E' depressione? Cosa devo fare?

Salve Gentili Dottori,
sono una ragazza di 26 anni ed ho bisogno di un consiglio.
Mi scuso anticipatamente per il "poema" che sto per scrivere. Qualora abbiate un po' di tempo da spendere ne sarei grata.
La storia che sto per raccontare riguarda mio padre.
Papà è un fisioterapista ed ha 52 anni. E' cresciuto in una famiglia molto unita, che l'ha sempre sostenuto e supportato in caso di bisogno. E' cresciuto bene, amato, coccolato e viziato in ogni cosa. All'età di 26 anni si è sposato con mia madre, sono nata io. Col passar del tempo il rapporto tra i miei genitori si è declinato fino a "rompersi", portandoli a separarsi. A questo punto, mio padre è caduto in "depressione" (lo metto tra virgolette perché non so in realtà se può definirsi tale). Ero troppo piccola per ricordare ma, basandomi su quello che mi hanno raccontato, sembra che papà si fosse annullato, passando le giornate sul divano, senza parlare, senza aver voglia di fare niente. Non so poi quale sia stato il corso degli eventi che portò i miei genitori a tornare insieme.
Dopo pochi anni è nato mio fratello, che è più piccolo di me di 9 anni e mezzo. E' sempre stato un matrimonio abbastanza travagliato, tant'è vero che aveva (mio fratello) circa 7 anni quando, 10 anni fa i nostri genitori si sono separati definitivamente e si sono rispettivamente fidanzati con gli attuali compagni.
Tralasciando le varie vicissitudini degli scorsi anni, arrivo subito al motivo che mi ha spinta a richiedere questo consulto.
Ad agosto dell'anno scorso, quindi esattamente un anno fa, mio padre e la compagna iniziarono ad avere dei problemi di coppia, che li fecero allontanare (per essere più precisi la volontà era di lei). La reazione di mio padre è stata la medesima: apatia, poltroneria, paranoia, ansia, svogliatezza, tristezza, negatività, nessun tentativo di reazione. Inizialmente pensavo che fosse una fase passeggera ma adesso a distanza di un anno la situazione sta diventando insostenibile.
La separazione che mio padre ha avuto con la compagna non è stata definitiva ed attualmente non sono riuscita ancora a capire cosa sia successo e cosa ancora stia succedendo, perché il loro è come se fosse un tira e molla, che indubbiamente non lo aiuta affatto. Lui sostiene che la colpa non sia della sua donna e che il suo problema dipenda da qualcosa che va al di là, ma che non è in grado di esprimere.
Sta di fatto che è da un anno che continua a prendere giorni di malattia alternati a giorni di ferie, assumendo anche dei comportamenti non idonei al tipo di lavoro che fa e noi siamo molto preoccupati anche per questo, se continua così prima o poi prenderanno dei provvedimenti.E' in cura da uno psichiatra da un anno, senza aver ottenuto risultati positivi, anzi sembra peggiorare.Il consiglio che io gli ho sempre dato è quello di iniziare una terapia con uno psicologo,ma lui non l'ha mai voluta prendere in considerazione come ipotesi. C'è qualcosa che posso fare io? Come mi devo comportare?

Ringrazio anticipatamente
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Utente,

è possibile che suo padre manifesti questa reazione depressiva e di ripiegamento su sè stesso in seguito alla separazione da persone importanti per la sua vita.

Queste reazioni non sono per nulla rare e la loro persistenza e gravità può dipendere da preesistenti sintomi depressivi non diagnosticati come tali e/o da caratteristiche di personalità e dall'incapacità di far fronte alla perdita di una persona cara, in particolare quando l'allontanamento dipende dal partner e si sta subendo un rifiuto da parte sua.

Per accertare la presenza di un vero e proprio disturbo depressivo è necessario che la persona sia in contatto diretto con un professionista (psicologo o psichiatra), e visto che suo padre lo è sarebbe interessante sapere se il suo medico ha posto o meno una diagnosi precisa per il suo stato attuale di disagio.

Attualmente che tipo di terapia sta assumendo suo padre?

Come mai rifiuta di rivolgersi anche ad uno psicologo?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la celere risposta.

Dunque, alla sua prima domanda io mi trovo in difficoltà nel rispondere per il semplice fatto che mio padre oltre a non riuscire ad esprimersi tende anche a mentire (non so per quale motivo). Quello che posso dirle è che in realtà sta seguendo solo una terapia farmacologica. Mia nonna (la mamma di papà) ha cercato di parlare con il suo dottore per far luce sulla situazione e nonostante ci fosse il problema del segreto professionale le ha concesso qualche minuto. Da quello che le ha riferito è emerso che papà non rientra nella categoria delle persone depresse, bensì in quella di persone che "non sono cresciute". Che devono dipendere per forza da qualcuno, altrimenti non sono in grado di andare avanti. Ed in effetti, la descrizione che ha fatto di lui coincide, anche quando stava bene non è mai stata una figura indipendente.
Fare qualcosa per lui è sempre un problema, anche pagare una bolletta o andare a comprare qualcosa al supermercato.

Un'altra cosa che è emersa dal colloquio con mia nonna, per risponderle alla seconda domanda che mi ha posto, è che il dottore stesso ha proposto a mio padre di iniziare una psicoterapia, avendo a disposizione una sfilza di nominativi da dargli. Mio padre ha sempre omesso questa cosa con noi, continuando a mentire. Probabilmente papà non crede nel vostro lavoro, non so cosa dirle. Io so solo che è un anno che continuo a ripeterglielo senza mai essere presa in considerazione, tant'è vero che ultimamente sono così esasperata che mi viene naturale rispondergli male ed arrabbiarmi quando viene da me a dirmi che ha bisogno di aiuto.


A tutto questo si aggiunge il fatto che mio fratello, che ora ha 17 anni, sta nella fase "critica" della gioventù, la fase ribelle, quella in cui non sei ne un bambino ne un adulto che è difficile da gestire e avrebbe bisogno di una figura paterna presente, autorevole, oltre che un buon esempio da seguire. E invece si ritrova un omone che fuma come un turco, perennemente seduto sul divano, sdraiato sul letto o addirittura che cammina avanti e indietro per casa e che non fa altro che dire che è spacciato, che la sua vita è finita, che rimarrà per sempre in quello stato e che è meglio che non campa più. Questo io non posso accettarlo, non posso accettare che mio fratello debba sentire certe cose, visto che già ha dovuto affrontare una crescita difficile vista la situazione che le ho descritto in precedenza.

Io so che Voi qui potete fare ben poco, me ne rendo conto.
Infatti ho richiesto questo consulto per sapere, più o meno, che tipo di atteggiamento dobbiamo assumere noi familiari nei suoi confronti. Fino ad ora, lo abbiamo assecondato in tutto e a questo punto penso che sia stata la scelta sbagliata. Abbiamo solo alimentato la sua tendenza ad appoggiarsi agli altri.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Penso anch'io che se fino ad ora l'avete assecondato e non avete ottenuto nulla sia giunto il momento di cambiare atteggiamento.
Ditegli che se ritiene di avere bisogno d'aiuto la strada per trovarlo esiste, e che se non vuole prenderla sarà peggio per lui.

Può sembrarle un atteggiamento un po' duro, ma in realtà se ogni volta che si piange addosso lo ascoltate e spronate e vi arrabbiate con lui perchè non si cura adeguatamente ottenete solo di soddisfare il suo bisogno di avere attorno a sè tutte le persone care e di catturarne l'attenzione (anche attraverso frasi che facciano pensare al peggio, e che non è da escludere siano solo una drammatizzazione di quello che pensa realmente).

Suo padre potrebbe iniziare a cambiare anche in fretta: non riuscendo a fare più presa su di voi con le sue lamentele cercherà altre strategie, e in questo senso potreste incoraggiarlo a fare qualcosa per stare meglio prospettandogli ad es. una serie di cose che potreste fare assieme se solo lui se la sentisse e non fosse così depresso.
[#4]
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Mi trova d'accordo in ogni suo punto, era la strategia che avevo in mente.

Un'ultima cosa gentile Dottoressa, secondo Lei è il caso che io insista nel consigliare una psicoterapia?
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Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
E' vero che Lei poco fa mi ha consigliato di evitare di arrabbiarsi con lui perché non si cura adeguatamente, soddisfacendo così il suo bisogno di attenzioni e mi trova d'accordo, ma è pur vero che io ritengo che un aiuto psicologico da parte di persone competenti, che hanno studiato per questo e che quindi sanno come approcciarsi sia a questo punto un intervento necessario da accompagnare alla terapia farmacologica che sta assumendo.

Lei che ne pensa?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
La prospettiva va ribaltata: se suo padre ha bisogno di una psicoterapia ma sta facendo i capricci non può comunque essere trattato come un bambino, perchè non lo è più.

Gli va invece restituita la responsabilità della propria vita e della propria salute, indicandogli una soluzione e iniziando a riconoscergli il ruolo dell'adulto che decide per la propria vita.
In questo senso qualunque cosa deciderà sarà prima di tutto il proprio bene o il proprio male, ma pur sempre qualcosa che ricadrà in primis su di lui.

Potete dargli degli indirizzi di psicologi psicoterapeuti o dirgli più genericamente di farsi indicare qualcuno dal medico psichiatra, ma l'importante è che gli diciate e dimostriate che non siete più disposti a inseguirlo perchè si faccia curare perchè questo non è servito a nulla e quindi utilizzerete in altro modo tempo ed energie.

In questa situazione occorre comunque un occhio di riguardo per suo fratello, al quale sarà bene spiegare che il papà è in grossa difficoltà e che non si comporta in un certo modo perchè è un fannullone, ma perchè ha dei problemi che sperate possa risolvere quanto prima.
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Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
La ringrazio davvero tanto per i suoi preziosi consigli Dottoressa.

Cordiali Saluti
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Dr.ssa Roberta De Bellis Psicologo, Psicoterapeuta 48
Gentile utente,
consideri che se suo padre vive una fase depressiva, come lei ha supposto, è difficile che accetti di farsi aiutare facilmente, a meno che non riconosca, da solo, il suo problema. Lei ha fatto già molto, cercando di comprendere il disagio di suo padre; è comprensibile che sia preoccupata...deve essere lui a scegliere di farsi aiutare e il suo psichiatra potrebbe essere la figura che può convincerlo ad affiancare un psicoterapia al trattamento a cui già si sottopone.
La persona che vive uno stati depressivo tende molto a far presa sui familiari e non fa quasi nulla autonomamente per aiutarsi; spesso una posizione ferma e piu' autorevole da parte delle persone piu' vicine può essere uno sprono per prendere in mano la propria vita, come ognuno di noi dovrebbe fare.

Cordiali saluti

Dott.ssa Roberta De Bellis

[#9]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Grazie a lei per averci consultati, se lo desidera ci informi sugli sviluppi della situazione.

Le faccio tanti auguri,