Grazie a tutti quelli che vorrano rispondermi.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.1k visite dal 26/08/2012.
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