Nessuna salvezza dalla bulimia?
scrivo qui per avere una risposta (spero sincera) da voi esperti.
Soffro da 15 anni di disturbi alimentari. Meta' della mia vita nel disturbo. Puo' essere cosi' cronicizzato da rendere un miraggio qualsiasi forma di guarigione?
insomma, cio' che voglio sapere e'...devo continuare ancora a lottare o mi rassegno ad avere un disturbo cronico?
ho fatto anni e anni di terapie...con miglioramenti certo, ma mai guarigioni.
ora, dopo ennesime e ingestibili ricadute, sono passata ai farmaci.
ma ho appena ora finito di abbuffarmi con l'idea di vomitare tra poco.
Non so davvero piu cosa pensare e cosa fare. conoscete interventi miracolosi?
considerando che lei ha solo 28 anni un intervento psicoterapeutico è sicuramente possibile.
Ovviamente non posso dirle nulla riguardo alla prognosi perchè non conosco di persona la situazione, ma non è assolutamente il caso di pensare che ormai non ci sia più nulla da fare.
Ci può dire nel dettaglio a quali terapie si è sottoposta finora, per quanto tempo e perchè le ha interrotte?
Che diagnosi ha ricevuto?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
il cibo per chi soffre di disturbi del comportamento oro alimentare, rappresenta un sostituto affettivo, un amico, un amante, una madre , un utero caldo dentro il quale rifuggiarsi, per poi punirsi e fustigarsi attraverso il vomito e gli efferati sensi di colpa.
La psicoterapia, riequilibra nel tempo, la conflittualità con il cibo, restituendogli il gusto significato di nutrimneto per il corpo, non per la psiche.
Si dia tempo e segua le cure intraprese, vedrà che prima o poi, sarà libera da questa brutta malattia..
Forza!
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
non specifica meglio a quali terapie si è sottoposta finora.
I DCA possono essere trattati attraverso un approccio multidisciplinare, che vede la sinergia tra diversi specialisti (psicologo/psicoterapeuta, nutrizionista, psichiatra ecc.)
Può leggere questo articolo in merito al link
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Cordiali saluti
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Ecco un elenco delle varie terapie.
Dunque:
-terapia cognitivo comportamentale. in day hospital seguita anche da nutrizionisti e psichiatri.
ero anoressica. sono uscita dall'anoressia ma dopo un anno sono entrata in bulimia.
- psicologa individuale privata (non so bene quale filone terapeutico seguisse)
- ricovero di spontanea volonta' in un centro per disturbi alimentari. ci sono restata 8 mesi. non eravamo seguiti molto bene e sono tornata a casa in condizioni peggiori di quelle iniziali.
- 5 anni di terapia in un gruppo ABA. qui ho davvero capito bene le radici del problema, ma il disturbo e' sempre rimasto sebbene in maniera attenuata.
- ho dovuto lasciare il gruppo e dopo qualche tempo mi sn rivolta ad uno psichiatra-psicoterapeuta (psicoterapia breve dinamica). ho smussato parecchi lati del mio carattere, in alcune cose sono cambiata MA il disturbo rimane. ho interrotto la terapia perche non avevo piu i soldi necessari per proseguirla.
- da un paio di mesi, mi sono rivolta ad uno psichiatra perche non avevo piu voglia di spiattellare la mia vita in giro (e rimane sempre il problema economico). sto assumendo dei farmaci, ma come potete immaginare....il disturbo rimane!
Io non vedo davvero via d'uscita.
come già precisato dalla dott.ssa Rinella, purtroppo i disturbi del comportamento alimentare sono piuttosto complessi sia nella genesi sia nella terapia e vengono trattati con approccio multidisciplinare.
Durante il DH e il trattamento di tipo cognitivo-comportamentale Le è stato insegnato ad utilizzare i "diari alimentari" e a comprendere che cosa nella Sua giornata spalanca la porta alle abbuffate?
Con la nutrizionista invece che tipo di intervento è stato fatto? di tipo educativo?
" anni di terapia in un gruppo ABA. qui ho davvero capito bene le radici del problema, ma il disturbo e' sempre rimasto sebbene in maniera attenuata."
Che cosa vuol dire esattamente? Fa meno abbuffate? Vomita di meno? Riesce a sentire lo stimolo della fame? E il senso di sazietà?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
tuttavia mi rendo conto a volte di non usarla in maniera positiva. La utilizzo per monitorare la situazione e quindi controllare le calorie.
Nei gruppi ABA non si parla mai di cibo, abbuffate, corpo, calorie. La bulimia e l'anoressia sono visti come un sintomo che esprime un disagio profondo. e in questo disagio si cerca di andare a scavare.
ho lavorato sui rapporti disturbati con la mia fsmiglia, con gli altri,con me stessa e il mio perfezionismi.
la situazione si e' evoluta cosi:
ci sono periodi (anche di un mese e mezzo) in cui sto bene. non mangio e non vomito e faccio una vita normale. certo, mi controllo sempre, e se esagero col cibo non mi sento felice. ma vivo di altre cose, il cibo e' solo una delle tante sfaccettature della mia vita. e mi sento libera di invitare gli amici per una pizza o di bere un buon bicchiere di vino col mio compagno.
poi ci sono i periodi NO in cui mi abbuffo e mi sento in colpa.
allora vomito...e si instaura un circolo vizioso in cui mangio e vomito, mangio e vomito continuamente, dalla mattina alla sera senza sosta.
il pensiero e'...tanto ormai ho rovinato tutto, che senso ha smettere?
in altri periodi (come quello attuale) mi abbuffo, ma non riesco a vomitare del tutto o non riesco a vomitare per niente. allora i sensi di colpa mi torturano per giorni, settimane. comincio a ingrassare e quindi di conseguenza a contare le calorie sino ad abbuffarmi di nuovo.
non c'e' un momento particolare della giornata in cui scatta l'abbuffata. e' piu' che altro una continua ansia di sottofondo che mi porterebbe ad abbuffarmi continuamente.
Nei periodi in cui non lo faccio e' perch' quest'ansia si attenua ed io riesco a concentrarmi su altro.
l'approccio a questo tipo di disturbo deve essere a 360° come ha già verificato, la terapia farmacologica è solo una parte dell'intervento e la consulenza on line può fornire solo indicazioni preliminari,
Le segnalo un centro specializzato della sua città all'interno dell'ASL, non lasci passare altro tempo servirebbe solo ad aumentare la frustrazione e il senso d'impotenza, non è troppo tardi.
http://www.usl5.toscana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9477&Itemid=6427
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
Vorrei anche chiederle in che senso ha avuto rapporti disturbati con la sua famiglia, e in che modo il suo disturbo è iniziato ed è stato considerato dai suoi genitori.
E' la sola in famiglia ad avere questo problema o ci sono altre persone che soffrono o hanno sofferto di un DCA?
Se ho capito bene ora ha un compagno e quindi immagino che viva con lui: come reagisce alle sue crisi?
In che rapporti è rimasta con i suoi genitori?
tuttavia mi rendo conto a volte di non usarla in maniera positiva. La utilizzo per monitorare la situazione e quindi controllare le calorie. "
Gentile utente,
questa tecnica deve essere usata con altre finalità ed è un lavoro che deve essere poi discusso in terapia; non le sono state insegnate durante il DH? Forse, come Le hanno già suggerito anche le colleghe, un lavoro più strutturato sarebbe di grande aiuto. Non serve solo per annotare che cosa si mangia e fare il calcolo delle calorie, ma principalmente per comprendere il disagio sottostante (ansia? noia? vuoto? difficoltà nella gestione delle emozioni? incapacità di sentire le emozioni?...) che dà luogo alle condotte alimentari disfunzionali.
E' a questo punto che bisogna in prima battuta cercare di lavorare su tali condotte; se "...non si parla mai di cibo, abbuffate, corpo, calorie. La bulimia e l'anoressia sono visti come un sintomo che esprime un disagio profondo." mi pare chiaro che le abbuffate ci siano ancora.
Qual era la Sua richiesta quando ha cominciato la terapia? Se il SUO obiettivo è quello di avere una certa padronanza su se stessa e sull' utilizzo del cibo, è chiaro che scavando scavando non ottiene tale risultato.
Ad es. "non c'e' un momento particolare della giornata in cui scatta l'abbuffata. e' piu' che altro una continua ansia di sottofondo ..."
Il diario alimentare utilizzato con l'aiuto del terapeuta e la terapia stessa qui potrebbe esserLe di grande aiuto perchè è molto improbabile che non ci sia un momento particolare (psicologico intendo)
"ci sono periodi (anche di un mese e mezzo) in cui sto bene. non mangio e non vomito e faccio una vita normale..."
La prima "regola" che deve apprendere è che il digiuno spalanca davvero la porta alle abbuffate: dovrebbe imparare a mangiare regolarmente con l'aiuto di un bravo nutrizionista.
Oltre ai diari alimentari che cosa Le hanno insegnato nella terapia cognitivo-comportamentale? Quanto tempo è durata?
comprendo quanto sia difficile gestire negli anni un disturbo alimentare.
Probabilmente l'attenzione per il cibo sarà una costante della sua vita ma questo non significa che necessariamente condizionerà tutte le sue scelte.
Penso che l'attenzione al diario alimentare oltre a essere diventato un ulteriore strumento di controllo dovrebbe essere un modo per monitorare il suo rapporto con il cibo, in particolare prendere consapevolezza delle emozioni che si legano a certi momenti, come durante le abbuffate.
Quando la tensione emotiva cresce come si riflette sul cibo?
durante le abbuffate, cosa le dice il suo corpo, da dove ha origine quell'impulso sfrenato di mangiare?
se il cibo è l'espressione delle sue emozioni, provi a guardare come il suo rapporto con il cibo muta al variare delle sue emozioni.
monitorare nel tempo questo tipo di risposte se pur non risolve il problema le consente di distinguere le risposte prettamente fisiologiche da quelle emotive.
La consapevolezza dell'uso del cibo le potrebbe dare la forza di rispondere in modo diverso alle sue emozioni e di cercare altre risposte che potrebbero essere anche più funzionali perchè implicano il rapporto con il diretto interlocutore verso cui è indirizzata l'emozione.
Probabilmente quanto suggeritole è qualcosa che ha sentito tante volte, la finalità è quella di non lasciare che il suo rapporto con il cibo diventi l'unica possibilità di relazione con il mondo.
le auguro di trovare la sua strada.
cordialmente
Dr.ssa Claudia Signa;
Psicologa, perfezionata in valutazione psicologica.
Gentile dott.ssa Camplone, La ringrazio per la segnalazione del centro. Mi ero rivolta a loro in passato, ho sostenuto un primo colloquio, poi sono dovuta partire all’estero ed ho abbandonato l’idea di seguire quella terapia. In seguito non ho piu’ avuto il coraggio di ripresentarmi nel centro.
Dott.ssa Massaro l’ansia attualmente e’ generata da problemi reali (economici) e mentali (incapacita’ di prendere decisioni).
Tuttavia come ho gia detto, e’ una situazione recente, ed avendo iniziato ad avere problemi col cibo molti anni fa, forse non ha alcun senso dare colpa all'ansia.
Per quanto riguarda la mia famiglia la storia e’ complessa. Da piccola ho assistito a scene di violenza di cui solo ora riesco a parlare. Con mio padre non avevo e non ho nessun rapporto (anche se so di desiderarlo). Con mia madre ho avuto un rapporto simbiotico, poi conflittuale, fino alla sua morte avvenuta 3 anni fa.
Sono l’unica in famiglia ad avere problemi col cibo. Mia madre mangiava tanto ed ha sofferto (forse) di depressione quando ero piccola, ma nessun sintomo bulimico o anoressico.
Ho un compagno da poco, ma non vivo con Lui. E’ un angelo in questa situazione. Mi sta vicino senza giudicarmi e senza invadere troppo i miei spazi. I miei ex invece controllavano continuamente cosa e quanto ingerivo, con il solo risultato di rovinare il rapporto.
Ora in genere, quando sono con Lui, non ho il disturbo. Oppure lo vorrei avere, ma mi blocco.
Dott.ssa Pileci, dopo il day hospital ero refrattaria alla terapia cognitivo-comportamentale. Sebbene mi abbia salvato letteralmente la vita (pesavo 34 kg), e mi abbia quindi aiutato ad uscire dall’anoressia, dopo solo un anno e’ iniziato l’incubo della bulimia, e depressione autolesionismo.Quindi credevo che ci fosse una causa di fondo (la famosa causa) da cercare per liberarsi totalmente dal problema.
Ma neanche questo e' servito, e di conseguenza ho perso le speranze.
Dott.ssa Signa, trovo estremamente giusto quello che dice. Probabilmente nonostante tanti anni di terapia non riesco ancora a distinguere ed esprimete le mie emozioni. Oppure semplicemente tendo a lasciarmi andare nel circolo vizioso perche’ sono demotivata.
Spero di ritrovare una strada, (anche se da sola per me e’ un po’ difficile).
Grazie ancora a tutti.
la consapevolezza che ha maturato è evidente e sarà un'ottima premessa che faciliterà la ripresa di un percorso terapeutico, l'importante è che non chieda a sé stessa di farcela da sola, non c'è nulla di cui vergognarsi ad esempio a tornare nel centro dato che l'interruzione all'epoca fu dovuta alla sua partenza.
Le faccio molto auguri e ci tenga aggiornati sulla situazione se lo desidera.
Gentile signora, come ha potuto sperimentare in prima persona non sempre la ricerca di "cause" più o meno profonde o remote aiuta a risolvere dei problemi.
Nel suo caso specifico, un tipo di intervento le ha "salvato la vita", cioè forse l'ha tirata su e l'ha aiutata a modificare dei comportamenti che la stavano letteralmente spegnendo.
E' possibile che, in accordo con quanto indicatole dalla dott.ssa Pileci e dalla dott.ssa Massaro, lei non abbia sufficiente contezza degli avvenimenti che precedono ed innescano i suoi "periodi NO".
Inoltre, sarebbe molto utile definire con maggiore precisione cosa siano i periodi "NO". Sono quelli caratterizzati esclusivamente dalle sue condotte alimentari disfunzionali? O c'è dell'altro, magari nel suo modo di pensare, di comportarsi, nelle sue emozioni, nel suo ambiente di vita che interferisce col suo comportamento alimentare, e favorisce il viraggio verso le abbuffate/eliminazioni?
Se il diario viene utilizzato per "controllare" le calorie, il suo utilizzo potrebbe somigliare più ad un comportamento-problema che ad una soluzione. Per questo viene utilizzato in supervisione con un terapeuta.
Che lei possa trovare la sua strada è un augurio che le faccio di cuore; ma forse ha bisogno di una buona mappa, di rimuovere qualche ostacolo sulla carreggiata, di una meta che per lei sia importante e probabilmente anche di un buon navigatore.
Cordialmente
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.