Difficoltà a superare un lutto
Salve! La mia domanda -lo so, già sentita- è: come si può "accettare" la morte? L'anno scorso, a 23 anni, ho perso mia mamma. E...non riesco a farmene una ragione; so -e sento- che la Vita, anche quando perdiamo delle persone così importanti per noi, va avanti, che l'alba arriva anche dopo una notte difficile e che la Vita è sempre degna di essere vissuta perché in grado di donarci un patrimonio di emozioni, sensazioni e ricordi che niente potrà portarci via. Però...la sua morte mi ha privato dei miei sogni e delle mie ambizioni, non riesco a pensare al futuro (nel senso che non mi impegno abbastanza per essere io il primo a definire come sarà, ad esempio non studiando quando dovrei e vorrei), mi ha reso "inerme". Io ho amato profondamente mia mamma, l'ho stimata con tutto me stesso, per la sua forza, per il suo coraggio, per il suo essere una donna forte ed intelligente, ma allo stesso tempo capace di amare, con cui ho da sempre avuto un rapporto meraviglioso. E quando ho scoperto la sua malattia (cancro) ho scoperto una grande forza dentro di me che mi ha portato ad "unirmi" ancora di più con lei ed è stato meraviglioso per me sentirmi forte, insieme a lei (ha affrontato con grande forza e tenacia il cancro), e lottare fianco fianco. Per me è stata una madre unica ed io volevo con tutto me stesso che lei sentisse quanto la volessi ancora, quanto avrei lottano con le unghie e con i denti -insieme a lei- contro la malattia. Tutto questo ha trasformato gli 8 mesi di malattia in un percorso..."bello", che ci ha unito ancora di più. Eravamo una bella famiglia: mio padre e mia madre si amavano moltissimo e siamo sempre stati -loro, io e mia sorella- molto uniti; e questo vale ancora oggi, mio padre e mia sorella sono persone speciali a cui voglio un bene infinito. Negli 8 mesi di malattia io ho sorpreso me stesso. Da un lato, sono sempre stato forte di fronte a mia mamma: piangere di fronte a lei era inutile, l'avrei messa ancora più in difficoltà ed ho preferito sempre -e sono orgoglioso di avercela fatta- impegnarmi per trovare la parola giusta, per farle sentire che c'era ancora speranza, che gli imprevisti facevano parte del nostro percorso e che questo percorso sarebbe stato vittorioso, abbracciarla e farle sentire che c'ero, sempre e per sempre; dall'altro, ho avuto la "maturità" di ritagliarmi degli spazi, di sfogarmi, di capire -cioè- che ne avevo bisogno. Ed ho letto, ho "studiato", ho "capito"; volevo, cioè, prepararmi "psicologicamente" per affrontare emotivamente -da solo- le cose, sfogarmi e trovare la forza per starle accanto e per darle tutto il mio supporto. E questo mi ha portato anche a capire, alla fine, che stava morendo ed a fare tutto ciò che fosse possibile per lenire le sue sofferenze (qui mi sento di sottolineare lo straordinario aiuto dell'Unità di Cure palliative). Ed ora mi trovo a dover "raccattare i cocci", con il desiderio di capire come ritrovare quella forza che ho dimostrato a me stesso di avere...ma COME?
[#1]
Gentile ragazzo,
nessuno di noi è mai pronto a perdere le persone carissime e insostituibili come i genitori.
Le difficoltà che descrivi nel superare il lutto per la morte della mamma sono fisiologiche e comprensibili.
E un anno per elaborare la sua assenza è un periodo limitato.
Diciamo che entro i due anni il lutto viene elaborato, salvo complicazioni.
E' normale dover rimettere a posto la propria vita di fronte ad un cambiamento incontrovertibile del genere. E può richiedere tempo, energie e sofferenza.
Stai pensando di rivolgerti a uno psicologo reale per parlare di questa fatica?
nessuno di noi è mai pronto a perdere le persone carissime e insostituibili come i genitori.
Le difficoltà che descrivi nel superare il lutto per la morte della mamma sono fisiologiche e comprensibili.
E un anno per elaborare la sua assenza è un periodo limitato.
Diciamo che entro i due anni il lutto viene elaborato, salvo complicazioni.
E' normale dover rimettere a posto la propria vita di fronte ad un cambiamento incontrovertibile del genere. E può richiedere tempo, energie e sofferenza.
Stai pensando di rivolgerti a uno psicologo reale per parlare di questa fatica?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile Utente,
comprendo i suoi sentimenti e il suo dolore. Una perdita così importante, quella di una persona estremamente siginificativa affettivamente come la mamma, richiede tempo per essere elaborata.
La qualità e i tempi dell'elaborazione di un lutto dipendono dalla storia di vita, dalle risorse personali e ambientali di cui dispone colui che ha subito la perdita, dal tipo di relazione con la persona scomparsa.
I movimenti depressivi che seguono al lutto possono farla sentire come ha descritto , ancora di più per il legame speciale che aveva con sua madre e per la grande forza che ha dimostrato nello starle accanto sostenendo costi emotivi non indifferenti.
Il sostegno emotivo e la vicinanza affettiva delle persone care sono di aiuto, tuttavia anche un supporto psicologico sarebbe indicato per elaborare la perdita .
Cari saluti
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
"Però...la sua morte mi ha privato dei miei sogni e delle mie ambizioni, non riesco a pensare al futuro (nel senso che non mi impegno abbastanza per essere io il primo a definire come sarà, ad esempio non studiando quando dovrei e vorrei), mi ha reso "inerme".
Inoltre questo stato fa proprio parte della tristezza indispensabile per poter elaborare il lutto. Come dicevo sopra, è il caso di rimettere a posto tutta la tua vita, in assenza della mamma.
Molto spesso capita di spaventarsi di fronte a questa reazione, perchè -anzichè considerarla una normale reazione- potrebbe risultare fastidiosa o patologica.
Saluti,
Inoltre questo stato fa proprio parte della tristezza indispensabile per poter elaborare il lutto. Come dicevo sopra, è il caso di rimettere a posto tutta la tua vita, in assenza della mamma.
Molto spesso capita di spaventarsi di fronte a questa reazione, perchè -anzichè considerarla una normale reazione- potrebbe risultare fastidiosa o patologica.
Saluti,
[#4]
Gent.le ragazzo,
come tu stesso hai evidenziato questa esperienza, per quanto tragica, ti ha consentito di scoprire risorse che avevi dentro di te, delle quali non eri consapevole e che forse sono il patrimonio più prezioso che ti ha lasciato tua madre insieme al suo amore per te.
Sei stato al suo fianco fino alla fine forse mettendo da parte i tuoi bisogni per prenderti cura di lei, ora un po' alla volta stai cercando di andare oltre, di riorganizzare la tua vita ricominciando a prenderti cura di te.
Si tratta di un percorso soggettivo, diverso da persona a persona durante il quale ti porrai delle domande che derivano dalla tua esperienza, a tal proposito potrebbe essere importante fare un colloquio con uno Psicologo per valutare la possibilità di approfondire questi aspetti, verificando l'opportunità di avviare un percorso di crescita personale.
come tu stesso hai evidenziato questa esperienza, per quanto tragica, ti ha consentito di scoprire risorse che avevi dentro di te, delle quali non eri consapevole e che forse sono il patrimonio più prezioso che ti ha lasciato tua madre insieme al suo amore per te.
Sei stato al suo fianco fino alla fine forse mettendo da parte i tuoi bisogni per prenderti cura di lei, ora un po' alla volta stai cercando di andare oltre, di riorganizzare la tua vita ricominciando a prenderti cura di te.
Si tratta di un percorso soggettivo, diverso da persona a persona durante il quale ti porrai delle domande che derivano dalla tua esperienza, a tal proposito potrebbe essere importante fare un colloquio con uno Psicologo per valutare la possibilità di approfondire questi aspetti, verificando l'opportunità di avviare un percorso di crescita personale.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#5]
Gentile ragazzo,
il "raccattare cocci" è cosa ben ardua da realizzare..la vita va avanti piano piano..
Ora, Lei ci chiede come accettare la morte, la risposta non c'e' ..o meglio, non ho "una ricetta giusta" da sottoporLe. Posso solo dirLe che m e' capitato di passare 6 mesi della mia vita dentro il reparto di Oncoematologia pediatrica, di analizzare colloqui di sostegno fatti con i genitori dei bambini per ricavarne dati per la tesi sperimentale.
Questa breve esperienza mi ha portato a tu per tu con il dolore, con quella che gli psicologi chiamano la "malattia familiare" del cancro.
Quello che sento ora dalla Sua voce, è che Lei vorrebbe ricavare del tempo per se, per ritrovare la forza che aveva un tempo.... Ne ha tutto il diritto, e aggiungo che dovrebbe sfogarsi anche con il pianto... quello che non ha fatto di fronte alla mamma. Dico poi che Lei, suo papà e sua sorella siete ancora una "bella famiglia" e, mi raccomando, non la pensi mai in modo contrario..
Il compito più difficile adesso è di guardare avanti, occorre tirar fuori le unghie per proiettarsi nel futuro. Noi psicologi usiamo parlare dell'elaborazione del lutto menzionando, anche la fase di depressione che è "fisiologica" a tutto il processo. In altre parole, l'umore depresso è sinonimo di funzionamento mentale e significa che la persona sta lavorando per superare il dolore della perdita.
Ora, senza avanzare alcuna ipotesi diagnostica, che sappiamo qui avere un carattere riduttivo, potrei raccomandarLe di prendere contatto con qualche collega, meglio sarebbe se interno all'Unità di cura che ha seguito sua mamma.
Le raccomando di prendere appuntamento, fosse anche per un solo colloquio orientativo. Ciò che potrebbe essere "traballante" è la Sua autostima che potrebbe andare verso una cronicità in senso negativo.
Sapersi proiettare nel futuro, è un indice fondamentale di buona salute mentale; in questo senso, le suggerirei di cercare di riappropriarsi della sua vita a cominciare dalla strutturazione della sua giornata. Lo so che non è cosa facile..ma provi a pensare a delle semplici attività che Le mettono ancora entusiasmo, a dei passatempi piacevoli che la potrebbero distrarre mentalmente. Son sicura che sua madre saprebbe trovare le parole giuste per dirglielo, allo stesso modo di quanto faceva Lei durante la sua malattia.
Rimango a disposizione per un eventuale nuovo contatto,
con i migliori saluti
il "raccattare cocci" è cosa ben ardua da realizzare..la vita va avanti piano piano..
Ora, Lei ci chiede come accettare la morte, la risposta non c'e' ..o meglio, non ho "una ricetta giusta" da sottoporLe. Posso solo dirLe che m e' capitato di passare 6 mesi della mia vita dentro il reparto di Oncoematologia pediatrica, di analizzare colloqui di sostegno fatti con i genitori dei bambini per ricavarne dati per la tesi sperimentale.
Questa breve esperienza mi ha portato a tu per tu con il dolore, con quella che gli psicologi chiamano la "malattia familiare" del cancro.
Quello che sento ora dalla Sua voce, è che Lei vorrebbe ricavare del tempo per se, per ritrovare la forza che aveva un tempo.... Ne ha tutto il diritto, e aggiungo che dovrebbe sfogarsi anche con il pianto... quello che non ha fatto di fronte alla mamma. Dico poi che Lei, suo papà e sua sorella siete ancora una "bella famiglia" e, mi raccomando, non la pensi mai in modo contrario..
Il compito più difficile adesso è di guardare avanti, occorre tirar fuori le unghie per proiettarsi nel futuro. Noi psicologi usiamo parlare dell'elaborazione del lutto menzionando, anche la fase di depressione che è "fisiologica" a tutto il processo. In altre parole, l'umore depresso è sinonimo di funzionamento mentale e significa che la persona sta lavorando per superare il dolore della perdita.
Ora, senza avanzare alcuna ipotesi diagnostica, che sappiamo qui avere un carattere riduttivo, potrei raccomandarLe di prendere contatto con qualche collega, meglio sarebbe se interno all'Unità di cura che ha seguito sua mamma.
Le raccomando di prendere appuntamento, fosse anche per un solo colloquio orientativo. Ciò che potrebbe essere "traballante" è la Sua autostima che potrebbe andare verso una cronicità in senso negativo.
Sapersi proiettare nel futuro, è un indice fondamentale di buona salute mentale; in questo senso, le suggerirei di cercare di riappropriarsi della sua vita a cominciare dalla strutturazione della sua giornata. Lo so che non è cosa facile..ma provi a pensare a delle semplici attività che Le mettono ancora entusiasmo, a dei passatempi piacevoli che la potrebbero distrarre mentalmente. Son sicura che sua madre saprebbe trovare le parole giuste per dirglielo, allo stesso modo di quanto faceva Lei durante la sua malattia.
Rimango a disposizione per un eventuale nuovo contatto,
con i migliori saluti
Dr.ssa Alessandra VAROTTO
psicologa clinico dinamica indirizzo comunità
Iscritta all'albo Regione Veneto n.7550
www.studiovarotto.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 17.8k visite dal 14/07/2012.
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Approfondimento su Cure palliative
Cosa sono le cure palliative? Una raccolta di video-pillole sui farmaci palliativi e la cura del dolore nei malati terminali.