Ipocondria: quale percorso psicoterapico intraprendere?

Gentili Dottori,
nonostante io sia una studentessa di psicologia, non saprei proprio a quale scuola affidarmi per il trattamento dell'ipocondria: Cognitivo-comportamentale? Gestalt? altre? Purtroppo le mie nozioni teoriche non mi aiutano, mi piacerebbe avere qualche consiglio da chi concretamente mette in pratica i vari metodi, in termini non solo di efficacia, ma anche di tempistica (essendo una studentessa/lavoratrice part-time, non posso proprio permettermi un percorso psicoterapico "lungo").
Soffro da più di 10 anni di ipocondria di media entità, accompagnata da un disturbo di panico (ancora oggi non so dire se il DDP è stato la causa o la conseguenza della mia ipocondria) e per 4 anni ho assunto antidepressivi tricicli fino a quando, all'inizio del terzo anno universitario, mi sono imbattuta in una Docente di Psicologia Clinica (per altro un personaggio noto e influente nel capo della Psicoterapia non solo in Italia ma anche nel mondo) che fin dalle prime lezioni ha completamente demonizzato gli antidepressivi, in particolare insistendo sugli effetti collaterali e i danni per la salute (es. aumento del rischio di ictus). Completamente influenzata da queste notizie, ho deciso di ridurre al minimo gli antidepressivi, ed ora mi ritrovo nel limbo: certo le mie attività quotidiane non sono compromesse, tuttavia l'ipocondria è tornata, così come qualche sporadico attacco di panico. Vi ringrazio anticipatamente
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
provi a leggere questo articolo in merito ai vari orientamenti terapeutici.

Esistono, come lei potrà vedere psicoterapie non necessariamente lunghe e molto efficaci per trattare i suoi disturbi, come ad esempio quella cognitivo comportamentale o breve strategica.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Per quanto riguarda il trattamento farmacologico di deve rivolgere al medico prescrivente, non va sospeso di propria iniziativa.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

per i disturbi di ansia e di panico il trattamento d'elezione è la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Prima però bisogna inquadrare bene il problema dell'ipocondria. Sei già stata da uno psicologo per una prima valutazione, magari presso un ospedale?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Completamente influenzata da queste notizie, ho deciso di ridurre al minimo gli antidepressivi, ed ora mi ritrovo nel limbo: certo le mie attività quotidiane non sono compromesse, tuttavia l'ipocondria è tornata, così come qualche sporadico attacco di panico. Vi ringrazio anticipatamente
>>>

Se non altro ora ha imparato una cosa: le indicazioni se smettere o continuare una cura si devono ricevere dal curante che ha prescritto la cura, NON dalla suggestione del personaggio che ci si trova di fronte, per quanto autorevole.

"Clinica" significa "caso per caso", perciò è il professionista che la sta curando e che la conosce la persona preposta a stabilire se nel SUO caso una cura, farmacologica o psicoterapeutica, debba essere continuata o interrotta.

Riguardo alle forme di psicoterapia adatte nel suo caso, se si trattasse dei disturbi che ha citato, sono le terapie attive e focalizzate, come la breve strategica o la comportamentale.

Legga qui per informarsi:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Grazie mille a tutti per l'attenzione!

Mi sono rivolta direttamente ad uno psichiatra, al tempo mi interessava la soluzione più veloce ed efficace; la sua diagnosi fu appunto disturbo di panico, durante i colloqui si parlò di ipocondria solo una volta, quando mi domandò se avessi fissazioni/ossessioni particolari. I colloqui non mi soddisfaranno per niente, si limitarono esclusivamente all'elenco dei sintomi, alla prescrizione del farmaco, ed agli eventuali fastidi procurati dall'assunzione dello stesso. Tuttavia i miglioramenti erano talmente veloci ed inaspettati, che mi andava bene così. Ed è andata bene così per anni, solo che oggi mi domando "davvero voglio dipendere da un farmaco tutta la vita?" Un farmaco che non mi sta curando, ma sta solo facendo da tampone ad un problema. Se in più questo farmaco è potenzialmente dannoso... Insomma, mi trovo davanti ad un bivio: è più importante la qualità della vita, oppure la propria salute? Il peggior dilemma per un ipocondriaco.
Giustamente mi sconsigliate di abbandonare il farmaco di mia iniziativa, so bene che è pericoloso, ho cercato di diminuire le dosi nei limiti del buon senso, in maniera gradualissima, fino ad arrivare alla dose attuale, talmente bassa che la sua efficacia probabilmente si è ridotta al placebo. E la differenza purtroppo si sente. Pensieri ipocondriaci e l'odiosa derealizzazione sono tornati a far parte del quotidiano.

Vi ringrazio tanto, ora so che la terapia cognitivo-comportamentale è la più adatta, ho letto gli articoli che mi avete linkato, ma ora mi domando: sarà effettivamente curativa oppure mi aiuterà a "convivere" e a gestire il problema? probabilmente la troverete una domanda stupida, ma per me avere gli stessi effetti dei farmaci dalla psicoterapia sarebbe il massimo!!! è un sogno realizzabile?Grazie ancora di cuore.

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Giustamente mi sconsigliate di abbandonare il farmaco di mia iniziativa, so bene che è pericoloso, ho cercato di diminuire le dosi nei limiti del buon senso, in maniera gradualissima, fino ad arrivare alla dose attuale, talmente bassa che la sua efficacia probabilmente si è ridotta al placebo. E la differenza purtroppo si sente. Pensieri ipocondriaci e l'odiosa derealizzazione sono tornati a far parte del quotidiano

Cara Ragazza,
le cure necessitano di protocolli terapeutici, ma soprattutto di "clinici", che si facciano carico di lei , della sua storia di vita, emoizonale e terapeutica, da sola e senza supervisione medica, non può nè ridurre, nè sospendere la farmacoterapia.

In clinica, non si può generalizzare, ogni percorso di cura, va calibrato come un vestito su misura al paziente ed alle sue necessità.

L'approccio combinato, oggi ampiamente adoperato, prevede l'asociazione della psicoterapia alla farmacoterapia, per evitare che a sopsensione dei farmaci tutto torni come prima.

Oltre agli orintamenti, la formazione, i titoli, deve valutare la simpatia, l'empatia, lo stile del clinico, quell'alchimia data dall'incontro , indispensabile per effettuare un percorso di cambiamento.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"ora so che la terapia cognitivo-comportamentale è la più adatta, ho letto gli articoli che mi avete linkato, ma ora mi domando: sarà effettivamente curativa oppure mi aiuterà a "convivere" e a gestire il problema?"

Obiettivo di una psicoterapia (che serve a CURARE la psicopatologia) è non solo l'eliminazione del sintomo, ma anche la comprensione del sintomo e il raggiungimento di uno stato di salute e di benessere riacquistando un equilibrio però diverso da prima.
Cioè una volta che c'è stato lo scompenso (di qualunque tipo, nel tuo caso legato all'ansia) è impossibile tornare come prima, ma si torna a stare bene tenendo conto del disagio che c'è stato e, appunto, raggiungendo un nuovo equilibrio.

E' vero che in terapia cognitivo-comportamentale non si dedica molto tempo nè attenzione al sintomo d'ansia perchè parlarne troppo amplifica il sintomo (più attenzione diamo a qualcosa più ci pensiamo!).
E questa è proprio la chiave del cambiamento perchè avrai modo di comprendere come mai proprio in questo momento della tua vita si sono presentati questi sintomi, che cosa significano, come superare la situazione.

In genere durante una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale i sintomi d'ansia spariscono velocemente proprio perchè ci si sta occupando d'altro.

Però le evidenze empiriche, oltre che l'esperienza clinica, dimostrano che vi è una remissione totale del sintomo.

Adesso comunque ritengo sia giunto il momento di spegnere il PC per non alimentare inutilmente l'ansia e cercare uno psicoterapeuta nella tua zona.
Poi aggiornaci in futuro: in genere il trattamento non è lungo e i risultati si apprezzano da subito.

Buona giornata,
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> sarà effettivamente curativa oppure mi aiuterà a "convivere" e a gestire il problema? probabilmente la troverete una domanda stupida
>>>

Non è stupida, ma deve tener conto che questa domanda, fatta da un ansioso, è un'espressione d'ansia, non una "legittima" curiosità.

Essere preoccupati è cosa distinta dal problema per cui ci si preoccupa, anche se l'ansioso spesso finisce per fare confusione e credere che si tratti della stessa cosa.

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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6
"probabilmente la troverete una domanda stupida, ma per me avere gli stessi effetti dei farmaci dalla psicoterapia sarebbe il massimo!!! è un sogno realizzabile?"

Gentile utente,
Le spiego il funzionamento degli psicofarmaci. O si fa una terapia combinata con farmaco e psicoterapia insieme, oppure si tenta una psicoterapia senza farmaco (che per molti pazienti va benissimo). Dipende da caso a caso, e dalla profondità della sofferenza provocata dai problemi di ogni paziente. Di solito il farmaco riduce e immobilizza momentaneamente la sofferenza, permettendo per cui una più facile malleabilità al trattamento psicoterapeutico. Il farmaco però poi è destinato a dare assuefazione, motivo per cui dopo un pò di tempo l'effetto è attenuato e, o si passa ad un nuovo farmaco con molecola diversa (sempre dato dal medico), oppure a quel punto il paziente può ritenere che il percorso terapeutico stia già facendo effetto e può andare dunque avanti senza farmaco. Non si può stabilirlo a priori.
La comunicazione paziente-psicoterapeuta-medico è dunque fondamentale durante tutto il percorso insieme.

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

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