Psicoteapia: fino a quale età?

Buongiorno a tutti,

vorrei chiedere il vostro parere su quale senso o utilità possa avere intrapendere una psicoretapia all'età di 55 anni. Mi stavo chiedendo se a questa età certi schemi mentali non siano ormai troppo radicati a fronte di una naturale parabola discendente che (forse anche per ragioni biologiche) tende ad affievolire motivazioni, speranze e disponibilità a grossi cambiamenti.

Io da poco ho inziato delle sedute ad orientamento psicoanalito, ma mi pare non mi facciano bene. Stò tutto il giorno a rimurginare sui dialoghi con la terapeuta, dalla mattina alla sera a pensare, rivangare su storie vecchie che danno solo dolore. Io sento il bisogno di distrarmi e invece sono risucchiato in questo vortice. Il rimurgino è una mia caratteristica.
Inoltre il rapporto con la terapeuta che prima non mi creava alcun problema perchè era formale (professionista-paziente), ora lo percepisco in modo strano, una spece di affetto, e la cosa mi disturba moltissimo. Mi manca solo di aggiungere ulteriori inquietudini ai problemi che ho già!

Penso che forse per me sarebbe più adatto semplicemente un aiuto che miri a gestire meglio certi problemi, senza aspirare a "profonde ristrutturazioni" forse più adatte a persone di più giovane età con un bagaglio alla spalle più ristretto, un futuro più lungo ed una fonte di energia più fluente.
Ringrazio fin d'ora chi potrà darmi qualche suggerimento.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
L'effetto che sta percependo dalla terapia e' segno che sta funzionando. Quell'"affetto" che prova per la terapeuta si chiama "transfert' ed e' uno degli elementi basilari di una psicoanalisi, cio' che Le permettera' di rielaborare i contenuti conflittuali su cui si trova a "rimuginare" nei giorni fra un colloquio e un altro.
Non e' la Sua eta' a costituire un problema per una terapia psicoanalitica, quanto la sua disponibilita' a mettersi in gioco e a rielaborare tutto quanto e' accaduto nel dispiegarsi della sua esistenza.
Se Lei ritiene che a 55 anni la sua vita sia "finita", ci sia "un declino biologico" e quindi non abbia più' nulla da migliorare o che "non valga la pena" applicarsi, certamente non conviene imbarcarsi per questo "viaggio". Perche' la psicoanalisi e' un viaggio (non organizzato) che lei intraprende: potranno esserci difficolta' nei trasporti, cose interessanti da vedere e da scoprire, defaillances, momenti di noia o di destabilizzazione , esigenze di rinunciare ad alcune sua abitudini, necessita' di passare attraverso una fase destrutturata per iniziare una nuova rIstrutturazione..
Ora ha portato qui la sua questione, ma Le consiglio vivamente di parlarne con la Sua analista perche' le Sue considerazioni sono parte integrante dell'analisi.!
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
le chiedo quali sono i motivi che l'hanno spinta a rivolgersi a uno psicoterapeuta? Quali problematiche?

Le segnalo tre articoli nei quali può trovare utili informazioni in merito alle sue domande

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Ringrazio per
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Ringrazio per le risposte e cerco di chiarire meglio.

<Se Lei ritiene che a 55 anni la sua vita sia "finita", ci sia "un declino biologico" e quindi non abbia più' nulla da migliorare o che "non valga la pena" applicarsi, certamente non conviene imbarcarsi per questo "viaggio".>

Non è esattamente ciò che ritengo, altrimenti non avrei deciso di provare a fare qualcosa. L'interrogativo che mi ponevo, da non competente in materia, era quanto ci si possa aspettare in termini di risultati dopo una certa età tenuto conto di certe cristallizzazioni e incontrovertibili processi biologici. In altre parole la metterei così: in base alla Vostra esperienza e documentazione più recente, su una scala da 1 a 10 quante probabilità di successo ci si può realisticamente aspettare da una psicoterapia intrapresa in età non più giovane? Soprattutto di tipo psicoanalitico dove il percorso è notoriamente più lungo.

<le chiedo quali sono i motivi che l'hanno spinta a rivolgersi a uno psicoterapeuta? Quali problematiche?>

Non so se ridere o piangere! quando inserendo questo post ho dovuto scelgiere dal menu il tipo di problematica li avrei messi tutti ma il sistema non prevede questa possibilità! Diciamo che dopo lunga procrastinazione mi sono sentito con le spalle al muro, letteralmente bloccato e incapace di prendere decisioni. Quindi più che dire ho QUESTO problema e lo voglio risolvere, la richiesta è stata AIUTO non so che pesci pigliare! (Una visione negativa e inquietante del futuro, demotivazione, problemi affettivi, alimentari, un pò ossessivi, fermiamoci quì, và)

Leggendo gli articoli gentilmente proposti, penso che forse una terapia più breve sarebbe più indicata, al momento. Sbaglio?

Poi una domanda su quella spiegazione sul "transfert". Questo accade solo nelle terapie psicoanalitiche o anche nelle altre?

Grazie infinite.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Il calcolo delle probabilità in psicoterapia non ha alcuna rilevanza. Se il percorso terapeutico intrapreso risponde alle sue aspettative dovrebbe essere in grado di constatarlo già dopo qualche seduta, tuttavia ci possono essere situazioni più complesse in cui si sovrappongono molte problematiche, in questo senso sarebbe utile concordare con il terapeuta gli aspetti della sua esperienza ai quali dare maggiore priorità nei colloqui.
Il transfert è una dimensione della relazione terapeutica che c'è a prescindere dell'orientamento dello psicoterapeuta, ed è fondamentale che possa essere affrontato serenamente nel corso delle sedute di psicoterapia.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Posso darle delle informazioni per l'approccio psicodinamico e psicoanalitico mentre lascio ad altri colleghi la possibilita' di darle informazioni sugli approcci da loro utilizzati:
Il transfert esiste sia in psicoanalisi che in psicoterapia psicodinamica. La differenza e' che nell'approccio psicoanlitico esso viene analizzzato ed e' una parte integrante dell'intervento.
L'approccio psicodinamico esiste anche "breve" e in tal caso l'ambito viene circoscritto ad una tematica (es. L'ambito relazionale: vengono elaborate solo le dinamiche relazionali e null'altro). Per effettuare tale tipo di intervento il soggetto deve essere inquadrabile in un certo livello.
L'intervento breve non e' applicabile in ambito psicoanalitico.
Le porgo i migliori auguri! E ci faccia sapere come va fra qualche tempo.
Cordialmente
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile utente,
55 anni sono davvero pochi per porsi dei dubbi sull'efficacia di una psicoterapia. Non è tanto l'età che conta quanto semmai la disponibilità e una normale elasticità mentale.
Se cerca comunque risultati in tempi brevi, per obiettivi mirati e vuole bypassare o limitare un'indagine approfondita di tipo psicoanalitico sulle tematiche del passato le converrebbe provare una Terapia Breve.
Anche la Terapia della Gestalt può essere molto veloce ed è particolarmente indicata per problematiche relazionali, anche di vecchia data.

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, le rispondo per ciò che attiene alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.

gli obiettivi, in questo modello di intervento, sono concordati con il paziente. Per questo motivo, a volte si concordano obiettivi più ampi, altre volte ci si accorda su obiettivi più circoscritti e realistici.

Ad esempio, se una persona è paralizzata dall'indecisione, tende a procrastinare, rimugina molto su alcuni pensieri, oppure è disturbata da immagini o pensieri intrusivi, che la tormentano ed a cui cerca tenacemente di opporsi, un obiettivo realistico potrebbe essere quello di valutare quali comportamenti concreti sta procrastinando, stilarne un elenco, scegliere dall'elenco il comportamento a "minor costo" e provare a metterlo in atto, MALGRADO l'indecisione.

Un obiettivo più ampio potrebbe essere imparare a prendere decisioni, oppure a ridurre le rimuginazioni.

Un obiettivo ancora più ampio potrebbe essere quello di imparare a vivere le proprie emozioni senza lasciare che queste "decidano" come ci dobbiamo comportare.

Come vede, si tratta di interventi differenti, che sono però accomunati dal chiarire in anticipo cosa si cercherà di cambiare.

Riguardo al "transfert", è un concetto tipicamente psicoanalitico/psicodinamico, che in terapia cognitivo-comportamentale non è utilizzato. Può essere invece utilizzato il contesto della terapia come "laboratorio" in cui sperimentare modi di stare in relazione diversi da quelli vissuti fino a quel momento: così, una persona che si descrive come "timida" può cominciare con l'apprendere ad esprimersi in modo deciso dapprima col terapeuta, per poi fare degli "esperimenti" con altre persone.

Ma tutto questo solo a patto che sia un obiettivo contrattato tra paziente e terapeuta, e quindi "ritagliato" sulle specifiche esigenze di ogni persona.

Concordo con l'idea che più tempo passa, più certe situazioni tendono a sclerotizzarsi; ma la possibilità di modulare obiettivi specifici per ogni psicoterapia, e quindi magari non sempre ambiziosi e "profondi", può lasciare la porta aperta anche a persone che iniziano la terapia magari dopo 55 anni di abitudini e comportamenti ripetitivi.
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Ora credo di avere le idee un po’ più chiare. Il fatto di poter concordare con un terapeuta degli obiettivi circoscritti dopo un’analisi complessiva delle problematiche mi sembra veramente un’ottima soluzione. Se poi arrivano i risultati l’appetito viene mangiando e gli obbiettivi possono allargarsi (Al momento di risulati non ne vedo, ma piuttosto mi sento più inquieto).

Sul “fenomeno” del tranfert ho capito che questo viene trattato principalmente nella psicoanalisi, ma vorrei saperne un po’ di più ed in particolare:

- nelle altre psicoterapie può svilupparsi ma poi non viene trattato perché non contemplato da quel specifico orientamento?
- Se ciò accade e poi non viene trattato nelle sedute, non è peggio?
- si sviluppa sempre spontaneamente o talvolta può venir provocato volutamente dal terapeuta?
- Per evitare questa possibilità è meglio scegliere un professionista dello stesso sesso?
- Alla prima seduta è meglio spiegare subito che non si vuole che questo accada?

Scusate se ho posto troppe domande, ma per me è importante.

Grazie Dr.ssa Sciubba anche per avermi fatto sentire meno vecchio!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le utente,
nell'instaurare una relazione con lo psicoterapeuta è inevitabile che ci sia un transfert e un controtrasfert (da parte del terapeuta), poi viene affrontato in modo differente nei diversi orientamenti, tuttavia solitamente contiene aspetti significativi che possono essere affrontati all'interno dei colloqui.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Come dice la dott.ssa Campione è inevitabile che si sviluppi un transfert e un controtransfert che fanno parte del processo terapeutico, inoltre possono essere utilmente sfruttati nella terapia, anche senza essere analizzati.
L'importante è che lo psicoterapeuta sia deontologicamente corretto: questa è sicuramente la migliore "valvola di sicurezza" che mantiene il rapporto nei confini professionali ed evita perciò che i suddetti fenomeni possano creare inconvenienti e sgradite o inopportune interferenze.
Psicoterapia a 75 anni? certamente! Come è stato detto anche dal collega si può lavorare per obiettivi. Tanto più a 55
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Gentile dr. Calì,
mi sarebbe gradita anche la sua opinione, tenendo presente che nel mio ultimo commento non intendevo mettere in dubbio la correttezza dell’attuale terapeuta, ma piuttosto cercare di capire se l’attivazione del transfert potrebbe essere favorito dal terapeuta come strumento di lavoro, in modo strategico, se ritenuto in certi casi utile a movimentare certe dinamiche. Chiedo scusa se stò dicendo forse delle eresie, ma mi è venuta questa idea.

Sul fatto che questo processo sia inevitabile non sono troppo convinto, molti anni fa ho fatto un anno di psicoterapia per un problema specifico, ma non ho provato niente del genere.

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, mi permetto di dissentire con le colleghe che mi hanno preceduto,anche se solo in parte.

Concetti come quelli di transfert e controtransfert non delineano 'cose'. Sono concetti clinici,ed assumono un senso dentro ad un contenitore che li preveda. In altri termini, sono ipotesi cliniche proprie di alcuno modelli,non fatti.

Pertanto, in altri modelli di terapia si può lavorare egualmente anche senza ipotizzare trasferimento sul terapeuta di affetti.

In soldoni,il transfert non è un fenomeno,bensí l'interpretazione secondo specifici modelli di ciò terapia che avviene tra terapeuta e paziente.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le utente,
io mi riferisco all'accezione più ampia del concetto di transfert inteso come l'insieme di pensieri, sensazioni ed emozioni che il cliente suscita nel terapeuta e viceversa (controtransfert), ecco perché ho affermato che è inevitabile nel momento in cui si instaura una relazione terapeutica.
In ogni caso non va considerata una tecnica manipolatoria utilizzata all'interno della seduta di psicoterapia, altrimenti si va incontro ad una serie di equivoci fuorvianti.
A tal proposito la invito a leggere questo articolo che in parte affronta questo aspetto:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Ringrazio per le risposte. Quello che sicuramente ho capito è che l'argomento non è banale e che al momento non ho la preparazione adeguata per comprenderlo a fondo.

In considerazione dei Vostri commenti e articoli segnalati, dei miei attuali problemi e aspettative, e del contesto cittadino, mi sarei orientato verso una terapia Breve Strategica. In cosiderazione del caso da me esposto vi chiederei se è meglio che mi orienti verso un terapeuta uomo o se è indifferente, e se è meglio che racconti l'esperienza che mi accingo a chiudere.

Grazie infinite e saluti a tutti.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
A mio avviso la variabile "sesso del terapeuta" ha un'importanza soltanto nel caso in cui il paziente si senta più a suo agio con un terapeuta dello stesso o dell'altro sesso.
Come per i medici, sembrerebbe più importante informarsi sulle competenze e la professionalità del terapeuta.Tenga comunque presente che la stragrande maggioranza degli psicologi sono donne.
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Grazie, dottoressa, per la Sua risposta. Ora mi prenderò uno o due mesi di pausa perchè sento il bisogno di uno stacco. Nel frattempo, seguendo il Suo consiglio, cercherò di informarmi sui professionisti della mia zona anche se non sarà facile perchè non conosco nessuno che abbia avuto esperienze dirette.

<A mio avviso la variabile "sesso del terapeuta" ha un'importanza soltanto nel caso in cui il paziente si senta più a suo agio con un terapeuta dello stesso o dell'altro sesso.>

Da questo punto di vista non fa per me molta differenza, mi ponevo il problema "solo" per il fatto che nella precedente esperienza, fuori dalle sedute, pensavo più alla terapeuta che alla terapia, e questo non credo vada bene, mi sembra un elemento intrusivo. Per me lo è perchè non riesco a "lavorare" con serentità e determinazione.

cordiali saluti.
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Salve, in questi giorni ho cercato di chiedere informazioni per un terapeuta nella zona di UDINE e provincia ma mi trovo in difficoltà. Ho chiesto aiuto alla mia dottoressa medico di base ma quelli di sua fiducia sono psichiatri mentre io preferisco uno psicologo.
Volevo chiederVi, gentilmente ,se avete qualche indicazione da darmi, non so proprio a chi rivolgermi.
Grazie infinite.
Cordiali saluti.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le utente,
non possiamo fare invii diretti a colleghi da questo sito, può consultarci individualmente cia mail per avere ulteriori indicazioni.
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Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Certo, capisco, lo farò senz'altro.
Se c'è qualcun'altro che ritiene di avere qualche indicazione nella mia città gli sarò grato per il prezioso contributo.

Grazie a tutti.