Imprigionata nel mio matrimonio
Buonasera, vi scrivo perchè mi sento imprigionata in un matrimonio nel quale non credo più.
Sono sposata da 7 anni, e quando mi sono sposata credevo molto nella nostra storia, nella forza del nostro rapporto e nel fatto che entrambi saremmo stati di sostegno l'uno per l'altra. Quando ho conosciuto mio marito era già paraplegico da qualche anno e mi ha fatto credere che era di vedute aperte, pronto ad ogni cambiamento ecc ecc...fatto sta che negli anni di matrimonio IO sono cambiata molto e lui no. Mi sono annullata pur di non farlo arrabbiare, pur di assecondare i suoi hobby e le sue passioni ma quando toccava a me ero sempre sola. Ora mi rendo conto che forse io per lui ero solo quello che gli serviva. Non so se mi abbia mai amata o meno anche se ovviamente lui dice di si. C'è stato un periodo in cui abbiamo iniziato a litigare frequentemente, fino ad una sera in cui ho minacciato di andarmene...ma non l'ho fatto, non avrei saputo dove andare, la mia famiglia è molto lontana da qui e non ho amici. Da lì in poi i litigi non ci sono più stati è una sorta di calma apparente nel quale mi sento soffocare sempre di più.
Io vorrei andare via ma non ho il coraggio di farlo, non lo amo e evito il più possibile i rapporti sessuale che da insoddisfacenti sono diventati fastidiosi per me...mi da fastidio se mi tocca. Lui dipende totalmente da me, ma non a causa della sua condizione (che per quanto invalidante gli permette di fare una vita normale se pur in carrozzina), per lui è normale che sia io a dover far tutto: da somministrargli le medicine, pulirlo, vestirlo, portargli l'acqua, scrivergli una mail, occuparmi della casa e di qualunque altra cosa...lui ha creato questa sorta di dipendenza da me, io ci devo essere, lui non c'è mai. In questi anni di matrimonio se ho avuto una febbre o un malanno mi sono comunque sempre alzata perchè, per dire una banalità, se non cucinavo io non si mangiava.
Quello che non capisco è perchè la paura di farlo soffrire, la paura del SUO futuro è più forte del mio malessere? perchè non ho il coraggio di affrontarlo digli apertamente che mi sono stancata, che non lo amo più e andar via?
Vi ringrazio anticipatamente
Sono sposata da 7 anni, e quando mi sono sposata credevo molto nella nostra storia, nella forza del nostro rapporto e nel fatto che entrambi saremmo stati di sostegno l'uno per l'altra. Quando ho conosciuto mio marito era già paraplegico da qualche anno e mi ha fatto credere che era di vedute aperte, pronto ad ogni cambiamento ecc ecc...fatto sta che negli anni di matrimonio IO sono cambiata molto e lui no. Mi sono annullata pur di non farlo arrabbiare, pur di assecondare i suoi hobby e le sue passioni ma quando toccava a me ero sempre sola. Ora mi rendo conto che forse io per lui ero solo quello che gli serviva. Non so se mi abbia mai amata o meno anche se ovviamente lui dice di si. C'è stato un periodo in cui abbiamo iniziato a litigare frequentemente, fino ad una sera in cui ho minacciato di andarmene...ma non l'ho fatto, non avrei saputo dove andare, la mia famiglia è molto lontana da qui e non ho amici. Da lì in poi i litigi non ci sono più stati è una sorta di calma apparente nel quale mi sento soffocare sempre di più.
Io vorrei andare via ma non ho il coraggio di farlo, non lo amo e evito il più possibile i rapporti sessuale che da insoddisfacenti sono diventati fastidiosi per me...mi da fastidio se mi tocca. Lui dipende totalmente da me, ma non a causa della sua condizione (che per quanto invalidante gli permette di fare una vita normale se pur in carrozzina), per lui è normale che sia io a dover far tutto: da somministrargli le medicine, pulirlo, vestirlo, portargli l'acqua, scrivergli una mail, occuparmi della casa e di qualunque altra cosa...lui ha creato questa sorta di dipendenza da me, io ci devo essere, lui non c'è mai. In questi anni di matrimonio se ho avuto una febbre o un malanno mi sono comunque sempre alzata perchè, per dire una banalità, se non cucinavo io non si mangiava.
Quello che non capisco è perchè la paura di farlo soffrire, la paura del SUO futuro è più forte del mio malessere? perchè non ho il coraggio di affrontarlo digli apertamente che mi sono stancata, che non lo amo più e andar via?
Vi ringrazio anticipatamente
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"Quello che non capisco è perchè la paura di farlo soffrire, la paura del SUO futuro è più forte del mio malessere? perchè non ho il coraggio di affrontarlo digli apertamente che mi sono stancata, che non lo amo più e andar via?"
Gentile signora, a questa domanda non possiamo rispondere da qui perchè non la conosciamo, ma tante potrebbero essere le ipotesi. Come mai ad esempio si è trasformata nella badante di suo marito e che cosa l'ha spinta a sposarlo? Un senso di colpa? Un senso di onnipotenza?
Come mai non si preoccupa abbastanza della Sua (di lei che scrive) felicità o sofferenza, ma mette prima quella dell'altro?
Gentile signora, a questa domanda non possiamo rispondere da qui perchè non la conosciamo, ma tante potrebbero essere le ipotesi. Come mai ad esempio si è trasformata nella badante di suo marito e che cosa l'ha spinta a sposarlo? Un senso di colpa? Un senso di onnipotenza?
Come mai non si preoccupa abbastanza della Sua (di lei che scrive) felicità o sofferenza, ma mette prima quella dell'altro?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentile Dr.ssa Pileci, la ringrazio per la sua risposta.
Mi sono sposata perchè stavo bene con lui, mi trattava bene, ci divertivamo, c'era feeling...e credevo fosse sufficiente per farne l'uomo della mia vita. Sicuramente sono una persona insicura e la paura di non trovare "di meglio" non mi ha fatto prender tempo quando qualche dubbio mi si insinuò. Sono diventata la sua badante a tutti gli effetti dopo circa 2 anni di matrimonio, quando si è lussato una spalla ed ha fatto un lungo periodo a letto. Passato quel periodo però le sue abitudini non sono tornate quelle di prima.
Sul perchè mi metto in secondo piano...davvero non lo so. So che ero una persona serena, gioviale con tanti sogni e voglia di vivere...ed ora non vedo nulla nel mio futuro
Mi sono sposata perchè stavo bene con lui, mi trattava bene, ci divertivamo, c'era feeling...e credevo fosse sufficiente per farne l'uomo della mia vita. Sicuramente sono una persona insicura e la paura di non trovare "di meglio" non mi ha fatto prender tempo quando qualche dubbio mi si insinuò. Sono diventata la sua badante a tutti gli effetti dopo circa 2 anni di matrimonio, quando si è lussato una spalla ed ha fatto un lungo periodo a letto. Passato quel periodo però le sue abitudini non sono tornate quelle di prima.
Sul perchè mi metto in secondo piano...davvero non lo so. So che ero una persona serena, gioviale con tanti sogni e voglia di vivere...ed ora non vedo nulla nel mio futuro
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"Sicuramente sono una persona insicura e la paura di non trovare "di meglio" non mi ha fatto prender tempo quando qualche dubbio mi si insinuò"
Su questo sarebbe il caso di riflettere...
Le relazioni prevedono uno scambio reciproco: sarebbe interessante comprendere come mai tra lei e suo marito si sia instaurata tale dinamica e tacitamente, e vedere se sia possibile modificarla.
In generale diciamo che "accontentarsi" non è mai una scelta sana; eventualmente, se la sofferenza e il dubbio dovessero assumere per lei proporzioni notevoli, come già mi pare siano, sarebbe utile cercare di mettere ordine con l'aiuto di uno psicologo e valutare insieme la situazione.
Un cordiale saluto,
Su questo sarebbe il caso di riflettere...
Le relazioni prevedono uno scambio reciproco: sarebbe interessante comprendere come mai tra lei e suo marito si sia instaurata tale dinamica e tacitamente, e vedere se sia possibile modificarla.
In generale diciamo che "accontentarsi" non è mai una scelta sana; eventualmente, se la sofferenza e il dubbio dovessero assumere per lei proporzioni notevoli, come già mi pare siano, sarebbe utile cercare di mettere ordine con l'aiuto di uno psicologo e valutare insieme la situazione.
Un cordiale saluto,
[#4]
Utente
Il mio è un discorso "a posteriori" ovviamente, se quel giorno chiunque mi avesse chiesto se amavo colui che sarebbe diventato mio marito non ostante i dubbi avrei risposto SI
La ringrazio nuovamente, avevo pensato di farmi aiutare da qualcuno...ma non saprei come giustificare la cosa, dato che la mentalità di mio marito non capirebbe questa mia necessità.
Grazie nuovamente, cordiali saluti
La ringrazio nuovamente, avevo pensato di farmi aiutare da qualcuno...ma non saprei come giustificare la cosa, dato che la mentalità di mio marito non capirebbe questa mia necessità.
Grazie nuovamente, cordiali saluti
[#6]
Buona sera cara Signora,
ho letto attentamente quello che ha scritto e la risposta della mia collega; aggiungerei soltanto questo.
Provi a pensare alle donne della sua famiglia, a sua madre, alle zie se ne ha, nonne, sorelle delle nonne... forse può pensare anche ad alcune delle sue conoscenze femminili più vicine alla sua generazione. E ora si faccia questa domanda, quante di loro hanno rinunciato a coltivare i loro sogni e hanno gradualmente perso la voglia di vivere (come dice lei) in una relazione? Probabilmente la sua risposta sarà: la maggior parte, a pesarci bene. E se la sua risposta non fosse questa, le assicuro che quello che è capitato a lei, capita a molte donne delle generazioni che vanno dai trent'anni in su, indipendentemente dal tipo di uomo che hanno amato.
Il problema è che ci portiamo dietro un retaggio culturale che da sempre ha chiesto alle donne di rinunciare a se stesse per incarnare un modello di donna di casa, di madre dei figli, di brava moglie, brava amante, brava lavoratrice, ecc... Perdendo di vista quelle che sono le nostre personali inclinazioni, i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre esigenze.
Storicamente sono stati fatti grandi passi avanti e oggi le donne sanno di avere il diritto di realizzare se stesse, come individui e come donne, tanto quanto gli uomini; ma purtroppo, come sembra essere capitato a lei, spesso ancora ci dimentichiamo di noi stesse e ci lasciamo andare; con il risultato che si arriva a perdere la gioia di vivere e la possibilità di poter godere del rapporto di coppia.
Le consiglio di fare una riflessione su questo tema.
Un cordiale saluto
ho letto attentamente quello che ha scritto e la risposta della mia collega; aggiungerei soltanto questo.
Provi a pensare alle donne della sua famiglia, a sua madre, alle zie se ne ha, nonne, sorelle delle nonne... forse può pensare anche ad alcune delle sue conoscenze femminili più vicine alla sua generazione. E ora si faccia questa domanda, quante di loro hanno rinunciato a coltivare i loro sogni e hanno gradualmente perso la voglia di vivere (come dice lei) in una relazione? Probabilmente la sua risposta sarà: la maggior parte, a pesarci bene. E se la sua risposta non fosse questa, le assicuro che quello che è capitato a lei, capita a molte donne delle generazioni che vanno dai trent'anni in su, indipendentemente dal tipo di uomo che hanno amato.
Il problema è che ci portiamo dietro un retaggio culturale che da sempre ha chiesto alle donne di rinunciare a se stesse per incarnare un modello di donna di casa, di madre dei figli, di brava moglie, brava amante, brava lavoratrice, ecc... Perdendo di vista quelle che sono le nostre personali inclinazioni, i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre esigenze.
Storicamente sono stati fatti grandi passi avanti e oggi le donne sanno di avere il diritto di realizzare se stesse, come individui e come donne, tanto quanto gli uomini; ma purtroppo, come sembra essere capitato a lei, spesso ancora ci dimentichiamo di noi stesse e ci lasciamo andare; con il risultato che si arriva a perdere la gioia di vivere e la possibilità di poter godere del rapporto di coppia.
Le consiglio di fare una riflessione su questo tema.
Un cordiale saluto
Dr.ssa Ilaria Datta
http://ilariadatta.wordpress.com
[#7]
Utente
Gentile Dr.ssa Pileci, non è esattamente così, diciamo che...solitamente è mio marito che mi da il consenso, soprattutto se la cosa prevede delle spese e delle assenze da casa. La cosa è partida dall'idea che prendere le decisioni di comune accordo era una cosa positiva ed è finita che le decisioni le prende lui...e se la cosa non mi sta bene si arrabbia e mi fa sentire in colpa.
Gentile Dr.ssa Datta, la ringrazio per la sua risposta. Facendo velocemente mente locale, non saprei dire se le mie nonne abbiano rinunciato ai loro sogni, posso dire che mia madre ha fatto molti sacrifici, ha accantonato le sue passioni perchè economicamente non ci sono stati periodi facili, ma in tutto ho visto sempre mio padre presente, assecondarla quando possibile ed aiutarla. Quando io e mia sorella eravamo al liceo l'ho vista riprendere gli studi e fare l'università con l'appoggio e l'orgoglio di mio padre. Per carità non mancavano i litigi, ma credo siano comuni e normali in tutte le famiglie. Mia zia, convive da parecchio ed ha 2 bambini e sta facendo il lavoro che ama se pure la porta spesso a partire la mattina e tornare la sera o a qualche giorno fuori per gli aggiornamenti, certo il suo compagno brontola un pò ma la cosa si chiude lì. Io per incarnare l'ideale di mio marito della perfetta donna di casa (nulla da togliere alle casalinghe, ma quando mi capita che qualcuno mi chieda che lavoro faccio io mi vergogno a dire che sono casalinga) ho perso di vista me stessa, per non litigare spesso facevo cose controvoglia e non era il litigio a preoccuparmi se fosse stato costruttivo, e avesse portato ad un punto d'incontro, ma se lui mi urla contro e quando chiedo di capire in cambio ho silenzio...la cosa diventa pesante...adesso mi rendo conto che troppe volte ho abbassato la testa per quieto vivere ed ora non sono più capace di tirarla su. Sono bloccata.
Gentile Dr.ssa Datta, la ringrazio per la sua risposta. Facendo velocemente mente locale, non saprei dire se le mie nonne abbiano rinunciato ai loro sogni, posso dire che mia madre ha fatto molti sacrifici, ha accantonato le sue passioni perchè economicamente non ci sono stati periodi facili, ma in tutto ho visto sempre mio padre presente, assecondarla quando possibile ed aiutarla. Quando io e mia sorella eravamo al liceo l'ho vista riprendere gli studi e fare l'università con l'appoggio e l'orgoglio di mio padre. Per carità non mancavano i litigi, ma credo siano comuni e normali in tutte le famiglie. Mia zia, convive da parecchio ed ha 2 bambini e sta facendo il lavoro che ama se pure la porta spesso a partire la mattina e tornare la sera o a qualche giorno fuori per gli aggiornamenti, certo il suo compagno brontola un pò ma la cosa si chiude lì. Io per incarnare l'ideale di mio marito della perfetta donna di casa (nulla da togliere alle casalinghe, ma quando mi capita che qualcuno mi chieda che lavoro faccio io mi vergogno a dire che sono casalinga) ho perso di vista me stessa, per non litigare spesso facevo cose controvoglia e non era il litigio a preoccuparmi se fosse stato costruttivo, e avesse portato ad un punto d'incontro, ma se lui mi urla contro e quando chiedo di capire in cambio ho silenzio...la cosa diventa pesante...adesso mi rendo conto che troppe volte ho abbassato la testa per quieto vivere ed ora non sono più capace di tirarla su. Sono bloccata.
[#8]
Gentile Signora,
la lettura della sua storia ha suscitato in me tristezza e rabbia al contempo, perché tutto sommato è l'ennesima dimostrazione che per noi donne c'è ancora tanta strada da fare.
In particolare, il fatto che Lei "subisca" dei rapporti sessuali non graditi la dice molto lunga.....
Se da un lato posso comprendere la necessità di organizzarsi per poter effettuare delle sedute con uno psicologo, non penso sia giusto che sia suo marito a darle il permesso di farlo. Anzi, il fatto di metterlo al corrente di questa sua decisione, potrebbe renderlo più consapevole del livello di sofferenza che Lei ha raggiunto.
Per quanto riguarda l'aspetto economico, può iniziare a rivolgersi allo psicologo di un Consultorio della sua ASL, dove gli incontri sono gratuiti:
http://www.asl.vt.it/MaternoInfantile/Consultori/baseC.php
Prenda davvero in considerazione tale opportunità.
Cari auguri.
la lettura della sua storia ha suscitato in me tristezza e rabbia al contempo, perché tutto sommato è l'ennesima dimostrazione che per noi donne c'è ancora tanta strada da fare.
In particolare, il fatto che Lei "subisca" dei rapporti sessuali non graditi la dice molto lunga.....
Se da un lato posso comprendere la necessità di organizzarsi per poter effettuare delle sedute con uno psicologo, non penso sia giusto che sia suo marito a darle il permesso di farlo. Anzi, il fatto di metterlo al corrente di questa sua decisione, potrebbe renderlo più consapevole del livello di sofferenza che Lei ha raggiunto.
Per quanto riguarda l'aspetto economico, può iniziare a rivolgersi allo psicologo di un Consultorio della sua ASL, dove gli incontri sono gratuiti:
http://www.asl.vt.it/MaternoInfantile/Consultori/baseC.php
Prenda davvero in considerazione tale opportunità.
Cari auguri.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#9]
Utente
La ringrazio di cuore Dr.ssa Scalco, sto valutando seriamente di rivolgermi ad uno psicologo, sono realmente mentalmente stanca ed esasperata dalla situazione ed ho bisogno di venirne fuori, ritrovarmi, rivalorizzarmi e ricominciare a vivere...sono rimasta indietro di troppi anni, e da sola non ci riesco proprio.
[#10]
E, aggiungo io, è davvero troppo giovane per rassegnarsi ad una vita così.
Coraggio: si prenda tempo per chiarirsi le idee e comprendere ciò che vuol fare.
Se le può far piacere, ci tenga aggiornati su come si evolve la situazione.
Cari auguri.
Coraggio: si prenda tempo per chiarirsi le idee e comprendere ciò che vuol fare.
Se le può far piacere, ci tenga aggiornati su come si evolve la situazione.
Cari auguri.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 9.6k visite dal 06/08/2012.
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