Disturbo ossessivo compulsivo post parto
Buoasera, ho partorito un anno e mezzo fa e da allora vago per psichiatri e psicologi provando varei terapie e medicinali. Finalmente da due mesi ho trovato(sembra!!)la giusta cura con DOMINANS FORTE due volte al gg+FEVARIN 1/2 pasticca 3 volte al gg e sono in cura da una bravissima psicologa che pratica la terapia cognitivo-comportamentale.
Fino ad oggi devo dire che sono un pò migliorata ma ancora ho paura a stare sola con la mia bima per poter recarle del male oppure ho paura di morire o che muoia qualcuno caro a me.
Sono molto stanca perchè un anno e mezzo è lungo specialmente se fatto da attacchi di panico e pensieri ossessivi. Volevo sapere se da questo disturbo post-parto si guarisce o se si rimane sengnati a vita!!
Ho tanta paura ma anche tanta rabbia perchè passo da stati d'animo di super-tranquillità a momenti di forte ansia anche all'interno della stessa giornata, insomma basta un attimo e tutto cambia!Quanto dovrò combattere ancora?
Grazie Saluti
Fino ad oggi devo dire che sono un pò migliorata ma ancora ho paura a stare sola con la mia bima per poter recarle del male oppure ho paura di morire o che muoia qualcuno caro a me.
Sono molto stanca perchè un anno e mezzo è lungo specialmente se fatto da attacchi di panico e pensieri ossessivi. Volevo sapere se da questo disturbo post-parto si guarisce o se si rimane sengnati a vita!!
Ho tanta paura ma anche tanta rabbia perchè passo da stati d'animo di super-tranquillità a momenti di forte ansia anche all'interno della stessa giornata, insomma basta un attimo e tutto cambia!Quanto dovrò combattere ancora?
Grazie Saluti
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gentile utente, dirle quanto dovrà "combattere" è davvero impossibile poichè la risposte del paziente ad una terapia dipende da una serie di fattori (personali, relazionali, biologici) che non permettono di standardizzare previsioni senza conoscere il paziente.
tuttavia dal disturbo se ne esce, l'importante è trovare l'approccio adeguato (e sembra che lei ci sia riuscita) e avere fiducia nei curanti.
saluti
tuttavia dal disturbo se ne esce, l'importante è trovare l'approccio adeguato (e sembra che lei ci sia riuscita) e avere fiducia nei curanti.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Cara signora,
l'importante è che questo suo vagare abbia trovato una meta e, finalmente, la terapia che sta sentendo più adatta a lei.
Non si spaventi per possibili temporanee "ricadute", perchè il processo di guarigione non è mai lineare ma è progressivo e quindi ora occorrono tempo, pazienza e impegno da parte sua per arrivare a ulteriori risultati.
Prima della gravidanza soffriva già di un disturbo d'ansia?
l'importante è che questo suo vagare abbia trovato una meta e, finalmente, la terapia che sta sentendo più adatta a lei.
Non si spaventi per possibili temporanee "ricadute", perchè il processo di guarigione non è mai lineare ma è progressivo e quindi ora occorrono tempo, pazienza e impegno da parte sua per arrivare a ulteriori risultati.
Prima della gravidanza soffriva già di un disturbo d'ansia?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Utente
intanto ringrazio tutti per le risposte.
Prima della gravidnza non ho mai sofferto di alcun disturbo, però in famiglia ho mio padre che ha sofferto per svariti anni di depressione e tutt'oggi dopo 30 anni prende psicofarmaci,
Vedete il mio problema è che ogni qual volta mi sento "male", mi butto giù e inizi a pensare che non uscirò mai più da questo mio stato.
Non riesco a godermi la mia bambina perchè vivo nella paura di poter diventare pazza e di poter farle del male e la cosa mi terrorizza, in poche parole ho paura di me stessa!!Cerco di tenere duro e guardare ai miglioramenti ma è molto difficile.
Sentirmi dire che se ne esce prima o poi mi fa stare molto meglio.
Prima della gravidnza non ho mai sofferto di alcun disturbo, però in famiglia ho mio padre che ha sofferto per svariti anni di depressione e tutt'oggi dopo 30 anni prende psicofarmaci,
Vedete il mio problema è che ogni qual volta mi sento "male", mi butto giù e inizi a pensare che non uscirò mai più da questo mio stato.
Non riesco a godermi la mia bambina perchè vivo nella paura di poter diventare pazza e di poter farle del male e la cosa mi terrorizza, in poche parole ho paura di me stessa!!Cerco di tenere duro e guardare ai miglioramenti ma è molto difficile.
Sentirmi dire che se ne esce prima o poi mi fa stare molto meglio.
[#4]
Gent.le Sig.ra,
questi aspetti del suo vissuto andrebbero affrontati all'interno della seduta di psicoterapia.
L'eventuale familiarità derivante dal disagio di suo padre può essere condizionata da molti altri fattori, come ad esempio il rapporto che ha con lui.
Tuttavia se accenna alla presenza di miglioramenti significa che sta attingendo alle sue risorse per avviare un processo di cambiamento, se ha trovato degli specialisti con i quali ha instaurato un rapporto di fiducia ci sono le migliori premesse.
La paura di perdere il controllo di sé è comprensibile ma anch'essa andrebbe elaborata all'interno del setting terapeutico, per "mettere a fuoco" le diverse sfaccettature del suo vissuto.
questi aspetti del suo vissuto andrebbero affrontati all'interno della seduta di psicoterapia.
L'eventuale familiarità derivante dal disagio di suo padre può essere condizionata da molti altri fattori, come ad esempio il rapporto che ha con lui.
Tuttavia se accenna alla presenza di miglioramenti significa che sta attingendo alle sue risorse per avviare un processo di cambiamento, se ha trovato degli specialisti con i quali ha instaurato un rapporto di fiducia ci sono le migliori premesse.
La paura di perdere il controllo di sé è comprensibile ma anch'essa andrebbe elaborata all'interno del setting terapeutico, per "mettere a fuoco" le diverse sfaccettature del suo vissuto.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#5]
"il mio problema è che ogni qual volta mi sento "male", mi butto giù e inizi a pensare che non uscirò mai più da questo mio stato"
Questo è normale: il suo è un disturbo difficile da sopportare soprattutto quando è coinvolto un neonato, e un periodo che culturalmente è ritenuto dover essere felice è invece funestato da pensieri che vanno in tutt'altra direzione.
Visto però che dirsi che non ce la farà mai non la aiuta di certo, ma contribuisce solo ad abbattere il suo umore, cerchi di evitare di farlo, o almeno di controbilanciare questo pensiero con affermazioni positive che riequilibrino la sua valutazione della situazione nei momenti peggiori, rendendola più realistica.
Questo è normale: il suo è un disturbo difficile da sopportare soprattutto quando è coinvolto un neonato, e un periodo che culturalmente è ritenuto dover essere felice è invece funestato da pensieri che vanno in tutt'altra direzione.
Visto però che dirsi che non ce la farà mai non la aiuta di certo, ma contribuisce solo ad abbattere il suo umore, cerchi di evitare di farlo, o almeno di controbilanciare questo pensiero con affermazioni positive che riequilibrino la sua valutazione della situazione nei momenti peggiori, rendendola più realistica.
[#7]
Utente
Buonasera,
vorrei un informazione.
Ultimamamente i pensieri ossessivi in merito alla paura di poter far del male alla bimba o al suicidio o alla morte e alle malattie sono diminuiti ma prevalgono più dei penisieri depressi del tipo: cosa vivo a fare?ho messo al mondo una bimba che dovrà soffrire e dovrà morire come tutti gli esseri umani, oppure non riuscirò mai più ad avere figli perchè sicuramente ri-avrò la depressione post-parto e non ne ho il coraggio.
Ecco vorrei sapere se anche tutto questo fa parte del disturbo post parto o se è emersa una componente più depressiva nel mio caso o ancora se fa parte del processo di guarigione che, come mi è già stato detto non è lineare ma ci possono essere alti e bassi.
Grazie
Saluti
vorrei un informazione.
Ultimamamente i pensieri ossessivi in merito alla paura di poter far del male alla bimba o al suicidio o alla morte e alle malattie sono diminuiti ma prevalgono più dei penisieri depressi del tipo: cosa vivo a fare?ho messo al mondo una bimba che dovrà soffrire e dovrà morire come tutti gli esseri umani, oppure non riuscirò mai più ad avere figli perchè sicuramente ri-avrò la depressione post-parto e non ne ho il coraggio.
Ecco vorrei sapere se anche tutto questo fa parte del disturbo post parto o se è emersa una componente più depressiva nel mio caso o ancora se fa parte del processo di guarigione che, come mi è già stato detto non è lineare ma ci possono essere alti e bassi.
Grazie
Saluti
[#8]
Gent.le Sig.ra,
sta proseguendo i colloqui di Psicoterapia? Sarebbe molto più utile per lei affrontare questi aspetti del suo vissuto all'interno delle sedute, in ogni caso ci chiede valutazioni che non è possibile fare attraverso una consulenza on line.
sta proseguendo i colloqui di Psicoterapia? Sarebbe molto più utile per lei affrontare questi aspetti del suo vissuto all'interno delle sedute, in ogni caso ci chiede valutazioni che non è possibile fare attraverso una consulenza on line.
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" vorrei sapere se anche tutto questo fa parte del disturbo post parto o se è emersa una componente più depressiva nel mio caso o ancora se fa parte del processo di guarigione che, come mi è già stato detto non è lineare ma ci possono essere alti e bassi"
E' ovviamente impossibile rispondere a questa domanda senza conoscerla e poterla osservare di persona, ma in entrambi i casi ciò che conta è che lei adesso sta vivendo una fase depressiva: stabilire se sia legata al post-partum o meno non cambia la sostanza delle cose, e l'importante è che lei continui la psicoterapia perchè la strada per risolvere il suo problema è proprio questa.
Dal momento che sta assumendo anche due diversi psicofarmaci ha in programma delle visite di controllo con il medico psichiatra?
E' opportuno che gli parli di come si sente, perchè possa valutare se le prescrizioni sono adeguate o possono essere modificate.
Tutto quello che sta raccontando a noi deve essere portato all'attenzione del suo curante perchè possa seguirla nella maniera migliore possibile.
E' ovviamente impossibile rispondere a questa domanda senza conoscerla e poterla osservare di persona, ma in entrambi i casi ciò che conta è che lei adesso sta vivendo una fase depressiva: stabilire se sia legata al post-partum o meno non cambia la sostanza delle cose, e l'importante è che lei continui la psicoterapia perchè la strada per risolvere il suo problema è proprio questa.
Dal momento che sta assumendo anche due diversi psicofarmaci ha in programma delle visite di controllo con il medico psichiatra?
E' opportuno che gli parli di come si sente, perchè possa valutare se le prescrizioni sono adeguate o possono essere modificate.
Tutto quello che sta raccontando a noi deve essere portato all'attenzione del suo curante perchè possa seguirla nella maniera migliore possibile.
[#10]
Utente
Buonasera ho parlato sia con la mia psicologa che con il mio psichiatra di questi momenti in cui mi sento particolarmente triste e faccio incubi la notte dormendo quindi poco! Lui mi ha detto che probabilmente e'x solo stanchezza e che devo mantenere la cura di 2 pasticche di dOminans forte e una e mezzo di fevarin al gg! Io mi fido di lui ma siccome in precedenza molti medici mi avevano detto che non avevo la depressione post Parto e alla fine cel'avevo e l'hanno diagnosticata tardi ho Paura di avere la depressione e che nessuno se ne accorga. Stavo meglio niente più attacchi di panico ne pensieri ossessivi in merito alla bimba e adesso sono venuto questi momenti di tristezza e sogni inquietanti. Cosa ne pensate voi? Avrei bisogno di altri pareri vi ringrazio molto
[#12]
Utente
La mia psicologa mi ha consigliato di parlarne con il mio psichiatra (loro sono in perenne contatto di collaborazione sui pazienti) per sapere se sarebbe stato il caso di cambiare la terapia farmacologica e appunto lui sostiene di no e che è soltanto stanchezza. La mia psicologa inoltre mi ha consigliato di fare ABC in modo da poter focalizzare il nocciolo di queste problematiche e analizzarlo insieme. Il fatto è che io ho molta paura di cadere in depressione e che nessuno se ne accorga.
Ho appena finito di legger il libro di Brooke Shield "e poi venne la pioggia" e sono rimasta sconvoltà dall'affinità delle sensazioni che aveva con le mie.
Però lei è stata presa per tempo e in un anno ha risolto la depressione post parto io invece dopo un anno e mezzo soffro ancora!!perchè?
Ho appena finito di legger il libro di Brooke Shield "e poi venne la pioggia" e sono rimasta sconvoltà dall'affinità delle sensazioni che aveva con le mie.
Però lei è stata presa per tempo e in un anno ha risolto la depressione post parto io invece dopo un anno e mezzo soffro ancora!!perchè?
[#13]
Sarebbe opportuno che lei non leggesse opere (auto)biografiche che trattano temi riguardanti il malessere che sente, perchè rischia di uscirne confusa e sconfortata e senza essere riuscita a tener conto del fatto che ogni situazione è diversa dalle altre.
Mi pare di capire che lei non si fida fino in fondo del medico psichiatra, ma della psicologa si fida?
Mi pare di capire che lei non si fida fino in fondo del medico psichiatra, ma della psicologa si fida?
[#14]
"lei è stata presa per tempo e in un anno ha risolto la depressione post parto io invece dopo un anno e mezzo soffro ancora!!perchè? "
Gent.le Sig.ra,
i tempi di un processo di cambiamento non sono standard quindi fare confronti con le esperienza degli altri può essere fuorviante oltre ad alimentare ulteriormente le sue preoccupazioni.
"Io ho molta paura di cadere in depressione e che nessuno se ne accorga. "
Infatti la sua paura dovrebbe trovare uno spazio di elaborazione all'interno delle sedute di psicoterapia, aver paura di essere depressi E' DIVERSO dall'essere depressi.
"Avrei bisogno di altri pareri"
Il suo bisogno è comprensibile, ma non è continuando a porre questi agli specialisti che può avviare un processo di cambiamento, che richiede il suo coinvolgimento diretto nel percorso terapeutico.
A tal proposito le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Gent.le Sig.ra,
i tempi di un processo di cambiamento non sono standard quindi fare confronti con le esperienza degli altri può essere fuorviante oltre ad alimentare ulteriormente le sue preoccupazioni.
"Io ho molta paura di cadere in depressione e che nessuno se ne accorga. "
Infatti la sua paura dovrebbe trovare uno spazio di elaborazione all'interno delle sedute di psicoterapia, aver paura di essere depressi E' DIVERSO dall'essere depressi.
"Avrei bisogno di altri pareri"
Il suo bisogno è comprensibile, ma non è continuando a porre questi agli specialisti che può avviare un processo di cambiamento, che richiede il suo coinvolgimento diretto nel percorso terapeutico.
A tal proposito le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
[#15]
Utente
come sempre vi ringrazio per gli utili consigli e vorrei precisare che chiedo altri pareri non perchè non mi fido ma credo nella collaborazione!!
Comunque mio malgrado riparlando con i miei medici hanno constatato che ho superato la depressione post parto (ossessivo-compulsiva) ma che probabilmente di fondo di mio avevo questo distrubo ossessivo-compulsivo che va curato.
Ma è possibile che la gravidanza scateni tutto ciò?
ho letto che la terapia cognitivo-comportamentale è la più indicata ed è quella che sto seguendo...speriamo di uscirne presto perchè ad oggi non sto ancora bene.
Secondo voi c'è qualche altra cosa che posso fare per aiutarmi?sport?yoga?ecc...
Comunque mio malgrado riparlando con i miei medici hanno constatato che ho superato la depressione post parto (ossessivo-compulsiva) ma che probabilmente di fondo di mio avevo questo distrubo ossessivo-compulsivo che va curato.
Ma è possibile che la gravidanza scateni tutto ciò?
ho letto che la terapia cognitivo-comportamentale è la più indicata ed è quella che sto seguendo...speriamo di uscirne presto perchè ad oggi non sto ancora bene.
Secondo voi c'è qualche altra cosa che posso fare per aiutarmi?sport?yoga?ecc...
[#16]
"credo nella collaborazione"
Se crede nella collaborazione si può rendere conto che non stiamo affatto collaborando con chi la segue, perchè non conosciamo nessuna delle persone coinvolte.
Non è da escludere che ci sia qualcosa di pratico, come lo sport, che potrebbe aiutarla a "scaricare" la tensione, ma deve concordare con il suo medico curante l'opportunità di quale e quanta attività fisica effettuare in base al suo stato di salute.
Lo yoga può essere una buona idea: potrebbe rappresentare l'occasione per fare qualcosa di diverso e conoscere altre persone, uscendo dal solito ambiente, quindi penso che possa considerare seriamente l'idea di iniziare un corso di questo tipo.
Se crede nella collaborazione si può rendere conto che non stiamo affatto collaborando con chi la segue, perchè non conosciamo nessuna delle persone coinvolte.
Non è da escludere che ci sia qualcosa di pratico, come lo sport, che potrebbe aiutarla a "scaricare" la tensione, ma deve concordare con il suo medico curante l'opportunità di quale e quanta attività fisica effettuare in base al suo stato di salute.
Lo yoga può essere una buona idea: potrebbe rappresentare l'occasione per fare qualcosa di diverso e conoscere altre persone, uscendo dal solito ambiente, quindi penso che possa considerare seriamente l'idea di iniziare un corso di questo tipo.
[#17]
Cara Utente,
la terapia cognitivo-comportamentale è certamente efficace ma, come tutti i tipi di psicoterapia, necessita della collaborazione del paziente, e di costanza nel trattamento, che di solito richiede tempi non brevissimi.
Si fidi della sua psicoterapeuta e si conceda il "giusto tempo" per poter affrontare e risolvere il suo disagio.
Cordialmente,
Dott.ssa Serena Rizzo,
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it
la terapia cognitivo-comportamentale è certamente efficace ma, come tutti i tipi di psicoterapia, necessita della collaborazione del paziente, e di costanza nel trattamento, che di solito richiede tempi non brevissimi.
Si fidi della sua psicoterapeuta e si conceda il "giusto tempo" per poter affrontare e risolvere il suo disagio.
Cordialmente,
Dott.ssa Serena Rizzo,
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it
Dr.ssa serena rizzo
[#18]
Utente
Carissima dottoressa Flavia Massaro la sua frase "Se crede nella collaborazione si può rendere conto che non stiamo affatto collaborando con chi la segue, perchè non conosciamo nessuna delle persone coinvolte" è molto (mi permetta il termine) "acida". Probabilmente non ha capito. Intendo che sia giusto chiedere altri pareri per fornire più fonti ai miei specialisti e anche per mia informazione personale. Vede i vostri pareri su questo sito in passato hanno fatto in modo che il mio psicoterapeuta riflettesse anche su cose che sono state dette qui e abbiamo risolto alcuni tipi di problematiche sicchè non vedo assolutamente l'utilità della sua scortesia.
Inoltre chi si rivolge a questo tipo di siti non si aspetta affatto di ricevere risposte come queste.
Comunque andando avanti ringrazio lei dott.ssa Rizzo per la sua risposta e andrò avanti con la mia terapia.
Saluti
Inoltre chi si rivolge a questo tipo di siti non si aspetta affatto di ricevere risposte come queste.
Comunque andando avanti ringrazio lei dott.ssa Rizzo per la sua risposta e andrò avanti con la mia terapia.
Saluti
[#19]
Cara signora,
è comprensibile che la sua voglia di ritornare a stare bene sia grande, ma il paziente deve collaborare facendo la propria parte, non quella dello psicologo, se non vuole fare qualcosa di controprocente e confondersi le idee.
Se la sua psicologa sa che ci sta consultando ed è d'accordo è un conto, ma se lei lo sta facendo autonomamente perchè pensa che la dottoressa non sia in grado di gestire da sola la situazione e abbia la necessità di spunti esterni qualcosa fra di voi non va.
Non pensa che possa occuparsi di lei tranquillamente da sola?
Dopo tutto ha studiato proprio per questo, e anche per conoscere eventualmente i propri limiti.
Quello che le sfugge è che non siamo di fronte a un problema pratico sul quale raccogliere informazioni e suggerimenti, ma ad un caso clinico unico e irripetibile che può essere trattato solo da chi lo conosce direttamente, che si può avvalere della collaborazione di altri colleghi con i quali lavora in equipe o ai quali si rivolge per una supervisione.
Noi non possiamo essere fonti attendibili se non in linea del tutto generale e in base al poco che l'utente può e sa riferire su sè stesso.
Possiamo riposndere in generale sui meccanismi che conducono o sostengono un determinato quadro clinico, ma non dire se una diagnosi è corretta e cosa va bene o meno per una specifica persona.
Non dev'essere quindi il paziente a cercare informazioni e altri pareri, ma eventualmente il clinico se lo ritiene opportuno: quando questo accade è perchè manca sufficiente fiducia e il lavoro ne risente.
Se ovviamente un paziente si trova male con chi lo segue è libero di discuterne e cambiare, così come è libero di richiedere spiegaizioni e anche indicazioni bibliografiche al proprio psicologo, se vuole essere più informato, sempre che poi ne discutano assieme e il paziente si faccia spiegare quello che non ha capito.
Spero di essermi spiegata chiaramente e le faccio tanti auguri per il proseguimento del percorso di terapia,
è comprensibile che la sua voglia di ritornare a stare bene sia grande, ma il paziente deve collaborare facendo la propria parte, non quella dello psicologo, se non vuole fare qualcosa di controprocente e confondersi le idee.
Se la sua psicologa sa che ci sta consultando ed è d'accordo è un conto, ma se lei lo sta facendo autonomamente perchè pensa che la dottoressa non sia in grado di gestire da sola la situazione e abbia la necessità di spunti esterni qualcosa fra di voi non va.
Non pensa che possa occuparsi di lei tranquillamente da sola?
Dopo tutto ha studiato proprio per questo, e anche per conoscere eventualmente i propri limiti.
Quello che le sfugge è che non siamo di fronte a un problema pratico sul quale raccogliere informazioni e suggerimenti, ma ad un caso clinico unico e irripetibile che può essere trattato solo da chi lo conosce direttamente, che si può avvalere della collaborazione di altri colleghi con i quali lavora in equipe o ai quali si rivolge per una supervisione.
Noi non possiamo essere fonti attendibili se non in linea del tutto generale e in base al poco che l'utente può e sa riferire su sè stesso.
Possiamo riposndere in generale sui meccanismi che conducono o sostengono un determinato quadro clinico, ma non dire se una diagnosi è corretta e cosa va bene o meno per una specifica persona.
Non dev'essere quindi il paziente a cercare informazioni e altri pareri, ma eventualmente il clinico se lo ritiene opportuno: quando questo accade è perchè manca sufficiente fiducia e il lavoro ne risente.
Se ovviamente un paziente si trova male con chi lo segue è libero di discuterne e cambiare, così come è libero di richiedere spiegaizioni e anche indicazioni bibliografiche al proprio psicologo, se vuole essere più informato, sempre che poi ne discutano assieme e il paziente si faccia spiegare quello che non ha capito.
Spero di essermi spiegata chiaramente e le faccio tanti auguri per il proseguimento del percorso di terapia,
Questo consulto ha ricevuto 19 risposte e 14.3k visite dal 23/07/2012.
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