Come capirmi?

Salve,
La mia situazione è questa..
Da quando sono piccola non sono mai riuscita a staccarmi dalla risoluzione dei problemi altrui, soprattutto quando si tratta di sofferenze!
Non riuscivo a mettere il limite quando ero adolescente e dopo un periodo nero, in cui mi sono voluta ritrovare da sola, ho messo qualche barriera per evitare di arrivare io stessa ad una sofferenza che non posso sopportare tutta la vita.
Il fatto sta che per quanto io sia migliorata in questo ,mi ritrovo sempre ad avere la testa piena non di cose mie, ma di sensazioni ed emozioni altrui, cosa che ad un certo punto mi toglie energie fino ad arrivare ad un crollo in cui io per prima non voglio qualcuno vicino a me, è come se mi dicessi che io cerco di allievare i dolori altrui e non serve a nulla se prima o poi glieli ridò.
Quello che vorrei sapere è perché quando sento che qualcosa che non va non riesco ne a capire ne a sapere come gestirle, quando invece negli altri mi viene molto più semplice capire?
E perché non voglio assolutamente nessuno vicino a me in questi momenti?metto sempre un muro tra me e chi magari mi vuole bene.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Ragazza,
Ogni individuo e' equipaggiato psichicamente in modo differente da un altro.
E' possibile che lei abbia unagrande sensibilita' , che pero' non le consente di mantene. La giusta distanza dal mondo dell' altro.
Il perche' nn so dirglielo, senza conoscere lei, il suo mondo interiore, la sua storia di vita, familiare, sentimentale, ecc...

Cosa studia?
Lavora?
Vive in famiglia?

Uno psicologo de visu, la potrebbe aiutare sicuramente a conoscersi meglio , per ovviare a queste difficolta' che le fanno compagnia.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Annalisa De Filippo Psicologo, Psicoterapeuta 113 4
Gentile ragazza,

sembra riconoscere di aver assunto un ruolo - colei che aiuta gli altri ma non viceversa - e come questo possa diventare fonte di sofferenza.

Dedicarsi uno spazio di riflessione con un professionista con l'obiettivo di "capirsi" e comprendere il suo stile relazionale, potrebbe essere un primo passo per occuparsi di se stessa ("mi ritrovo sempre ad avere la testa piena non di cose mie, ma di sensazioni ed emozioni altrui" "quando sento che qualcosa non va non riesco nè a capire nè a sapere come gestirle, quando invece negli altri mi viene molto più semplice capire") e per instaurare rapporti basati sulla reciprocità, in cui non si è solo fonte di sostegno per gli altri ma anche gli altri lo sono per noi ("è come se mi dicessi che io cerco di allievare i dolori altrui e non serve a nulla se prima o poi glieli ridò").

Saluti.

Dr.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
www.centropianetapsicologia.com
www.psicologasestosangiovanni.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Il cercare di alleviare le sofferenze degli altri potrebbe essere una specie di "rivalsa" che mette in atto con se stessa, del tipo: se non riesco a lenire il mio dolore, almeno devo cercare di far qualcosa per quello altrui.

È un atteggiamento per certi versi depressivo, se le provoca molto disagio è opportuno cercare aiuto specialistico.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Grazie a tutti per le risposte, comunque io ho 23 anni e dai 21 sono partita a vivere all estero (parigi), ho deciso di partire comprando un biglietto solo andata e partendo da sola, ora mi sono costruita una vita, vivo da sola e lavoro dentro un negozio a contratto tempo indeterminato.
Comunque al di là che non riesca a capirmi faccio molte riflessioni personali e forse a volte èproprio per questo che non faccio avvicinare gli altri, perchè ho bisogno di parlare con me!
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Utente
Utente
per esempio ora so solo che ho un peso sul petto che non vuole scendere giù, anche se so che prima o poi passerà è una cosa dolorosa da portare, ed è qualcosa che non mi stimola a reagire e che mi mette totalmente in chiusura con tutto e tutti!!come si possono evitare queste cose?ma soprattutto da cosa dipende questo enorme peso?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
perdoni il gioco di parole ma è proprio l'evitamento che bisogna evitare. Il suo disagio ha bisogno di trovare uno spazio in cui essere accolto, esplicitato perché sarà quello il primo passo per avviare un processo di cambiamento.
Pur essendo molto giovane ha dimostrato di avere fiducia nelle sue risorse, ha affrontato l'incognita e si è costruita una quotidianità con riferimenti certi come il lavoro, ora forse è arrivato il momento di prendersi cura di sé da un altro punto di vista, ma è possibile sia proprio questo che la spaventa, non a caso cerca di tenere l'altro a distanza, onde evitare che possa farle da "specchio" del suo disagio.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Come potremmo dirglielo senza conoscerla?

Il disagio può dipendere da molte cose, alcune più apparenti di altre. Solo attraverso una conoscenza diretta è possibile darle delle restituzioni davvero significative PER LEI, non frasi fatte simili a quelle dei Baci Perugina.

Purtroppo, è un'idea banalmente diffusa quella secondo cui la psicologia potrebbe aver senso anche facendo a meno del suo oggetto di studio: l'uomo. La psicologia ha certamente teorie e principi generali, ma essi non possono essere utilizzati senza prima 'misurarli' addosso all'interessato.

Se ritiene di aver bisogno di aiuto reale, è di persona che deve cercarlo.

[#8]
Utente
Utente
salve,
scusate il ritardo ma non mi ero resa conto delle ultime risposte.
Dr camplone nonostante io non sappia molto come gestire la cosa faccio molte riflessioni e spesso sono consapevole di molte cose, tra cui l evitare l evitamento!...odio fare specchio del mio disagio gli altri perchè rifletto talmente tanto che spesso ho la testa piena e quando provo a far uscire questa cosa sembra che in effetti non ho niente, come se tutto quello che vivo si riduce ad un semplice commento o espressione "è solo un periodo"..no!non si tratta di un periodo ma di come sono fatta io,di quanto sia difficile non sentire le altre energie, io questo so che non lo posso evitare anche se posso sempre moderarlo.
Una cosa che mi sembra di sentire in me (nonostante quello che ho affrontato nella vita)è la poca fiducia, è come se alcune cose avvengono naturalmente e quella spinta che potrei dare in più per gestire tutte queste instabilità non c é, o meglio c é ma la mancanza di fiducia mi rende perdente prima di una partita che sento che potrei vincere!
Dr Santonocito so benissimo che non si può analizzare un problema dal sintomo, ma bisogna trovare la/le causa/e e il sogetto(dato che ognuno reagisce in modo diverso ad una stessa esperienza),ma credo il consulto riguarda solo un parere semplice e non risolutivo.
A me semplicemente da sollievo esternare il mio mondo a voi come persone perchè non vi conosco, e come psicologi perchè potete riuscire a dare un parere o un consiglio senza mostrare di poter risolvere un disagio da due parole scritte a riguardo e quello che lo circonda.
Comunque grazie a tutti.
è molto gentile la vostra disponibilità.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> so benissimo che non si può analizzare un problema dal sintomo, ma bisogna trovare la/le causa/e
>>>

Purtroppo si sbaglia anche su questo.

Almeno dal punto di vista di approcci come quello breve strategico, spesso non c'è alcun bisogno di cercare le cause che hanno causato il sintomo. Anzi, non serve nemmeno focalizzarsi sul sintomo in se e per sé, ma sul funzionamento attuale del problema.

L'idea che sfogarsi faccia bene è un'altra credenza universale, ma anch'essa spesso falsa. La persona con problemi emotivi rischia troppo facilmente di scambiare la possibilità di potersi sfogare (con l'amico, con il sacerdote, con la zia oppure online) con un aiuto reale, e lo sfogo finisce per trasformarsi in alibi per non curarsi davvero. Ovviamente in modo del tutto inconsapevole e in buona fede, è chiaro.

Ecco perché spesso siamo avari di rassicurazioni: per non colludere con i problemi delle persone.