Accessi di ira violenta

Salve. Ho una relazione con la mia compagna da circa 8 anni. Cinque anni fa, in un incidente stradale, il padre della mia compagna è morto, mentre io, lei e la madre, siamo usciti vivi dall'auto, pur con qualche trauma osteo-muscolare. La mia compagna, dopo l'evento, non ha mai richiesto sostegno psicologico, e da quel momento ha iniziato ad avere un rapporto estremamente difficile con la sua famiglia (incomprensioni, liti, rinfacciarsi continuamente assurdità, ecc.). Anche con me, il rapporto è lentamente cambiato: per quanto sia stata sempre tendenzialmente nervosa, tra noi le litigate hanno iniziato progressivamente a degenerare. Insulti, parolacce, scenate (in pubblico, o meno), miei oggetti distrutti (scarpe, libri, soprammobili, giornali, computer, ecc.), fino ad arrivare alla violenza (oggetti scagliati), e a calunnie di inaudità gravità.
Purtroppo, quasi mai i motivi per degenerare erano effettivamente gravi da giustificare una simile reazione. Ho iniziato a sentirmi accusare di insensibilità, di mancanza di empatia, di essere un approfittatore, di non saper amare, di non dare quanto ricevo, di essere una persona difficile. Al contrario, nei momenti di "tranquillità", vengo invece descritto con termini completamente opposti.
La stessa cosa con la madre, con la quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale, e la sorella, mentre con il fratello ha un rapporto piuttosto distaccato (si vogliono bene, ma non si cercano spesso). E' sempre convinta che io le voglia togliere libertà, mi vede come una persona morbosa, e vede sempre delle minacce anche da parte dei familiari (che sembrano volerle togliere libertà). Ora la cosa sta degenerando: violenze fisiche (mi ha scagliato degli oggetti procurandomi una lacerazione), calunnie senza ritegno (ogni volta sempre più gravi), e decine di miei oggetti distrutti irreparabilmente. Non si decide a farsi aiutare da uno psicologo, anzi l'argomento è ormai un tabù. Tenta di giustificare i suoi atteggiamenti dicendo spesso "Se tu non fossi così, io non mi comporterei in questo modo". Al minimo accenno di stress degenera ogni discussione. Ogni volta che abbiamo un confronto, lei finisce inevitabilmente con il degenerare, attribuendo a me l'incapacità di saper parlare. Spesso, è la rabbia la sua prima reazione a situazioni che sembra non comprendere, ed ha un rapporto abbastanza "legnoso" con la gente. Crede di essere ad un elevato livello di autoconsapevolezza psicologica, ma non si rende conto di quanto simili atteggiamenti la allontanino in realtà da chi ha intorno (non ha amiche). Quando parla, sembra quasi che debba essere io a comportarmi in modo tale da non farle commettere certi gesti! Ha la necessità ossessiva di una chiarezza che esula dal concetto di normale chiarezza nei rapporti tra due persone. Le crisi durano qualche ora, e spesso la vedo mangiare disordinatamente, a volte bere, e qualche volta compiere atti di autolesionismo (in passato). Sono stanco, vorrei aiutarla ma non so che fare! Aiuto
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<Non si decide a farsi aiutare da uno psicologo, anzi l'argomento è ormai un tabù.>>

Gentile Utente,
nonostante tutti i comportamenti descritti, non ha espresso l'intenzione di lasciare la sua compagna, perciò presumo che ritenga sia in qualche modo ancora percorribile una strada insieme.
Dal momento che lei rifiuta l'idea di andare da uno psicologo perché pensa di non averne bisogno, ma le ripercussioni di questa situazione sulla coppia sono indubbiamente considerevoli, ha provato a proporre alla sua ragazza di rivolgervi insieme ad unospecialista?
Lei sarebbe disposto a farlo?


Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
la situazione è abbastanza complessa e sfaccettata, meriterebbe ascolti specislistici , empatici, riservati, come quelli di una consulenza psicologica.

Da quanto leggo della sua compagna, manca di equilibrio , passa da un eccesso all'altro, senza una capacità di moderazione.

La rabbia, il cibo, le manipolazioni psicologiche nei suoi riguardi( Tenta di giustificare i suoi atteggiamenti dicendo spesso "Se tu non fossi così, io non mi comporterei in questo modo".), andrebbero analizzate in terapia.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
Salve, e grazie per le risposte. Riguardo all’ipotesi di andare dallo psicologo insieme, l’ho proposta più volte ma non se n’è fatto nulla. Sto pensando seriamente di lasciarla, anche se sento di volerle ancora bene, perché stanco di essere calunniato, insultato, di subire i suoi eccessi di rabbia. Lei non vuole capire che dovrebbe fare qualcosa, e dice che più ne parliamo, più lei allontana l’ipotesi di farsi aiutare. A me sembra semplicemente una scusa per non fare nulla. Io non posso continuare a subire una situazione che vivo da solo, e ricade interamente sulle mie spalle. Sono stanco dei continui sensi di colpa che cerca di instillare, della sua continua ricerca della rissa, della sua rabbia sfrenata, di dover sempre cercare di ricominciare, trovare una direzione, riprendere a trattaci come compagni e non come estranei. Se almeno decidesse di farsi davvero aiutare, allora sarebbe già diverso, anche se comunque so che le cose non cambierebbero da un giorno all’altro.
Così, non vedo prospettive. Pretende che io continui ad amarla pazientemente, in tutto questo inferno. A me sembra che non voglia fare qualcosa di concreto per sentirsi meglio, e tenta di giustificarsi addossando a me la colpa di tutto. Come potrei farle capire che, innanzitutto per sé stessa, dovrebbe fare qualcosa per iniziare ad uscire fuori da questa situazione? Di che genere di disturbo potrebbe trattarsi? A volte sono convinto che dovrei solo lasciar perdere, ma il meccanismo che si è innescato è pericolosamente morboso, perché sa che io mi preoccupo per lei, e di questo si fa forte.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Gent.le utente,
non è corretto fare diagnosi attraverso una consulenza on line, tuttavia la perdita del padre e le circostanze nelle quali è avvenuta sono significative e vi hanno coinvolto direttamente.
Il processo di elaborazione del lutto a volte viene interrotto sul nascere, dalla difficoltà ad accettare l'accaduto, non a caso la rabbia è proprio il sentimento che caratterizza la prima fase di questo processo.
Tuttavia lei sta esprimendo un disagio derivante dalla difficoltà a fare chiarezza dentro di sé rispetto all'evolversi di un rapporto di coppia conflittuale che si sta logorando di giorno in giorno, la sua compagna ha difficoltà a mettersi in discussione in questo momento, quindi non è verosimile che accetti di fare un colloquio psicologico di coppia.
Questo non significa che lei debba rinunciare a prendersi cura di sé, se non altro per comprendere quali risorse attivare per affrontare la condizione che sta vivendo.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it