Indecisione totale sul futuro
Salve, ho 21 anni e vi scrivo per cercare di alleggerire un po' la mia confusione.
Appena uscito dal liceo classico ho iniziato subito a muovermi in direzione di quello che mi aspettavo di voler fare: il giornalista. O meglio, il giornalista sportivo.
Sono sempre stato bravo a scrivere, nonostante al liceo il mio rendimento scolastico sia calato a causa di varie problematiche familiari, personali e "ambientali".
Ho fatto diverse esperienze in siti internet, giornali locali e anche in una piccola tv, e, in due anni di collaborazioni, sono riuscito a raggiungere il numero di articoli necessario per iscriversi all'elenco Pubblicisti dell'Ordine dei giornalisti
Da questo punto di vista tutto è andato abbastanza bene, a parte l'esperienza con la tv locale, il cui direttore si è comportato in modo piuttosto disonesto inducendomi ad andarmene.
Ora, parallelamente a ciò, c'è il percorso universitario, assolutamente travagliato. Subito dopo il liceo non avevo le idee chiare sul percorso di studi, e mi sono iscritto a giurisprudenza. Tempo tre mesi e avevo già capito di aver sbagliato strada. Così, l'anno successivo, cioè l'anno scorso, dopo mesi di tentennamenti, mi sono iscritto a filosofia. All'inizio ero entusiasta, ma dopo un po' ha perso totalmente il fascino che le avevo attribuito in un primo momento e le mie motivazioni sono svanite completamente. Così, oggi, mi ritrovo ad essere a metà del secondo anno e ad aver dato solo due esami (votazioni 29 e 25).
C'è da dire che questa "noia accademica" si è generata (o ha generato?) contemporaneamente ad una totale rivisitazione dei progetti circa il mio futuro. Ho cominciato a pensare che il giornalista sportivo è un lavoro inutile, che è solo un pettegolo, che elemosina dichiarazioni e si sottomette a chi vive veramente. Insomma uno spettatore delle vite degli altri, totalmente dipendente dalle azioni di altri. Ho cominciato ad odiarlo, a chiedermi "ma che cosa realizzerei facendo questo lavoro? qual è la sua utilità sociale?". Tutte riflessioni tese a smontare in ogni modo la figura del giornalista sportivo. Forse anche influenzato dalle difficoltà che questa carriera comporta, dai discorsi pessimistici della gente, dall'impossibilità, o quasi, di arrivare al grande obiettivo di girare per l'europa a commentare gli eventi sportivi, magari in una grande piattaforma come SKY, ho cominciato a guardare altrove.
Ora non so più che fare della mia vita, ho vergogna del mio stato di semi-nullafacenza e questo mi ha anche portato a chiudermi in me stesso, a voler evitare come la peste il confronto con i miei coetanei che, bene o male, stanno costruendo qualcosa. Mi sento in colpa.
Ho trovato su internet una possibilità di lavoro come cameriere a disneyworld in America, mi sono candidato e ho passato le selezioni: partirò a settembre e starò via un anno. Questo da una parte mi esalta, dall'altra mi fa sentire ancora peggio, perchè un ulteriore anno universitario andrà alle ortiche.
Non so più cosa voglio.
Appena uscito dal liceo classico ho iniziato subito a muovermi in direzione di quello che mi aspettavo di voler fare: il giornalista. O meglio, il giornalista sportivo.
Sono sempre stato bravo a scrivere, nonostante al liceo il mio rendimento scolastico sia calato a causa di varie problematiche familiari, personali e "ambientali".
Ho fatto diverse esperienze in siti internet, giornali locali e anche in una piccola tv, e, in due anni di collaborazioni, sono riuscito a raggiungere il numero di articoli necessario per iscriversi all'elenco Pubblicisti dell'Ordine dei giornalisti
Da questo punto di vista tutto è andato abbastanza bene, a parte l'esperienza con la tv locale, il cui direttore si è comportato in modo piuttosto disonesto inducendomi ad andarmene.
Ora, parallelamente a ciò, c'è il percorso universitario, assolutamente travagliato. Subito dopo il liceo non avevo le idee chiare sul percorso di studi, e mi sono iscritto a giurisprudenza. Tempo tre mesi e avevo già capito di aver sbagliato strada. Così, l'anno successivo, cioè l'anno scorso, dopo mesi di tentennamenti, mi sono iscritto a filosofia. All'inizio ero entusiasta, ma dopo un po' ha perso totalmente il fascino che le avevo attribuito in un primo momento e le mie motivazioni sono svanite completamente. Così, oggi, mi ritrovo ad essere a metà del secondo anno e ad aver dato solo due esami (votazioni 29 e 25).
C'è da dire che questa "noia accademica" si è generata (o ha generato?) contemporaneamente ad una totale rivisitazione dei progetti circa il mio futuro. Ho cominciato a pensare che il giornalista sportivo è un lavoro inutile, che è solo un pettegolo, che elemosina dichiarazioni e si sottomette a chi vive veramente. Insomma uno spettatore delle vite degli altri, totalmente dipendente dalle azioni di altri. Ho cominciato ad odiarlo, a chiedermi "ma che cosa realizzerei facendo questo lavoro? qual è la sua utilità sociale?". Tutte riflessioni tese a smontare in ogni modo la figura del giornalista sportivo. Forse anche influenzato dalle difficoltà che questa carriera comporta, dai discorsi pessimistici della gente, dall'impossibilità, o quasi, di arrivare al grande obiettivo di girare per l'europa a commentare gli eventi sportivi, magari in una grande piattaforma come SKY, ho cominciato a guardare altrove.
Ora non so più che fare della mia vita, ho vergogna del mio stato di semi-nullafacenza e questo mi ha anche portato a chiudermi in me stesso, a voler evitare come la peste il confronto con i miei coetanei che, bene o male, stanno costruendo qualcosa. Mi sento in colpa.
Ho trovato su internet una possibilità di lavoro come cameriere a disneyworld in America, mi sono candidato e ho passato le selezioni: partirò a settembre e starò via un anno. Questo da una parte mi esalta, dall'altra mi fa sentire ancora peggio, perchè un ulteriore anno universitario andrà alle ortiche.
Non so più cosa voglio.
[#1]
Gentile ragazzo,
Mi permetto di dissentire sul suo timore di "buttare via un altro anno".
Penso che questa esperienza di lavoro in America le dara' invece dei parametri molto utili.
E sara' in grado, al suo ritorno in Italia di capire se vuole iscriversi ad un corso unIversitario che le piace e la interessa a livello umanistico o sociale o preferisce orientarsi su cose più' scientifiche che possono costituire una base realizzativa migliore per il futuro ingresso nel lavoro (ingegneria? Economia?). Tenga presente che c'e' sempre più' bisogno di professioni "scientifiche" che umanistiche, ma questo forse comporta una scelta meno "idealizzata" e più' pratica.
Avra' tempo per riflettere! e non pensi mai di avere "gettato via" del tempo anche nei due tentativi universitari che ha fatto.
Penso che le abbiano dato , se non altro, una maggiore conoscenza di se stesso, che non e' poco!
In bocca al lupo allora!
I migliori saluti
Mi permetto di dissentire sul suo timore di "buttare via un altro anno".
Penso che questa esperienza di lavoro in America le dara' invece dei parametri molto utili.
E sara' in grado, al suo ritorno in Italia di capire se vuole iscriversi ad un corso unIversitario che le piace e la interessa a livello umanistico o sociale o preferisce orientarsi su cose più' scientifiche che possono costituire una base realizzativa migliore per il futuro ingresso nel lavoro (ingegneria? Economia?). Tenga presente che c'e' sempre più' bisogno di professioni "scientifiche" che umanistiche, ma questo forse comporta una scelta meno "idealizzata" e più' pratica.
Avra' tempo per riflettere! e non pensi mai di avere "gettato via" del tempo anche nei due tentativi universitari che ha fatto.
Penso che le abbiano dato , se non altro, una maggiore conoscenza di se stesso, che non e' poco!
In bocca al lupo allora!
I migliori saluti
[#2]
Gentile ragazzo,
potrebbe essere dato quello che riferisce che un po' di confusione si sia generata dalle difficoltà scaturite ai tempi del liceo e quindi, se da una parte ha coltivato e messo in pratica la sua inclinazione e capacità nello scrivere, dall'altra non le era così chiaro cosa effettivamente studiare e fare poi effettivamente in futuro.
Cosa l'ha portata a scegliere giurisprudenza e poi filosofia?
C'è stato qualcuno a suggerirle cosa fare e con cui riflettere su queste scelte? Cosa l'ha demotivata maggiormente all'università? Ha trovato contesti differenti da come se li aspettava? O solo poco interesse per i contenuti didattici? O altre difficoltà?
Ho cominciato a pensare che il giornalista.... tese a smontare in ogni modo la figura del giornalista sportivo. Forse anche influenzato dalle difficoltà ... di arrivare al grande obiettivo>
Le difficoltà sono insite in una carriera lavorativa e alla meta si arriva per step successivi, affrontando e superando gli ostacoli che ci si presentano e ponendosi di volta in volta obiettivi raggiungibili.
Partire potrebbe essere una buona occasione per conoscere altre e differenti realtà sociali ed economiche, per vivere nuove esperienze e poter riflettere.
La sua giovanissima età le offre l' occasione per non sentirsi stretto dal tempo che passa.
Tuttavia, se nutre ancora dubbi e incertezze consistenti, un consulto diretto con uno psicologo, magari anche esperto in orientamento scolastico e professionale, potrebbe esserle di aiuto per fare maggiore chiarezza.
Cari auguri
potrebbe essere dato quello che riferisce che un po' di confusione si sia generata dalle difficoltà scaturite ai tempi del liceo e quindi, se da una parte ha coltivato e messo in pratica la sua inclinazione e capacità nello scrivere, dall'altra non le era così chiaro cosa effettivamente studiare e fare poi effettivamente in futuro.
Cosa l'ha portata a scegliere giurisprudenza e poi filosofia?
C'è stato qualcuno a suggerirle cosa fare e con cui riflettere su queste scelte? Cosa l'ha demotivata maggiormente all'università? Ha trovato contesti differenti da come se li aspettava? O solo poco interesse per i contenuti didattici? O altre difficoltà?
Ho cominciato a pensare che il giornalista.... tese a smontare in ogni modo la figura del giornalista sportivo. Forse anche influenzato dalle difficoltà ... di arrivare al grande obiettivo>
Le difficoltà sono insite in una carriera lavorativa e alla meta si arriva per step successivi, affrontando e superando gli ostacoli che ci si presentano e ponendosi di volta in volta obiettivi raggiungibili.
Partire potrebbe essere una buona occasione per conoscere altre e differenti realtà sociali ed economiche, per vivere nuove esperienze e poter riflettere.
La sua giovanissima età le offre l' occasione per non sentirsi stretto dal tempo che passa.
Tuttavia, se nutre ancora dubbi e incertezze consistenti, un consulto diretto con uno psicologo, magari anche esperto in orientamento scolastico e professionale, potrebbe esserle di aiuto per fare maggiore chiarezza.
Cari auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 01/07/2012.
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