Non so che titolo dare
Buonasera. Approfitto dello spazio riservato alla psicologia,non tanto per una esigenza relativa ad una patologia, quando piuttosto per aprire una mini finestra di pensiero, diciamo per esternare, con persone che magari con un occhio interessato possono leggere questo flusso di coscienza. Mi trovo in una fase della vita in cui ho sviluppato quella che credo essere un idea, non so se corrispondente alla realtà o meno, che si traduce nella mia superiorità rispetto alla maggior parte delle persone che ho intorno. Mi spiego meglio, per non sembrare una vittima del delirio da onnipotenza(quale forse in realtà sono): trovo che le persone che mi sono intorno, le persone che conosco, insomma la maggior parte del mondo che mi circonda si muova a rilento, tenda a reagire in modo inadeguato alle situazioni,tenda ad arrivare dopo a concetti a cui arrivo molto prima, tenda a fare cose stupide(dove con stupido intendo puramente ingiustificato nell'ottica di perseguire nel miglior modo l'obiettivo prefissato). Insomma, mi trovo ad essere sempre due passi avanti a tutti, a capire le persone ad una prima occhiata, a dover rendere le cose apposta più complicate per me solo per avere un pò di competizione in quello che faccio,che altrimenti sarebbe tutto fin troppo facile,immediato. Con le donne, una volta che mi accorgo che posso averle,perdo di interesse,e passo alla sfida successiva,sempre ricercando qualcosa che mi sfidi. Mi è capitato di avere con una ragazza che mi piaceva, non corteggiarla fino a che non si è fidanzata in quanto sapevo che provava anche lei interesse verso di me, e corteggiarla solamente quando da fidanzata costituiva una sfida. Inoltre da due anni ormai,in seguito ad un forte stress,convivo con una prostatite cronica,che non mi abbandona. insomma,sono causa del mio male,diciamo che l'unico modo in cui mi sarei potuto fare del male era tramite me stesso. Ho scritto puramente con una finalità di far fluire un pò di pensieri dall'astratto alla cosidetta carta e penna,e mi piacerebbe una replica,che sia un trampolino per una discussione che,chi lo sa,potrebbe rivelarsi formativa,come qualsiasi esperienza o discorso in cui ci si imbatte quitidinanamente.
[#1]
Gentile Utente,
qual è esattamente la Sua richiesta?
Se ha letto le Linee Guida del sito, saprà che i consulti vengono accolti e forniamo una risposta nel momento in cui c'è un problema di salute.
Ritiene di avere problemi o difficoltà relazionali?
qual è esattamente la Sua richiesta?
Se ha letto le Linee Guida del sito, saprà che i consulti vengono accolti e forniamo una risposta nel momento in cui c'è un problema di salute.
Ritiene di avere problemi o difficoltà relazionali?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile Utente,
sicuramente lei non difetta di autoconsiderazione. Non dico di autostima perchè non lo posso sapere, dal momento che a volte un'idea apparentemente grandiosa di sè stessi ha funzione compensativa rispetto a quella che è la vera immagina di sè, nascosta nel profondo, molto più svalutata e in linea con una carenza di autostima ben dissimulata.
Quel che è certo è che lei ha - almeno apparentemente - un'idea di sè come persona superiore alle altre, più acuta e intelligente e ben al di sopra della media.
Ritiene oltretutto di essere l'unico a potersi fare del male, tanto sono insignificanti e incapaci le altre persone.
C'è stato però un tempo in cui le altre persone erano tutte più grandi, grosse e potenti di lei, e del male in un modo o nell'altro le è stato inevitabilmente fatto da qualcuno di loro, anche involontariamente.
Forse quello che ora pensa di sè serve a ritenersi al sicuro dalla possibilità di essere nuovamente ferito.
Nel frattempo lei si tiene ben in disparte dalla massa, a scanso di equivoci.
Se volessimo guardare un tale quadro dal punto di vista clinico si potrebbero fare delle osservazioni, ma in assenza di un contatto diretto questo non è proponibile nè sarebbe utile o risolutivo.
Nel suo sentirsi superiore agli altri che considerazione ha di loro dal punto di vista "umano"?
Oltre a ritenerli esseri irrazionali e inconcludenti che sprecano energie, riesce a sentirsi accomunato a loro dalle emozioni che tutti potete provare?
Riesce a immedesimarsi con loro e a capire quello che provano?
Sente dell'interesse per le altre persone e del dispiacere/dolore quando vede qualcuno soffrire?
sicuramente lei non difetta di autoconsiderazione. Non dico di autostima perchè non lo posso sapere, dal momento che a volte un'idea apparentemente grandiosa di sè stessi ha funzione compensativa rispetto a quella che è la vera immagina di sè, nascosta nel profondo, molto più svalutata e in linea con una carenza di autostima ben dissimulata.
Quel che è certo è che lei ha - almeno apparentemente - un'idea di sè come persona superiore alle altre, più acuta e intelligente e ben al di sopra della media.
Ritiene oltretutto di essere l'unico a potersi fare del male, tanto sono insignificanti e incapaci le altre persone.
C'è stato però un tempo in cui le altre persone erano tutte più grandi, grosse e potenti di lei, e del male in un modo o nell'altro le è stato inevitabilmente fatto da qualcuno di loro, anche involontariamente.
Forse quello che ora pensa di sè serve a ritenersi al sicuro dalla possibilità di essere nuovamente ferito.
Nel frattempo lei si tiene ben in disparte dalla massa, a scanso di equivoci.
Se volessimo guardare un tale quadro dal punto di vista clinico si potrebbero fare delle osservazioni, ma in assenza di un contatto diretto questo non è proponibile nè sarebbe utile o risolutivo.
Nel suo sentirsi superiore agli altri che considerazione ha di loro dal punto di vista "umano"?
Oltre a ritenerli esseri irrazionali e inconcludenti che sprecano energie, riesce a sentirsi accomunato a loro dalle emozioni che tutti potete provare?
Riesce a immedesimarsi con loro e a capire quello che provano?
Sente dell'interesse per le altre persone e del dispiacere/dolore quando vede qualcuno soffrire?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Ex utente
interessante punto di vista dottoressa massaro. In particolare una frase che ha detto mi ha colpito,mi riferisco a: Nel frattempo lei si tiene ben in disparte dalla massa, a scanso di equivoci. certo,anche io nel passato sono stato ferito, sono sempre stato una persona che se si dedica ad un altro,sia per amicizia o per amore,lo faceva con tutto se stesso,e mi è capitato di essere deluso,certo. in realtà la mia paura è che questa mia patologia legata alla prostata abbia sviluppato in me insicurezze, certo, ma è anche vero che quel senso che definire di superiorità pare eccessivo,però a parole rende l'idea,sia dettato anche dalla mia sensibilità verso tematiche che non interessano alla maggior parte. non mi estraneo dalla realtà,provo emozioni e cavolo se sono empatico con la sofferenza altrui. però una cosa voglio chiederla,e non è una critica, ma una cosa che riscontro comune: perchè una persona deve aver paura ad ammettere di sentirsi superiore alla media? nel senso,non assume un pò i connotati di una caccia alle streghe l'idea che,se uno dice di essere superiore,a prescindere dalla ricerca del fatto che lo sia o meno veramente,si sviluppa un'impressione negativa di quest'ultimo?
[#4]
Se nota non ho infatti preso in considerazione che lei possa essere o non essere oggettivamente più intelligente e acuto degli altri, perchè ovviamente senza conoscerla non posso saperlo nè dire nulla al riguardo.
La consapevolezza di essere superiori in qualcosa è positiva, se è legata alla realtà.
Quando però c'è una solida certezza circa le propeie capacità e un reale interesse a mettersi alla prova di solito ne conseguono delle scelte ben precise, soprattutto quando una persona è competitiva come lei appare esserlo.
Nel dirci questo:
"mi trovo ad essere sempre due passi avanti a tutti, a capire le persone ad una prima occhiata, a dover rendere le cose apposta più complicate per me solo per avere un pò di competizione in quello che faccio"
sembra escludere la possibilità di andare a cercare qualcuno alla sua altezza, con cui cimentarsi, il che sarebbe sicuramente possibile se le interessasse farlo.
Posso chiederle cosa fa nella vita?
Se poi consideriamo ciò che ci dice del suo rapporto con le ragazze:
"Con le donne, una volta che mi accorgo che posso averle,perdo di interesse,e passo alla sfida successiva,sempre ricercando qualcosa che mi sfidi"
sembra fin troppo chiaro che lei non entra in rapporto emotivamente e affettivamente con loro, ma porta avanti una competizione anche in quest'ambito (nel quale potrebbe essere facilmente ferito, se si mettesse in gioco completamente).
Questa sua affermazione conclusiva:
"sono causa del mio male,diciamo che l'unico modo in cui mi sarei potuto fare del male era tramite me stesso"
trasmette un'opinione davvero negativa delle altre persone, e mi ha portata a risponderle determinate cose nella mia prima risposta.
Di fatto, libero flusso di pensiero o meno, lei sente una grossa distanza con le altre persone e le ritiene così ininfluenti da non poterle fare nulla di male - ma forse nemmeno nulla di bene, visto che sono due passi dietro di lei.
Si sente solo?
La consapevolezza di essere superiori in qualcosa è positiva, se è legata alla realtà.
Quando però c'è una solida certezza circa le propeie capacità e un reale interesse a mettersi alla prova di solito ne conseguono delle scelte ben precise, soprattutto quando una persona è competitiva come lei appare esserlo.
Nel dirci questo:
"mi trovo ad essere sempre due passi avanti a tutti, a capire le persone ad una prima occhiata, a dover rendere le cose apposta più complicate per me solo per avere un pò di competizione in quello che faccio"
sembra escludere la possibilità di andare a cercare qualcuno alla sua altezza, con cui cimentarsi, il che sarebbe sicuramente possibile se le interessasse farlo.
Posso chiederle cosa fa nella vita?
Se poi consideriamo ciò che ci dice del suo rapporto con le ragazze:
"Con le donne, una volta che mi accorgo che posso averle,perdo di interesse,e passo alla sfida successiva,sempre ricercando qualcosa che mi sfidi"
sembra fin troppo chiaro che lei non entra in rapporto emotivamente e affettivamente con loro, ma porta avanti una competizione anche in quest'ambito (nel quale potrebbe essere facilmente ferito, se si mettesse in gioco completamente).
Questa sua affermazione conclusiva:
"sono causa del mio male,diciamo che l'unico modo in cui mi sarei potuto fare del male era tramite me stesso"
trasmette un'opinione davvero negativa delle altre persone, e mi ha portata a risponderle determinate cose nella mia prima risposta.
Di fatto, libero flusso di pensiero o meno, lei sente una grossa distanza con le altre persone e le ritiene così ininfluenti da non poterle fare nulla di male - ma forse nemmeno nulla di bene, visto che sono due passi dietro di lei.
Si sente solo?
[#5]
Ex utente
Premetto che trovo interessante conversare con lei. Detto questo,passo a rispondere punto per punto ai punti che mi ha sottolineato:
Nel mio percorso ho incontrato persone alla mia altezza,certo sono state mosche bianche,ma con queste ho sviluppato rapporti d'amicizia,tuttavia la distanza in termini di km è impediente nei confronti del vedersi spesso. Una ragazza inoltre che conosco è annoverabile in questa categoria,però è fidanzata con un mio amico,ergo non si tocca. Nella vita sono studente.
ci s'innamora solo di qualcuno che ci si può permettere oppure, al contrario, di qualcuno che non ci possiamo permettere. ecco,questa è la foto della mia vita sentimentale. dove permettere è perchè per una ragione o per l'altra la cosa si è resa irrealizzabile.
trovo che la maggior parte delle persone,come lei ha analizzato,siano solo un incontro,diciamo una stella in un cielo pieno di costellazioni,quindi episodi,non situazioni capace di segnarmi o di farmi crescere,e che quindi non possono farmi ne male ne bene,in termini di lungo periodo. certo,sul momento tutti possono compiere gesti che feriscono una persona,ma diciamo che la metabolizzo alla svelta da parte delle mi passi il termine "persone medie" di cui stiamo parlando.
Nel mio percorso ho incontrato persone alla mia altezza,certo sono state mosche bianche,ma con queste ho sviluppato rapporti d'amicizia,tuttavia la distanza in termini di km è impediente nei confronti del vedersi spesso. Una ragazza inoltre che conosco è annoverabile in questa categoria,però è fidanzata con un mio amico,ergo non si tocca. Nella vita sono studente.
ci s'innamora solo di qualcuno che ci si può permettere oppure, al contrario, di qualcuno che non ci possiamo permettere. ecco,questa è la foto della mia vita sentimentale. dove permettere è perchè per una ragione o per l'altra la cosa si è resa irrealizzabile.
trovo che la maggior parte delle persone,come lei ha analizzato,siano solo un incontro,diciamo una stella in un cielo pieno di costellazioni,quindi episodi,non situazioni capace di segnarmi o di farmi crescere,e che quindi non possono farmi ne male ne bene,in termini di lungo periodo. certo,sul momento tutti possono compiere gesti che feriscono una persona,ma diciamo che la metabolizzo alla svelta da parte delle mi passi il termine "persone medie" di cui stiamo parlando.
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Gentile Utente,
se trovava interessante la conversazione, anche se su Medicitalia si nchiedono consulenza, perchè si è cancellato?
se trovava interessante la conversazione, anche se su Medicitalia si nchiedono consulenza, perchè si è cancellato?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.1k visite dal 16/07/2012.
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