La corsa come la paroxetina...?
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Carissima Utente,
se le è stata prescritta la paroxetina immagino che lei soffra di un disturbo psicologico di tipo depressivo (e/o ansioso), e se le cose stanno così l'attività fisica non può consentire di raggiungere gli stessi effetti del farmaco e non può dunque sostituirlo.
Può dirci qualcosa di più della sua situazione?
In particolare vorrei sapere quale diagnosi ha ricevuto e da chi, da quanto tempo assume il farmaco e da chi le è stato prescritto, se la decisione di scalarlo è sua o è concordata con il medico e se ha effettuato (o sta effettuando) anche una psicoterapia.
Può chiarire questi punti?
se le è stata prescritta la paroxetina immagino che lei soffra di un disturbo psicologico di tipo depressivo (e/o ansioso), e se le cose stanno così l'attività fisica non può consentire di raggiungere gli stessi effetti del farmaco e non può dunque sostituirlo.
Può dirci qualcosa di più della sua situazione?
In particolare vorrei sapere quale diagnosi ha ricevuto e da chi, da quanto tempo assume il farmaco e da chi le è stato prescritto, se la decisione di scalarlo è sua o è concordata con il medico e se ha effettuato (o sta effettuando) anche una psicoterapia.
Può chiarire questi punti?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Utente,
della riduzione della farmacoterapia dovrebbe discuterla con il medico di riferimento.
L'attività fisica, fa bene ed a tutti.
Quale diagnosi le hanno fatto e quale cura ha seguito?
della riduzione della farmacoterapia dovrebbe discuterla con il medico di riferimento.
L'attività fisica, fa bene ed a tutti.
Quale diagnosi le hanno fatto e quale cura ha seguito?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Ho 27 anni e assumo antidepressivi e ansiolitici da 9 anni...con varie fasi alterne,riduzioni dosaggio e sospensione completa,oggi mi ritrovo dipendente da paroxetina e bromazepam.Ma vado al dunque.
Ho deciso di sottopormi alla psicoterapia,di diminuire il dosaggio dei farmaci,e di cominciare una cura omeopatica,per cui lo psichiatra mi ha dimezzato da circa 7 giorni la paroxetina da 20mg a 10mg... la psicoterapeuta invece mi ha consigliato trainig autogeno e attività fisica...insomma anche se in maniera lentissima devo interromperli sti psicofarmaci!
Ho deciso di sottopormi alla psicoterapia,di diminuire il dosaggio dei farmaci,e di cominciare una cura omeopatica,per cui lo psichiatra mi ha dimezzato da circa 7 giorni la paroxetina da 20mg a 10mg... la psicoterapeuta invece mi ha consigliato trainig autogeno e attività fisica...insomma anche se in maniera lentissima devo interromperli sti psicofarmaci!
[#4]
Direi che dopo 9 anni di cura farmacologica non risolutiva per i suoi problemi se ha concordato con il suo psichiatra di scalare e poi abbandonare i farmaci ha fatto bene.
Se nel suo caso non sussistono condizioni mediche che ostacolino o rendano sconsigliabile l'attività fisica fare del movimento le può servire sia a sentirsi meglio, sia a scaricare le tensioni, quindi è un'ottima idea che lei inizi a fare della corsa 2 o più volte a settimana per goderne i benefici sotto vari aspetti.
Anche il Training Autogeno le sarà utile qualunque sia la sua diagnosi (che non ci ha riferito), e le consiglio di impegnarsi seriamente nell'esecuzione quotidiana degli esercizi perchè questi le portino tutto il benessere che possono produrre in lei.
Se nel suo caso non sussistono condizioni mediche che ostacolino o rendano sconsigliabile l'attività fisica fare del movimento le può servire sia a sentirsi meglio, sia a scaricare le tensioni, quindi è un'ottima idea che lei inizi a fare della corsa 2 o più volte a settimana per goderne i benefici sotto vari aspetti.
Anche il Training Autogeno le sarà utile qualunque sia la sua diagnosi (che non ci ha riferito), e le consiglio di impegnarsi seriamente nell'esecuzione quotidiana degli esercizi perchè questi le portino tutto il benessere che possono produrre in lei.
[#5]
Qualunque modifica e/ o riduzione della farmacoterapia, deve essere effettuata sotto supervisone medica.
La psicoterapia, le sara' d' aiuto per la cura delle problematiche psichiche e per investigare e risolvere le cause del suo disagio psichico.
La psicoterapia, le sara' d' aiuto per la cura delle problematiche psichiche e per investigare e risolvere le cause del suo disagio psichico.
[#6]
<<..una bella corsetta almeno 2 volte la settimana,è realmente in grado di liberare le endorfine? Si può davvero ricavarne benificio quasi come prendendo la Paroxetina?..>>
Gentile utente,
mi permetto di aggiungere anche un mio commento.
Una attività fisica effettivamente stimola il nostro organismo a secernere le endorfine, ma il beneficio non è solo e non è soprattutto grazie alle endorfine. Piuttosto "le endorfine" sono diventate un modo popolare e ad effetto, spesso un modo di dire (ma non sempre scientifico) di descrivere i fenomeni più vari.
Anche per quanto riguarda la paroxetina e gli altri farmaci della stessa classe, questi agiscono soprattutto tramite gli altri meccanismi, non tramite quello delle endorfine.
Benché sarà vero che l'attività fisica callibrata bene ed individualmnte (!) giova anche alla salute psichica, questa resta una affermazione fin troppo generica:
per prevedere e per paragonare l'efficacia di uno e dell'altro approccio bisogna sapere di che problema di fondo si tratta (la diagnosi del disturbo). Quale diagnosi Le è stata posta ? (i colleghi psicologi lo hanno già chiesto, ma Lei non lo ha ancora chiarito).
In ogni modo, per iniziare ad applicare un approccio alternativo non è necessario che prima sia terminato quello già in uso (nel nostro caso, la farmacoterapia).
Anzi, se si decide di accommiatarsi con l'approccio precedente, sarebbe il caso di provare prima l'efficacia di quello nuovo. Nel frattempo la farmacoterapia e gli altri approcci possono essere complementari fra di loro.
Le posso consigliare di parlarne con il Suo psichiatra.
Gentile utente,
mi permetto di aggiungere anche un mio commento.
Una attività fisica effettivamente stimola il nostro organismo a secernere le endorfine, ma il beneficio non è solo e non è soprattutto grazie alle endorfine. Piuttosto "le endorfine" sono diventate un modo popolare e ad effetto, spesso un modo di dire (ma non sempre scientifico) di descrivere i fenomeni più vari.
Anche per quanto riguarda la paroxetina e gli altri farmaci della stessa classe, questi agiscono soprattutto tramite gli altri meccanismi, non tramite quello delle endorfine.
Benché sarà vero che l'attività fisica callibrata bene ed individualmnte (!) giova anche alla salute psichica, questa resta una affermazione fin troppo generica:
per prevedere e per paragonare l'efficacia di uno e dell'altro approccio bisogna sapere di che problema di fondo si tratta (la diagnosi del disturbo). Quale diagnosi Le è stata posta ? (i colleghi psicologi lo hanno già chiesto, ma Lei non lo ha ancora chiarito).
In ogni modo, per iniziare ad applicare un approccio alternativo non è necessario che prima sia terminato quello già in uso (nel nostro caso, la farmacoterapia).
Anzi, se si decide di accommiatarsi con l'approccio precedente, sarebbe il caso di provare prima l'efficacia di quello nuovo. Nel frattempo la farmacoterapia e gli altri approcci possono essere complementari fra di loro.
Le posso consigliare di parlarne con il Suo psichiatra.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#7]
Non entro nel merito della discussione in corso.
Solo una precisazione
>>una bella corsetta almeno 2 volte la settimana,è realmente in grado di liberare le endorfine?>>
Ma quali endorfine vuole liberare (^____^) con 2 "corsette" alla settimana ?
Ci vuole un impegno maggiore (almeno 4 volte alla settimana) oppure, cosa più semplice,
è sufficiente camminare 30 minuti al giorno secondo le modalità descritte nel link allegato
https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/90-l-attivita-fisica-riduce-il-rischio-di-morire-prematuramente-soprattutto-per-tumore-e-infarto.html
Solo una precisazione
>>una bella corsetta almeno 2 volte la settimana,è realmente in grado di liberare le endorfine?>>
Ma quali endorfine vuole liberare (^____^) con 2 "corsette" alla settimana ?
Ci vuole un impegno maggiore (almeno 4 volte alla settimana) oppure, cosa più semplice,
è sufficiente camminare 30 minuti al giorno secondo le modalità descritte nel link allegato
https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/90-l-attivita-fisica-riduce-il-rischio-di-morire-prematuramente-soprattutto-per-tumore-e-infarto.html
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
[#8]
Utente
DIAGNOSI : ATTACCHI DI PANICO E ANSIA GENERALIZZATA_
@Dott.ssa Randone : Ovviamente non m'azzardo a prendere decisioni quali la diminuzione di farmaci se non seguita dal mio buon vecchio psichiatra.
@Dott. Catania : Non sono abituata ad un'attività fisica,per cui cominciare con una corsa 2 volte la settimana mi sembra abbastanza per adesso ;-) per poi arrivare a 4 volte...
Poi vorrei davvero capire il motivo per cui quando torno a casa,piuttosto che aver scaricato la tensione nella corsa,mi sento stranamente più agitata... cosa avviene all'interno del corpo?
E in che modo ritenete efficace il Training Autogeno? (Anche mentre eseguo questo mi sento particolarmente nervosa... =( )
@Dott.ssa Randone : Ovviamente non m'azzardo a prendere decisioni quali la diminuzione di farmaci se non seguita dal mio buon vecchio psichiatra.
@Dott. Catania : Non sono abituata ad un'attività fisica,per cui cominciare con una corsa 2 volte la settimana mi sembra abbastanza per adesso ;-) per poi arrivare a 4 volte...
Poi vorrei davvero capire il motivo per cui quando torno a casa,piuttosto che aver scaricato la tensione nella corsa,mi sento stranamente più agitata... cosa avviene all'interno del corpo?
E in che modo ritenete efficace il Training Autogeno? (Anche mentre eseguo questo mi sento particolarmente nervosa... =( )
[#9]
>>> vorrei davvero capire il motivo per cui quando torno a casa,piuttosto che aver scaricato la tensione nella corsa,mi sento stranamente più agitata
>>>
Ciò accade probabilmente perché lei interpreta l'attivazione fisiologica del suo corpo come ansia.
L'attivazione del corpo (battito accelerato, sudorazione, respiro più frequente ecc.) è grosso modo la stessa in ogni emozione, ciò che varia è l'interpretazione che il cervello ne dà. Uno dei problemi dell'ansioso è che ha la tendenza ad attribuire tale attivazione più facilmente all'ansia che ad altre cause.
Perciò, in base alla sua diagnosi e a ciò che ci sta riportando, se prima non cura l'ansia rischierà sempre di trovare la situazione del momento che il suo cervello interpreterà come pericolosa. Anche la corsa.
Che tipo di psicoterapia sta facendo? Contenuti discussi in seduta, frequenza delle sedute, eventuali compiti ricevuti.
Il training autogeno può essere utile, ma non è una terapia specifica. L'ansia può esprimersi in molti modi, e le terapie più efficaci ed efficienti per l'ansia trattano ciascuno di esso in modo mirato.
>>> Anche mentre eseguo questo mi sento particolarmente nervosa
>>>
Certo, probabilmente sempre a causa della sua ansia, non del training autogeno.
Lo sta apprendendo con la psicoterapeuta o sta cercando di fare da sola?
>>>
Ciò accade probabilmente perché lei interpreta l'attivazione fisiologica del suo corpo come ansia.
L'attivazione del corpo (battito accelerato, sudorazione, respiro più frequente ecc.) è grosso modo la stessa in ogni emozione, ciò che varia è l'interpretazione che il cervello ne dà. Uno dei problemi dell'ansioso è che ha la tendenza ad attribuire tale attivazione più facilmente all'ansia che ad altre cause.
Perciò, in base alla sua diagnosi e a ciò che ci sta riportando, se prima non cura l'ansia rischierà sempre di trovare la situazione del momento che il suo cervello interpreterà come pericolosa. Anche la corsa.
Che tipo di psicoterapia sta facendo? Contenuti discussi in seduta, frequenza delle sedute, eventuali compiti ricevuti.
Il training autogeno può essere utile, ma non è una terapia specifica. L'ansia può esprimersi in molti modi, e le terapie più efficaci ed efficienti per l'ansia trattano ciascuno di esso in modo mirato.
>>> Anche mentre eseguo questo mi sento particolarmente nervosa
>>>
Certo, probabilmente sempre a causa della sua ansia, non del training autogeno.
Lo sta apprendendo con la psicoterapeuta o sta cercando di fare da sola?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#10]
Utente
No no,di testa mia non faccio nulla... le sedute vengono svolte 1 volta la settimana,durata circa 40 min... ero riuscita,grazie alla psicoterapeuta,a riacquistare fiducia in me stessa,prendendo l'aereo (cosa che non avrei mai fatto in vita mia!),a viaggiare e quindi ad allontanarmi da casa ( cosa che mi faceva star malissimo,perchè uscivo dal mio "guscio" ) e ad autocontrollarmi,cose che adesso non so più fare dopo una serie di "bui eventi",delusioni in varie sfere nella mia vita... e come dice Lei,Dott.Santonocito,da buon ansiosa,riesco nuovamente a rovinare le mie giornate allarmandomi di tutto.Oggi mi chiedo,se nonostante tutti gli sforzi che sto facendo (la psicoterapeuta mi lascia esercizi come entrare in autostrada,allontanarmi nuovamente da casa pian piano,prendere l'ascensore un piano per volta,etc.) sia possibile riuscire ancora a spostare la nube nera e scorgere il sole.
[#13]
Finora ha quindi solo provato a farli, non ha iniziato un vero e proprio training.
E' normale che le persone molto tese inizialmente abbiano la sensazione di stare perfino peggio quando cercano di fare gli esercizi: mettersi comodi e tranquilli con l'aspettativa di riuscire a rilassarsi può far innervosire ancora di più è molto teso e stressato, e il rischio è quello di un abbandono precoce del TA.
In realtà deve considerare che determinati effetti indesiderati (aumento del nervosismo, ma anche fenomeni di "scarica autogena" come i tremori) sono perfettamente normali e spesso proporzionali al grado di tensione della persona: solo eseguendo gli esercizi li vedrà diminuire e poi scomparire, e il fatto che questa sia la sua reazione al tentativo di rilassarsi indica proprio che ne ha molto bisogno.
Per inciso, la frequenza ottimale di esecuzione degli esercizi è 3 volte al giorno e quindi sarebbe utile che lei non solo riprovasse, ma partisse già con l'idea di intensificare la frequenza del training.
Soprattutto nel primo periodo non ha importanza l'esito del singolo esercizio, quello che conta è che lei prenda l'abitudine: i benefici arriveranno quando lascerà che arrivino senza preoccuparsene.
Lo stesso fenomeno di aumento del nervosismo può avvenire quando lei è stata a correre ("vorrei davvero capire il motivo per cui quando torno a casa,piuttosto che aver scaricato la tensione nella corsa,mi sento stranamente più agitata... "): nel primo periodo è possibile che lei si "carichi" invece di scaricarsi, ma una volta superato questo scoglio potrà riuscire a sentirsi piacevolmente stanca e rilassata al termine dell'attività fisica.
In assenza di controindicazioni mediche all'attività sportiva una possibile criticità può essere rappresentata dall'eventuale tachicardia di natura ansiosa: ne soffre?
E' normale che le persone molto tese inizialmente abbiano la sensazione di stare perfino peggio quando cercano di fare gli esercizi: mettersi comodi e tranquilli con l'aspettativa di riuscire a rilassarsi può far innervosire ancora di più è molto teso e stressato, e il rischio è quello di un abbandono precoce del TA.
In realtà deve considerare che determinati effetti indesiderati (aumento del nervosismo, ma anche fenomeni di "scarica autogena" come i tremori) sono perfettamente normali e spesso proporzionali al grado di tensione della persona: solo eseguendo gli esercizi li vedrà diminuire e poi scomparire, e il fatto che questa sia la sua reazione al tentativo di rilassarsi indica proprio che ne ha molto bisogno.
Per inciso, la frequenza ottimale di esecuzione degli esercizi è 3 volte al giorno e quindi sarebbe utile che lei non solo riprovasse, ma partisse già con l'idea di intensificare la frequenza del training.
Soprattutto nel primo periodo non ha importanza l'esito del singolo esercizio, quello che conta è che lei prenda l'abitudine: i benefici arriveranno quando lascerà che arrivino senza preoccuparsene.
Lo stesso fenomeno di aumento del nervosismo può avvenire quando lei è stata a correre ("vorrei davvero capire il motivo per cui quando torno a casa,piuttosto che aver scaricato la tensione nella corsa,mi sento stranamente più agitata... "): nel primo periodo è possibile che lei si "carichi" invece di scaricarsi, ma una volta superato questo scoglio potrà riuscire a sentirsi piacevolmente stanca e rilassata al termine dell'attività fisica.
In assenza di controindicazioni mediche all'attività sportiva una possibile criticità può essere rappresentata dall'eventuale tachicardia di natura ansiosa: ne soffre?
[#14]
Utente
Lei è la Psicologa che tutti vorremmo come parente! ;-)
Non soffro di alcun problema al cuore,ovviamente agli inizi del disagio vero e proprio,all'età di 16 anni,feci una serie di tipiche visite come l'elettrocardiogramma e la tac,con uno scontato esito :SIGNORINA LEI SOFFRE SOLTANTO D'ANSIA...soltanto??? O.o
Cmq Lei mi ha tranquillizzata tantissimo,direi che posso continuare a correre con serenità nonostante ci siano sempre paturnie,e cominciare il T A sino a quando diventerà "piacevolmente rilassante"... anche se resto comunque preoccupata sul mio futuro,sul fatto che io e tantissime persone come me possano ritrovarsi "malate di nervi" per la vita...
Non soffro di alcun problema al cuore,ovviamente agli inizi del disagio vero e proprio,all'età di 16 anni,feci una serie di tipiche visite come l'elettrocardiogramma e la tac,con uno scontato esito :SIGNORINA LEI SOFFRE SOLTANTO D'ANSIA...soltanto??? O.o
Cmq Lei mi ha tranquillizzata tantissimo,direi che posso continuare a correre con serenità nonostante ci siano sempre paturnie,e cominciare il T A sino a quando diventerà "piacevolmente rilassante"... anche se resto comunque preoccupata sul mio futuro,sul fatto che io e tantissime persone come me possano ritrovarsi "malate di nervi" per la vita...
[#15]
Se non soffre di tachicardia può dedicarsi senza problemi alla corsa e attendere che questo esercizio inizi a farle conseguire sensazioni positive.
Non pensi troppo al futuro, si concentri passo dopo passo su quello che sta facendo e a un certo punto si accorgerà che le cose vanno meglio.
Non pensi troppo al futuro, si concentri passo dopo passo su quello che sta facendo e a un certo punto si accorgerà che le cose vanno meglio.
[#16]
L'impressione è che nel suo percorso di cura si stiano mescolando tecniche e sistemi diversi, in modo un po' confuso e senza però troppa "convinzione" riguardo a quali dovrebbero fare effetto, come e quando. Omeopatia, tecniche comportamentali di esposizione graduale, training autogeno... Se si tratta di ansia generalizzata e panico, la sua cura potrebbe consistere semplicemente in una psicoterapia focalizzata e nient'altro. È un'ipotesi, ovviamente, però suffragata dall'esperienza.
Concordo con la collega Massaro riguardo alla prassi del TA e ai possibili effetti paradossi iniziali, e aggiungo che dovrebbe parlare direttamente con la psicologa che la sta seguendo, cercando in quella sede le informazioni che le mancano. Il vissuto di una persona può risultare amplificato in situazione di rilassamento, perciò con tutta probabilità non è che il TA le sta "causando" più ansia, è solo che rilassandosi percepisce di più l'ansia che già ha.
Tenga presente che anche se il TA può manifestare i suoi effetti benefici già nelle prime settimane, il periodo di allenamento e apprendimento si aggira intorno ai 6 mesi, con pratica 2 volte al giorno. Perciò facendo gli esercizi 3 volte soltanto non ci si devono aspettare miracoli.
Riassumendo, parli con la psicologa che glielo sta insegnando e risolva con lei le difficoltà.
Concordo con la collega Massaro riguardo alla prassi del TA e ai possibili effetti paradossi iniziali, e aggiungo che dovrebbe parlare direttamente con la psicologa che la sta seguendo, cercando in quella sede le informazioni che le mancano. Il vissuto di una persona può risultare amplificato in situazione di rilassamento, perciò con tutta probabilità non è che il TA le sta "causando" più ansia, è solo che rilassandosi percepisce di più l'ansia che già ha.
Tenga presente che anche se il TA può manifestare i suoi effetti benefici già nelle prime settimane, il periodo di allenamento e apprendimento si aggira intorno ai 6 mesi, con pratica 2 volte al giorno. Perciò facendo gli esercizi 3 volte soltanto non ci si devono aspettare miracoli.
Riassumendo, parli con la psicologa che glielo sta insegnando e risolva con lei le difficoltà.
[#19]
Gentile utente,
Lei ha assunto antidepressivi e ansiolitici, come scrive, per 9 anni e scrive che ne ha sviluppato la "dipendenza". Ora, da 7 giorni la dose dell'antidepressivo è stata dimezzata. Che cosa aspetta ? Che dopo 9 anni di abitudine l'organismo non reagisca in nessun modo ? Non pensa che il nervosismo durante gli esercizi possa essere dovuto in parte anche alla riduzione della dose ? Anche questa ipotesi è da valutare.
Nei termini allegorici: passare da farmacoterapia alla psicoterapia è come passare un oggetto da una mano all'altra; se si inizia a togliere una mano senza che l'oggetto sia ben afferrato con un'altra mano, l'oggetto può cadere.. E perché non si può tenere l'oggetto per qualche periodo con entrambi le mani ? Vogliamo essere per forza dei prestigiatori ? Diverse volte la farmacoterapia aiuta a creare uno stato di compenso accettabile ai fini di procedere con le metodiche della psicoterapia (e dunque cambiare le mani).
Se avete communque deciso di scalare i farmaci (secondo me, troppo in fretta: per anni "servivono", ora di colpo "non più"...), non mi è chiara la modalità di scalarli. Lei scrive che è stata dimezzata la dose dell'antidepressivo. E l'ansiolitico (bromazepam) prosegue a dosaggi invariati ? La cura ansiolitica (bromazepam) è maggiormente sintomatica, maggiormente predispone alla dipendenza e andava scalata per prima, anzi, forse andava scalata già anni fa. Ora forse è da questo che bisognava cominciare (pian piano, gradualmente). E' la fase che può essere difficile, non va lasciata per l'ultima. Va fatta per prima. La tolleranza allo scalare dell'ansiolitico è anche un buon indice di compemso "senza farmaci".
Può parlare di questi aspetti con il Suo psichiatra.
Lei ha assunto antidepressivi e ansiolitici, come scrive, per 9 anni e scrive che ne ha sviluppato la "dipendenza". Ora, da 7 giorni la dose dell'antidepressivo è stata dimezzata. Che cosa aspetta ? Che dopo 9 anni di abitudine l'organismo non reagisca in nessun modo ? Non pensa che il nervosismo durante gli esercizi possa essere dovuto in parte anche alla riduzione della dose ? Anche questa ipotesi è da valutare.
Nei termini allegorici: passare da farmacoterapia alla psicoterapia è come passare un oggetto da una mano all'altra; se si inizia a togliere una mano senza che l'oggetto sia ben afferrato con un'altra mano, l'oggetto può cadere.. E perché non si può tenere l'oggetto per qualche periodo con entrambi le mani ? Vogliamo essere per forza dei prestigiatori ? Diverse volte la farmacoterapia aiuta a creare uno stato di compenso accettabile ai fini di procedere con le metodiche della psicoterapia (e dunque cambiare le mani).
Se avete communque deciso di scalare i farmaci (secondo me, troppo in fretta: per anni "servivono", ora di colpo "non più"...), non mi è chiara la modalità di scalarli. Lei scrive che è stata dimezzata la dose dell'antidepressivo. E l'ansiolitico (bromazepam) prosegue a dosaggi invariati ? La cura ansiolitica (bromazepam) è maggiormente sintomatica, maggiormente predispone alla dipendenza e andava scalata per prima, anzi, forse andava scalata già anni fa. Ora forse è da questo che bisognava cominciare (pian piano, gradualmente). E' la fase che può essere difficile, non va lasciata per l'ultima. Va fatta per prima. La tolleranza allo scalare dell'ansiolitico è anche un buon indice di compemso "senza farmaci".
Può parlare di questi aspetti con il Suo psichiatra.
[#20]
Utente
Mi scusi Dr. Gukov,ma io credo che arrivati ad un certo punto ci si stanca di essere aggrappati a dei psicofarmaci,che cmq ci si vuol sentire liberi di camminare senza stampella alcuna...io ho deciso più volte negli anni di scalarli,ma in realtà non volevo realmente.Stavolta non è così,oggi io voglio sentirmi libera,ed è una scelta presa consapevolmente,non dall'oggi al domani.Non è che non servano più,ma diciamo che con o senza le medicine, gli attacchi di panico sono cmq presenti..tra l'altro il fastidio che accuso durante il training è cominciato ancor prima che diminuissi la paroxetina...ripeto che sto anche interagendo con una cura omeopatica...è chiaro che ho avuto sintomi d'astinenza, come vertigini,crampi allo stomaco e nausea,ma non mi importa più.Anzi vorrei che tutti coloro che soffrono di dap leggessero ciò che si scrive qui oggi,perchè talvolta è solo la paura di togliere la stampella che ci impedisce il cammino con i nostri piedi.
[#23]
Gentile utente
Il problema non è l'uso degli psicofarmaci o il non utilizzo degli stessi.
Il problema che si evidenzia maggiormente è il suo bisogno di sentire comunque un appoggio a qualcosa di sostitutivo, che sia il training autogeno, la corsa o l'omeopatia, o probabilmente altro ancora.
Se è stato intrapreso un trattamento chi lo ha prescritto ne ha valutato l'opportunità e lo stesso si deve dire per la continuazione.
Andrebbe capito se è stata regolare nei controlli, i dosaggi e le variazioni di farmaci nel tempo.
La valutazione di "camminare con i propri piedi" è la falsa illusione che il farmaco modifichi il proprio essere per dare spazio ad altro, in verità questo non accade.
Il farmaco deve gestire il sintomo con un semplice meccanismo.
Stranamente per lei i sintomi sono stati sempre presenti, ma non è ben chiaro come mai in 9 anni non si sia mai raggiunto un compenso o pensato di cambiare la molecola o eventualmente di associare trattamenti psicoterapeutici.
È singolare che oggi, dopo 9 anni, vi sia questa grossa variazione nei trattamenti passando da trattamenti validati a trattamenti dubbi.
Il problema non è l'uso degli psicofarmaci o il non utilizzo degli stessi.
Il problema che si evidenzia maggiormente è il suo bisogno di sentire comunque un appoggio a qualcosa di sostitutivo, che sia il training autogeno, la corsa o l'omeopatia, o probabilmente altro ancora.
Se è stato intrapreso un trattamento chi lo ha prescritto ne ha valutato l'opportunità e lo stesso si deve dire per la continuazione.
Andrebbe capito se è stata regolare nei controlli, i dosaggi e le variazioni di farmaci nel tempo.
La valutazione di "camminare con i propri piedi" è la falsa illusione che il farmaco modifichi il proprio essere per dare spazio ad altro, in verità questo non accade.
Il farmaco deve gestire il sintomo con un semplice meccanismo.
Stranamente per lei i sintomi sono stati sempre presenti, ma non è ben chiaro come mai in 9 anni non si sia mai raggiunto un compenso o pensato di cambiare la molecola o eventualmente di associare trattamenti psicoterapeutici.
È singolare che oggi, dopo 9 anni, vi sia questa grossa variazione nei trattamenti passando da trattamenti validati a trattamenti dubbi.
[#24]
Utente
Cercare qualcosa di sostitutivo "naturale" è sintomo di voler migliorare la mia condizione psichica...perchè Lei la vede diversamente? Ho cmq cambiato "molecole" in 9 anni,ho provato cose come zoloft,seroxat,xanax...aggrapparsi a qualcosa è umano,ed è marcato nei soggetti ansiosi,per come la vedo io oggi,quindi devo cominciare a toglier via le medicine,cosa che non credo facciano chissà quali miracoli,a meno che negli anni non si aumentino via via le dosi...ignorantemente parlando.
Secondo la mia psicologa è proprio lì il problema,che non ho mai voluto staccarmi dagli psicofarmaci,ed è da lì che oggi parte la mia rinascita.Credo che se dovessi restar viva dopo aver smesso di prendere queste maledette medicine,la mia autostima crescerebbe a dismisura.Quindi cercare nel trainig,nella corsa,in una cura omeopatica,e in altre mille cose un pò più NATURALI,non può che essere ammirevole.
Secondo la mia psicologa è proprio lì il problema,che non ho mai voluto staccarmi dagli psicofarmaci,ed è da lì che oggi parte la mia rinascita.Credo che se dovessi restar viva dopo aver smesso di prendere queste maledette medicine,la mia autostima crescerebbe a dismisura.Quindi cercare nel trainig,nella corsa,in una cura omeopatica,e in altre mille cose un pò più NATURALI,non può che essere ammirevole.
[#26]
Se in questo momento si sente di lasciare una strada fallimentare, già percorsa per molti anni, per cercarne un'altra e non ha paura di abbandonare ciò di cui prima non immaginava di poter fare a meno significa che in lei qualcosa sta cambiando.
Non posso che augurarle di prendere una direzione che la aiuti davvero, questa volta, a guarire diventando autonoma e libera.
Non posso che augurarle di prendere una direzione che la aiuti davvero, questa volta, a guarire diventando autonoma e libera.
[#27]
>>> Secondo la mia psicologa è proprio lì il problema,che non ho mai voluto staccarmi dagli psicofarmaci,ed è da lì che oggi parte la mia rinascita.Credo che se dovessi restar viva dopo aver smesso di prendere queste maledette medicine,la mia autostima crescerebbe a dismisura.Quindi cercare nel trainig,nella corsa,in una cura omeopatica,e in altre mille cose un pò più NATURALI,non può che essere ammirevole.
>>>
Le cure si dividono in efficaci e non efficaci, non in naturali o non naturali. Quella secondo cui le cure "naturali" sarebbero "migliori" dei farmaci o di altro è un'illusione purtroppo diffusa e dura a morire.
Che il suo problema sia ben fermo al proprio posto lo si vede dal fatto che per lasciare la stampella originaria (i farmaci) ne ha dovute cercare altre 4: training autogeno, corsa, omeopatia e comportamentismo. E ora la quinta: consulti online.
Invece, saprà di essere uscita dal problema (e allora sì, che l'autostima aumenterà) quando non avrà più bisogno di appoggiarsi a qualcuno/qualcosa per tirare avanti.
Esistono cure *specifiche* per l'ansia ed è quelle che dovrebbe intraprendere, dopo attenta valutazione specialistica.
Un'ultima cosa: il fatto stesso che le stiamo rispondendo in così tanti, purtroppo, non l'aiuta ma va a colludere con il suo bisogno ansioso di ricevere appoggio.
>>>
Le cure si dividono in efficaci e non efficaci, non in naturali o non naturali. Quella secondo cui le cure "naturali" sarebbero "migliori" dei farmaci o di altro è un'illusione purtroppo diffusa e dura a morire.
Che il suo problema sia ben fermo al proprio posto lo si vede dal fatto che per lasciare la stampella originaria (i farmaci) ne ha dovute cercare altre 4: training autogeno, corsa, omeopatia e comportamentismo. E ora la quinta: consulti online.
Invece, saprà di essere uscita dal problema (e allora sì, che l'autostima aumenterà) quando non avrà più bisogno di appoggiarsi a qualcuno/qualcosa per tirare avanti.
Esistono cure *specifiche* per l'ansia ed è quelle che dovrebbe intraprendere, dopo attenta valutazione specialistica.
Un'ultima cosa: il fatto stesso che le stiamo rispondendo in così tanti, purtroppo, non l'aiuta ma va a colludere con il suo bisogno ansioso di ricevere appoggio.
[#30]
Utente
"...se davvero stesse bene non dovrebbe cercare sostituti al farmaco, che tra l'altro vede in modo malevolo." Dott .Ruggiero non ho mai detto star bene,in caso contrario non sarei qui a chiedere consigli ad esperti come Voi,e come dice Lei,non avrei cercato cure che sostituiscano paroxetina e bromazepam.Ripeto che il problema oggi è riuscire a staccarmi da questi...lei dice che assumerli per tutta la vita non sia dipendenza?
[#31]
gentile utente
l'unica annotazione utile è che lei sta ponendo aspettative simili a quelle che poteva avere per il farmaco all'inizio.
Considerare una nuova possibilità sostitutiva e non, eventualmente, complementare alla precedente può creare solo ulteriore confusione e non farle raggiungere l'obiettivo sperato, che dopo 9 anni è giustamente molto desiderato.
porrei due questioni:
- la rivalutazione diagnostica con una approfondita valutazione nel tempo dei sintomi.
- una considerazione di tutte le terapie assunte nei tempi nei modi e nei dosaggi per capire se il disturbo non si sia ridotto perché le stesse non erano sufficienti.
l'unica annotazione utile è che lei sta ponendo aspettative simili a quelle che poteva avere per il farmaco all'inizio.
Considerare una nuova possibilità sostitutiva e non, eventualmente, complementare alla precedente può creare solo ulteriore confusione e non farle raggiungere l'obiettivo sperato, che dopo 9 anni è giustamente molto desiderato.
porrei due questioni:
- la rivalutazione diagnostica con una approfondita valutazione nel tempo dei sintomi.
- una considerazione di tutte le terapie assunte nei tempi nei modi e nei dosaggi per capire se il disturbo non si sia ridotto perché le stesse non erano sufficienti.
[#32]
Utente
Quindi dovrei andare dal mio psichiatra e rivedere un'ulteriore cura?Temo che potrei dipenderne a vita,è già abbastanza difficile diminuire.Penso che dovrei concentrarmi su una psicoterapia mirata,piuttosto che continuare ad assumere medicine.Poi non so,parlo da semplice paziente preoccupata di non uscire mai da questo tunnel.E forse è questo il mio destino.Distinti saluti.
[#33]
Utente
Quindi dovrei andare dal mio psichiatra e rivedere un'ulteriore cura?Temo che potrei dipenderne a vita,è già abbastanza difficile diminuire.Penso che dovrei concentrarmi su una psicoterapia mirata,piuttosto che continuare ad assumere medicine.Poi non so,parlo da semplice paziente preoccupata di non uscire mai da questo tunnel.E forse è questo il mio destino.Distinti saluti.
[#34]
Dovrebbe innanzitutto informarsi un po' per conto suo sui vari tipi di psicoterapia esistenti, ad esempio leggendo qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html
Poi dovrebbe fare il punto della situazione con la sua attuale psicologa per cercare di capire se il lavoro che state facendo vi sta portando nella direzione desiderata, oppure se sta soprattutto assecondando il sintomo. Se non si tratti, in altre parole, più di un sostegno che di una terapia.
In base a questo dovrebbe decidere se è il caso continuare il percorso di cura che sta facendo, o cambiare. Le forme di psicoterapia più adatte per ansia e panico sono quelle attive e focalizzate, come ad esempio la comportamentale o la breve strategica.
I compiti di esposizione graduale che ha ricevuto potrebbero di principio andar bene, ma:
1) devono essere prescritti nell'ambito di uno schema di cura coerente, non come l'ennesimo tentativo di 'proviamo anche questo' per vedere l'effetto che fa;
2) un lavoro di esposizione graduale non consiste solo nell'assegnare il compito, ma nel monitorare i risultati e se necessario insistere, adattare e/o rendere più graduale il compito; la funzione delle prescrizioni va sfruttata in tutto il suo potenziale, non provata 2 o 3 volte e poi abbandonata, come con il training autogeno;
3) devono essere prescritti in modo tale che non vi sia il minimo dubbio sul fatto che saranno messi in pratica; altrimenti vengono 'bruciati'.
Da quel poco che è possibile capire, mi sembra che nel suo caso uno o più di questi punti siano venuti a mancare.
Non è da escludere un eventuale ricorso al farmaco, ma evidentemente non possiamo essere noi da qui a consigliarlo o sconsigliarlo. Tenga presente che lo psicologo ha la competenza per suggerire alla persona di rivolgersi a un medico psichiatra, se necessario.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html
Poi dovrebbe fare il punto della situazione con la sua attuale psicologa per cercare di capire se il lavoro che state facendo vi sta portando nella direzione desiderata, oppure se sta soprattutto assecondando il sintomo. Se non si tratti, in altre parole, più di un sostegno che di una terapia.
In base a questo dovrebbe decidere se è il caso continuare il percorso di cura che sta facendo, o cambiare. Le forme di psicoterapia più adatte per ansia e panico sono quelle attive e focalizzate, come ad esempio la comportamentale o la breve strategica.
I compiti di esposizione graduale che ha ricevuto potrebbero di principio andar bene, ma:
1) devono essere prescritti nell'ambito di uno schema di cura coerente, non come l'ennesimo tentativo di 'proviamo anche questo' per vedere l'effetto che fa;
2) un lavoro di esposizione graduale non consiste solo nell'assegnare il compito, ma nel monitorare i risultati e se necessario insistere, adattare e/o rendere più graduale il compito; la funzione delle prescrizioni va sfruttata in tutto il suo potenziale, non provata 2 o 3 volte e poi abbandonata, come con il training autogeno;
3) devono essere prescritti in modo tale che non vi sia il minimo dubbio sul fatto che saranno messi in pratica; altrimenti vengono 'bruciati'.
Da quel poco che è possibile capire, mi sembra che nel suo caso uno o più di questi punti siano venuti a mancare.
Non è da escludere un eventuale ricorso al farmaco, ma evidentemente non possiamo essere noi da qui a consigliarlo o sconsigliarlo. Tenga presente che lo psicologo ha la competenza per suggerire alla persona di rivolgersi a un medico psichiatra, se necessario.
[#36]
Gentile Utente,
forse è realistico accettare che si è *sempre* dipendenti da qualcosa, e che, probabilmente, la vera libertà sta nel poter scegliere da cosa dipendedere. Poi c'è una dipendenza *patologica* ed una dipendenza *sana*.
Terapia farmacologica e terapia psicologica sono complementari, non si escludono, ma anzi si trae il maggiore beneficio dalla combinazione di entrambe.
Visto che scrive di un problema di autostima, ecco che il problema non è la dipendenza dal farmaco (dal quale poi dice di essere già indipendente nel momento in cui non apprezza effetti).
Personalmente quando lavoro con le dipendenze tendo prima di tutto a far scoprire le proprie dipendenze, per permettere alla persona di scegliere da cosa essere dipendente, dato che si è sempre dipendente da qualcosa.
Anche perchè è naturale dipendere o legarsi fortemente a qualcosa.
La libertà sta nel poter scegliere a cosa legarsi rispetto dal venir legati a qualcosa.
Più soluzioni ho a disposizione più posso scegliere e meno sono dipendente: più sono legato ad una cosa sola, più ne dipendo.
Se ho un solo orologio, quello rappresenta la mia unica dipendenza per sapere l'ora. Se invece ho l'orologio al polso, sul cellulare etc etc, se uno dei dispositivi non è disponibile posso sempre sapere l'ora dalle alternative.
forse è realistico accettare che si è *sempre* dipendenti da qualcosa, e che, probabilmente, la vera libertà sta nel poter scegliere da cosa dipendedere. Poi c'è una dipendenza *patologica* ed una dipendenza *sana*.
Terapia farmacologica e terapia psicologica sono complementari, non si escludono, ma anzi si trae il maggiore beneficio dalla combinazione di entrambe.
Visto che scrive di un problema di autostima, ecco che il problema non è la dipendenza dal farmaco (dal quale poi dice di essere già indipendente nel momento in cui non apprezza effetti).
Personalmente quando lavoro con le dipendenze tendo prima di tutto a far scoprire le proprie dipendenze, per permettere alla persona di scegliere da cosa essere dipendente, dato che si è sempre dipendente da qualcosa.
Anche perchè è naturale dipendere o legarsi fortemente a qualcosa.
La libertà sta nel poter scegliere a cosa legarsi rispetto dal venir legati a qualcosa.
Più soluzioni ho a disposizione più posso scegliere e meno sono dipendente: più sono legato ad una cosa sola, più ne dipendo.
Se ho un solo orologio, quello rappresenta la mia unica dipendenza per sapere l'ora. Se invece ho l'orologio al polso, sul cellulare etc etc, se uno dei dispositivi non è disponibile posso sempre sapere l'ora dalle alternative.
[#37]
>>> Se volessi cambiare terapeuta,dove vado a Palermo? Posso chiederglielo o devo cominciare a cercare da sola?
>>>
Per correttezza e per ragioni di opportunità, sarebbe meglio che ne parlasse prima con lei.
Ciò non toglie che lei stessa può iniziare a consultare liste liberamente disponibili di professionisti, come ad esempio la lista degli iscritti al sito:
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicologia/
Se desiderasse ricevere suggerimenti riguardo a nominativi di professionisti nella sua zona, può scrivere privatamente a qualcuno di noi.
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Per correttezza e per ragioni di opportunità, sarebbe meglio che ne parlasse prima con lei.
Ciò non toglie che lei stessa può iniziare a consultare liste liberamente disponibili di professionisti, come ad esempio la lista degli iscritti al sito:
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicologia/
Se desiderasse ricevere suggerimenti riguardo a nominativi di professionisti nella sua zona, può scrivere privatamente a qualcuno di noi.
[#38]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, una domanda.
Leggendo sia lo storico dei consulti che lei posta, sia la storia che racconta in questo consulto, ho avuto l'impressione che per lei "terapia = levare l'ansia".
Secondo questo punto di vista, ogni tentativo che ha fatto finora (farmaci, omeopatia, corsa, terapia, TA etc.) che effetto ha avuto?
Leggendo sia lo storico dei consulti che lei posta, sia la storia che racconta in questo consulto, ho avuto l'impressione che per lei "terapia = levare l'ansia".
Secondo questo punto di vista, ogni tentativo che ha fatto finora (farmaci, omeopatia, corsa, terapia, TA etc.) che effetto ha avuto?
Questo consulto ha ricevuto 38 risposte e 17.9k visite dal 24/07/2012.
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