Ansia e crisi di pianto
Buongiorno,
sono una ragazza di 25 anni e da qualche anno soffro di attacchi d'ansia.
Mi sono resa conto di essere una persona predisposta da sempre, per carattere, all'ansia, però questo è diventato, per me, un problema solo da poco.
Il tutto si è scatenato (almeno per quel che mi sembra) nel 2009, quando mi sono andata a convivere con il mio fidanzato (attuale marito): la scelta fu improvvisa (sono un persona impulsiva di primo acchito, ma di solito, poi, rifletto molto sulle cose), cambiai città e tutte le mie abitudini.
Ero appena uscita da un periodo molto stressante e la cosa combaciò con alcuni impegni universitari pesanti.
Iniziai ad essere ansiosa, sfogando l'ansia nella paura/fastidio di uscire di casa, mi stavo chiudendo in me stessa, mi isolavo..Mi accorsi subito della cosa e mi rivolsi ad uno psicologo, il quale mi aiutò a risolvere la situazione, invitandomi ad essere più indulgente con me stessa, prendere un periodo di riposo, mi fece capire quali erano le convinzioni sbagliate che mi creavano questo disagio.
Sono tendenzialmente perfezionista e sono cresciuta in ambienti in cui è importante il risultato, prima di tutto...Nel tempo, invece, io ho capito che non voglio usare tutte le mie energie per un risultato scolastico-lavorativo, ma preferisco avere tempo anche per altre cose: l'amore, gli amici, lo sport..
Dal 2009 ad oggi ho fatto molte cose: abbiamo comprato casa e ci siamo sposati.Nel frattempo ho mantenuto un buon ritmo d'esami con una buona media.
Studio medicina, mi mancano tre esami.Non sono proprio in pari perchè non mi laurerò a Luglio, ma probabilmente a Novembre/Dicembre, però ho una buona media ed ho fatto molte cose in più delle mie coetanee, che hanno "semplicemente" studiato.
Nonostante questo, mi sento sempre inferiore, ad esempio perchè non mi laureo a Luglio con le "prime".
In più c'è da dire, e non è cosa da poco, che ho intrapreso gli studi di medicina senza avere una reale passione (anzi), ma perchè finito il lliceo ho preferito seguire i consigli dei miei genitori.
Adesso dovrei studiare per un esame e non ho voglia..vorrei prendermi dei giorni di vacanza e rimandarlo a Settembre, ma mi sento in colpa, prima di tutto con i miei genitori.
Vorrei sottolineare il fatto che sono economicamente indipendente, ma nonostante questo non riesco a liberarmi dalla paura dell'opinione che possono avere di me, dai sensi di colpa..
Non sono dei cattivi genitori, ma mi spronano sempre ad essere migliore e ad essere tra i migliori.
Io vorrei essere semplicemente felice di quel che faccio e che ho fatto, invece se mi metto sui libri scoppio in lacrime e non vorrei studiare.
Mi sembra che sia in parte ansia da prestazione, in parte non voglia di sacrificare ancora la mia vita per un sogno non mio..
Non ho fretta di laurearmi (dipende anche dal fatto che mi mantengo) e a volte mi sembra di avere obiettivi un pò diversi dal coro, mi sento diversa e inappropriata..
Cosa posso fare?
sono una ragazza di 25 anni e da qualche anno soffro di attacchi d'ansia.
Mi sono resa conto di essere una persona predisposta da sempre, per carattere, all'ansia, però questo è diventato, per me, un problema solo da poco.
Il tutto si è scatenato (almeno per quel che mi sembra) nel 2009, quando mi sono andata a convivere con il mio fidanzato (attuale marito): la scelta fu improvvisa (sono un persona impulsiva di primo acchito, ma di solito, poi, rifletto molto sulle cose), cambiai città e tutte le mie abitudini.
Ero appena uscita da un periodo molto stressante e la cosa combaciò con alcuni impegni universitari pesanti.
Iniziai ad essere ansiosa, sfogando l'ansia nella paura/fastidio di uscire di casa, mi stavo chiudendo in me stessa, mi isolavo..Mi accorsi subito della cosa e mi rivolsi ad uno psicologo, il quale mi aiutò a risolvere la situazione, invitandomi ad essere più indulgente con me stessa, prendere un periodo di riposo, mi fece capire quali erano le convinzioni sbagliate che mi creavano questo disagio.
Sono tendenzialmente perfezionista e sono cresciuta in ambienti in cui è importante il risultato, prima di tutto...Nel tempo, invece, io ho capito che non voglio usare tutte le mie energie per un risultato scolastico-lavorativo, ma preferisco avere tempo anche per altre cose: l'amore, gli amici, lo sport..
Dal 2009 ad oggi ho fatto molte cose: abbiamo comprato casa e ci siamo sposati.Nel frattempo ho mantenuto un buon ritmo d'esami con una buona media.
Studio medicina, mi mancano tre esami.Non sono proprio in pari perchè non mi laurerò a Luglio, ma probabilmente a Novembre/Dicembre, però ho una buona media ed ho fatto molte cose in più delle mie coetanee, che hanno "semplicemente" studiato.
Nonostante questo, mi sento sempre inferiore, ad esempio perchè non mi laureo a Luglio con le "prime".
In più c'è da dire, e non è cosa da poco, che ho intrapreso gli studi di medicina senza avere una reale passione (anzi), ma perchè finito il lliceo ho preferito seguire i consigli dei miei genitori.
Adesso dovrei studiare per un esame e non ho voglia..vorrei prendermi dei giorni di vacanza e rimandarlo a Settembre, ma mi sento in colpa, prima di tutto con i miei genitori.
Vorrei sottolineare il fatto che sono economicamente indipendente, ma nonostante questo non riesco a liberarmi dalla paura dell'opinione che possono avere di me, dai sensi di colpa..
Non sono dei cattivi genitori, ma mi spronano sempre ad essere migliore e ad essere tra i migliori.
Io vorrei essere semplicemente felice di quel che faccio e che ho fatto, invece se mi metto sui libri scoppio in lacrime e non vorrei studiare.
Mi sembra che sia in parte ansia da prestazione, in parte non voglia di sacrificare ancora la mia vita per un sogno non mio..
Non ho fretta di laurearmi (dipende anche dal fatto che mi mantengo) e a volte mi sembra di avere obiettivi un pò diversi dal coro, mi sento diversa e inappropriata..
Cosa posso fare?
[#1]
Cara Utente,
a fronte di un problema di ansia patologica piuttosto persistente non è chiaro che tipo di lavoro ha svolto con lo psicologo che ha consultato a suo tempo.
Lei ci ha detto infatti questo:
"mi rivolsi ad uno psicologo, il quale mi aiutò a risolvere la situazione, invitandomi ad essere più indulgente con me stessa, prendere un periodo di riposo, mi fece capire quali erano le convinzioni sbagliate che mi creavano questo disagio"
e le chiedo quindi se ha svolto una vera e propria psicoterapia (se sì, di che tipo e per quanto tempo?) o se ha solo chiesto un consulto.
Da quello che ci riferisce, infatti, sembra piuttosto chiaro che alcuni aspetti del suo "carattere" sono rimasti invariati e che le causano anche attualmente una certa sofferenza, oltre all'idea infondata di essere "predisposta all'ansia".
Questa presunta predisposizione infatti non esite, ma la persistenza dell'ansia è eventualmente frutto di apprendimento o della presenza di conflitti inconsci fin qui non risolti.
Di conseguenza un lavoro psicoterapeutico seriamente condotto fino alla risoluzione completa del problema farebbe sicuramente al suo caso e le consentirebbe di acquisire un nuovo e differente equilibrio.
a fronte di un problema di ansia patologica piuttosto persistente non è chiaro che tipo di lavoro ha svolto con lo psicologo che ha consultato a suo tempo.
Lei ci ha detto infatti questo:
"mi rivolsi ad uno psicologo, il quale mi aiutò a risolvere la situazione, invitandomi ad essere più indulgente con me stessa, prendere un periodo di riposo, mi fece capire quali erano le convinzioni sbagliate che mi creavano questo disagio"
e le chiedo quindi se ha svolto una vera e propria psicoterapia (se sì, di che tipo e per quanto tempo?) o se ha solo chiesto un consulto.
Da quello che ci riferisce, infatti, sembra piuttosto chiaro che alcuni aspetti del suo "carattere" sono rimasti invariati e che le causano anche attualmente una certa sofferenza, oltre all'idea infondata di essere "predisposta all'ansia".
Questa presunta predisposizione infatti non esite, ma la persistenza dell'ansia è eventualmente frutto di apprendimento o della presenza di conflitti inconsci fin qui non risolti.
Di conseguenza un lavoro psicoterapeutico seriamente condotto fino alla risoluzione completa del problema farebbe sicuramente al suo caso e le consentirebbe di acquisire un nuovo e differente equilibrio.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
Buongiorno Dottoressa, la ringrazio per la risposta.
In realtà, sono stata seguita da due psicologi.
Ho fatto alcune sedute di terapia cognitivo-comportamentale raggiungendo buoni risultati.
La psicologa, infatti, mi disse di tornare da lei solo al bisogno.
Poi mi sono ulteriormente trasferita e sono entrata in terapia con uno psicoterapeuta.
Mi sono trovata bene in entrambi i casi, però non vorrei passare tutta la mia vita in analisi.
In entrambi i casi avevo risposto bene.
Mi rendo conto anche di quali sono i lati del mio carattere "patologici", ma non riesco a cambiarli a lungo termine: mi convinco per un pò, poi torno ad essere facilmente influenzabile, prevalentemente da parte dei mie genitori.
Credo di essere predisposta all'ansia, nel senso che sono tratti che ritrovo anche nell'infanzia, nel rapporto instaurato con i miei genitori, nel mio modo di affrontare la vita.
Lei cosa mi consiglia?
In realtà, sono stata seguita da due psicologi.
Ho fatto alcune sedute di terapia cognitivo-comportamentale raggiungendo buoni risultati.
La psicologa, infatti, mi disse di tornare da lei solo al bisogno.
Poi mi sono ulteriormente trasferita e sono entrata in terapia con uno psicoterapeuta.
Mi sono trovata bene in entrambi i casi, però non vorrei passare tutta la mia vita in analisi.
In entrambi i casi avevo risposto bene.
Mi rendo conto anche di quali sono i lati del mio carattere "patologici", ma non riesco a cambiarli a lungo termine: mi convinco per un pò, poi torno ad essere facilmente influenzabile, prevalentemente da parte dei mie genitori.
Credo di essere predisposta all'ansia, nel senso che sono tratti che ritrovo anche nell'infanzia, nel rapporto instaurato con i miei genitori, nel mio modo di affrontare la vita.
Lei cosa mi consiglia?
[#3]
Il fatto che lei soffra da sempre di ansia in varie forme non significa che l'ansia debba essere una sua compagna di vita, ma solo che il suo problema ha avuto un esordio precoce.
"Mi rendo conto anche di quali sono i lati del mio carattere "patologici", ma non riesco a cambiarli a lungo termine: mi convinco per un pò, poi torno ad essere facilmente influenzabile, prevalentemente da parte dei miei genitori."
Cambiare stabilmente questi aspetti dovrebbe essere l'obiettivo di una psicoterapia che non si occupi solo dei sintomi, ma anche delle cause del problema: se queste rimangono presenti e latenti possono infatti continuare a produrre uno stato di malessere come sta accadendo nel suo caso.
Che psicoterapia ha effettuato la seconda volta?
"Mi rendo conto anche di quali sono i lati del mio carattere "patologici", ma non riesco a cambiarli a lungo termine: mi convinco per un pò, poi torno ad essere facilmente influenzabile, prevalentemente da parte dei miei genitori."
Cambiare stabilmente questi aspetti dovrebbe essere l'obiettivo di una psicoterapia che non si occupi solo dei sintomi, ma anche delle cause del problema: se queste rimangono presenti e latenti possono infatti continuare a produrre uno stato di malessere come sta accadendo nel suo caso.
Che psicoterapia ha effettuato la seconda volta?
[#4]
Ex utente
Nel secondo caso non saprei dire, si tratta di uno psicoterapeuta junghiano.
Speravo di riuscire a trovare in me stessa la chiave di volta, per evitare lunghe terapie e lunghi colloqui.
Mi sembra di sapere quali sono i nodi da sciogliere, ma non riesco a scioglierli.
Che tipo di approccio mi consiglierebbe?
La ringrazio molto per le rapide risposte e per i consigli.
Speravo di riuscire a trovare in me stessa la chiave di volta, per evitare lunghe terapie e lunghi colloqui.
Mi sembra di sapere quali sono i nodi da sciogliere, ma non riesco a scioglierli.
Che tipo di approccio mi consiglierebbe?
La ringrazio molto per le rapide risposte e per i consigli.
[#9]
Forse quello specifico psicoterapeuta non faceva per lei: del resto si tratta dell'incontro fra due persone, e non è detto che ci si debba per forza trovare bene o capire completamente.
In ogni caso qualche mese di terapia è da considerarsi un tempo piuttosto breve: la lunghezza del percorso dipende dalla gravità, complessità e durata del problema che va a trattare e un problema d'ansia che resiste dai tempi della sua infanzia rende molto probabilmente necessario un percorso più lungo di quello che ha svolto.
Mi sembra chiaro che ha sì ottenuto dei risultati, ma si trova nella situazione di chi ha lasciato a metà un lavoro che può comunque essere ripreso e ultimato.
In questo senso non posso che consigliarle di riprendere la terapia eventualmente con un altro professionista, per arrivare a risolvere del tutto il problema.
In ogni caso qualche mese di terapia è da considerarsi un tempo piuttosto breve: la lunghezza del percorso dipende dalla gravità, complessità e durata del problema che va a trattare e un problema d'ansia che resiste dai tempi della sua infanzia rende molto probabilmente necessario un percorso più lungo di quello che ha svolto.
Mi sembra chiaro che ha sì ottenuto dei risultati, ma si trova nella situazione di chi ha lasciato a metà un lavoro che può comunque essere ripreso e ultimato.
In questo senso non posso che consigliarle di riprendere la terapia eventualmente con un altro professionista, per arrivare a risolvere del tutto il problema.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 19k visite dal 06/07/2012.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.