Spersonalizzazione
Grazie a chi risponderà. Ho bisogno di aiuto. Vengo da una storia di ricoveri psichiatrici che non hanno avuto seguito, se non una grande sfiducia nella possibilità di essere aiutata: non esiste tutt'ora a mio "carico" una diagnosi definitiva. Ho 19 anni; il mio umore è sempre terribilmente "basso" da non consentirmi di avere una vita normale. Spesso non sono in grado di occuparmi di me nemmeno per il cibo o la pulizia; mi sento spesso "staccata" dal mio corpo tanto da non poterlo muovere, oppure percependo una sorta di "esplosione del corpo" (come se si frammentasse e cadesse il viso, o le mani, o le braccia). Sento strani "pesi" nella nuca, come se avessi dentro un continuo brusio indistinto. Mi sento perseguitata da chiunque, tanto da aver rinunciato al cellulare e all'andare a scuola per non essere rintracciata; l'idea di poter essere anche solo "pensata" da qualcuno mi uccide; il peso di questo malessere mi toglie ogni idea di futuro e ogni idea di presente che non sia soltanto "sopportazione" - l'idea di non poter avere un futuro perché non c'è modo di arrestare la mia caduta è la cosa che più toglie senso al quotidiano.
Ho "seguito" terapie farmacologiche diverse, dal semplice antidepressivo (Efexor, Zoloft), all'ansiolitico all'antipsicotico, ma con scarsi risultati. In più, mi sento abbandonata dalla mia terapeuta, che ha proposto ai miei genitori una comunità in cui "parcheggiarmi" in attesa che cambino le cose e in vista di un re-inserimento lavorativo - l'idea della progettualità nel re-inserimento lavorativo è un'altra cosa che vivo come una condanna: può essere che io non possa aver diritto ad un lavoro normale, in un futuro normale? Non riesco più a fidarmi di nessuno, i miei genitori - divorziati da 10 anni - sono esasperati dal mio malessere tanto da avermi privato del sostegno della psicologa e dell'ultimo dei tre psichiatri consultati perché, appunto, non riesco a fidarmi delle terapie proposte. Io ritengo che nella mia mancanza di "sfiducia" - che sfiducia non è, mi sento davvero perseguitata - risieda il nodo della mia "malattia". Che fare?
Ho "seguito" terapie farmacologiche diverse, dal semplice antidepressivo (Efexor, Zoloft), all'ansiolitico all'antipsicotico, ma con scarsi risultati. In più, mi sento abbandonata dalla mia terapeuta, che ha proposto ai miei genitori una comunità in cui "parcheggiarmi" in attesa che cambino le cose e in vista di un re-inserimento lavorativo - l'idea della progettualità nel re-inserimento lavorativo è un'altra cosa che vivo come una condanna: può essere che io non possa aver diritto ad un lavoro normale, in un futuro normale? Non riesco più a fidarmi di nessuno, i miei genitori - divorziati da 10 anni - sono esasperati dal mio malessere tanto da avermi privato del sostegno della psicologa e dell'ultimo dei tre psichiatri consultati perché, appunto, non riesco a fidarmi delle terapie proposte. Io ritengo che nella mia mancanza di "sfiducia" - che sfiducia non è, mi sento davvero perseguitata - risieda il nodo della mia "malattia". Che fare?
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Gentile Ragazza,
Di quale malattia stiamo parlando?
Quale diagnosi hanno fatto, durante i ricoveri?
Un ' parcheggio" , come lo chiama lei, lo si valuta solo dopo reitati fallimento terapeutici.
Lei e' maggiorenne, puo' occuparsi della sua cura.
Si rivolga ad una struttura pubblica, ticevera' diagnosi clinica e protocollo di cura, preferribilmente combinato: farmacoterapia e psicoterapia, in convezione
Di quale malattia stiamo parlando?
Quale diagnosi hanno fatto, durante i ricoveri?
Un ' parcheggio" , come lo chiama lei, lo si valuta solo dopo reitati fallimento terapeutici.
Lei e' maggiorenne, puo' occuparsi della sua cura.
Si rivolga ad una struttura pubblica, ticevera' diagnosi clinica e protocollo di cura, preferribilmente combinato: farmacoterapia e psicoterapia, in convezione
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Cara utente,
l'ospedalizzazione continua puà portare a stati di frustrazione come quelli da lei raccontati. Mi sembra di capir che la sua famiglia non la supporta abbastanza e che non si sente capita dalla sua terapeuta. Non è troppo tardi, ha valutato di cambiare psicoterapeuta?
l'ospedalizzazione continua puà portare a stati di frustrazione come quelli da lei raccontati. Mi sembra di capir che la sua famiglia non la supporta abbastanza e che non si sente capita dalla sua terapeuta. Non è troppo tardi, ha valutato di cambiare psicoterapeuta?
Dr.ssa Laura Mirona
dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.5k visite dal 16/07/2012.
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