Caos affettivo

Salve, da circa 2 anni temo di stare combinando solo grossi casini in campo sentimentale. In realtà, da sempre mi sono lanciata in storie che venivano puntualmente criticate da amiche, familiari ecc: sempre con uomini in media 10 anni più grandi di me (ho iniziato a 16 anni), alcuni con problemi di dipendenze serie, altri palesemente inaffibili ecc. Passata questa fase, è scattata in me quella del "mordi e fuggi". e quindi storie sostanzialmente di sesso occasionale, cosa che continua ancora oggi. Tutto bene se non fosse che sento dentro di me un profondo disagio per tutto ciò. Vorrei avere anche io una storia normale, una vita affettiva e sentimentale piena. invece, penso di usare gli uomini per poi rendermi conto che sono loro ad usare me, perchè anche quando si mostrano gentili ed interessati, so bene che il loro obiettivo è in realtà esclusivamente quello di portarmi a letto. Non nego che di tanto in tanto ciò mi fa comodo, ma è del tutto privo almeno per me di implicazioni sentimentali, è ginnastica insomma. Da circa sei mesi ho un rapporto un pò complicato con un ragazzo. Mi piace, anche come persona, abbiamo interessi comuni ecc. Da parte mia, era iniziata come una solita storia di sesso. Dopo le prime volte però lui mi ha detto più volte di provare sentimenti autentici per me e, non so, non me la sono sentita, sono scappata, l'idea di avere una relazione stabile e monogamica mi ha messo ansia e ho cercato di evitarlo. Lui si è risentito, ne è stato ferito, io mi sono sentita in colpa, abbiamo ripreso a vederci come amici, siamo poi finiti di nuovo a letto e di nuovo in preda all'ansia ho deciso di non vederlo più. Di nuovo lui ha provato a farmi riflettere su quanto provava. E di nuovo abbiamo preso a vederci. Ora lui mi sembra molto più distaccato, anche se l'attrazione fisica c'è e dobbiamo talvolta frenarci per evitare di toccarci, baciarci ecc. Usciamo, passiamo le serate insieme, siamo di fatto una coppia, ma in modo platonico e senza obblighi o impegni. anche perchè il mio obiettivo anzi la mia necessità primaria è di andare via al più presto da casa mia (non ci sto più bene per alcune situazioni familiari) e dall'Italia, e una relazione qui sento che potrebbe solo essermi di impaccio. spesso per farglielo capire gli parlo di altri ragazzi che intendo vedere, sento che lui si infastidisce ma forse per orgoglio non reagisce. Lui dice che gli piaccio comunque e che gli sta bene vedersi così, ma non so se in realtà sia solo più furbo degli altri e stia prendendo tempo per farmi capitolare. Gli ho detto, ed è quello che penso, che da un lato vorrei fare l'amore con lui perchè mi piace e mi sembra un bravo ragazzo, migliore di tutti gli altri, ma dall'altro non voglio farlo perchè temo che sarebbe la fine della nostra amicizia, a cui tengo davvero tanto. non so nemmeno io come andrà a finire tutto questo, so solo di non essere serena, mi sento sporca e piena di sensi di colpa.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Ragazza,
in quale modo ritiene si possa esserle d'aiuto?
Naturalmente non sta a noi suggerirle un certo comportamento piuttosto che un altro.
Al di là dello sfogo confidenziale, c'è un quesito specifico che vorrebbe rivolgerci in merito alla storia che ha descritto? O riguardo a se stessa in questa relazione un po' complicata?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, in effetti non era chiaro cosa chiedessi. Più che altro io so, sono cosciente di stare sprecando solo tempo in relazioni che non mi soddisfano, saltuarie, clandestine ecc e riconduco il tutto ad un problema di autostima, è come se facessi tutto ciò per punirmi di qualcosa.

Infatti il giorno dopo ci sto malissimo, è questo il punto.

Poi c'è dall'altro lato questo ragazzo di cui parlo, sono convinta che sia davvero un bravo ragazzo, mi ascolta e mi consiglia. spesso lo "uso" come confidente, gli racconto le mie storielle, vedo che al sentirle sta male per gelosia ma si contiene e comunque cerca di parlarmi in modo costruttivo, da vero amico.

Vorrei convincermi di meritare una storia così, ma per ora non ne sono capace, appena immagino di avviare una storia con lui (e lui non desidererebbe altro) mi sento prendere dall'ansia, dall'inadegiuatezza, e scappo. E quindi ritorno con le storielle, scontentando me e lui. Perchè ricado puntualmente nello stesso tunnel sbagliato? come posso uscire da questo circolo vizioso?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"Vorrei convincermi di meritare una storia così"

Gent.le ragazza,
il disagio che avverte credo abbia a che fare con l'immagine che ha di sé, con il senso di inadeguatezza che questa relazione sta evidenziando ma che forse esisteva già in precedenza, come mai ha una considerazione di sé così negativa?

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, è proprio così. Se mi metto nei panni di un uomo, non riesco ad immaginare che possa interessarsi a me, a come sono davvero come persona. Penso che al massimo voglia solo portarmi a letto, e quindi per me ogni relazione è così. il punto che mi fa disperare e che non riesco a risolvere è che, se per caso incontro qualcuno che invece è davvero inetressato a me e vuole legarsi in modo più serio, appena percepisco che è così mi sento invadere dall'ansia e non riesco non riesco proprio a dare seguito alla storia, mi sento soffocare, finisco per non chiamarlo, trattarlo male, trascurarlo, non rispondere alle sue chiamate e messaggi, fare la stupida con altri di fronte a lui, insomma faccio di tutto per farlo scappare. Penso di non avere mai avuto una grossa autostima, penso dipenda dall'educazione, soprattutto dalla figura di mio padre che non ho mai visto come un padre ma come un fratello divertente e simpatico ma incapace di seguirmi come appunto avrebbe fatto un padre. insomma mi sono sempre sentita diversa e da meno rispetto alle mie coetanee. che infatti appena hanno percepito questo mio senso di diversità hanno iniziato ad escludermi, a fare mobbing, già alle medie, e poi al ginnasio dove questa cosa è esplosa ed è stato per me un periodo tremendo, che mi ha portato a staccarmi, a isolarmi, a non volere avere più rapporti stretti di nessun genere con le persone per paura che mi potessero fare male
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
è possibile che il suo disagio abbia origini lontane ma credo sia necessario per lei focalizzarsi sul "qui ed ora" del suo vissuto, dare ascolto alla sofferenza silente che ha custodito finora dentro di sè e così migliorare la consapevolezza degli aspetti disadattivi del suo modo di essere.
Concedendosi uno spazio di elaborazione individuale attraverso un colloquio con uno Psicologo, potrà vivere la relazione affettiva, evitando di trasformarla nell'ennesimo tentativo per "curare" la sua inadeguatezza,
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Utente
Utente
gentile dottoressa, non mi vergogno a dirle che mi sono rivolta a ben due psicologi. il primo, dopo un periodo abbastanza lungo di terapia relazionale, mi ha detto che stava iniziando a percepire un coinvolgimento di tipo non professionale nei miei confronti e che quindi per una questione deontologica era costretto a interrompere le sedute. ho anche pensato che potesse essere un suo escamotage per mandarmi via dal momento che non riuscivamo a risolvere i miei problemi. mi sono quindi rivolta ad un secondo professionista con cui ho delle sedute a cadenza mensile ancora in corso, ma onestamente non vedo progressi. più che altro, siamo giunti alla conclusione che questo periodo di disagio è appunto un periodo passeggero ma non si quanto e che la soluzione di tutto è nel cercare di cambiare città e modi di vita il prima possibile, dal momento che per lo psicologo tutte le mie difficoltà relazionali sono prodotte dall'ambiente familiare. come avrà intuito sono piuttosto sfiduciata da questo approccio e mi chiedo se non sia il caso di passare ad un terzo psicologo, ma mi sembra allo stesso tempo assurdo.

il punto è sempre quello: non riesco a provare coinvolgimento emotivo. anche ieri, uscendo col ragazzo in questione, pur apprezzando la sua presenza e le sue attenzioni, mi sono resa conto di averlo trattato con freddezza, con distanza. lui sa dei miei problemi, è comprensivo, ma quanto potrà reggere un mio simile modo di fare? eppure ne sono molto attratta! vorrei tanto riuscire ad aprirmi di più con lui, invece finisco per trattarlo con sufficienza.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
nel primo caso lo psicologo è stato eticamente corretto, nel secondo caso la frequenza mensile delle sedute solitamente si sceglie alla fine del percorso terapeutico e non all'inizio.
La sua demotivazione è comprensibile ma andrebbe condivisa con il terapeuta attuale per verificare se è necessario rivedere gli obiettivi della psicoterapia.
La consapevolezza dell'origine del suo disagio può essere importante ma dovrebbe servire ad individuare i suoi attuali bisogni affettivi e di conseguenza la direzione che vuole dare al processo di cambiamento che sta cercando di realizzare.
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Utente
Utente
gentile Dr.ssa Campione, in effetti l'attuale psicologo è anche un amico di famiglia e abbiamo deciso per una frequenza così sporadica perchè non avevo disagi evidenti (come ad esempio attacchi di ansia o comunque qualcosa di invalidante) e quindi secondo la sua opinione con un intervento blando avremmo risolto in quattro e quattr'otto. Anzi, paradossalmentte, a trarre in inganno è proprio la natura del problema che vorrei risolvere: esco, sto sempre in giro, passo da un ragazzo all'altro... è difficile per chi mi osserva da fuori credere che in realtà tutto ciò non mi faccia divertire! questo stesso fatto ovvero l'amicizia mi rende anche un pò...complicato dirgli che dopo tutto questo tempo abbiamo sbagliato strada. ad ogni seduta gli riferisco delle situazioni complicate in cui mi getto, magari lui mi consiglia come agire ma poi dopo qualche tempo o per noncuranza o per altro non seguo i suoi consigli e mi ritrovo allo stesso punto. Insomma ho come l'impressione che ci siamo fermati alla superficie della faccenda mentre il nodo che bisognerebbe indagare è più a fondo... ma non so da dove partire e come.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
lo Psicologo non dovrebbe essere un amico di famiglia proprio per evitare questi ed altri condizionamenti che possono inficiare il percorso, tuttavia se ritiene di aver sviluppato un rapporto di fiducia con lui può affrontare le sue perplessità e verificare se è possibile ridefinire il lavoro che state portando avanti, altrimenti rischia di diventare una presa in giro reciproca.
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6
"ma non so se in realtà sia solo più furbo degli altri e stia prendendo tempo per farmi capitolare"

Gentile utente,
cosa intendeva dire con questa frase? In cosa sono stati furbi gli uomini che ha frequentato?
Il suo disagio è sicuramente evidente e ritengo che lei debba cambiare nuovamente psicoterapeuta, sia per i motivi descritti dalla collega Camplone, sia perchè il fatto di non vedere un problema che le crea sofferenza è già indice che la terapia deve essere impostata diversamente.
Bisogna che lei faccia un lavoro profondo sul perchè della sua autostima bassa, e sul perchè non puà credere che qualcuno si può interessare a lei. Ad esempio, ha mai pensato che il compagno di cui lei parla vorrebbe costruire qualcosa di importante? Perchè questa idea la spaventa? Cosa ci sarebbe di sbagliato in questo per lei?
Ha parlato di attrazione sessuale, ma dal punto di vista dei sentimenti lei cosa prova? E' diverso rispetto agli altri rapporti che ha avuto?

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, dicendo "più furbo degli altri" intendo che gli altri ragazzi non fanno nulla per nascondere di essere interessati solo al fatto fisico senza nessuna implicazione sentimentale (ed io con loro faccio lo stesso), mentre il ragazzo in questione (lo chiamo P.) mi ascolta, sopporta i miei atteggiamenti, si mostra interessato, insomma la butta sul piano sentimentale.

Io sono sicura, per quello che mi ha raccontato e tutto quello che so (ci conosciamo da un bel pò, conosco i siuoi amici, i suoi genitori ecc), che P. vorrebbe una storia seria, bella, e staremmo bene insieme.

purtroppo, non so perchè, ogni volta che mi figuro una storia con tutti i crismi, mi sento prigioniera al solo pensiero, mi viene da scappare. Esempio: è capitato di recente che con P ci siamo visti spesso, ogni sera. ci siamo avvicinati ancora di più, ci siamo baciati, è stato bello. il giorno dopo, mentre lui mi inviava messaggini, non gli rispondevo e già avevo deciso di non rivederlo a breve per evitare che si illudesse. Alla fine sono uscita con un altro per cui non provo alcunchè, un vero colpo di testa, e il giorno dopo sono tornata da P perchè stavo male, gli ho confessato tutto e mi ha capito.

Perchè mi comporto così? è come se avessi paura che una storia "definita" possa limitare la mia libertà: mi troverei ad avere un fidanzato cui rendere conto, a non poter decidere cosa fare in totale autonomia come faccio ora.

A P ripeto spesso (e ne sono convinta) che se e quando questo stato di "confusione" e di apatia sentimentale mi passerà, io vorrò avere una storia con lui perchè è il mio uomo ideale in tutto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Gli ho detto, ed è quello che penso, che da un lato vorrei fare l'amore con lui perchè mi piace e mi sembra un bravo ragazzo, migliore di tutti gli altri, ma dall'altro non voglio farlo perchè temo che sarebbe la fine della nostra amicizia, a cui tengo davvero tanto
>>>

Sembra che per lei amicizia e tenerezza non riescano proprio a convivere con il sesso. In fondo la spiegazione al perché questa storia non si sta concretizzando non sembra così complicata.

Solo che i problemi di una vita non si risolvono online. Dove ben due psicologi hanno fallito di persona, in che senso si può sperare di risolvere tutto via web? Evidentemente non è così.

Il primo terapeuta è stato corretto nell'interrompere le sedute a fronte del coinvolgimento che le ha detto di star provando, ma il secondo lo è stato di meno, perché per deontologia uno psicologo NON può essere un amico di famiglia. Perciò dovrebbe armarsi di pazienza, disfarsi dell'illusione che un semplice consulto online possa avere valenza terapeutica e cercare un nuovo professionista.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com