Dismorfismo corporeo con somatizzazione

Buongiorno, sono Maurizio, 25 anni, e da marzo 2011 seguo una psicoterapia sistemico-relazionale. Il mio disturbo è "Dismorfismo corporeo con somatizzazione".
L'accumulo di dolori è stato crescente negli ultimi anni: mal di testa, dermatite, mal di stomaco, fino al blocco totale del collo (rigidità assoluta e forti dolori). Ho sempre avuto la fissazione per i capelli e, soprattutto, le orecchie a ventola.
Le orecchie mi tormentano da una decina d'anni e ho fatto di tutto per nasconderle ed evitare offese e prese in giro. Sono arivato ad un livello tale da non uscire di casa sia per il problema delle orecchie che per la fortissima somatizzazione (collo bloccato).
Ho parlato ai miei genitori del disturbo per le orecchie tre anni fa; ho chiesto loro di eseguire un intervento di chirurgia estetica per "chiudere" le orecchie, ma hanno rifiutato considerandomi "vanitoso\pazzo\una delusione" etc..
Lì ho iniziato ad accumulare rabbia finchè la tensione mi ha bloccato il collo e la vita.
La psicoterapia non ha dato grandi risultati e a maggio 2012 ho deciso e convinto tutti a farmi operare per correggere il difetto (reale); ma la psicologa non mi ha informato che sarebbe stato inutile perchè ora continuo a vedermi "strano\difettoso" e quasi mi pento di essermi operato (ora mi vedo la testa grossa\i capelli brutti).
Ho letto infatti che in questi casi di dismorfismo è inutile operarsi.
Volevo chiederVi un parere sulla mia psicologa perchè ho qualche dubbio a riguardo: spesso l'ho vista titubante e in difficoltà durante la terapia, come se non sapesse che fare e provasse "per tentativi" (da 6 mesi usiamo la tecnica EMDR).
Magari un terapeuta cognitivo\comportamentale sarebbe più adatto al mio caso?
Non è una situazione facile, non so a chi parlarne (il mio medico di base ne capisce meno di me).
Vi chiedo un consiglio,
grazie a tutti.
Maurizio
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

non è semplice neppure per noi, da qui, senza avere un quadro preciso della situazione, esprimere valutazioni sulla terapia e sulla psicologa che la segue.

Lei non ha provato a rimandare alla sua terapeuta ciò che vedeva in lei, ovvero che la sentiva titubante?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
No, non sono mai riuscito a dirle ciò che vedevo in lei (spesso l'ho vista commossa\dubbiosa\a disagio). Effettivamente ha commesso degli errori: mi mandò a fare massaggi da una massoterapista, con risultati tremendi; non mi ha "impedito" e non mi ha detto l'inutilità di fare o meno l'intervento alle orecchie: l'ho scoperto io leggendo su internet!; e spesso l'argomento che trattavamo lo sentivo "distante" da ciò di cui volevo parlare io (per esempio, io volevo parlare delle orecchie e invece si tornava sempre alla famiglia\mia sorella\mio padre, mentre io sento e sentivo il bisogno di trattare le orecchie\il sentirmi difettoso..)
Domani ho terapia (dopo un mese di sue ferie in cui ho avuto non pochi problemi..) e sono dubbioso: a chi devo rivolgermi se ho questi dubbi? Alla psicologa stessa o prendere appuntamento con un altro?
La ringrazio
[#3]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

qualunque difficoltà Lei riscontri con la sua terapia in corso è sempre bene parlarne con il terapeuta stesso.

La tecnica dell'EMDR è un tecnica recente ed è ampiamente studiata.

A differenza della medicina ci sono ben pochi protocolli standard per poterLe rispondere su come opera la collega, ed il più delle volte si lavora in termini qualitativi e non quantitativi.

Sappia comunque che è bene parlare della propria terapia all'interno della terapia stessa, dato che la collega è preparata anche per parlare delle sedute e di ciò che avviene all'interno delle sedute.

Inoltre è pur sempre possibile che una situazione richieda abilità diverse da quelle che si hanno per cui potrebbe esserci un limite alla terapia stessa, un limite che Lei sta percependo.

Ma, appunto, se ne parla direttamente con la collega che l'ha presa in carico, potrà essa fornire le spiegazioni di cui Lei ha diritto.
A quel punto potrà trarre le Sue conclusioni e valutare se effettivamente è il caso di cambiare terapeuta o di cambiare metodo, restando con la stessa terapeuta.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
In una psicoterapia però è chiaro che il terapeuta prova emozioni come qualunque essere umano. Il disagio, il dubbio, la commozione della Collega devono essere utilizzati dal professionista (quindi chiaramente non è un suo problema!) come strumento da utilizzare poi in terapia, ed eventualmente -se opportuno- rimandarlo e discuterne col pz.

Le faccio un esempio: se arriva un pz aggressivo, io proverò determinate emozioni e anche se il pz non dichiara di essere aggressivo, lo sento attraverso le emozioni che io stessa provo e posso ad es. rimandarlo in quella seduta o in quella successiva. Le emzioni in questo caso potrebbero essere paura, oppure a mia volta rabbia, ecc... Non sto dicendo che deve essere agita, al contrario, deve essere usata a favore della terapia e del paziente.

La sua terapeuta lavora in un altro modo. Ma questo non possiamo saperlo da qui, nè sapere come mai ha fatto o non ha fatto determinate scelte terapeutiche.


"non mi ha "impedito" e non mi ha detto l'inutilità di fare o meno l'intervento alle orecchie"
Noi terapeuti non possimao impedire ai nostri pz di fare ciò che vogliono, anche se non lo condividiamo. Ne avete parlato per arrivare a capire quali vantaggi (in termini psicologici) avrebbe ottenuto dopo l'intervento? e senza l'intervento?
Questo è un lavoro psicologico!

Adesso lei è arrabbiato (anche) con la terapeuta perchè il problema non è stato risolto nonostante l'intervento?

"e spesso l'argomento che trattavamo lo sentivo "distante" da ciò di cui volevo parlare io (per esempio, io volevo parlare delle orecchie e invece si tornava sempre alla famiglia\mia sorella\mio padre"
Qui dipende dagli orientamenti; in alcuni orientamenti si dà maggior enfasi al passato. Probabilmente sarebbe stato più utile per lei (anche perchè lo sta chiedendo) parlare del disagio derivante dal SUO modo di percepirsi e delle sue orecchie qui e ora. Ma senza esagerare e gonfiare troppo il suo disagio; forse la Collega ha scelto questa altra strada.

Faccia un altro tentativo domani è chieda tutte queste cose alla Collega. Si prenda il tempo per riflettere anche su questi aspetti basilari di una terapia.

Che tipo di difficoltà ha incontrato questo mese senza la sua terapeuta?
[#5]
Utente
Utente
Grazie per i consigli.
Quando parlavo dell'intervento alla psicologa, lei cambiava argomento dicendo che in terapia non si lavora col bisturi ma con le emozioni, che avrei potuto fare l'intervento una volta finita la terapia (anni), e che non era "certo" che una volta fatto l'intervento i miei problemi si sarebbero risolti..
Mi ha lasciato molto molto molto dubbioso e quindi ho provato a "risolvere" a mio modo il problema; avrei preferito maggior chiarezza e informazione su questo dismorfismo e sulle conseguenze dell'intervento.
Riguardo alle emozioni, spesso l'ho percepita troppo "fragile\coinvolta", penso di aver bisogno di un terapista più forte, magari un uomo.
Ciò che provo verso la psicologa è altalenante: affetto\odio\rabbia\compassione.. e ora come ora, prevale il risentimento. In questo mese di vacanze mi ha lasciato in mezzo a tanti problemi e avrei voluto parlarne con qualcuno; lei mi ha detto di rilassarmi e stare tranquillo, ma non ci sono riuscito.
Domani ci sarà un confronto, le dirò ciò che penso poi vedremo il da farsi.
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

quando si esce da una seduta "molto dubbioso" bisogna riportare quei dubbi in terapia ed eventualmente insistere con la terapeuta. La psicoterapia è un'occasione che va sfruttata a proprio vantaggio dal pz, non subita dal pz. La psicologa/terapeuta è uno strumento che deve essere utilizzato per poter uscire dalla propria sofferenza.

Mi dispiace che le cose siano andate così, ma quanto alla sua iniziale domanda

"Magari un terapeuta cognitivo\comportamentale sarebbe più adatto al mio caso? "

ritengo che, al di là delle tecniche utilizzate, nel suo specifico caso, forse dovrebbe pensare di più ad utilizzare bene la relazione terapeutica.

Comunque domani, se vuole, ci aggiorni.

Un cordiale saluto,
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