Vaginismo
Buonasera,
spero sia la sezione adatta per parlare del mio problema di vaginismo. Pochi mesi fa (a febbraio) dopo l'ennesima visita ginecologica per cercare di capire perchè npn riuscivo ad avere rapporti completi col mio ragazzo con cui sto da 7 anni, finalmente l'ultimo ginecologo consultato mi ha parlato di un problema legato ad un imene troppo rigido, che andava quindi tolto chirurgicamente. Fatta l'operazione, sinceramente non ci sono state migliorie, anzi continuo a non riuscire ad avere rapporti e questo sta compromettendo molto anche la mia relazione, dato che il mio ragazzo pensava (giustamente) che se fosse un problema fisico, dopo l'operazione tutto sarebbe andato liscio. Invece ahimè, cosi non è. Secondo il ginecologo che mi ha operato, nella mia testa si è innescato il ricordo del dolore o dell'insuccesso legato alle volte precedenti in cui abbiamo provato a fare l'amore, e questo rende quindi impossibile la penetrazione, in sostanza secondo lui, ho il vaginismo.
Ora mi chiedo, so che alcune donne con l'uso di dilatatori gradualmente sono riuscite a superare il problema senza bisogno di una terapia, è possibile realmente? qualora fosse invece indicata una terapia da uno psicologo/sessuologo, sapreste indicarmi qualcuno nella zona di Napoli. Spero possiate aiutarmi perchè questo problema mi sta facendo perdere il sonno, grazie!
spero sia la sezione adatta per parlare del mio problema di vaginismo. Pochi mesi fa (a febbraio) dopo l'ennesima visita ginecologica per cercare di capire perchè npn riuscivo ad avere rapporti completi col mio ragazzo con cui sto da 7 anni, finalmente l'ultimo ginecologo consultato mi ha parlato di un problema legato ad un imene troppo rigido, che andava quindi tolto chirurgicamente. Fatta l'operazione, sinceramente non ci sono state migliorie, anzi continuo a non riuscire ad avere rapporti e questo sta compromettendo molto anche la mia relazione, dato che il mio ragazzo pensava (giustamente) che se fosse un problema fisico, dopo l'operazione tutto sarebbe andato liscio. Invece ahimè, cosi non è. Secondo il ginecologo che mi ha operato, nella mia testa si è innescato il ricordo del dolore o dell'insuccesso legato alle volte precedenti in cui abbiamo provato a fare l'amore, e questo rende quindi impossibile la penetrazione, in sostanza secondo lui, ho il vaginismo.
Ora mi chiedo, so che alcune donne con l'uso di dilatatori gradualmente sono riuscite a superare il problema senza bisogno di una terapia, è possibile realmente? qualora fosse invece indicata una terapia da uno psicologo/sessuologo, sapreste indicarmi qualcuno nella zona di Napoli. Spero possiate aiutarmi perchè questo problema mi sta facendo perdere il sonno, grazie!
[#1]
Gentile ragazza,
il vaginismo è una condizione molto rara. Dovrebbe essere il ginecologo a diagnosticarla e a proporre eventuali tipi di terapie. I dilatatori che servono proprio a risolvere il problema devono essere utilizzati esclusivamente dal ginecologo.
Eventualmente potrebbe rivolgersi ad un ginecologo che abbia anche una specifica preparazione nell'ambito sessuologico e/o psicoterapico. Tenga presente che a volte possono esserci anche problematiche che riguardano il partner che collude con tale sintomatologia. Siete entrambi alla prima esperienza?
Se si è innescato un circolo vizioso ed è la paura ad avere la responsabilità (cosa anche questa molto probabile) di sentire dolore, di non riuscire, di deludere le aspettative del suo compagno, ecc... potrebbe rivolgersi allo psicologo psicoterapeuta dal momento che il sessuologo è una figura che NON è riconosciuta dalla Legge italiana e quindi rischierebbe anche di incappare in qualche persona non preparata per aiutarla a risolvere un problema così delicato.
Quindi le possibilità sono:
-ginecologo
-psicologo psicoterapeuta (megli ose di formazione cognitivo-comportamentale perchè per il trattamento dei disturbi sessuale questo approccio secondo le evidenze empiriche è particolarmente indicato).
Un cordiale saluto,
il vaginismo è una condizione molto rara. Dovrebbe essere il ginecologo a diagnosticarla e a proporre eventuali tipi di terapie. I dilatatori che servono proprio a risolvere il problema devono essere utilizzati esclusivamente dal ginecologo.
Eventualmente potrebbe rivolgersi ad un ginecologo che abbia anche una specifica preparazione nell'ambito sessuologico e/o psicoterapico. Tenga presente che a volte possono esserci anche problematiche che riguardano il partner che collude con tale sintomatologia. Siete entrambi alla prima esperienza?
Se si è innescato un circolo vizioso ed è la paura ad avere la responsabilità (cosa anche questa molto probabile) di sentire dolore, di non riuscire, di deludere le aspettative del suo compagno, ecc... potrebbe rivolgersi allo psicologo psicoterapeuta dal momento che il sessuologo è una figura che NON è riconosciuta dalla Legge italiana e quindi rischierebbe anche di incappare in qualche persona non preparata per aiutarla a risolvere un problema così delicato.
Quindi le possibilità sono:
-ginecologo
-psicologo psicoterapeuta (megli ose di formazione cognitivo-comportamentale perchè per il trattamento dei disturbi sessuale questo approccio secondo le evidenze empiriche è particolarmente indicato).
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Cara Ragazza,
il vaginismo è una disfunzione sessuale molto frequente e , purtroppo poco conosciuta , quando si manifesta infatti, la donna non sa di cosa si tratta e soprattutto come poterla risolvere.
La sua risoluzione non correla con semplici esercizi ginnici, fatti con dilatatori vaginali , nè con l'imenectomia, perchè la problematica non è organica, nè vagina-correlata, ma compromette tantissimo altro sia della donna che ne soffre, che della relazione in cui abita; ambiti che devono essere obbligatoriamente investigati ed attenzionati.
Il vaginismo è caratterizzato da uno spasmo involontario dei muscoli che stanno all’ingresso della vagina, spesso amplificato da un "ipertono dell’evelatore dell’ano", che impedisce ogni forma di penetrazione, dal dito, allo speculum, al pene del fidanzato o marito.
Il sottofondo emozionale, è la paura, paura della paura, paura del dolore e paura della penetrazione.
In realtà il dolore, non viene quasi mai sperimentato, altrimenti si parlerebbe di “dispareunia”( dolore che la donna avverte nell'area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale) , in realtà la donna si ferma molto prima del coito, impedendolo con tutte le sue forze fisiche e psichiche.
Il dolore, viene immaginato ed anticipato nel sentire, sviluppando un "atteggiamento fobico", nei confronti della sessualità e del possibile rapporto penetrativo.
La paura anticipatoria ed a volte la memoria corporea di pregressi fallimentari tentativi, attivano nella donna una risposta traumatica , che sfocia nell’evitamento dell’intimità, a volte anche extra-coito, paralizzando la sfera emozionale, affettiva e relazionale.
Sono donne che, solitamente, lamentano di sentire “come un muro” di cemento, che dall’ambiente vaginale, si estende a tutta la persona ed ovviamente la relazione.
Nella mia esperienza clinica, l’anamnesi di queste donne,evidenzia storie di vita emotive e familiari, molto particolari.
Spesso convivono con figure materne ingombranti sul piano psichico e spesso sostitutive dei reali bisogni fisici e psichici delle figlie.
Sin da piccole, nel tentativo di assecondare le richieste materne, hanno tolto il panno troppo precocemente,imparando così in maniera disfunzionale a contrarre l’elevatore dell’ano,un grosso muscolo che viene poi ad essere coinvolto nel vaginismo.
La donna vaginismica ha spesso un pessimo rapporto con la propri corporeità e sensorialità, la percezione che la donna ha dei propri genitali, è alterata, così come la rappresentazione dello schema corporeo.
Sono donne che non si conoscono a fondo, che evitano di toccare i loro genitali, che hanno sviluppato una sorta di rituale difensivo della zona pelvica, che nell’immaginario, diviene fortemente investita di altro, rispetto alla dimensione di piacere e familiarità.La dimensione coppia, fa da palcoscenico all'insorgenza ed al mantenimento della disfunzione, ambiti da non trascurare.
V.Randone
Le allego qualche articolo, ma se desidera, per ulteriori approfondimenti, nel mio blog e sito personale, troverà tantissimo materiale in merito.
Oggi, l'approccio maggiormente adoperato è quello combinato: farmacoterapia e terapia psicologica o di coppia.
Gli ultimi lavori, presentati a congressi nazionali, dimostrano come la risoluzione del vaginismo necessita un lavoro in team di professionisti qualificati : ginecologo-psichiatra-psicologo-psicoterapeuta, perfezionato in sessuologia clinica.
Se ha altre domande da fare, chieda pure.
cari auguri
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1995-donne-e-sessualita-vergini-adulte-vaginismo-parte-seconda.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/861-sessualita-femminile-disfunzioni-cause-e-terapie.html
il vaginismo è una disfunzione sessuale molto frequente e , purtroppo poco conosciuta , quando si manifesta infatti, la donna non sa di cosa si tratta e soprattutto come poterla risolvere.
La sua risoluzione non correla con semplici esercizi ginnici, fatti con dilatatori vaginali , nè con l'imenectomia, perchè la problematica non è organica, nè vagina-correlata, ma compromette tantissimo altro sia della donna che ne soffre, che della relazione in cui abita; ambiti che devono essere obbligatoriamente investigati ed attenzionati.
Il vaginismo è caratterizzato da uno spasmo involontario dei muscoli che stanno all’ingresso della vagina, spesso amplificato da un "ipertono dell’evelatore dell’ano", che impedisce ogni forma di penetrazione, dal dito, allo speculum, al pene del fidanzato o marito.
Il sottofondo emozionale, è la paura, paura della paura, paura del dolore e paura della penetrazione.
In realtà il dolore, non viene quasi mai sperimentato, altrimenti si parlerebbe di “dispareunia”( dolore che la donna avverte nell'area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale) , in realtà la donna si ferma molto prima del coito, impedendolo con tutte le sue forze fisiche e psichiche.
Il dolore, viene immaginato ed anticipato nel sentire, sviluppando un "atteggiamento fobico", nei confronti della sessualità e del possibile rapporto penetrativo.
La paura anticipatoria ed a volte la memoria corporea di pregressi fallimentari tentativi, attivano nella donna una risposta traumatica , che sfocia nell’evitamento dell’intimità, a volte anche extra-coito, paralizzando la sfera emozionale, affettiva e relazionale.
Sono donne che, solitamente, lamentano di sentire “come un muro” di cemento, che dall’ambiente vaginale, si estende a tutta la persona ed ovviamente la relazione.
Nella mia esperienza clinica, l’anamnesi di queste donne,evidenzia storie di vita emotive e familiari, molto particolari.
Spesso convivono con figure materne ingombranti sul piano psichico e spesso sostitutive dei reali bisogni fisici e psichici delle figlie.
Sin da piccole, nel tentativo di assecondare le richieste materne, hanno tolto il panno troppo precocemente,imparando così in maniera disfunzionale a contrarre l’elevatore dell’ano,un grosso muscolo che viene poi ad essere coinvolto nel vaginismo.
La donna vaginismica ha spesso un pessimo rapporto con la propri corporeità e sensorialità, la percezione che la donna ha dei propri genitali, è alterata, così come la rappresentazione dello schema corporeo.
Sono donne che non si conoscono a fondo, che evitano di toccare i loro genitali, che hanno sviluppato una sorta di rituale difensivo della zona pelvica, che nell’immaginario, diviene fortemente investita di altro, rispetto alla dimensione di piacere e familiarità.La dimensione coppia, fa da palcoscenico all'insorgenza ed al mantenimento della disfunzione, ambiti da non trascurare.
V.Randone
Le allego qualche articolo, ma se desidera, per ulteriori approfondimenti, nel mio blog e sito personale, troverà tantissimo materiale in merito.
Oggi, l'approccio maggiormente adoperato è quello combinato: farmacoterapia e terapia psicologica o di coppia.
Gli ultimi lavori, presentati a congressi nazionali, dimostrano come la risoluzione del vaginismo necessita un lavoro in team di professionisti qualificati : ginecologo-psichiatra-psicologo-psicoterapeuta, perfezionato in sessuologia clinica.
Se ha altre domande da fare, chieda pure.
cari auguri
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1995-donne-e-sessualita-vergini-adulte-vaginismo-parte-seconda.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/861-sessualita-femminile-disfunzioni-cause-e-terapie.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Gentili dottori, ringrazio entrambi per le risposte, purtroppo però ancora non mi è chiaro come risolvere il problema!
Per quanto riguarda il suggerimento della dottoressa Pileci, di recarmi dal ginecologo per la diagnosi, come detto l'ho già fatto in occasione delle visite che hanno portato all'imenectomia e delle visite post-operatorie, ed è stato proprio lui a dirmi di essere affetta da vaginismo e a consigliarmi un dilatatore con cui esercitarmi, cosi su cui sono sincera, sono sempre stata scettica.
Ringrazio la dott. Randone per l'aritcolo che mi ha allegato, molto utile. Volevo comunque segnalare che durante la visita ginecologica, seppur con un po' di forza, il medico è comunque riuscito a penetrare con un dito (lubrificato ovviamente), proprio per farmi vedere che a livello fisico non c'era alcun problema e che si riusciva quindi a passare tranquillamente, solo che io ho sentito molto dolore. Per questo lui ha detto che il dolore e "il muro" sarebbero spariti una volta uscita dal vaginismo, e che per uscirne era necessario che facessi un po' di pratica da sola, con un dilatatore che stesso lui mi ha consigliato.
In merito all'educazione avuta in famiglia, credo sia stata delle più normali, non ho mai avuto genitori troppo rigidi in merito al sesso, e anzi i miei mi hanno sempre spinto a parlare di qualsaisi problema riguardo al sesso con loro tranquillamente (infatti entrambi sono perfettamenti consci della situazione, e mia madre è la prima a insistere affinchè io vada da uno specialista per risolvere il problema). Tant'è che mia sorella, più piccola di me, sotto questo punto di vista non ha alcun problema.
Inoltre ci tengo a dire che al di fuori della penetrazione, io e il mio ragazzo abbiamo una vita sessuale del tutto normale.
A questo punto mi chiedo, è il caso che cambi ginecologo e ne cerchi qualcuno più adatto? e per quanto riguarda la psicoterapia, a chi posso rivolgermi a Napoli? Trovare una persona qualificata, in una sfilza di nomi ed elenchi, non è affatto semplice.
Grazie
Per quanto riguarda il suggerimento della dottoressa Pileci, di recarmi dal ginecologo per la diagnosi, come detto l'ho già fatto in occasione delle visite che hanno portato all'imenectomia e delle visite post-operatorie, ed è stato proprio lui a dirmi di essere affetta da vaginismo e a consigliarmi un dilatatore con cui esercitarmi, cosi su cui sono sincera, sono sempre stata scettica.
Ringrazio la dott. Randone per l'aritcolo che mi ha allegato, molto utile. Volevo comunque segnalare che durante la visita ginecologica, seppur con un po' di forza, il medico è comunque riuscito a penetrare con un dito (lubrificato ovviamente), proprio per farmi vedere che a livello fisico non c'era alcun problema e che si riusciva quindi a passare tranquillamente, solo che io ho sentito molto dolore. Per questo lui ha detto che il dolore e "il muro" sarebbero spariti una volta uscita dal vaginismo, e che per uscirne era necessario che facessi un po' di pratica da sola, con un dilatatore che stesso lui mi ha consigliato.
In merito all'educazione avuta in famiglia, credo sia stata delle più normali, non ho mai avuto genitori troppo rigidi in merito al sesso, e anzi i miei mi hanno sempre spinto a parlare di qualsaisi problema riguardo al sesso con loro tranquillamente (infatti entrambi sono perfettamenti consci della situazione, e mia madre è la prima a insistere affinchè io vada da uno specialista per risolvere il problema). Tant'è che mia sorella, più piccola di me, sotto questo punto di vista non ha alcun problema.
Inoltre ci tengo a dire che al di fuori della penetrazione, io e il mio ragazzo abbiamo una vita sessuale del tutto normale.
A questo punto mi chiedo, è il caso che cambi ginecologo e ne cerchi qualcuno più adatto? e per quanto riguarda la psicoterapia, a chi posso rivolgermi a Napoli? Trovare una persona qualificata, in una sfilza di nomi ed elenchi, non è affatto semplice.
Grazie
[#4]
La terapia , non e' riconducibile al semplice inserimento di dilatatori varbiabili, ma deve affrontare tanti altri ambiti, quindi uno psicologo , psicoterapeuta, perfezionato in sessuologia e' la figura piu' indicata.
A meno che il ginecologo, sia formato per fare terapia sessuologica.
Cerchi all' interno del nostro portale, trovera' professionisti referenziati, li potra' ' guardare in faccia, legegre i loro consulti e le loro pubblicazioni scientifiche, sara' piu' semplice orientarsi !
Auguri
A meno che il ginecologo, sia formato per fare terapia sessuologica.
Cerchi all' interno del nostro portale, trovera' professionisti referenziati, li potra' ' guardare in faccia, legegre i loro consulti e le loro pubblicazioni scientifiche, sara' piu' semplice orientarsi !
Auguri
[#5]
Gentile ragazza,
per risolvere il problema occorre molta pazienza, anche se non è il caso di scoraggiarsi.
Probabilmente il ginecologo ha suggerito *solo* i dilatatori perchè -giustamente- quello è la sua parte per poter risolvere il problema che però necessita anche dell'aiuto dello psicologo psicoterapeuta. Lo psicologo psicoterapeuta NON è un medico e non può pertanto visitare il paziente.
La figura più adatta, sempre accanto al ginecologo (potrebbe in effetti sentirne un altro che abbia competenze specifiche in sessuologia medica) è lo psicologo che si però anche uno psicoterapeuta. Gli approcci di psicoterapia più adatti sono quelli focalizzati come ad es. la terapia cognitivo-comportamentale.
Nella psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale ad es. ci sono degli step precisi:
- una prima parte di informazione/educazione su come sono fatti i genitali e come funzionano (con tutto il rispetto moltissime donne ignorano completamente questi aspetti);
- comprendere che ci sono alcuni muscoli che circondano la parte di vagina più vicina all'ingresso e che possono contrarsi INVOLONTARIAMENTE; questi muscoli sono esattamente come quelli che utilizziamo per masticare: è possibile IMPARARE ad utilizzarli come desideriamo.
Però è importante che qualcuno le spieghi bene il meccanismo del vaginismo; il ginecologo l'ha fatto?
- istruzioni per l'uso volontario dei muscoli perivaginali (Kegel)
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1675-i-controversi-esercizi-di-kegel.html
- istruzioni per la conoscenza diretta del proprio apparato genitale
Al di là dei significati del disturbo, che possono essere attribuiti solo all'interno di un setting ben preciso come quello psicoterapico, è importante che chi soffre di vaginismo comprenda attraverso l'osservazione il proprio schema corporeo (quindi anche la vulva e la vagina). E' utile anche sapere come è fatta al suo interno la vagina, perchè molte donne sono convinte erroneamente che abbia la forma di un tubo per accogliere il pene. Non è così. La vagina ha la forma di un sacchetto vuoto che è molto robusta e che può dilatarsi parecchio, contenendo il pene. Molte donne sono anche convinte che la vagina, quale organo interno sia legato al concetto di vulnerabilità.
Oppure possono avere l'idea della vagina come qualcosa di sporco, per la contiguità ed estrema vicinanza con altri condotti.
Ad ogni modo non è raro che la donna abbia generalizzato, dopo le prime esperienze di insuccesso, l'allarme verso i propri genitali (toccandoli si aspetta già di sentire dolore, per alcune è impossibile anche la visita ginecologica). L'ansia e la paura che l'evento possa ripresentarsi può aggiungersi a questi vissuti.
Inoltre, sempre nella terapia cognitivo-comportamentale, si aiuta la donna a focalizzarsi -senza fare la penetrazione- sui propri pensieri, emozioni, sensazioni fisiche e anticipazioni negative (es stati di allarme, aspettativa di insuccesso, ecc...).
Si cerca infine di neutralizzare tali anticipazioni negative e permettere nel frattempo la prima penetrazione che viene decisa dalla donna proprio per permetterle di avere il controllo sulla situazione.
La cosa importante che suggerisco è svincolarsi dal fattore tempo, ma riconoscere in base a come ci si sente quale sia il momento giusto.
Accanto ai dilatatori, pertanto, un indispensabile lavoro psicologico/psicoterapico che in genere è fatto in questa maniera e attraverso il quale è possibile riappropriarsi della propria serenità.
Buona giornata,
per risolvere il problema occorre molta pazienza, anche se non è il caso di scoraggiarsi.
Probabilmente il ginecologo ha suggerito *solo* i dilatatori perchè -giustamente- quello è la sua parte per poter risolvere il problema che però necessita anche dell'aiuto dello psicologo psicoterapeuta. Lo psicologo psicoterapeuta NON è un medico e non può pertanto visitare il paziente.
La figura più adatta, sempre accanto al ginecologo (potrebbe in effetti sentirne un altro che abbia competenze specifiche in sessuologia medica) è lo psicologo che si però anche uno psicoterapeuta. Gli approcci di psicoterapia più adatti sono quelli focalizzati come ad es. la terapia cognitivo-comportamentale.
Nella psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale ad es. ci sono degli step precisi:
- una prima parte di informazione/educazione su come sono fatti i genitali e come funzionano (con tutto il rispetto moltissime donne ignorano completamente questi aspetti);
- comprendere che ci sono alcuni muscoli che circondano la parte di vagina più vicina all'ingresso e che possono contrarsi INVOLONTARIAMENTE; questi muscoli sono esattamente come quelli che utilizziamo per masticare: è possibile IMPARARE ad utilizzarli come desideriamo.
Però è importante che qualcuno le spieghi bene il meccanismo del vaginismo; il ginecologo l'ha fatto?
- istruzioni per l'uso volontario dei muscoli perivaginali (Kegel)
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1675-i-controversi-esercizi-di-kegel.html
- istruzioni per la conoscenza diretta del proprio apparato genitale
Al di là dei significati del disturbo, che possono essere attribuiti solo all'interno di un setting ben preciso come quello psicoterapico, è importante che chi soffre di vaginismo comprenda attraverso l'osservazione il proprio schema corporeo (quindi anche la vulva e la vagina). E' utile anche sapere come è fatta al suo interno la vagina, perchè molte donne sono convinte erroneamente che abbia la forma di un tubo per accogliere il pene. Non è così. La vagina ha la forma di un sacchetto vuoto che è molto robusta e che può dilatarsi parecchio, contenendo il pene. Molte donne sono anche convinte che la vagina, quale organo interno sia legato al concetto di vulnerabilità.
Oppure possono avere l'idea della vagina come qualcosa di sporco, per la contiguità ed estrema vicinanza con altri condotti.
Ad ogni modo non è raro che la donna abbia generalizzato, dopo le prime esperienze di insuccesso, l'allarme verso i propri genitali (toccandoli si aspetta già di sentire dolore, per alcune è impossibile anche la visita ginecologica). L'ansia e la paura che l'evento possa ripresentarsi può aggiungersi a questi vissuti.
Inoltre, sempre nella terapia cognitivo-comportamentale, si aiuta la donna a focalizzarsi -senza fare la penetrazione- sui propri pensieri, emozioni, sensazioni fisiche e anticipazioni negative (es stati di allarme, aspettativa di insuccesso, ecc...).
Si cerca infine di neutralizzare tali anticipazioni negative e permettere nel frattempo la prima penetrazione che viene decisa dalla donna proprio per permetterle di avere il controllo sulla situazione.
La cosa importante che suggerisco è svincolarsi dal fattore tempo, ma riconoscere in base a come ci si sente quale sia il momento giusto.
Accanto ai dilatatori, pertanto, un indispensabile lavoro psicologico/psicoterapico che in genere è fatto in questa maniera e attraverso il quale è possibile riappropriarsi della propria serenità.
Buona giornata,
[#6]
Gentile ragazza,
certo il vaginismo si presenta come un disturbo meramente fisico e questo inganna....nella maggior parte dei casi infatti (non dico nella totalità dei casi giusto per considerare qualche eccezione) esso è di natura psicologica. Ovviamente lei penserà ma in me non c'è nulla che non va......Ed è per questo che si tende ad escludere una causa di tipo psicologica.
Per quanto mi riguarda sarebbe anomalo se lei sapesse ciò che non va e mantenesse ugualmente il vissuto sintomatico, nel suo caso il vaginismo. Quindi qualcosa di non pie
namente consapevole al soggetto agisce sotto forma di sintomo...Qualcosa a lei stessa sconosciuto ma che produce per tale misconoscenza un sintomo. Se lei conoscesse il motivo della sua sintomatologia il sintomo sparirebbe, non avrebbe più senso di esistere.
Consideri ad esempio un mal di testa da contrattura muscolo-tensiva, è in effetti un problema di tipo fisico ma la domanda che lo Psicologo si pone è: per quale motivo il soggetto si pone in stile di difesa tale da contrarre involontariamente, senza averne quindi coscienza di ciò, i propri muscoli fino a far scaturire il dolore? Evidentemente, come spesso si evince dalla clinica, un trauma di natura psicologica fa si che il soggetto si difenda in tal modo.
In buona sostanza, le consiglierei di prendere in considerazione una terapia di tipo psicologico. Prenoti ad esempio un incontro, poi si riserverà di decidere se continuare o meno.....
Con la speranza di esserle stato un minimo di aiuto,
le auguro una felice giornata..
Saluti
Dott. Antonio Raia
www.psicologibenevento.it
329.80.29.784
certo il vaginismo si presenta come un disturbo meramente fisico e questo inganna....nella maggior parte dei casi infatti (non dico nella totalità dei casi giusto per considerare qualche eccezione) esso è di natura psicologica. Ovviamente lei penserà ma in me non c'è nulla che non va......Ed è per questo che si tende ad escludere una causa di tipo psicologica.
Per quanto mi riguarda sarebbe anomalo se lei sapesse ciò che non va e mantenesse ugualmente il vissuto sintomatico, nel suo caso il vaginismo. Quindi qualcosa di non pie
namente consapevole al soggetto agisce sotto forma di sintomo...Qualcosa a lei stessa sconosciuto ma che produce per tale misconoscenza un sintomo. Se lei conoscesse il motivo della sua sintomatologia il sintomo sparirebbe, non avrebbe più senso di esistere.
Consideri ad esempio un mal di testa da contrattura muscolo-tensiva, è in effetti un problema di tipo fisico ma la domanda che lo Psicologo si pone è: per quale motivo il soggetto si pone in stile di difesa tale da contrarre involontariamente, senza averne quindi coscienza di ciò, i propri muscoli fino a far scaturire il dolore? Evidentemente, come spesso si evince dalla clinica, un trauma di natura psicologica fa si che il soggetto si difenda in tal modo.
In buona sostanza, le consiglierei di prendere in considerazione una terapia di tipo psicologico. Prenoti ad esempio un incontro, poi si riserverà di decidere se continuare o meno.....
Con la speranza di esserle stato un minimo di aiuto,
le auguro una felice giornata..
Saluti
Dott. Antonio Raia
www.psicologibenevento.it
329.80.29.784
Dr. Antonio Raia
329.80.29.784
www.centropsicologicodelsannio.it
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 11.6k visite dal 22/08/2012.
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